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MIO PADRE ERA UN UOMO SULLA TERRA E IN ACQUA UNA BALENA di Michelle Steinbeck (recensione)

ottobre 24, 2019

MIO PADRE ERA UN UOMO SULLA TERRA E IN ACQUA UNA BALENA di Michelle Steinbeck (Tunué – traduzione di Hilary Basso)

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di Eva Luna Mascolino

Anche solo a tenerlo in mano si capisce: Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena, romanzo d’esordio della caporedattrice di Fabrikzeitung Michelle Steinbeck, non è un’opera canonica. O meglio, non è fatta di sole parole. Un ulteriore indizio è costituito dal fatto che in Italia è stato pubblicato da Tunué, in una collana curata da Giuseppe Girimonti Greco e con la traduzione della giovane laureata alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori di Milano Hilary Basso. C’è dietro, insomma, una squadra di qualità e dall’inventiva a dir poco proverbiale, che unita all’estro surreale dell’autrice ha dato vita a un capolavoro in miniatura.
La vicenda è presto detta: la giovane Loribeth, di un’età indefinita che va dall’adolescenza alla prima età adulta, ha un rapporto conflittuale con il fratello, con la madre, con i bambini. Non da ultimo con il padre, che ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora piccola. Avverte su di sé fin troppe responsabilità, pur sentendo di dovere ancora crescere e di non avere risanato le proprie ferite. L’occasione per un viaggio di iniziazione in grado di aiutarla a ritrovare sé stessa le viene data da uno scherzo del fratello e della sua combriccola di amici, che le appoggiano sul petto un ferro da stiro caldo mentre lei sta dormendo. Svegliandosi di soprassalto, la protagonista scaraventa l’oggetto fuori dalla finestra e colpisce gravemente un bambino, che nasconde nella valigia del padre e con cui si mette in cammino su consiglio di una chiromante.
Secondo la «vecchia stramba», infatti, solo restituendo la valigia e il suo contenuto al padre Loribeth potrà realizzare il roseo futuro predetto dalle carte. Così, la giovane si incammina verso la città rossa e fino all’isola dei padri scappati, non senza imbattersi prima di allora in una serie di personaggi eccentrici. La storia di Michelle Steinbeck, infatti, non è semplicemente un Bildungsroman allegorico, né una fiaba per adulti tout court. È un percorso onirico e surreale, costruito su una logica che non assomiglia affatto a quella del nostro mondo, e in cui i colori, le forme e la capacità di comunicare a parole si mescolano tra diverse forme di vita in situazioni sempre imprevedibili.
Non a caso, la scrittrice classe 1990 nomina nei ringraziamenti il drammaturgo e poeta sovietico Daniil Charms, noto per essere uno dei più celebri surrealisti del primo Novecento russo. A lui sembrano tributati elementi del fantastico, che tuttavia si mescolano ora all’universo immaginifico di Lewis Carroll e ora a quello orrorifico di Tim Burton, in un vortice di riferimenti letterari raffinati e sottili. Ne viene fuori una narrazione visionaria, durante la quale chi legge non può appigliarsi a nessun punto di riferimento, né coltivare aspettative plausibili. Da un momento all’altro un uomo senza gambe può andare in bicicletta, o un uovo parlare alla pari di tre alani, o un amore sbocciare quasi senza difficoltà, mentre le balene fanno amicizia con i gabbiani tra voli pindarici straordinari e paragrafi serratissimi che si inseguono a vicenda.
In tutto ciò, a colpire è la maturità della penna della Steinbeck, valorizzata nel suono e nella poeticità da una godibilissima traduzione italiana. La brevità del romanzo non sembra quindi sinonimo di contenuti poco approfonditi o trattati con superficialità, anzi. La leggerezza talvolta macabra e sarcastica di Loribeth va sempre a braccetto con una profondità che spiazza e commuove, e le numerose tappe del suo itinerario personale sembrano in qualche modo appartenere a una nutrita schiera di giovani prima di lei. Universale e originalissimo, Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena rompe quindi gli schemi e le mode del mercato editoriale contemporaneo, regalando a chiunque abbia voglia di lasciarsi stupire un’immersione alla Neil Gaiman nella quadrimensionalità di una novella Frank Baum della Mitteleuropa, che speriamo continui a stupirci in futuro con altre trame fuori dall’ordinario.

