“L’imitazion del vero” di Ezio Sinigaglia (TerraRossa Edizioni, 2020)
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di Eva Luna Mascolino
Dopo le prime dieci righe de L’imitazion del vero, è impossibile non fermarsi. Si riguarda per bene la copertina, ci si rigira il volume tra le mani o si passa da una schermata all’altra se lo si sta leggendo in digitale: Ezio Sinigaglia, 2020. TerraRossa Edizioni, che pubblica autori contemporanei. Incredibile. Allora si rilegge l’incipit, perché dopotutto anche i migliori sbagliano, e solo alla seconda volta si realizza cosa sta succedendo e si prosegue con una sorridente curiosità mista a stupore: qualcuno sta rimettendo in discussione le regole del romanzo.
A onor del vero per l’autore, che già aveva sbalordito con Il pantarèi del suo esordio, non è una novità. Il suo rapporto con la lingua, con i generi e con il patto di lettura è quantomeno bizzarro, per non dire dissacrante, anomalo, straordinariamente singolare. In questa nuova prova letteraria, però, la presentazione di ufficio stampa e giornalisti va presa quantomai alla lettera: «Con una scrittura di ineguagliabile musicalità e grazia, che mima un italiano arcaico, Sinigaglia ci regala una novella che gioca con le regole della sintassi e della morale». E difatti è un italiano d’altri tempi quello che ci si ritrova fin da subito, così credibile che magari è stato rubato a una novella del Boccaccio. Così convincente che la seconda cosa che si cerca, appena ci si addentra nella storia di Mastro Landone, è la località di Lopezia. Magari, da qualche parte, esiste. Invece no, come tutto il resto è di pura invenzione, ma in una maniera così raffinata da apparire quasi sconcertante.
«Non può certo maravigliar ch’un artefice espertissimo qual Mastro Landone era, e che d’imitar la Natura cogli artifici suoi supremo talento aveva, anche il talento contrario avesse, d’imitar colle naturali sue membra d’un artificial organismo gl’imaginarii moti. Ed a ciò appunto con mirabil contegno egli si pose, poiché necessarissimo era che Nerino, il qual d’una macchina l’ordinate ed eguali carezze s’attendeva, l’eguali ed ordinate carezze d’un’imitazion di macchina si prendesse, acciò che, se alcun sospetto nella sua innocenza aveva, tosto, a quella prova, siccom’una fantasima ogni sospetto in lui si dissipasse», si legge non a caso in uno degli innumerevoli passi di ammirevole pregio dell’opera, a pagina 27. Ecco dunque che si entra nel vivo della trama, dimenticando a tratti che i dialoghi sono pressoché inesistenti e che a tenere inchiodati al testo è una pura (e tutt’altro che semplice) abilità narrativa.
Il protagonista è un artigiano di talento riconosciuto e riesce a inventare gli oggetti più geniali, vivendo quindi con dignità e orgoglio nel principato in cui regna Tancredi IV. Quando conosce il giovane Nerino, però, l’equilibrio della sua esistenza viene scompensato dal desiderio amoroso, impossibile da un lato da ignorare e, dall’altro lato, da assecondare, per via del fatto che una relazione omosessuale a Lopezia non sarebbe consentita. Si capisce, allora, che dietro la parca quotidianità di soddisfazioni di Mastro Landone si cela una profonda solitudine esistenziale, scandagliata con efficacia e talento dall’autore. La vicenda prende inevitabilmente una strada poco battuta, sofferta, pericolosa – e alla sua estremità si colloca un epilogo dal sapore dolcissimo, poetico al massimo grado, senza nessuna venatura di kitsch.
D’altronde, per un esperimento del genere risultava forse complesso uscire dal seminato senza fare storcere il naso ai più. In parte il suo stile richiama la tradizione novellistica nostrana (forse più quella dal carattere piano e scorrevole di Gaspare Gozzi nel Settecento che quella trecentesca dei maestri fiorentini, ma tant’è); in parte, però, è senza dubbio Sinigaglia a scrivere, con una penna riconoscibile e sua, che a nessuno deve l’estro e l’orientamento. Per di più, si tratta di un romanzo a tutti gli effetti, benché breve, intriso di un realismo dalle sfumature liriche che quasi si direbbe assurdo da tenere in piedi – e che tuttavia regge e convince fino alla fine. Come se non bastasse, quelli raccontati dallo scrittore sono dilemmi e problemi umani antichissimi, quindi sempre attuali.
Non c’è modo di resistere al fascino di un’operazione simile, di non lasciarsi guidare con fiducia da questa impeccabile Imitazion del vero letteraria, che trascende i tempi e i luoghi e gli animi, restituendoci una storia sorprendente e gustosa, scorrevole e commovente.
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La scheda del libro: “L’imitazion del vero” di Ezio Sinigaglia (TerraRossa Edizioni)
Proposto per il Premio Strega 2020 da Lorenza Foschini.
Mastro Landone è riconosciuto come il più talentuoso artigiano e inventore che vi sia al mondo, ma entro i confini del principato di Lopezia è solo e infelice perché costretto a reprimere la propria sessualità. Finché l’apparizione del giovane Nerino non lo indurrà a concepire la più semplice e geniale delle sue creazioni, infrangendo le leggi degli uomini per assecondare quelle del desiderio. Con una scrittura musicale che mima un italiano arcaico, Sinigaglia presenta una novella che gioca con le regole della sintassi e della morale per lanciare una sfida letteraria e farci riflettere sui labili confini tra realtà e inganno, verità e finzione.
Proposto per il Premio Strega 2020 da Lorenza Foschini: «”L’imitazion del vero” colpisce per l’eleganza e la ricercatezza della scrittura e per l’originalità del soggetto: un racconto amorale che ricorda per lo stile, l’ironia e la bellezza della prosa una novella di Boccaccio. In questo libro Sinigaglia mostra inoltre la sua singolare capacità di camuffare il lessico contemporaneo facendolo “sembrare” antico, sfruttando un’elegante sintassi e una prosodia della musicalità incantevole. É grazie a questi elementi stilistici e al ritmo serrato della narrazione che prende vita il racconto: una storia d’amore licenziosa e originalissima, un conte philosophique sulla natura misteriosa e oscura dell’amore “socratico” e sulle leggi del desiderio. “L’imitazion del vero” è un libro che sorprende dal principio alla fine.»
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Ezio Sinigaglia è nato a Milano nel 1948. Ha svolto diversi lavori in ambito sia editoriale sia pubblicitario e ha esordito nella narrativa nel 1985 con Il pantarèi, ripubblicato nel 2019 con grande successo da TerraRossa Edizioni; nel 2016 ha dato alle stampe per Nutrimenti il romanzo breve Eclissi, molto apprezzato dalla critica. Tra gli autori che ha tradotto e curato figurano Charles Perrault, Marcel Proust e Julien Green. Suoi contributi narrativi e saggistici sono apparsi su prestigiose riviste a stampa e sul web.
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