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MAILÉN – intervista a Lorenzo Marotta

luglio 12, 2016

MAILÉN di Lorenzo Marotta (Vertigo, 2016): intervista all’autore

di Massimo Maugeri

Mailén una verità nascostaCi sono eventi che hanno segnato l’umanità lasciando piaghe profonde sulla pelle della Storia. Alcuni vengono ricordati periodicamente, altri rischiano di rimanere offuscati nella nebbia dell’oblio.
Tra le tante ferite della Storia, va senz’altro ricordata la tragedia dei desaparecidos: gli oppositori scomparsi a opera della dittatura dei generali in Argentina a seguito del colpo di stato del 1976. Si tratta di una vicenda abbastanza nota che, però, non è conosciuta da tutti. Ecco allora che, ancora una volta, la letteratura può intervenire per colmare buchi di conoscenza o per rinsaldare una consapevolezza assopita. Di recente è approdato in libreria il nuovo romanzo di Lorenzo Marotta intitolato “Mailén, una verità nascosta” (Vertigo, 2016, p. 267, euro 13), incentrato – per l’appunto – sulle “stragi invisibili” organizzate dalla dittatura militare argentina nel corso degli anni Settanta: una sorta di epurazione che segnò il destino di circa trentamila dissidenti o sospettati tali (tra uomini, donne, giovani, preti, suore) spariti nel nulla a opera del regime militare.

-Caro Lorenzo, da dove trae origine il tuo interesse per il dramma dei desaparecidos?
La questione del male nella vita degli uomini e dei popoli mi inquieta e mi addolora. Soprattutto quando ha il volto dell’inganno e del potere. Mi chiedo, senza trovare risposte definitive, come si possano pianificare con lucidità e ferocia tanti crimini contro l’umanità. In questo caso trentamila vittime fatte sparire con i famigerati voli della morte e più di cinquecento bambini nati da donne detenute, fatti passare con documenti falsi come figli naturali di famiglie legate al regime Videla.  Storie di identità negate o spezzate, come quella raccontata da Victoria Donda nel libro “Il mio nome è Victoria”, che io ricordo nel mio Mailén una verità nascosta.

-Cosa ti ha colpito, in particolare, di quella tragedia?
Mi ha colpito il destino di dolore e di morte che ha accomunato madri e nonne argentine e anche italiane. Famiglie italiane, che si erano rifugiate in Argentina per sfuggire alle leggi razziali e che si ritrovano a vivere la sparizione di mariti o di nipoti ad opera della dittatura dei generali instaurata il 24 marzo 1976. Molte le vittime europee tra i desaparecidos come fu dimostrato dai processi e dalle condanne da parte dei relativi tribunali.

-Hai svolto attività di ricerca e studio propedeutiche alla scrittura del romanzo?
Certamente. Era non solo necessaria ma doverosa  la conoscenza del contesto politico e sociale nel quale maturò il colpo di Stato del 24 marzo 1976 e degli interessi economici e politici  interni e internazionali sottesi. Del resto la tragica vicenda dei desaparecidos ha interessato successivamente registi che hanno mostrato da una parte i metodi di tortura utilizzati dagli aguzzini al servizio della dittatura nei confronti degli oppositori e, dall’altra, il coraggio e la forza morale delle nonne e delle madri di Plaza de Mayo. E, poi, resoconti di testimonianze nei processi, libri autobiografici di sopravvissuti, memorie, mostre fotografiche e lo stesso Museo dedicato alle vittime a Buenos Aires. Occorreva conoscere non solo i fatti, ma il clima di terrore e di disperazione vissuto dalle famiglie degli scomparsi.