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Un estratto del romanzo: Pag. 65-66-67

Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena - Michelle Steinbeck - copertinaImmagino di seguire un uomo nel suo appartamento. Gli mancano un po’ di capelli, ma in salotto ha una grande libreria e c’è un odore di legno. E ci sono candelieri d’oro e una cucina a gas e sopra le padelle con i resti del pranzo. E poi una camera con la parete tappezzata di mappamondi, e anche un lettino. Vive separato dalla moglie e ha un bambino che viene ogni due giorni, un bambino intelligente e tranquillo che legge molto e s’inventa storie. Vuole tanto bene a quel bambino; quando è qui, noi tre ci sediamo attorno al giradischi, ascoltiamo concerti per pianoforte e guardiamo il disco che gira. Sarebbe bello, ma non arriva più nessuno, non passa più nessuno.
Dall’altra parte della strada c’è il cancello di un giardino in ferro battuto, arabescato e ricoperto d’edera. È da un po’ di tempo che una donna spia fra le sbarre. Guarda a destra e a manca, poi mi fa un cenno, poi un altro e un altro ancora, mi sta invitando a entrare. Rimango seduta ancora per un po’, poi scivolo giù dal muretto e inciampo mentre tiro su col naso. Dietro all’edera c’è una casa bianca. In giardino si è formato un capannello, tutti allungano il collo verso la casa. Osservo con molta attenzione le facce per vedere se in una riconosco mio padre. Qualcuno mi prende per mano e dice: devi assolutamente vedere. Mi trascina per il braccio alla finestra, di là c’è una donna che urla. Vengo sollevata e guardo dentro il salotto. Si levano canti di giubilo: un miracolo! Sotto la finestra si azzuffano, si abbassano la testa a vicenda a suon di botte; vogliono vedere come la donna nella casa spinge fuori dal suo corpo un essere umano e intanto urla perché viene strappata viva.
Col fiato corto e il cuore in gola mi ritrovo in mezzo alla strada. Sopra di me splende un lampione e una tarma ci frigge dentro, frigge e rifrigge finché non è tutta carbonizzata. Sto malissimo, eppure nello stomaco non ho niente, il miserabile panino ai cetrioli l’ho già digerito. Mi piego in avanti e inizio ad avere i conati di vomito. Un lungo, denso filo di saliva scende lento sul marciapiede. La testa mi sta per scoppiare, un’eco rimbomba: la tua nascita è stata il momento più bello della mia vita… Fra spruzzi di sangue e merda… Tuo padre non voleva venire, prima doveva finire il suo tè, intanto io avevo già le doglie… Non tutte le doglie portano novità… Alle voci nella testa si sovrappone l’immagine di mani forti di dottore che tengono sollevato un cancro imbrattato, rattrappito, e le dita lunghe e sottili di mio padre che stringono le forbici.

(Riproduzione riservata)

© Tunué

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La scheda del libro: Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena” di Michelle Steinbeck (Tunué – traduzione di Hilary Basso)

L’inferno dell’adolescenza è un luna park pieno di luci con le montagne russe che deragliano dai binari. Una chiara prosa dell’assurdo, tra momenti di puro panico e grande comicità.

Loribeth è una giovane irresoluta che vive come sospesa da quando il padre è fuggito di casa, abbandonandola. Ma un giorno sarà costretta ad assumersi le sue responsabilità e a mettersi in viaggio, portando con sé solo una valigia: dentro, la conseguenza e la prova, decisamente ingombrante, di un suo gesto tanto incongruo quanto scellerato. In quella che è stata definita una “virtuosa storia dell’evoluzione”, con sconvolgente disinvoltura Michelle Steinbeck ci catapulta sin dalla prima parola del suo romanzo d’esordio in un delirio onirico il cui incantesimo ci ammalia fino a farci credere l’impossibile possibile. Candidata al festival di Edimburgo, nell’opera prima dell’autrice svizzera rieccheggiano i toni surreali di Kafka.

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Michelle Steinbeck è scrittrice, curatrice e caporedattrice della Fabrikzeitung. Scrive storie, poesie e opere teatrali, rubriche e reportage. Il suo romanzo d’esordio, Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena (Tunuè, 2019), è stato finalista al Deutscher Buchpreis e allo Schweizer Buchpreis. In finale all’Edinburgh International Book Festival.

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