SUTTATERRA di Orazio Labbate (Tunué) – conversazione con l’autore
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di Massimo Maugeri
Orazio Labbate è nato a Mazzarino nel 1985 ma ha vissuto sin dall’infanzia a Butera; si è poi laureato in giurisprudenza all’università Bocconi. Scrive per Huffington Post, Mucchio Selvaggio e altre riviste. Per Tunué ha pubblicato “Lo scuru” (nel 2014), nel 2016 ha pubblicato il saggio Piccola enciclopedia dei mostri per la collana “24 ore cultura” del Sole 24 Ore. Per Liberaria (nel 2017) è uscita la raccolta di racconti “Stelle ossee“. Di recente è uscito il nuovo romanzo intitolato “Suttaterra” (Tunué). Chiedo all’autore di parlarci delle due più recenti pubblicazioni citate in questa breve premessa.
– Caro Orazio, c’è una connessione tra questo tuo nuovo romanzo (Suttaterra) e quello precedente (Lo scuru)?
Le città: Gela, Milton, e in parte Butera.
Le prime due ora sono vissute, e descritte, in modo novativo, più dettagliato, cinematografico, e soprattutto modernamente orrifico; mentre la terza si “intravede”, non più componendosi nitida ma attraverso la sfumatura paurosa del ricordo e della morte.
I personaggi: ritorna il protagonista de Lo Scuru, Razziddu Buscemi, ora però figura di secondario spessore ma egualmente importante. Oltre a essere avvocato di contea, quest’ultimo professa la sua distorta fede a Milton, attraverso l’oratoria paradossale del predicatore.
Il personaggio principale è invece il figlio del buterese: Giuseppe Buscemi, trent’anni, becchino della cittadina del West Virginia.
– Proviamo a conoscere meglio il protagonista della storia, Giuseppe Buscemi: di professione becchino, figlio di un predicatore emigrato dalla Sicilia. Che tipo d’uomo è? Come lo descriveresti ai nostri lettori?
Giuseppe Buscemi è un uomo imbevuto di morte – quella romantica e quella diabolica – non solo in virtù del suo mestiere, ma anche a causa del credo impostogli.
Il fanatismo indefesso di Razziddu, quindi i suoi spauracchi terrificanti collegati al Signore dei Puci (n.d.a la statua cristica del giovedì santo presente ne Lo Scuru), infetteranno diversamente anche il figlio, che cadrà nell’orrore della persecuzione demonica di cui fu vittima il padre.
Qui però l’idolo pregato e temuto è la Madonna dell’Alemanna.
Ciononostante, il giovane siculo americano crede nell’amore ma è un amore, il suo, già ammalato e stravolto dai prodigi mostruosi che l’alterano fino a renderlo spaventoso.
– Giuseppe riceve una lettera dalla moglie… defunta. Parlaci di questa donna e del tipo di rapporto che l’ha legata a Giuseppe…
Giuseppe venera Maria con quell’adorazione che l’uomo tributa alle figure angelicate; con l’estasi del mistico nei confronti del sentimento puro dell’amore, ma anche con quell’ossessione che il diavolo cova verso l’oggetto da possedere.
Maria è perciò l’unico accenno salvifico – direi santo – nella vita del ragazzo. Lei è luce primordiale, una sorta di amuleto vivente.
Giuseppe Buscemi seguirà allora il richiamo fantasmatico della moglie morta, fino a intraprendere un viaggio: da Milton a Gela.
– Nella scheda di presentazione di questo libro vengono citati tre nomi: David Lynch, Thomas Ligotti e Vincenzo Consolo. In che modo, a tuo avviso, questi tre “maestri della narrazione” hanno influenzato la tua scrittura e, in particolare, questo romanzo?
Dirò di ognuno le peculiarità che mi hanno influenzato.
David Lynch: il suo cinema horror che trasforma i territori sporchi del cosiddetto underground (night club, cinema, case in disuso, strade perdute ecc) in un palcoscenico filmico, degno, in cui metafisica e realtà sono insieme sottoposte al comando di un’inquietudine ontologicamente inqualificabile.
Thomas Ligotti: il suo horror si sofferma sul problema del Male con un fare stilistico impegnato, e con una potenza di temi propri di una filosofia ora di marchio orrorifico. L’incubo è in luoghi periferici: luna park, bar, città senza nome, industrie.
Vincenzo Consolo: il suo mondo narrativo è costruito su basi “magiche”.
