“Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker (La nave di Teseo – traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)
Da settimane in vetta alle classifiche dei libri più venduti
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di Erika Di Giorgio
Non c’è nulla da fare. Inseguire in classifica Joël Dicker è una specie di missione impossibile. Stabilmente in vetta, al primo posto (e non solo in Italia), da diverse settimane, lo scrittore ginevrino conferma la sua talentuosa leadership narrativa anche con questo nuovo libro, “Il caso Alaska Sanders” (pubblicato in Italia da La nave di Teseo con la traduzione efficace di Milena Zemira Ciccimarra). Un successo destinato probabilmente a rimanere negli annali della storia recente della nostra editoria al pari di “La verità sul caso Harry Quebert” (a cui “Il caso Alaska Sanders” è collegato, essendone il prequel).
Eppure Joël Dicker, almeno nelle sue dichiarazioni, rimane con i piedi per terra in atteggiamento di umile ringraziamento nei confronti dei suoi lettori (che lo seguono con la stessa passione che in genere si riserva alle rock star). “È difficile mantenere il successo… è tutt’altro che una cosa scontata… magari l’anno prossimo non mi vorrete più e direte: no, Joël, non venire; rimani a casa”. È questa una sintesi di una delle tante dichiarazioni rilasciate da Dicker nell’ambito della presentazione al Salone del Libro di Torino 2022 in mezzo a una folla straripante di lettori. Fa il paio con quella in base alla quale, a suo dire, pianificare una storia è difficile; così come è difficile pianificare un viaggio in auto. Secondo google maps, per esempio, da casa sua in Svizzera a Torino, per giungere in tempo alla presentazione del Salone, avrebbe dovuto impiegarci circa tre ore. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo: nella fattispecie il Giro d’Italia, con il conseguente blocco di alcune strade e la quasi irrimediabile compromissione del suo arrivo puntuale all’appuntamento (problematica risolta in extremis con il ricorso al taxi). È così anche nella scrittura delle storie, secondo Joël: hai un’idea di trama, ma poi – mentre scrivi – giungono nuove idee e la trama prende un’altra direzione. Imprevisti creativi nella scrittura di un romanzo che diventano sorprese inattese per il narratore e godibilissime per il lettore. È stato così anche per la scrittura di “Il caso Alaska Sanders”: una storia ricca di suspense e di colpi di scena e intrisa di continui ribaltamenti spaziali e temporali (sconsigliatissimi da qualunque scuola di scrittura creativa a meno che il narratore in questione non si chiami Joël Dicker e abbia la capacità di trasformare le complicazioni strutturali in una sorta di collante emozionale di valenza ipnotica).
Alaska Sanders è una ragazza giovane e bellissima: tipica ragazza bionda vincitrice di concorsi di bellezza, ma anche dotata di carisma, fascino e cervello. Nell’aprile del 1999, a Mount Pleasant, una tranquilla cittadina del New Hampshire, il corpo di Alaska – senza vita – viene trovato in riva a un lago. Una vicenda dolorosissima, ma un caso semplice da risolvere… dal momento che ci sono le confessioni del colpevole e del suo complice. Undici anni più tardi, però, il caso si riapre. Il sergente Perry Gahalowood (lo abbiamo già conosciuto come investigatore nel romanzo “La verità sul caso Harry Quebert”), che all’epoca si era occupato delle indagini sulla morte di Alaska, riceve un’inquietante lettera anonima che fa vacillare le conclusioni dell’inchiesta originaria. Accanto a lui ritroviamo il suo amico scrittore Marcus Goldman, voce narrante della storia, che ha appena ottenuto un enorme successo con la pubblicazione del romanzo “La verità sul caso Harry Quebert”. Rieccoli entrambi, Perry e Marcus, a ritrovarsi dopo aver vissuto l’esperienza investigativa nell’ambito dell’omicidio di Nola Kellergan, per il quale sul banco degli imputati si era ritrovato Harry Quebert.
A proposito di Harry Quebert: sappiate che sembra essersi volatilizzato nel nulla.
Che fine ha fatto?
E (domanda d’obbligo) chi ha ucciso la giovane e bella ragazza bionda, a Mount Pleasant, nell’aprile del 1999?
Per scoprirlo dovrete leggere le avvincenti 607 pagine di “Il caso Alaska Sanders” (e potete farlo benissimo anche se non avete ancora avuto modo di gustarvi “La verità sul caso Harry Quebert”).
Però, attenti: è una trappola. Una volta iniziato a leggere non riuscirete più a scollarvi dalla storia e dovrete proseguire fino all’ultima riga.
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Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. I suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di dieci milioni di copie. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), L’enigma della camera 622 (2020), Il caso Alaska Sanders (2022). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois 2010, il Grand prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des Lycéens 2012.
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