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LE STANZE BUIE di Francesca Diotallevi (Neri Pozza) – recensione

gennaio 15, 2022

“Le stanze buie” di Francesca Diotallevi (Neri Pozza): recensione

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di Simona Lo Iacono

Torino, marzo 1904. Il banditore batte il prezzo: Lotto n. 27. Un carillon da cui prorompono le note del Flauto magico di Mozart, un gioco per bambini, soave e delicato, che pare creato per esaltare l’innocenza e la purezza.
Vittorio Fubini fa di tutto per aggiudicarselo, e quando lo stringe tra le mani, i ricordi hanno già preso il sopravvento, sembrano azzerare il tempo e lo riportano indietro negli anni.
Ecco, d’improvviso, è il 1864 e il treno sbuffa nel condurlo nelle Langhe. Vittorio si guarda, come se fosse un estraneo. E’ ancora giovane, ed è un impeccabile maggiordomo. Ha lavorato una vita intera per assumere garbo nelle mani, per indossare con precisione la sua divisa e per non commettere alcun errore. Della perfezione ha fatto un abito che lo rassicura e che lo preserva. Una specie di scudo che gli concede la gioia di sentirsi considerato, apprezzato, amato.
Certo, la sua vita a Torino è difficile da lasciare, e nelle langhe ci va solo per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, che gli ha assicurato una crescita dignitosa e gli ha concesso di diventare una persona rispettabile. Però non è ancora turbato da quel cambiamento di destino. In fin dei conti, dovrà solo occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores, un incarico per il quale si sente certamente all’altezza.
Così Vittorio inizia a vivere nella casa, a immergersi nelle abitudini domestiche e a conoscere i suoi abitanti. Il padrone, innanzi tutto, un conte burbero in perenne contrasto con la moglie, e lei, la moglie, Lucilla Flores, una donna eccentrica e anticonformista, che ad ogni movimento esala un profumo che rievoca la vita e l’amore. Hanno una bambina fantasiosa e legatissima alla madre, Nora, che sembra presentire strane presenze nella casa e che attira subito la tenerezza dell’impassibile maggiordomo.
All’inizio Vittorio è ancora l’uomo che si è formato nella Torino dei buoni salotti, dove sa servire a tavola con squisita eleganza, dove piega i tovaglioli con esattezza millimetrica, e dove sa ben gestire il guardaroba del suo padrone. Ma piano piano, via via che gli equilibri della casa gli si rivelano, qualcosa si incrina. Lucilla Flores lo destabilizza con il suo contegno, mentre il conte, a cui in apparenza aveva concesso tutto il suo sostegno, si va rivelando aggressivo e misterioso.
E anche la casa immersa tra le viti, dalle cui pareti sono stati eliminati i quadri, lo cambia. Non solo per i misteriosi rumori che in alcune notti lo tormentano, e per lo squillo acuto di un campanello che rompe l’immobilità del buio. Ma soprattutto per una stanza misteriosa e inaccessibile, nella quale nessuno ha il permesso di entrare. Una stanza buia.
Con questo romanzo Francesca Diotallevi costruisce un vero mondo, fatto di atmosfere, di verità che affiorano, di destini incrociati, segnati dalla morte e dall’amore. L’intreccio e il progressivo incedere nei segreti della casa e dei suoi abitanti, lasciano il lettore incatenato, incapace di abbandonare la pagina, e quell’intrico di tenerezza e disagio che i personaggi evocano.
La figura di Vittorio, che smette le sue rigidità per lasciarsi afferrare dal coraggio e dalla fragilità di Lucilla, commuove e lascia nel cuore una dolente malinconia di cose perdute, trovate, rinnovate da un profondo senso.
Tutto il meraviglioso libro di Francesca Diotallevi (Le stanze buie, Neri Pozza), è un inno alla letteratura che risana le zone d’ombra, che illumina con la forza di una trasfigurazione e che divampa tagliando l’oscurità delle stanze e dei meandri del cuore umano.
Con una prosa che ha il sapore di un perfetto fluire di scene e dialoghi, e facendo rivivere atmosfere letterarie e classiche, Francesca Diotallevi si conferma narratrice che ammalia e fa riflettere sulle ragioni misteriose del vero, del falso, del dolore e dell’amore.

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La scheda del libro: “Le stanze buie” di Francesca Diotallevi (Neri Pozza)

Si possono coltivare le passioni in un tempo ingeneroso?
Qualcosa di torbido e inesprimibile affiora alla superficie di questo romanzo. Ed è indefinito, difficilmente afferrabile eppure persistente, come il profumo che porta addosso Lucilla Flores, protagonista di questa storia fosca e al tempo stesso delicata e malinconica. Francesca Diotallevi, con una capacità di raccontare fuori dal comune, ci porta in una piccola provincia del Piemonte della seconda metà dell’Ottocento, dentro la casa di un aristocratico dedito a vigneti e poco d’altro. Dove la servitù inganna il tempo di un lavoro sempre uguale con qualche ingenuo pettegolezzo, e dove arriva a servizio un maggiordomo che prende il posto del vecchio zio appena scomparso.
Ma nessun dio oscuro e severo sarebbe stato capace di tanto dolore e di tanta ingiustizia: verso una bimba innocente, e verso la moglie del conte, Lucilla, una donna con il volto «velato di oscurità», smarrita dentro un segreto che non le si addice, che non dovrebbe appartenerle, lei, la creatura più lieve, sospesa e innocente che si possa immaginare.
Le stanze buie è una dichiarazione d’amore alle passioni, alla poesia, alla bellezza della natura, a quel femminile che ci meraviglia ogni volta che si rivela a noi. La storia di un amore negato, la prepotenza di un mondo chiuso e meschino, capace soltanto di nascondere, di reprimere, di lasciare che esistenze intere si lascino coprire dalla polvere della storia senza riscatto e senza futuro.
Tra queste stanze ferite dal pregiudizio e dall’indifferenza, Francesca Diotallevi trova, però, una luce e una delicatezza quasi preraffaelita e in questo contrasto affila una lama che taglia sempre perfettamente. E mostra che la felicità non è nelle cose del mondo, se il tempo è ostile.

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https://s3.eu-central-1.amazonaws.com/cms-fornace/public/photos/5ad4ba768f45d225e251daa2/crops/autori_progetto_senza_titolo_1_.jpgFrancesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Amedeo, je t’aime (Mondadori Electa, 2015), Dentro soffia il vento (Neri Pozza, 2016), vincitore della seconda edizione del Premio Neri Pozza sezione giovani e Dai tuoi occhi solamente (Neri Pozza, 2018), candidato al Premio Strega e vincitore del Premio Comisso sezione giovani, del Premio Manzoni e del Premio Mastronardi. Le stanze buie (Neri Pozza, 2021), oggi ripubblicato in una versione profondamente rivista, apparve, come suo romanzo di esordio, per Mursia nel 2013.

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