La letteratura di Consolo considera senza dubbio la realtà, ma a mio avviso è basata, tutta, sul concetto di atemporalità.
– Che tipo di Sicilia viene fuori dalle pagine di “Suttaterra”?
Una Sicilia del sud fondata sull’Horror moderno. Tuttavia, indissolubilmente legata all’arcaicità della sua religione cattolica.
Religione di sostanza e immaginario gotici, in grado dunque di impaurire e creare “mostri palpabili”.
– Se non sbaglio “Lo scuru” e “Suttaterra” rientrano nel progetto di una trilogia. Cosa puoi anticiparci sul terzo capitolo della saga?
Sì. Il terzo capitolo della trilogia è chiaro nella mia mente e ho già redatto una mappa.
Mi recherò personalmente a Milton e poi ritornerò nella mia Sicilia del Sud… Non posso dirvi altro.
– Di recente è uscita pure una tua raccolta di racconti pubblicata da LiberAria intitolata “Stelle Ossee“. Il titolo è particolarissimo. Ti andrebbe di commentarlo?
Quando osservo il firmamento le stelle mi appaiono del colore pallido delle ossa. E tuttavia, per via di questa suggestione, possono, per mio conto, essere fatte di ossa stesse, costituite di ossa insomma; essere perciò cose morte: tangibili e metafisiche, contemporaneamente.
– C’è un filo conduttore che lega i diciassette racconti che compongono la raccolta?
La ricerca spasmodica dell’Aldilà.
– Se dovessi individuare, tra tutti i racconti dell’antologia, quello capace di rappresentarla meglio… quale sceglieresti?
Dentro una bara.
– Hai altri progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?
Nel 2018 uscirà un mio nuovo libro illustrato, dopo Piccola Enciclopedia dei mostri (2016) che pubblicai per 24OreCultura.
Titolo provvisorio “Atlante del mistero”, editore Centauria, erede diretta dello storico marchio Fabbri.
Il libro ha ad oggetto 40 case di mostri. Dall’Overlook Hotel di Jack Torrance, alla chiesa esoterica di Hobb’s End dove vive Sutter Cane; e poi il castello di Dracula ma anche la Loggia Nera di Twin Peaks ecc.
Le illustrazioni sono di Simone Pace.
Sempre per Centauria: mi occuperò, quale editor, della nuova collana Fiction insieme al direttore editoriale Balthazar Pagani.
– In bocca al lupo per tutto, caro Orazio
La scheda di Suttaterra
Milton, West Virginia. Giuseppe Buscemi è il figlio di un predicatore emigrato in giovane età dalla Sicilia. Trentenne, di mestiere becchino, è ormai capace solo di consumarsi nel ricordo della moglie, scomparsa un anno prima. Un giorno però gli arriva una lettera della defunta, che lo invita a raggiungerla a Gela, luogo del loro matrimonio. Spedita qualche giorno prima, pare scritta proprio da lei. Giuseppe, sconvolto dalla paura e dal desiderio, decide di partire verso la Sicilia delle sue origini maledette.
In equilibrio tra l’immaginario onirico di David Lynch, l’horror di Thomas Ligotti e le pagine stregate di Vincenzo Consolo, Orazio Labbate rinnova l’epica de Lo Scuru con un romanzo che conduce nel cuore nero del gotico siciliano.
La scheda di Stelle ossee
Innamorati nell’Apocalisse, becchini sepolti vivi, incendiari di anime, demoni meridiani, cimiteri e atmosfere crepuscolari sono le figure e le suggestioni che animano “Stelle Ossee”. I racconti di Orazio Labbate evocano un territorio arcaico e ancestrale, in cui le tradizioni più tipicamente meridionali, legate al mistero e al sacro, trovano un terreno comune con la letteratura e l’immaginario d’Oltreoceano, ideando un microcosmo archetipico, atopico e peculiare al tempo stesso. Labbate conferma l’originalità di una voce ibrida e profondamente personale e la complessità del suo universo narrativo, ispirato al Southern Gothic americano e alla migliore letteratura Siciliana, dando vita a un Sud che si fa luogo letterario, in cui si fondono le suggestioni di scrittori come Flannery 0′ Connor, McCarthy, Faulkner, Poe, insieme a Bufalino, Consolo, D’Arrigo, Sciascia. Diciassette racconti che trascineranno il lettore in un mondo onirico, immaginifico e suggestivo, diciassette frecce scoccate al lato oscuro che alberga in ogni essere umano.
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