Pubblichiamo un brano estratto da “Le cose giuste” di Silvia Ferreri (Rizzoli)
Dall’autrice finalista al Premio Strega, cinque storie di donne che la vita ha scelto di sfidare. E che hanno scelto di raccontarsi, e di ricominciare.
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Quando tutto è pronto, quando tutta la loro vita è stata caricata sul furgone, esce Marisa, per ultima.
In braccio porta due bambini piccoli, come una Madonna dalla doppia maternità, come una profuga sotto le bombe, a capo basso, piegata sui figli per proteggerli.
Il dettaglio che ricorda sempre, ogni volta che torniamo a parlare di quella sera, è che ha comprato due pigiami nuovi, uno blu con le macchinine per Francesco, uno rosso con i gattini per Ottavia. Della fuga in Egitto, la sua mente prostrata ricorda i colori dei pigiami dei suoi figli.
La fanno sistemare dietro, i sedili dell’auto abbassati; lei si stende con Francesco alla sua sinistra e Ottavia alla sua destra. Da allora, a ogni nuovo viaggio li disporrà così. Come in un copione ripetuto in cui ogni dettaglio deve restare uguale, pena la condanna, pena la morte, a ogni nuova fuga Marisa viaggerà per centinaia di chilometri abbracciata ai figli, con il piumone giallo steso sul retro della macchina, le copertine per avvolgerli, una borsa frigo con il cibo, delle bottiglie d’acqua, un fornellino da campeggio, delle bacinelle, perché a ogni sosta, in ogni casa, in ogni località protetta lei possa provvedere a nutrirli, a lavarli, ad accudirli. Leggi tutto…