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I RONDONI di Fernando Aramburu (Guanda) – recensione

novembre 22, 2021

“I rondoni” di Fernando Aramburu (Guanda – traduzione di Bruno Arpaia)

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Dopo “Patria“, grande successo internazionale, Fernando Aramburu è tornato in libreria con un nuovo grande romanzo: “I rondoni”

di Claudio Fabella

“Arriva un giorno in cui uno, per quanto limitato sia, inizia a capire certe cose. A me è successo a metà dell’adolescenza, forse un po’ più tardi, perché sono stato un ragazzo dallo sviluppo lento e, secondo Amalia, incompleto.
Alla meraviglia iniziale è seguita la delusione e poi è stato tutto un trascinarsi sul suolo della vita. Ci sono stati periodi in cui mi identificavo con le lumache. Non lo dico per la loro bruttezza e vischiosità, né perché oggi per me è una giornata storta, ma per il modo in cui queste bestie si muovono e per l’esistenza che conducono, dominata dalla lentezza e dalla monotonia.
Non durerò molto. Un anno. Perché un anno? Non ne ho idea. Ma quello è il mio limite ultimo.”
È questo l’incipit del nuovo grande romanzo di Fernando Aramburu, autore spagnolo conosciutissimo a livello internazionale, anche qui da noi in Italia, per l’immenso successo del suo precedente romanzo “Patria”. Anche questo romanzo, come il precedente, beneficia della trasposizione in italiano di un traduttore e scrittore raffinato come Bruno Arpaia. Certo, presentarsi con un nuovo romanzo (imperioso, anche per il numero delle pagine: sono 700) dopo il successo di “Patria” (il libro è diventato serie tv per HBO), non è cosa facile, soprattutto se si pensa alle potenziali aspettative del pubblico dei lettori. Ma parliamo di libri diversi (e comunque Aramburo ha vinto la sfida). Se “Patria” si concentrava sulle problematiche connesse al terrorismo basco, con tutte le implicazioni consequenziali a livello famigliare e personale dei vari protagonisti della storia, qui siamo di fronte alla crisi individuale di un uomo che arriva a decidere che la vita non è meritevole di essere vissuta. L’impronta narrativa di Aramburu è comunque riconoscibilissima; così come sono riconoscibili la sua prosa (ben tradotta da Arpaia, come si diceva), la sua capacità analitica, lo sguardo tagliente sulle distorsioni della nostra contemporaneità. In questo nuovo romanzo, prendendo spunto dalla crisi dell’uomo di mezza età, l’autore dà corpo a una narrazione che si incentra non solo sulle possibili ragioni di un suicidio, ma anche sui possibili scenari che discendono dall’aver già individuato ora e giorno di questa fine programmata.
Il protagonista, voce narrante, si chiama Toni, ed è un professore di filosofia cinquantenne che insegna in un liceo. Stufo e deluso della vita, decide di farla finita; ma da qui alla fine programmata in primavera (giorni caratterizzati dall’arrivo dei rondoni), darà la stura a pensieri e considerazioni, come a sgravarsi da zavorre esistenziali. Toni è arrabbiato con il mondo, ma in fondo è arrabbiato con se stesso. Che senso ha insegnare quando non si possiedono certezze e lo stesso sistema formativo appare inadeguato? Cosa rimane del rapporto problematico con l’ex moglie Amalia? Cosa è possibile salvare del rapporto con suo figlio Nikita? E cosa dire dei ricordi collegati alla morte traumatica del padre, segnata dall’indifferenza della madre, stufo di lui per le sue numerose infedeltà? Cosa resta del ricordo dolente di questo vecchio padre, malato di Alzheimer, che ha concluso i suoi giorni nell’anticamera della morte che può offrire una residenza per anziani?
Meglio rovesciare tutto sulle pagine di una sorta di diario pre-fine, meglio darsi a un atteggiamento misantropico, mentre i giorni passano e l’ora X si fa sempre più vicina. E, intanto, ci si può consolare con l’affetto della fedele cagnolina, Pepa; o con le chiacchierate al bar con il buon vecchio amico Bellagamba.
Certo, la vita (che piaccia o no) riserva sempre e comunque delle sorprese. In un senso e nell’altro. Da qui, una domanda finale. Dopo delusioni e amarezze, al di là di uno sguardo lucido e disincantato su quest’esistenza micragnosa e senza qualità, oltre la consapevolezza di far parte di una società malata fino al midollo e ferita da violenze di genere, omofobia, inefficacia della classe politica (ascesa dei partiti estremisti e radicalizzazione dei nazionalisti) è comunque possibile un cambio di prospettiva?
Forse non c’è risposta.
O forse sì. E soffia sulla scia dell’infaticabile volo dei rondoni.