-Il libro apre con tante epigrafi: da Primo Levi a Borges, da Musil a Knoop-Graf, fino a Zafón. Tra tutte, qual è quella che reputi più calzante rispetto al romanzo…
Tu sai bene, caro Massimo, che la scelta delle epigrafi da parte di un autore sottende il senso che si vuole dare alla propria scrittura. Affidare ad essa il compito di “ricordare” per “non dimenticare” questi crimini contro l’umanità, credo debba essere un obbligo morale universale. Nel mio caso lo è certamente.  Mi chiedi quale, tra quelle citate, sia la più calzante rispetto al romanzo? Un po’ tutte poiché si completano a vicenda. Dovendo scegliere, credo sia il monito di Primo Levi sul pericolo che anche le nostre coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate dalla mancanza di conoscenza dei crimini commessi. Da qui il dovere di conoscere e di fare conoscere.

-L’incipit del libro ci presenta un personaggio maschile, un cinquantenne, su un volo aereo diretto a Buenos Aires. Chi è quest’uomo?
L’incipit riguarda “lo scrittore” che è al tempo stesso voce narrante e personaggio. La storia gli viene affidata da una bellissima donna, attrice e autrice di teatro, che non è riuscita a scriverla, forse perché troppo coinvolta in quella tragedia. Sarà “lo scrittore” a ricreare con la sua inventiva i fatti accaduti veramente e annotati da lei.

-Approfondiamo la conoscenza del romanzo e facciamo un salto indietro nel tempo, tornando agli anni Settanta. C’è questa bella studentessa di diciotto anni, che con un gruppo di giovani, organizza una forma di opposizione al regime. Si chiama Brigitte. Assieme agli altri protesta contro il provvedimento del governo Videla che limita alcuni diritti acquisiti dagli studenti.
Brigitte, tra le altre cose, è l’unica figlia di un ex collaborazionista tedesco del regime di Hitler, rifugiatosi a Buenos Aires dopo la caduta del Terzo Reich. Parlaci di lei, di Brigitte. Quali sono gli aspetti salienti del suo carattere?
Brigitte è una ragazza bella e solare. Frequenta l’ultimo anno di scuola superiore e si nutre di letture sulle Grandi Rivoluzioni che acuiscono la sua ansia di libertà e di giustizia sociale. Il suo idolo è Che Guevara e la sua lotta per la liberazione dei popoli dallo sfruttamento. Fierezza, passione e studio ne fanno una leader dal grande carisma, malgrado le idee reazionarie del padre. La soppressione da parte della Giunta militare di alcuni diritti acquisiti dagli studenti accende la sua protesta contro il governo. Lei si ritrova, assieme ad altri suoi compagni, a capo della grande manifestazione studentesca contro il governo. Protesta che doveva rivelarsi fatale per Brigitte e per gli altri giovani coraggiosi.

-La dittatura dei generali non tollera proteste di questo tipo e reagisce in maniera brutale. E Brigitte, in particolare, dovrà vedersela con uno dei rappresentanti della dittatura militare, il capitano Jorge Gonzales. Parlaci di questo personaggio…
Il capitano Jorge Gonzales è il responsabile del luogo di detenzione dove è rinchiuso il gruppo degli studenti fatto sparire all’indomani della grande manifestazione contro il regime. Appartenente ad un famiglia di idee conservatrici e militariste, il capitano Jorge, come il fratello colonnello Pedro, è asservito alla causa della dittatura militare. Gode della completa fiducia dei generali, vivendo i privilegi e i fasti del Potere. In questo sostenuto dalla disinibita ed affascinante moglie Fernanda. Il suo “amore malato” nei confronti di Brigitte, sua detenuta e vittima, e il successivo tormento sofferto all’ombra dei ricordi e della paura che possa svelarsi la verità sulle nefandezze nelle quali è coinvolto, lo rendono un personaggio complesso, di non facile e definitiva catalogazione.

-Brigitte non farà una bella fine. Cosa puoi dirci in tal senso senza rivelarci troppo della storia?
Brigitte segue la sorte degli altri desaparecidos. Un modo per il capitano Jorge di fugare i sospetti sul diverso trattamento riservato alla bella studentessa e  confermare in questo modo la sua lealtà verso il regime. Un atto di convenienza e di viltà.

