LE LUNGHE NOTTI di Domenico Trischitta (Avagliano)
di Alessandro Russo
Mi piace molto e mi somiglia a una piccola opera d’arte l’ultima fatica di Domenico Trischitta, “Le lunghe notti“, €14, pp. 150, Avagliano Ed. Mi piace molto questo scrittore che, tra paure e frustrazioni, rivela le sue ossessioni creative: Trischitta è uno che ci sa fare e nulla lascia al caso. Dapprima si mette a nudo, dopo un po’ veste i panni d’un eccellente maître, quindi si tramuta in abile scultore. Infine ecco un illuminato cantore di puttane, barboni e miserabili preti attratti da ragazzini. Luoghi tenebrosi, esistenze bruciate e scrittura minimalista: questi gli elementi adoperati con astuta maestria dall’autore catanese per sedurre il lettore senza mai abbandonarlo. Egli racconta ciò che vede, coglie di sorpresa e commuove in modo autentico. Puntando il dito su miraggi di libertà, scrive di sesso e di morte; sullo sfondo intanto dipinge Catania, una città che sanguina e rimane perennemente uguale a sè stessa.
La struttura narrativa è fluida, lo stile asciutto ma efficace. Questo è “Le lunghe notti“, un testo pieno zeppo d’interpreti compressi dai loro stessi spasimi. Sono gli antieroi di Trischitta, irrequieti esseri umani che danzano sull’orlo del baratro. Personaggi in preda a misteriose impennate che provano a fuggire da angosciose rovine esistenziali e i cui guizzi rimbalzano da un racconto a quello successivo. Ne scaturisce, per paradosso, una raccolta armonica che pulsa di vita fiammeggiante come quella delle candele. Pagine che prendono fuoco e s’inceneriscono all’istante, fogli di carta che racchiudono torbide realtà vanno in fumo. Storie semplici si trasformano in racconti di un certo spessore.
«Le lunghe notti – parola di Domenico Trischitta – condensano le ragioni della mia scrittura: scelta stilistica, precarietà esistenziale e urgenza comunicativa. È il mio laboratorio privato, la poetica della mia narrazione che non usa i filtri dell’artificio, per essere più chiari si tratta di esprimere emozioni senza i condizionamenti delle tecniche, anche se utili per una riuscita del testo.
Cerco di attuare un triplo salto mortale, scrittore, lettore e personaggi sono sullo stesso piano, nessuno prevale sull’altro, se questo avvenisse tradirei i miei ideali artistici.
L’autore è solo un mezzo conduttore su cui confluiscono i sentimenti dei protagonisti e la condivisione emotiva di chi legge.
Dunque questa è una raccolta topica che allarga le possibilità attraverso il romanzo e ne coglie l’essenza vitale attraverso la forma breve del narrare, o addirittura attraverso la drammaturgia.
Una semplice sinossi sarebbe: il racconto delle lunghe giornate e delle lunghe notti dei personaggi più disparati. Ma questo potrebbe apparire fuorviante se non si tenesse conto delle più intime motivazioni: l’affermazione dell’essere attraverso tutte le sue manifestazioni, comprese quelle scomode, quelle disturbanti. L’orlo di un precipizio perenne, in bilico tra la vita e la morte».
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