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La scheda del libro: “I rondoni” di Fernando Aramburu (Guanda – traduzione di Bruno Arpaia)

I rondoni - Fernando Aramburu - copertinaIn Patria, la sua grande opera corale, Fernando Aramburu ha raccontato una comunità ­lacerata dall’odio e dal fanatismo. In questo nuovo, vasto ­romanzo entra invece nell’animo di un ­uomo arrabbiato col mondo, e soprattutto deluso da sé stesso, per non aver mai imparato ad amare e per essersi accorto ora, a cinquantaquattro anni, che forse è troppo tardi. Toni è professore di filosofia in un ­liceo, ma sente di prendere in giro i suoi ­allievi sfoderando certezze che è ben lontano dal possedere. L’ex moglie Amalia gli ha lasciato ­solo rimpianti e rancore, mentre il figlio ­Nikita, problematico fin da piccolo, non gli ha mai dato soddisfazioni. ­L’unica consolazione della sua esistenza ­solitaria sono le chiacchierate al bar con ­l’amico Bellagamba, caustico ma con un grande cuore, e l’affetto instancabile di Pepa, la cagnolina che lo accompagna nei suoi giri per Madrid, in cui Toni cerca di liberarsi a poco a poco di «pezzi» della sua vita, libri e oggetti vari che abbandona sulle panchine, tanto ben presto non gli serviranno più. Già, perché Toni si è convinto che sia meglio farla ­finita. Per riempire il tempo che si è dato prima di rendere definitiva la sua de­ci­sione, comincia a scrivere qualche riga al giorno di cronaca personale: prendono corpo nelle sue pagine storie di famiglia, e riemerge una donna respinta, però sempre capace di una generosità autentica e travolgente. E giorno dopo giorno, il distacco dalla vita si trasforma in un canto alla vita e a tutto quello che ancora può dare: l’amicizia, l’amore, la libertà. Quella libertà simboleggiata dal volo dei rondoni, che come ogni primavera torneranno, a portare la speranza che si credeva perduta.In Patria, la sua grande opera corale, Fernando Aramburu ha raccontato una comunità ­lacerata dall’odio e dal fanatismo. In questo nuovo, vasto ­romanzo entra invece nell’animo di un ­uomo arrabbiato col mondo, e soprattutto deluso da sé stesso, per non aver mai imparato ad amare e per essersi accorto ora, a cinquantaquattro anni, che forse è troppo tardi. Toni è professore di filosofia in un ­liceo, ma sente di prendere in giro i suoi ­allievi sfoderando certezze che è ben lontano dal possedere. L’ex moglie Amalia gli ha lasciato ­solo rimpianti e rancore, mentre il figlio ­Nikita, problematico fin da piccolo, non gli ha mai dato soddisfazioni. ­L’unica consolazione della sua esistenza ­solitaria sono le chiacchierate al bar con ­l’amico Bellagamba, caustico ma con un grande cuore, e l’affetto instancabile di Pepa, la cagnolina che lo accompagna nei suoi giri per Madrid, in cui Toni cerca di liberarsi a poco a poco di «pezzi» della sua vita, libri e oggetti vari che abbandona sulle panchine, tanto ben presto non gli serviranno più. Già, perché Toni si è convinto che sia meglio farla ­finita. Per riempire il tempo che si è dato prima di rendere definitiva la sua de­ci­sione, comincia a scrivere qualche riga al giorno di cronaca personale: prendono corpo nelle sue pagine storie di famiglia, e riemerge una donna respinta, però sempre capace di una generosità autentica e travolgente. E giorno dopo giorno, il distacco dalla vita si trasforma in un canto alla vita e a tutto quello che ancora può dare: l’amicizia, l’amore, la libertà. Quella libertà simboleggiata dal volo dei rondoni, che come ogni primavera torneranno, a portare la speranza che si credeva perduta.

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Fernando Aramburu, nato a San Sebastián nel 1959, ha studiato Filologia ispanica all’Università di Saragozza e negli anni Novanta si è trasferito in Germania per insegnare spagnolo. Dal 2009 ha abbandonato la docenza per dedicarsi alla scrittura e alle collaborazioni giornalistiche. Patria, grande successo di critica e di pubblico in Spagna, vincitore del Premio de la Crítica, tradotto in 34 lingue, è stato pubblicato nel 2017 da Guanda e ha avuto anche in Italia una straordinaria accoglienza, vincendo il Premio Strega Europeo e il Premio Letterario Internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Nel 2020 Guanda ha pubblicato un graphic novel ispirato al romanzo. Sempre per Guanda sono usciti Anni lenti (2018), Dopo le fiamme (2019), Mariluz e le sue strane avventure (2019) e Il rumore di quest’epoca (2021).

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