“Le donne nella Shoah” di Bruna Bertolo (Susalibri)
Un viaggio nella memoria contro la cultura dell’odio e dell’indifferrenza
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di Gabriella Serravalle
Bruna Bertolo giornalista e scrittrice torinese ha presentato al Salone Internazionale del libro lo scorso 22 maggio il suo ultimo volume “Le donne nella Shoah” edizioni Susalibri.
Presenti: l’editore Angelo Panassi, Nino Boeti già Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte e Presidente del Consiglio Regionale, dal 12 marzo 2022 Presidente dell’Anpi Provinciale di Torino e Pierfranco Quaglieni, giornalista, storico, Direttore generale del Centro Mario Pannunzio.
Il libro di Bruna Bertolo è un vero e proprio viaggio nella memoria, nato da un viaggio in Polonia nel 2018. Un volume in cui l’autrice narra le storie delle donne deportate e molte volte non sopravvissute alla prigionia dei campi di sterminio. Testimonianze che hanno un grande valore storico che nulla ha da invidiare a quelli maschili. Una ricostruzione storica, frutto di una grande ricerca, delle testimoni degli orrori della barbarie nazifascista che vanta una ricca documentazione fotografica.
Tra le tante testimoni c’è quella di Laura Levi, figlia di Guido Levi e Emma Bianca Tedeschi, arrestata a Ambivere (Bergamo), deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, unica sopravvissuta della propria famiglia. Tra le testimoni più recenti invece c’è quella di Edith Bruck, scrittrice e poetessa ungherese, naturalizzata italiana, anch’essa testimone della Shoah.
Nella prefazione del volume di Liana Millu “Il fumo di Birkenau” parlando delle donne rinchiuse in questo lager Primo Levi scrisse: “Le loro condizioni erano assai peggiori di quelle degli uomini e ciò per vari motivi: la minore resistenza fisica di fronte ai lavori più pesanti ed umilianti di quelli inflitti agli uomini, il tormento degli affetti famigliari, la presenza ossessiva dei crematori le cui ciminiere situate nel bel mezzo del campo femminile, non eludibili, non negabili, corrompono con il loro fumo empio i giorni e le notti, i momenti di tregua e di illusione, i sogni e le timide speranze”.
La stessa Senatrice Liliana Segre ha scritto: “Una pubblicazione puntuale, attenta, utilissima. Auguro all’autrice e alla sua pubblicazione il successo che merita”.
– Bruna Bertolo, il suo ultimo libro, “LE DONNE NELLA SHOAH”, Susalibri editore, è un viaggio nella Memoria. Dove e quando nasce l’idea?
“Si tratta di un libro che in realtà avrei voluto scrivere da tempo. Fin da quando, nel 2017 e poi nel 2018, avevo visitato con mio marito il lager di Mauthausen, prima, e poi quello di Auschwitz-Birkenau, diventato un Museo della Shoah. Un vero e proprio percorso nell’orrore, dal quale ero uscita molto provata. Soprattutto da Auschwitz/Birkenau, a pochi chilometri da Cracovia. Lì le immagini, tantissime, delle donne uccise dalla follia nazista, i cui ritratti sembravano osservarci dalle pareti, mi avevano davvero emozionato e sconvolta. Da anni io scrivo libri sulla storia delle donne. Avevo, nel 2014, scritto un libro sulle donne della Resistenza in Piemonte, che è la Regione in cui io vivo con la mia famiglia, ed un capitolo lo avevo dedicato alle deportate politiche nei campi di concentramento. Ma non avevo mai toccato l’argomento Shoah. Poi la proposta del mio editore, Angelo Panassi, di scrivere un volume su questo argomento, mi ha ovviamente coinvolta. Non facile in questo periodo, in cui il Covid ha comunque anche cambiato i nostri ritmi di lavoro e soprattutto di ricerca, con la difficoltà di reperire materiali d’archivio e materiali bibliografici, indispensabili dal momento che le testimoni oggi ancora in vita sono davvero poche… Ce l’ho fatta, il libro è uscito lo scorso gennaio, con altri quotidiani italiani e sto ricevendo consensi per questo lavoro, consensi anche da parte del mondo ebraico”.
– In questo volume lei racconta la storia delle donne deportate, molte delle quali non sopravvissute alla prigionia dei campi di sterminio. E lo fa inserendo le testimonianze delle “salvate”: testimonianze che nulla hanno da invidiare alle testimonianze maschili?
“All’inizio del libro ho voluto sottolineare il perché di questo argomento, sottolineato anche nella mia introduzione. Primo Levi, in una delle sue poesie più famose, parlando delle donne nel lager, scrisse: “Considerate se questa è una donna. Senza capelli e senza nome. Senza più forza di ricordare/Vuoti gli occhi e freddo il grembo/ Come una rana d’inverno…. Parole piene, dense di significato…
Uno dei primi libri ad affrontare il tema delle donne nell’Olocausto uscì nel 1998, curato da due storiche, ed una edizione in italiano venne pubblicata tre anni dopo con una ampia presentazione di una storica molto conosciuta ed apprezzata in Italia, come Anna Bravo.
