“Italiana” di Giuseppe Catozzella (Mondadori) si aggiudica il Premio Manzoni al Romanzo Storico 2021

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Con 51 voti ottenuti, il romanzo “Italiana” scritto da Giuseppe Catozzella ha vinto la diciassettesima edizione del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco al Romanzo Storico, organizzato da 50&Più Lecco in collaborazione con il Centro Nazionale Studi Manzoniani, il Comune di Lecco e Assocultura Confcommercio Lecco (main sponsor Acel Energie).

Il libro, edito da Mondadori, racconta la storia di Maria Oliverio, detta Ciccilla, una donna del Sud che decide di combattere al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro la ferocia dell’esercito regio. Un romanzo vivo, che mescola documenti e leggenda raccontando, come ha spiegato lo stesso Catozzella durante la serata, “la biografia di un Paese attraverso quella di una donna”. Un’opera che si intitola “Italiana” a mo’ di provocazione: “Nel mio romanzo l’appellativo è quasi un insulto. Tra l’altro siamo uno dei popoli che ha meno senso di appartenenza nazionale”.
A decretare il trionfo di Catozzella è stata la giuria popolare composta da 110 lettori, individuati grazie alla collaborazione con le librerie Cattaneo di Lecco e Oggiono, Libraccio di Lecco, Volante di Lecco, Parole nel Tempo di Lecco, La Torre di Merate e Perego Libri di Barzanò e le biblioteche di Airuno, Costa Masnaga, Lomagna, Osnago e Valmadrera. 51, come detto, i voti ottenuti da “Italiana”, contro i 33 andati a “Il rogo della Repubblica” di Andrea Molesini (edito da Sellerio) e i 25 espressi in favore di “Ciò che nel silenzio non tace” di Martina Merletti (Einaudi). A questi 109 voti validi va aggiunta una scheda nulla.
La serata finale del Premio Manzoni al Romanzo Storico 2021 si è tenuta sabato 6 novembre a Lecco presso l’auditorium della Casa dell’Economia di Lecco della Camera di Commercio Como-Lecco. A dialogare con i tre finalisti due componenti della Giuria Tecnica: Ermanno Paccagnini (che ne è il presidente) e Stefano Motta; in sala erano presenti anche i giurati Alberto Cadioli, Gianluigi Daccò e Gianmarco Gaspari. Lo spoglio delle schede è avvenuto in diretta sotto lo sguardo attento del notaio Federica Croce.

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“E’ un onore”, ha dichiarato
Giuseppe Catozzella. “Vincere il premio Manzoni (in finale con i romanzi di Andrea Molesini e Martina Merletti) per un romanzo come
Italiana è un po’ come ritrovarlo nel posto solo immaginato mentre scrivevo. Cerco sin dall’inizio di scavare dentro il rapporto tra “realtà” (in questo caso “realtà storica”, e sempre tra virgolette come diceva Nabokov) e verità letteraria. Non si può dare l’una senza l’altra e questa, almeno per la letteratura italiana moderna, è un’invenzione di Alessando Manzoni, e noi leggenti e scriventi continuiamo a stare dentro il suo gesto iniziale.
Mi piace l’idea di dedicare questi due premi a chi, spesso forse neppure leggendolo, ha liquidato Italiana come romanzo reazionario o addirittura neoborbonico, quando proprio al contrario è il tentativo di restituire complessità alla nostra identità nazionale e alla narrazione sul modo in cui ci siamo riconosciuti e non smettiamo di riconoscerci come italiani. Siamo tutti figli di un bruciante tradimento, e la storia reale di una donna, ricavata dalle carte dei suoi processi – la sua storia sentimentale e politica -, illumina questo tradimento, e la letteratura può cercare di raccontarlo e quindi di ridarci nuova vita.
Grazie!”
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La scheda del libro vincitore: “Italia” di Giuseppe Catozzella (Mondadori)
Italiana. Una donna italiana. Maria Oliverio, altrimenti conosciuta come Ciccilla, nasce a Casole, nella Sila calabrese, da famiglia poverissima. Dalle strade del paese si sale sulla montagna che è selvaggia, a volte oscura, a volte generosa come una madre. Quelle strade, quei sentieri li imbocca ragazzina quando la sorella maggiore Teresa, tornata a vivere in famiglia, le toglie il letto e il tetto. E quelli sono i sentieri che Maria prende per combattere al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro la ferocia dell’esercito regio. Se da una parte Teresa trama contro di lei una incomprensibile tela di odio, dall’altra Pietro la guida dentro l’amore senza risparmiarle la violenza che talora ai maschi piace incidere sul corpo delle donne. Ciccilla passa la giovinezza nei boschi, apprende la grammatica della libertà, legge la natura, impara a conoscere la montagna, a distinguere il giusto dall’ingiusto, e non teme di battersi, sia quando sono in gioco i sentimenti, sia quando è in gioco l’orizzonte ben più ampio di una nuova umanità. Il volo del nibbio, la muta complicità di una lupa, la maestà ferita di un larice, tutto le insegna che si può ricominciare ogni volta daccapo, per conquistarsi un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei. Giuseppe Catozzella ricostruisce le vicende di Maria Oliverio in un romanzo vivo, mescola documenti e leggenda, rovescia la sua immaginazione nella nostra, disegna dramma famigliare e dramma storico ed evoca l’epica grandezza di una guerra quasi ignorata, una guerra civile combattuta in un mulinare di passione, sangue e speranza, come nella tradizione dei poemi cavallereschi, del melodramma e del cinema americano.
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