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NINA SULL’ARGINA di Veronica Galletta (Minimum Fax): incontro con l’autrice

Maggio 6, 2022

Nina sull'argine - Veronica Galletta - copertina“Nina sull’argine” di Veronica Galletta (Minimum Fax): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo.

“Nina sull’argine” è nella dozzina dei libri finalisti all’edizione 2022 del Premio Strega

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Veronica Galletta è nata a Siracusa e vive a Livorno. Da ingegnere ha lavorato quasi vent’anni per un ente pubblico. Con il romanzo Le isole di Norman (Italo Svevo Edizioni 2020) ha vinto il Premio Campiello Opera Prima.

Il suo nuovo romanzo, Nina sull’argine” (Minimum Fax), è tra i libri della dozzina del Premio Strega 2022.

Abbiamo chiesto all’autrice di parlarcene…

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«Nina sull’argine è un romanzo di lavoro e di cantiere, di uomini e donne che si trovano ad affrontare un cambiamento, chi costruendo l’argine e chi subendone la realizzazione», ha detto Veronica Galletta a Letteratitudine. «Un romanzo di geometri, operai, assessori, ambientalisti, funzionari e abitanti del paese. Per questo lo considero un romanzo corale, e Caterina, la giovane ingegnera al suo primo incarico, è per me una “porta”, qualcuno che ci permette di guardare a un mondo altrimenti nascosto.

Dico questo per raccontare la nascita del personaggio di Antonio, l’operaio che Caterina incontra all’interno dello scavo, e che le sarà di aiuto nella comprensione del cantiere, la aiuterà nei rapporti, le permetterà di guardare alla sua condizione di donna che dalla Sicilia si è trasferita al nord in maniera diversa. L’arrivo di Antonio è stato per me il punto di svolta. Prima che mi comparisse davanti, infatti, avevo accumulato una serie di scene, parti di capitoli, situazioni, che però non riuscivano a farsi ossatura, a scandire una trama. Era l’autunno del 2014, e mi ritrovavo spesso a percorrere l’Arnaccio, una strada che attraversa la campagna pisana, costeggiando un canale scolmatore. In questa via, di sera, d’autunno, spesso sale la nebbia. E dalla nebbia mi è comparso questo personaggio, Antonio: un uomo dentro a uno scavo, intrappolato da una morte senza verità. Caterina incontra Antonio, siciliano come lei, il 2 novembre, nel giorno dei morti. Una festa che entrambi sentono molto, come spesso capita a chi si trova lontano dalle sue origini, e non può festeggiarle. Arrivato Antonio, i suoi dialoghi con Caterina, la sua vita parzialmente spiegata in parallelo, il romanzo ha preso forma. Ho capito che lo spaesamento e la solitudine erano le caratteristiche comuni a tutti i personaggi che avevo via via accumulato. Erano tutti alla ricerca di un posto da chiamare casa, e finivano paradossalmente per trovarlo in cantiere, in aperta campagna, fra la polvere e il fango. Ho finito la prima stesura, la sua scansione attraverso le stagioni, i cambiamenti nel paesaggio e nelle lavorazioni, e sono passata allo studio della lingua. Era necessario infatti che di tutti i termini tecnici che conoscevo e che usavo abitualmente per lavoro io riuscissi a selezionare i più sonori, i più melodiosi, quelli che potevano evocare nel lettore, al di là del loro significato stretto, il cambiamento del mondo esteriore e del mondo interiore di Caterina e degli altri personaggi. Anche in questo, credo, il personaggio di Antonio, con la pragmaticità calma di chi ha lavorato per tutta una vita, mi ha indicato la via, ogni volta che mi sembrava di perdermi, guidandomi verso la soluzione migliore».

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Un brano estratto da “Nina sull’argine” di Veronica Galletta (Minimum Fax)

Nina sull'argine - Veronica Galletta - copertina

Ha cominciato a fissare gli appuntamenti un po’ in avanti. Partire più tardi significa trovare la strada meno ghiacciata, e più tempo per stare a letto. Nelle ultime settimane ha lavorato sulla sua casa, a fondo. Ha cominciato spostando i mobili, alla ricerca di una diversa condizione di equilibrio. Un pomeriggio ha trascinato il letto sul muro opposto, la libreria dall’ingresso alla sala. Subito si sono scoperte le ombre, le tracce di teste e piedi e schizzi di colazioni e cene mangiate a terra, senza badare alle briciole. Le ha osservate, studiate, coperte, scoperte ancora. Ha mosso il frigo, il tavolo della cucina, la scrivania, il divano, la poltrona del salotto. Ha staccato i quadri, i poster, gli attaccapanni, per osservare ancora. Ha letto nelle ombre i giorni passati, ha cercato di ritrovarci dentro il buono che c’era, per non farlo andar via. Ha scattato decine di foto, riempiendo diversi rullini. Alla fine ha deciso di far rimbiancare tutto, stanza dopo stanza, approfittando di un breve convegno al quale è stata invitata, dalla vita di prima. Quando è tornata non c’era più niente. Via tutti i colori eccessivi, le foto ai muri, i biglietti dei concerti incastrati nello specchio dell’ingresso, i post-it spiritosi attaccati al frigo. Non sa se ha fatto bene, se è stata la decisione giusta. È cosciente che le ombre sono rimaste, sotto lo strato di tinta candida nella quale adesso si specchia. Non sa neanche se la rispecchi davvero, tutto questo candore. In ogni caso è funzionale, e questo le basta. Certi giorni guarda i rullini delle foto scattate, che ha ficcato dentro un cassetto, consapevole che non li porterà mai a sviluppare. Ma in fondo non è importante. L’importante è che lei abbia scattato. Ha fatto anche diverse foto allo spazio così rinnovato. Foto bianche, tutte uguali, che potrebbero essere della cucina o della camera da letto, del bagno o della sala. Ha studiato il nuovo rumore della casa, il suono squillante con cui risponde al battito delle sue mani, eliminate le tende, tolti i tappeti. Non si chiede se questo cambiamento sia suo fino in fondo. Nessun cambiamento lo è. È solo un passaggio di stato, una trasformazione da uno stato fisico a un altro. È stata solido, si è ritrovata controvoglia liquido, adesso vuole esplorare l’aeriforme. Così si sente. Aeriforme. E da aeriforme vuole riconquistare lo spazio, centimetro dopo centimetro, è solo questo il suo obiettivo.

(Riproduzione riservata)

© Minimum Fax

 

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La scheda del libro: “Nina sull’argine” di Veronica Galletta (Minimum Fax)

Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell’argine di Spina, piccolo insediamento dell’alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai. Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d’origine, il suo ruolo all’interno dell’ufficio

A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa. È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l’anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto. Così l’argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo. 

Con una lingua modellata sull’esperienza, Veronica Galletta ha scritto un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un’ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale.

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