Pubblichiamo una recensione del romanzo “A testa in giù” di Elena Mearini (Morellini)
di Simona Lo Iacono
Il mondo è uno strano scenario per chi prova meraviglia.
Per chi non getta sguardi d’abitudine sulle cose, per chi sa trasalire di entusiasmo, per chi si lascia abbagliare dalla bellezza quotidiana dell’ordinario.
Un mondo così, vissuto con uno spasmo di gratitudine per ogni particolare, è – anzi – insostenibile. Perchè ogni colore dice e rivela. Perchè ogni oggetto intreccia un abecedario, perchè ogni suono, anche il rombo di un motore, è altro, e sfugge a una catalogazione ordinata, per farsi vitale, zampillante, una pozza di luce disarmata.
E forse, non è neanche un mondo per uomini, questo, ma per poeti, per chi sa sopravvivere alla verità dello stupore, o per sognatori sbalestrati, insomma per chi – rispetto all’ottica tradizionale – vive capovolto, a testa in giù.
Sarà allora per questo che Gioele (che ha la capacità di vedere nel giallo un essere parlante, e in un magiolone un tenore che canta a pieni polmoni) viene catalogato come un diverso, un matto, una di quelle creature inadatte alla terra e al cielo, incomprensibile al Dio dei vivi e al Dio dei morti.
E sarà allora per questo che – per trovare comprensione – dovrà imbattersi in una donna che non si lascia impressionare dal ticchettio ritmato delle sue dita, dalla sua capacità di parlare usando silenzi. Una donna anziana e incorrotta, sulle cui ossa si sono abbattute intemperie e violenze, ma che non ha smesso di covare i ricordi come una bambina in attesa, senza perdere un primitivo stato di innocenza.
Gioele e Maria, un ragazzo bollato come autistico e una vecchia signora in bicicletta, che si scontrano per strada e uniscono in modo misterioso i propri destini. Un pessimo assortimento per il mondo – che ricovera i pazzi ed emargina i vecchi – ma un connubio perfetto per quel Dio giullare che Gioele ha imparato ad amare, e che – lungi dall’inquadrare l’esistenza in modo precostituito – è il primo a vivere a “testa in giù”.
Finalmente associati da una sorte amica e doppiamente capovolta, affratellati dalla stessa dimensione dell’anima (una purezza tenace, resistente alle barbarie dell’uomo e del mondo) Gioele e Maria scorazzano sulle quattro ruote del magiolone incuranti di tutto fuorchè del proprio dialogo interiore.
Un viaggio, ma anche una stupefacente rivelazione, un percorso senza imposture nè travisamenti, in cui le due voci – giovane e vecchia, malata e sana – sfuggono a ogni catalogazione e si fanno semplicemente materia spirituale.
Se il mondo non comprende chi vive a testa in giù è solo perchè non ama, perchè non trafigge la realtà con compassione e dolore, perchè non inforca le lenti del Dio giullare che vede negli ultimi i primi e nei primi gli ultimi.
“A testa in giù” (ed. Morellini), di Elena Mearini, è qualcosa in più della storia di un incontro e di un riconoscimento.
E’ un lungo sussurro all’orecchio di chi legge, un avvicendarsi di voci che si rincorrono e si intrecciano, per convergere in un atto d’amore.
Con la potenza incantata di una prosa che si trasforma continuamente in poesia, Elena Mearini commuove il lettore e lo immette nel cuore di una scoperta: ci si trova solo quando gli schemi si ribaltano e le mura dell’indifeso si sfaldano sotto la guerra di una carezza.
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Qui, Elena Mearini ci ha raccontato il suo romanzo A TESTA IN GIÙ
Qui, è disponibile un estratto del romanzo preceduto dalla bella prefazione di Elisabetta Bucciarelli
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