Internet. Cronache della fine, di Giovanni Agnoloni (Galaad Edizioni)
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Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è uno scrittore, traduttore letterario e blogger. Autore dei romanzi Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (2020) e Viale dei silenzi (2019), ha preso parte al romanzo collettivo Il postino di Mozzi, a cura di Fernando Guglielmo Castanar (2019). Ha scritto, curato e tradotto libri su J.R.R. Tolkien, e tradotto e co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño, oltre a libri di Jorge Mario Bergoglio, Kamala Harris, Joe Biden, Arsène Wenger, Amir Valle e Peter Straub. Suoi contributi sono disponibili su vari blog, tra cui “La Poesia e lo Spirito”, e sulla pagina “Anticorpi letterari”, creata con la giornalista Valeria Bellagamba. Il suo sito è www.giovanniagnoloni.com.
Di recente è uscita per i tipi di Gaalad Edizioni la raccolta completa della serie distopica firmata da Giovanni Agnoloni e dedicata al crollo di Internet. Si intitola Internet. Cronache della fine ed è un’opera che travalica le barriere convenzionali tra i generi, radicandosi nella realtà per affrontare, anche con il ricorso a suggestioni noir e fantascientifiche, alcuni dei nodi cruciali del nostro tempo.
Di seguito, una riflessione dell’autore sull’opera
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A proposito di Internet. Cronache della fine
di Giovanni Agnoloni
Ogni volta che ripenso all’enorme lavoro svolto negli ultimi dieci anni intorno ai quattro libri che compongono questo volume, scopro nuovi risvolti e spunti che poi, misteriosamente, collimano con quello che sto vivendo. Internet. Cronache della fine, perciò, per me non è un capitolo che si chiude, ma un testo sempre aperto, da cui mi rendo conto di attingere per nuove cose che sto scrivendo, anche se molto diverse. Forse è così perché raccoglie un arco complesso e completo di vicende che delineano una saga retta da molteplici pilastri. Magari, però, al contempo – o chissà, soprattutto –, è perché resta, nonostante la cornice distopica, una storia ancorata alla realtà, e direi quasi alla quotidianità. Nessuna narrazione avventurosa e d’ispirazione filosofica, del resto, regge – e, più in generale, nessuna impresa giunge a termine – se non mettendo un piede davanti all’altro e compiendo quei passi e quei gesti, anche banali, che formano la vita di ogni giorno. Questo l’ho sempre tenuto presente, lavorando a Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito, ora riediti da Galaad in questo volume unico aggiornato e ottimamente prefato da Sonia Caporossi.
Una storia convince e fa sentire lì il lettore se sollecita il suo punto di vista multisensorialmente e, intanto, si apre su un oltre emozionale, filosofico e spirituale. Deve fargli avvertire che, da angolature diverse, è sempre di lui che si sta parlando, e insieme offrirgli elementi utili per interrogarsi sul suo tempo, il suo mondo, il suo passato e il suo futuro. Da qui i pilastri cui prima facevo cenno, e che sono venuto approfondendo nel corso degli anni, anche grazie a riflessioni condotte insieme a valenti studiosi e autori come la già ricordata Sonia Caporossi, il compianto Prof. Giuseppe Panella, il nostro Massimo Maugeri, e ancora il co-fondatore del movimento connettivista Sandro Battisti, l’italianista dell’Università di Danzica Prof.ssa Dorota Karwacka-Pastor e la sua dottoranda Karolina Kopańska (che si sta concentrando sui miei libri nella sua tesi), il Dr. Leonardo Masi dell’Università “Cardinal Wyszyński” di Varsavia, Giorgio Galli, il Prof. Francesco Improta, Marino Magliani, Lietta Manganelli, Carlo Cuppini, Enrico Macioci e altri ancora (gli altri mi perdoneranno per non poterli nominare tutti).
Penso al tema della Natura e del Sé, elementi strettamente interconnessi, perché in un mondo lacerato e inconsapevole come quello improvvisamente privato della Rete che descrivo – specchio deformante dell’allucinante realtà distopica che oggi stiamo attraversando –, solo un ritrovato equilibrio e una radicale depurazione dagli eccessi di una tecnologia così invasiva e da un’infodemia instrumentum regni possono innescare un rinnovamento autentico e risolutivo. E questo l’uomo di oggi – come quello di sempre: si pensi alla lezione socratica – può raggiungerlo soltanto ricentrandosi nel Sé, la parte più profonda e genuina della sua identità, dove si annidano i suoi desideri più autentici, la sua vera vocazione.
Questo approdo di uscita dalla nebbia dell’inconsapevolezza – rappresentata dal Bianco che cinge d’assedio Cracovia nel primo libro della serie Sentieri di notte – può efficacemente avvenire riscoprendo la dimensione della Natura, il radicamento biologico nel livello-base del nostro esistere, che non è il “mero vivere” a cui qualcuno – troppi, in effetti – vorrebbe ora ridurre le nostre giornate in nome di un chimerico “rischio zero”, ma la risintonizzazione con i ritmi di base della vita vegetale e animale, il contatto con frequenze armoniose, il ricaricarsi di energie sottili vivificanti – che non significa certo un’anacronistica negazione della buona tecnologia.