Ci si chiedeva, sottolineo nel mio libro, se avesse senso guardare allo sterminio operato dai nazisti da un punto di vista di genere. Il nazismo si era scagliato indifferentemente, nel suo percorso di morte, verso chiunque fosse ebreo: donne, bambini, vecchi, uomini. Essere ebrei era la colpa che il nazismo, in tutti i modi, voleva stroncare. E accanto agli ebrei, anche gli omosessuali, gli zingari, i malati di mente, gli handicappati…. Solo in anni più recenti si cominciò ad esaminare la tragedia degli ebrei anche da un punto di vista di genere, in quanto sebbene uomini e donne fossero destinati ugualmente alla morte nei campi di sterminio, le loro strade furono diverse, soprattutto durante il primo periodo della deportazione, con obblighi di lavoro diversi, regole diverse anche nella selezione iniziale. Le donne con bambini e quelle in gravidanza vennero immediatamente, salvo pochissimi casi, quei casi in cui il dottore Mengele intervenne perché necessitava di materiale umano per i suoi esperimenti, mandati a morte. Nella famosa rampa di arrivo dei treni con i deportati di Birkenau, il campo riservato alle donne, la selezione era immediata. Da una parte il gas, dall’altra la brutalità del lager e il lavoro. Non dimentichiamo che Auschwitz/Birkenau aveva la doppia funzione di campo di lavoro e campo di sterminio, chi veniva considerato inabile al lavoro, per gravidanza in atto o per la presenza di bambini, era immediatamente mandato a morte”.
– Una ricostruzione storica frutto di una grande ricerca, delle testimoni degli orrori della barbarie nazifascista che vanta una ricca documentazione fotografica….
La fotografia riveste sempre nei miei libri una funzione molto importante. Documenti, immagini che spesso parlano da sole, soprattutto quando ancora si sentono vergognose tesi negazionistiche. Nel volume sono sostanzialmente tre le fonti iconografiche alle quali faccio riferimento. Certamente le numerose foto che ho io stessa scattato durante quei viaggi della memoria, foto che sono davvero rimaste impresse, perché ad ognuna è associato un preciso e sempre toccante ricordo. Gli edifici, il fil di ferro spinato ed elettrificato che circonda i campi, le baracche buie di Birkenau, gli oggetti depredati agli ebrei, le loro valigie, le scarpe…. Quante scarpe, di tutte le dimensioni, fogge, colori… gli occhiali… Molte sono state inserite nel libro. Una seconda fonte è rappresentata dal cosiddetto album di Auschwitz o Album di Lili Jacob: 200 foto circa che rappresentano l’arrivo sulla rampa di Birkenau di deportati ebrei, scattati forse da un militare SS che voleva fornire una documentazione delle operazioni di uno dei viaggi della morte… Ma la cosa più particolare è che tra quelle immagini, ritrovate in un album alla fine della guerra, una sopravvissuta, Lili Jacob, riconobbe le persone della sua comunità. La terza fonte, soprattutto per quanto riguarda la prima parte del libro, la ricerca fatta per raccontare la vergogna delle leggi razziali approvate nel 1938 dallo Stato di Mussolini e del Re, è rappresentata dall’Archivio Storico di numerosi giornali, in particolare della Stampa. Poi naturalmente ci sono i volumi scritti dalle donne che erano ritornate, non sommerse, ma salvate. Le loro testimonianze affidate a libri per lo più pubblicati da piccoli editori e riservati ad un pubblico locale, spesso esaurite, e solo molti anni dopo destinati a nuove edizioni, questa volta tutte di maggior successo. Questo perché nell’immediato dopoguerra, con il desiderio febbrile di ripartire, di dimenticare… si ascoltava quasi con fastidio chi parlava di morte, di lager, di fame, di torture. Cinque libri di donne, usciti fra il 1945 e il 1947. A firmarli furono Luciana Nissim Momigliano, Liana Millu, Frida Misul, Giuliana Fiorentino Tedeschi, Alba Valech Capozzi. Donne che avvertirono fortissima l’esigenza di raccontare quello di cui erano state vittime e le atrocità vissute.”
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BRUNA BERTOLO giornalista e scrittrice ha pubblicato numerosi libri di argomento storico, focalizzando la sua ricerca sull’800 e sul ‘900. Tra i vari titoli usciti con Susa Libri: “La Storia di Rivoli nel 2004” e “La Storia della Valle di Susa dall’800 ai giorni nostri nel 2010. In passato collaboratrice di Luna Nuova, oggi collabora con numerosi giornali con particolare riferimento ad argomenti di storia, costume, arte e recensioni di libri. In passato collaboratrice di Luna Nuova oggi collabora con numerosi giornali, con particolare riferimento ad argomenti di storia, costume, arte e recensioni libri. Dal 2011 ha concentrato la sua ricerca sulla storia delle donne con la pubblicazione di diversi titoli: “Donne e cucina nel Risorgimento nel 2011”, “Donne nella Resistenza in Piemonte nel 2014, “Donne nella prima guerra mondiale” nel 2015, “Donne e cucina in tempo di guerra” nel 2017, “Donne e follia in Piemonte” nel 2021.
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