-Da una generazione all’altra…. Mailén nasce tra le morti e le macerie del regime militare. Da adulta diventerà un’attrice e dovrà fare i conti con una “verità nascosta”.
Parlaci di di Mailén…
Mailén, figlia di Brigitte nata all’Esma, il famigerato luogo di tortura e di morte dei prigionieri, è affidata ad una coppia di siciliani emigrati in Argentina nel dopoguerra per sfuggire alla miseria e alla fame della loro terra. Molti furono gli emigranti italiani che sfidarono l’oceano inseguendo il sogno di un benessere nel sud America che, in molti casi, non arrivò mai. Maria e Michele furono più fortunati, avendo trovato lavoro nella tenuta di campagna della famiglia Gonzales. Non sapevano che il destino avrebbe riservato loro di crescere ed amare Mailén come una figlia all’ombra di un segreto che neppure loro conoscevano. Solo da adulta, nel clima delle denunce e delle rivelazioni nei primi processi di quanto era accaduto a molte donne scomparse e ai nati partoriti nei luoghi di detenzione, Mailén incomincia a porsi domande sulla sua vera identità. Attraverso ricordi che riaffiorano e indizi che rafforzano il dubbio, lei si mette a ricercare quella verità nascosta che le appartiene. Una verità doppiamente sconvolgente.

-La storia narrata del romanzo riguarda anche la nostra Sicilia. C’è questa coppia di siciliani, Maria e Michele, che nel dopoguerra, per sfuggire alla fame, decide di emigrare in Sud America.
Chi sono queste persone? Che ruolo hanno nella storia?
Maria e Michele sono persone semplici e sane, portatori di una cultura famigliare e contadina che trova nel valore della famiglia  e della laboriosità il punto di forza. Anche loro vengono ingannati e si trovano coinvolti in una storia di doppiezza che non immaginano. Tuttavia il loro coinvolgimento nella triste storia si rivela provvidenziale. L’amore prevale sul male subito da Mailén.

-Il romanzo è dedicato a Bergoglio, Papa Francesco, che definisci “un argentino coraggioso”. Dedica tutt’altro che casuale, direi…
Il romanzo non fa sconti nel denunciare le responsabilità della Chiesa ufficiale nel sostegno alla dittatura dei generali. Tuttavia molti furono i religiosi che subirono la prigionia, la tortura e la morte. Padre Bergoglio, a quel tempo Provinciale dei Gesuiti, si adoperò per salvare alcuni confratelli. Malgrado qualche maldicenza, Bergoglio soffrì quel triste periodo storico, facendo di tutto per aiutare le vittime del regime Videla. Avere dedicato a Lui come argentino coraggioso il libro, è stato, in tempi non sospetti, un omaggio a tutte le vittime.

-“Mai più!, Nunca Más, è uno dei motti del romanzo. In che modo la letteratura, ammesso che possa farlo, può contribuire affinché certe tragedie non tornino a ripetersi?
La letteratura ha il potere di ricordare e di denunciare le atrocità commesse dagli uomini contro altri uomini. Questo, perché l’oblio e la dimenticanza non diventino corresponsabili dei misfatti commessi. Certo la letteratura può dare un contributo di conoscenza e di suggestioni emotive affinché questi crimini non accadano “mai più”. Nunca Mas è un auspicio, una speranza del cuore, non una certezza dell’intelligenza.

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Lorenzo Marotta vive e lavora ad Acireale. Collabora a quotidiani e riviste con studi e articoli. Ha pubblicato opere di narrativa e di poesia: Le ali del Vento, Vertigo 2012 Roma.
Prove di poesia, Prova d’Autore 2013 Catania. Le ombre del male, Zona Contemporanea 2013 Arezzo. Il sogno di Chiara, Vertigo 2014 Roma. Notturni di luce, Algra 2014 Catania

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