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LA GUERRA. PRIMA FAMIGLIA di Pietro Valsecchi (recensione e intervista)

luglio 27, 2021

“La guerra. Prima famiglia” di Pietro Valsecchi (Mondadori): recensione e intervista all’autore

Esce oggi per Mondadori, in formato e-book, il terzo romanzo della trilogia di Pietro Valsecchi della “Prima famiglia”. Si intitola: “La guerra“. Ce ne parla di seguito Tea Ranno

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di Tea Ranno

Con il romanzo La guerra – oggi in uscita per Mondadori – Pietro Valsecchi chiude la trilogia di Prima famiglia, la lunga storia della famiglia Palermo che, partita dalla Sicilia all’inizio del Novecento, giunge a New York in cerca di quel futuro pieno di benessere di cui tanto nell’Isola si favoleggia. Come altri emigranti, infatti, Luigi e sua moglie Carmela credono in una Merica leggendaria in cui basta essere onesti e lavoratori, camminare dritto per dritto – senza cedere alle lusinghe del malaffare – per assicurarsi ricchezza e rispetto. Non sarà precisamente così: anche l’America ha denti aguzzi che mordono a sangue chi non ha altro che le sue mani e il suo ingegno per costruirsi il futuro, e saranno anni durissimi quelli che traghetteranno i ragazzi Palermo dall’infanzia all’età adulta, ciascuno col suo sogno in divenire, ciascuno con la sua scommessa di felicità da vincere.
Facendo proprio il motto di Frank Capra “Stai coi piedi per terra, ma non ti scordare del cielo”, Pietro Valsecchi racconta la storia di quattro giovani diversi per carattere ma uguali nella volontà di affermarsi, impastati di realtà ma capaci di volare alto grazie alla scintilla di sogno che covano in petto e che permetterà loro di non arrendersi, neppure quando la vita si farà amara, neppure quando la morte porterà via creature amatissime, neppure quando il destino sembrerà accartocciarli nel suo pugno di ferro.
«Avanti, sempre avanti» inciterà Luigi e poi, dopo di lui, Carmela. «Avanti. E se cadi ti rialzi, ché a cadere tutti siamo buoni, ma a rialzarsi no».
E sarà così: tra cadute e risalite, Frank diventerà Procuratore della città e utilizzerà tutte le risorse a sua disposizione per combattere la criminalità organizzata, la stessa di cui suo fratello Sal sarà diventato uno degli esponenti più temuti, luogotenente di Lucky Luciano, sua longa manus a Cuba, dove spazierà dal contrabbando d’alcolici al riciclaggio di denaro sporco, mentre Tony – il più piccolo dei fratelli, innamorato sin da bambino del cinema – riuscirà finalmente a girare il suo primo film. E sarà con un lungo, commovente applauso che ci congederemo da questa storia, mentre scorreranno i titoli di coda e la macchina da presa si alzerà fino a inquadrare una New York ancora insanguinata dalla guerra di mafia – che avrà lasciato sul campo più di quattrocento vittime – ma pronta a fare in modo che la giustizia prevalga.
Guerra, dunque: tra clan mafiosi per l’accaparramento del potere ma anche tra donne che si contendono lo stesso uomo, tra fazioni politiche avverse, tra poliziotti – onesti contro corrotti -, tra i membri della stessa famiglia, pronti però a unirsi, a chiudersi a pugno come le dita della stessa mano, quando c’è da salvaguardare appunto la famiglia.
Con passione e, talvolta, tenerezza, l’autore ci porta in un mondo – New York, Cuba – di fango e di miseria, di lusso estremo, di ferocia, di effimero e di bellezza, regalandoci personaggi vivi, capaci di azioni orrende come delle più profonde manifestazioni d’amore, espressioni di una umanità varia, che sa distruggersi ma pure, ogni tanto, redimersi.
La guerra chiude la trilogia di Prima famiglia. Quanto è stato importante portare a compimento questa storia che abbraccia un arco di tempo lungo trent’anni?
Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)I lettori continuavano a chiedere una conclusione a questa vicenda e mi sembrava doveroso portarla a termine, anche perché mi sono affezionato ai personaggi, alle loro vite e alle loro emozioni e sentivo in qualche modo che dovevo anche a loro di portarli avanti. Ho pensato di farlo uscire solo in e-book perché credo che sia un modo più agile e in linea con i tempi di entrare in contatto con i lettori.

– La guerra che lei racconta è principalmente quella tra le famiglie mafiose per accaparrarsi il potere, ma ci sono anche altre guerre: per la conquista di un amore, per il perseguimento di un ideale. È passando per una guerra che si può giungere a una pace duratura?
Il romanzo è su più livelli: la mafia, la guerra tra i fratelli, le storie d’amore, la conquista di Cuba e il conflitto è il motore narrativo fondamentale. Senza lo scontro tra caratteri, desideri, interessi, non ci sarebbe emozione e invece in questo libro ho cercato di costruire un racconto che spero sia in grado di trascinare il lettore in un susseguirsi di colpi di scena, e quindi è un romanzo che si nutre di conflitti, che portano a provvisorie riappacificazioni che sono però il preludio ad altri scontri.

– Sal e Frank: due fratelli, due diversi ideali. Il bene e il male, oppure?
Incarnano due modi diversi di onorare il padre: Sal lo fa sulla strada, con il desiderio di dimostrare a tutti che l’essere italiani è motivo di orgoglio, che non si deve abbassare il capo davanti a nessuno. Frank invece vuole onorare il padre dimostrando di poter diventare un buon americano, di portare quindi avanti il sogno di un futuro migliore che è il motivo per cui i Palermo sono emigrati.

