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NESSUNO PUÒ VOLARE: incontro con Simonetta Agnello Hornby

ottobre 14, 2017

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo le prime pagine di “Nessuno può volare” e il video della presentazione milanese del libro con la partecipazione di Simonetta Agnello Hornby e Alberto Rollo

Incontro con Simonetta Agnello Hornby

Le librerie Cavallotto hanno organizzato un incontro con Simonetta Agnello Hornby dedicato al suo nuovo libro: “Nessuno può volare” (Feltrinelli): l‘incontro (tutti i lettori sono invitati a partecipare) si svolgerà lunedì 16 ottobre, ore 17,00, presso l’Aula magna della Scuola Media Dante Alighieri di Via Cagliari 59, Catania.

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1.
Ninì non parla bene

Ho vissuto i miei primi dieci anni tra Agrigento, Palermo
e, nelle lunghe estati, Mosè. Mosè era la nostra casa di campagna
vicino ad Agrigento, dove la mia famiglia – papà,
mamma, mia sorella Chiara e Giuliana, la bambinaia ungherese
– si tratteneva fino alla conclusione della raccolta delle
olive, ai primi di novembre. La mia vita era diversa da quella
degli altri bambini, inclusi gli amatissimi cugini che vivevano
a Palermo: loro andavano a scuola ogni giorno, mentre io
avevo un’insegnante privata che, da novembre a giugno, veniva
tutte le mattine alle sette per un’ora di lezione. Ogni
anno dovevo sostenere gli esami da esterna prima di andare a
Mosè, dove ci avrebbero raggiunti per le vacanze i nonni
Agnello e i fratelli di mamma – zia Teresa e zio Giovanni –
con le rispettive famiglie, oltre ad altri ospiti che rimanevano
per periodi più brevi.
Era successo per caso. Nel settembre del 1950 era stata
inaugurata la scuola rurale per i bambini della fattoria Mosè:
un’ampia stanza con lavagna, banchi e cattedra che si apriva
nell’androne di casa nostra. Anch’io, vicina ai cinque anni,
volevo frequentarla, e la maestra me lo permise. Quando la
famiglia era pronta a ritornare in città, la maestra suggerì ai
miei genitori di farmi continuare gli studi privatamente con
sua zia, la signorina Gramaglia. Il consiglio fu seguito.
Mamma in particolare lo accolse con entusiasmo, e per
due motivi.
Il primo era di ordine pratico: Chiara era affetta da linfatismo,
una malattia allora molto diagnosticata, quasi di moda,
che la rendeva febbricitante e le toglieva l’appetito. La
cura – dolorosissime iniezioni che il dottor Vadalà veniva a
farle ogni sera – consisteva anche nel totale riposo. Chiara
passava la maggior parte del tempo a letto e usciva di rado;
avrebbe avuto bisogno comunque di una maestra privata.
Era dunque opportuno che iniziassi a studiare in casa, per
tenerle compagnia durante il giorno.
Ero contenta: adoravo la mia sorellina pallida e filiforme,
dai bellissimi capelli corvini raccolti in due grosse trecce
(“Almeno questi, il linfatismo non li ha indeboliti,” commentava
mamma con un sorriso triste), e passavo molto tempo
con lei. Inoltre, ero coinvolta nei suoi interminabili pasti
perché avevo inventato un gioco per farla mangiare: un moscone
cattivo “rubava” il cibo dalla posata con cui Giuliana
la imboccava, e io gli davo la caccia. Facevo teatro cercandolo
dappertutto – sulle pareti, dietro le poltrone, persino nei
cassetti. Salivo sulla sedia per cacciarlo dal vetro della finestra,
dove Chiara assicurava di averlo intravisto tra i ganci
della tenda, mi infilavo sotto il tavolo e le sedie per cercare di
prenderlo, a volte fingevo di inciampare e cadere. Nel frattempo
Chiara prendeva forchettate di pasta e bocconi di carne
facendomi credere che li aveva presi il moscone, e poi rideva
quando mi mostravo disperata alla vista del piatto
vuoto: la maledetta bestiaccia mi aveva sconfitto ancora!
(…)

(Riproduzione riservata)

© Feltrinelli editore

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https://i0.wp.com/static.lafeltrinelli.it/static/frontside/xxl/816/7920816_2687926.jpgLa scheda del libro

Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po’ “strane”. E allora con naturalezza “di un cieco si diceva ‘non vede bene’, del claudicante ‘fa fatica a camminare’, dell’obeso ‘è pesante’, dell’invalido ‘gli manca una gamba’, dello sciocco ‘a volte non capisce’, del sordo ‘con lui bisogna parlare ad alta voce’”, senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni.
Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza di Ninì, sordomuta, della bambinaia Giuliana, zoppa, del padre con una gamba malata, e della pizzuta zia Rosina, cleptomane – quando l’argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché non si deve imbarazzare…
E poi naturalmente conosciamo George, il figlio maggiore di Simonetta. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile, e la chiave di volta risiede proprio in quel “nessuno può volare”: “Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più”.
Lo stesso proposito quotidiano ci arriva anche da George – che da quindici anni convive con la sclerosi multipla –, la cui voce si alterna a quella della madre come un controcanto ironico ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli, e forse qualche vantaggio, di chi si muove in carrozzella.
Simonetta Agnello Hornby ci porta con sé in un viaggio dalla Sicilia ai parchi di Londra, attraverso le bellezze artistiche dell’Italia. Un viaggio che è anche – soprattutto – un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a molte storie toccanti, uno sguardo nuovo. Più libero.

Un piccione marrone e bianco, appollaiato su un ramo alto, ci guardava, curioso. Un fruscio di penne e volò via; si librava in alto, magnifico, ad ali spiegate, il cielo era luminoso, quasi senza nuvole.
Bastò quel volo a riportarmi alla realtà. Tutti gli uccelli sanno volare, ma nessun essere umano ci è mai riuscito. Nessuno. Nessuno può volare.

 * * *

Simonetta Agnello HornbySimonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945. Vive a Londra dal 1972 ed è cittadina italiana e britannica.
Laureata in Giurisprudenza all’Università di Palermo, ha esercitato la professione di avvocato aprendo a Brixton lo studio legale Hornby&Levy, specializzato in diritto di famiglia e minori. Ha insegnato Diritto dei minori alla facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Leicester ed è stata per otto anni presidente part time dello Special Educational Needs and Disability Tribunal.
La Mennulara, il suo primo romanzo, pubblicato da Feltrinelli nel 2002, è stato tradotto in tutto il mondo. Da allora ha pubblicato diversi libri, tra cui La zia marchesa (Feltrinelli, 2004), Boccamurata (Feltrinelli, 2007), Vento scomposto (Feltrinelli, 2009), La monaca (Feltrinelli, 2010), Camera oscura (Skira, 2010), Il veleno dell’oleandro (Feltrinelli, 2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni, Feltrinelli, 2013), Via XX Settembre (Feltrinelli, 2013) e Caffè amaro (Feltrinelli, 2016).
Ha inoltre pubblicato libri di grande successo legati alla cucina con una fortissima componente narrativa: Un filo d’olio (Sellerio, 2011), La cucina del buon gusto (con Maria Rosario Lazzati, Feltrinelli, 2012), La pecora di Pasqua (con Chiara Agnello, Slow Food, 2012) e Il pranzo di Mosè (Giunti, 2014).
Ha anche pubblicato La mia Londra (Giunti, 2014), una guida-memoir personalizzata di Londra.
Tutti i suoi libri sono stati best seller e hanno venduto in Italia più di un milione di copie.
È frequente ospite alla radio, alla televisione e sulle maggiori testate giornalistiche italiane.
Simonetta Agnello Hornby ha sempre cercato di legare la professione di avvocato e la sua scrittura all’impegno per sostenere le cause dei minori, delle vittime di violenza domestica e degli emarginati.
Il 2 giugno 2016 il presidente della Repubblica le ha conferito l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia nel grado di Grande Ufficiale.
Nel 2014 è stata protagonista, insieme alla sorella Chiara, della trasmissione Il pranzo di Mosè, su Real Time. Nel 2015 è apparsa con il figlio George Hornby, su Raitre, nel documentario reality show Io&George, un viaggio da Londra alla Sicilia per aumentare la consapevolezza dei problemi affrontati dai disabili.
Ha girato un docu-film per laeffe, Nessuno può volare, titolo anche del nuovo libro uscito per Feltrinelli nel 2017.

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