Un altro tema, in parte legato al primo e oggetto specifico della tesi di Karolina Kopańska, è quello della città, come dimensione precipua della vita contemporanea, ragion per cui, poi, nasce il desiderio di riscoprire la campagna, il bosco, la dimensione “selvaggia”. La città, sub specie della grande varietà di luoghi che ospitano le vicende della quadrilogia (Berlino, Cracovia, Stoccolma, Lucerna, Amsterdam, Firenze, New York, Lisbona, Barcellona…), è la dimensione-scatola – o, se preferite, la dimensione-confine – della nostra vita, ma anche il punto di maggior concentrazione di storie, memorie, valori e lotte. Essa, non a caso, è il primo obiettivo di qualunque sistema di potere dittatoriale, che si tratti di apparati statali o, come in fondo è adesso, di complessi multinazionali che manovrano le scelte dei governi. La città è il territorio in cui spesso matura la sconnessione tra l’Io e il Sé, e l’uomo si perde, cercando nell’altro un capro espiatorio per non affrontare il problema del proprio smembramento e della propria resa, piuttosto che un termine di confronto per un miglioramento comune. Precisamente per questo, però, la città è anche l’ineludibile punto di partenza da cui inizia il processo di reintegrazione dell’Io nel Sé, la ricentratura che può preludere a una nuova evoluzione. È il luogo, certo, da cui allontanarsi e da contaminare positivamente con gli elementi naturali – l’acqua del Lago dei Quattro Cantoni all’inizio del volume, il Mar Mediterraneo che accompagna uno dei viaggi al centro de La casa degli anonimi, l’oceano e ancora gli alberi fonti di saggezza ne L’ultimo angolo di mondo finito, e il cammino come dimensione meditativa presente in tutti e quattro i libri. Ma è pure, in prospettiva, il luogo di sintesi finale e di riconquista.
Poi c’è un altro tema – probabilmente tra molti altri, sui quali per brevità non mi soffermerò –, che comunque ha nell’isolamento indotto dagli aspetti più alienanti della città il proprio spunto iniziale. Si tratta della testimonianza-sacrificio (dal latino sacrum facere, cioè “rendere sacro”). L’uomo solo, sì, ma ri-radicato, ri-centrato nel Sé grazie all’esperienza trasformativa dell’attraversamento della Natura, scopre l’urgenza di lottare per ciò che arde dentro di lui e, su tutti, per quei valori di libertà e dignità che sono patrimonio personale e collettivo, e che nessuna menzogna di regime, né alcuna manipolazione di dati, norme e concetti può offuscare. Non è un “medioman”, perché è cosciente della propria eccezionalità, caratteristica, ormai, non più solo dell’eroe, ma dell’uno che si rende conto (non di “valere uno”, come in certi slogan politici, ma) di essere Uno (con la maiuscola), in quanto la radice di quel Sé che ha trovato al fondo di se stesso va ben oltre lui, lo travalica e lo abbraccia. Tanto che è (quasi) Dio. È pura scintilla d’Amore, personale e cosmico. Un amore che lo motiva e lo stimola costantemente, relazionandolo con spiriti affini, ispirandolo a scegliere percorsi di ricerca e di azione efficaci e orientandolo, in tutto, verso la propria piena realizzazione.
Ecco il motore quintessenzialmente mistico che anima il ricco quadro di vicende al centro di Internet. Cronache della fine. Ma si tratta di una mistica – ovvero di una forza trainante di tipo spirituale – che fa tutt’uno con la realtà materiale e con la dinamica intrinseca della trama, e che spinge avanti e dentro, verso un approdo aperto sulla vita di ogni lettore.
© Giovanni Agnoloni
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La scheda del libro: Internet. Cronache della fine, di Giovanni Agnoloni (Galaad Edizioni)
Sul volgere di una delle più gravi crisi della contemporaneità, ecco la raccolta completa della serie distopica dedicata al crollo di Internet. Tra il 2025 e il 2029, il tentativo di presa del potere da parte di una multinazionale europea delle telecomunicazioni e dell’energia e le ambigue vicissitudini di un movimento di sabotatori informatici riducono l’umanità a una condizione d’impotenza. Privati della Rete, donne e uomini di un futuro talmente prossimo che potrebbe già essere – e forse è – il presente devono scegliere se rimanere nella nebbia bianca dell’inconsapevolezza o trovare in sé, nella natura e nella consonanza con anime affini lo spunto per una rinascita che è anche l’inizio di un’auspicata rivoluzione globale.
Sospesa tra amore e suggestioni spirituali, avventura, viaggio e filosofia, questa edizione raccoglie i quattro romanzi (Sentieri di notte, lo spin-off Partita di anime e i due successivi sequel La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito) che per primi, a livello internazionale, hanno prefigurato la caduta di Internet non solo come evento astrattamente possibile, ma come ipotesi per mettere alla prova la capacità degli esseri umani di interagire con i propri simili e con l’ambiente, per invertire la tendenza all’abuso degli strumenti di Rete e scongiurare gli attentati alle libertà fondamentali che ne possono derivare.
Un’opera che travalica le barriere convenzionali tra i generi, radicandosi nella realtà per affrontare, anche con il ricorso a suggestioni noir e fantascientifiche, alcuni dei nodi cruciali del nostro tempo.
Prefazione di Sonia Caporossi.
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