– Quanta importanza ha la famiglia in questo romanzo?
Enorme: la famiglia è il luogo della tradizione, dove ci si fa forza quando il mondo esterno sembra distruggere ogni certezza. Anche quando i rapporti sono tesi, ci si ritrova a tavola alla domenica tutti insieme: quella che ho raccontato è questa idea di famiglia molto italiana che resiste ancora a tutti i cambiamenti sociali di questi anni.

– Un libro sulla guerra che parla anche di perdono. È perdonando che la famiglia può ricomporsi e chiudersi a pugno come le dita che formano una mano?
Il perdono è al centro dell’etica famigliare: senza il perdono la famiglia stessa va in pezzi e perde la funzione di luogo salvifico e di ricomposizione del conflitto. Ma quello che mi interessa di più è vedere come si può arrivare al perdono di fronte a comportamenti gravi, il percorso spesso difficilissimo che deve fare sia chi chiede che chi dà il perdono.

– Cuba. È con gli occhi – e il cuore – di Sal che la viviamo. Altra terra, altra possibilità, per la mafia, di espansione dei propri traffici. Ma anche terra dell’amore. Quanto si è divertito a raccontarla?
È stato un viaggio nel tempo molto appassionante: mi sono documentato in modo approfondito su quanto è accaduto in quegli anni, anni incredibili in cui l’isola diventa il centro della malavita grazie a Batista. È una terra promessa di denaro facile, divertimenti, a due passi dagli Stati Uniti, un luogo ideale per ambientare un romanzo.

– Tony, il regista. Credo sia uno dei personaggi più amati dai suoi lettori: un ragazzo che sogna di fare cinema quando il cinema è ancora agli albori. Le assomiglia?
In tutti i personaggi che ho creato ci sono dei pezzi di me. In Tony c’è la mia passione per il cinema, la mia determinazione nel riuscire a realizzare i film, ma anche in Frank e in Sal ci sono dei lati che mi assomigliano. Ciò che decisamente ci accomuna è la voglia di realizzare i sogni che ho seminato in ognuno di loro.

– Le storie ci aiutano a vivere meglio?
Le storie accompagnano l’uomo da sempre, prima oralmente poi scritte e stampate poi raccontate al cinema e poi ancora in tv: sono un modo fondamentale di affrontare la vita, le incertezze, le paure, esorcizzandole, dando un senso e costruendo un percorso.

– Quanta azione, quanta emozione deve esserci per fare di un libro – di un film – un sogno ad occhi aperti?
L’emozione è il centro: quando scrivo o immagino una storia, se non mi emoziono io per primo non vado avanti.

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La scheda del libro: “La guerra. Prima famiglia” di Pietro Valsecchi (Mondadori

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)La malavita newyorkese si appresta a vivere una stagione di guerra. La resa dei conti. Del resto, è il 1929. Wall Street ha appena collassato – il Big Crash -, schiantando la vita di milioni di investitori americani. È il momento buono per far prosperare gli affari sporchi. Mentre le più potenti famiglie mafiose si fronteggiano in uno stillicidio di morti che sembra non avere fine, l’astuto Lucky Luciano – scampato qualche tempo prima a un agguato quasi mortale – realizza di soppiatto la sua fulminea ascesa ai vertici. Con lui, i compari di sempre: Bugsy Siegel e Meyer Lansky. Ma anche un certo Sal Palermo, giovane picciotto intraprendente che Luciano tiene in gran conto e che userà per i suoi affari a L’Avana. Peccato però che Sal sia il fratello dell’integerrimo procuratore Frank Palermo, il quale, assieme al detective Basile, ha formato una squadra speciale che ha il compito di combattere la criminalità grazie al modernissimo strumento delle intercettazioni. Perciò a Sal verrà chiesto di togliere di mezzo il fratello, ormai spina nel fianco dei mafiosi. E se a Cuba, nel frattempo, Sal ha incontrato la donna della sua vita, Milagros, Frank e sua moglie Lucia hanno avuto un bambino. E poi c’è Tony, il minore dei fratelli Palermo, il giovane regista che si ispira a Frank Capra, traumatizzato dalla scomparsa dell’inseparabile compagno di vita, Robert, ucciso in circostanze misteriose. Tra pedinamenti, killer dalla doppia identità, agenti infiltrati, con “Prima famiglia. La guerra”, si chiude la trilogia dedicata al crimine organizzato americano. E al contempo la storia di una famiglia destinata ad accogliere in sé sia il bene che il male: il senso di giustizia, incarnato da Frank, e l’istinto criminale, che invece ispira Sal. Due fratelli che si guardano da sponde opposte ma legati da un vincolo di sangue fortissimo.

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Pietro Valsecchi è nato a Crema nel 1953. Dopo gli studi universitari a Bologna, nel 1977 si trasferisce a Roma, dove muove i primi passi nel mondo dello spettacolo come attore. Dopo pochi anni lascia la recitazione e diventa un produttore cinematografico. Tra i film prodotti per il grande schermo: La condanna di Marco Bellocchio e Un eroe borghese di Michele Placido. Nei primi anni ’90, insieme a Camilla Nesbitt, con cui ha fondato la Taodue Film, inizia a ideare e produrre miniserie e serie per la tv: tra i maggiori successi Ultimo, Distretto di polizia, Paolo Borsellino, Il capo dei capi, Squadra Antimafia. Negli ultimi anni è tornato a produrre per il cinema, e ha portato sul grande schermo Checco Zalone, che si è rivelato l’attore comico più apprezzato dal pubblico italiano. Nel 2015 ha pubblicato con Mondadori il primo romanzo della saga Prima Famiglia.

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