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AVAMPOSTO: una nuova rivista letteraria

luglio 30, 2022
Avamposto. I luoghi dell’Altro: il felice debutto di una rivista letteraria
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di Carlo di Francescantonio

Si scrivono versi come andando incontro all’urto in una stanza buia, dal Congedo al volume di Giuseppe Todisco.

Con la scelta autarchica e indipendente di non appoggiarsi a nessuna casa editrice, a maggio di quest’anno ha fatto il suo debutto in cartaceo la rivista letteraria Avamposto. A poco più di un anno e mezzo dall’apertura del sito web, l’urgenza di un’estensione con il compito appassionato di monitorare e segnalare il panorama critico della poesia italiana e internazionale è diventato una felice e interessante realtà. Questo lavoro di ricerca e proposta ha origine dalla cura e dall’attenzione per la poesia che muove i direttori della rivista Sergio Bertolino e Giuseppe Todisco (ritratti nelle foto in basso, n.d.r.), entrambi anche poeti, verso un discorso che si fa attenta critica letteraria. Come viene sottolineato dallo stesso Sergio Bertolino nella necessaria Premessa al volume: la poesia è un’esperienza del linguaggio. Non si fa – accade. Non è un’abilità, non è controllabile, nessuno la possiede. Al massimo la si sfiora. Come suggerisce Celan, è un incontro, il più delle volte inatteso.

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)Avamposto, idealmente diviso in due parti, con le illustrazioni inedite di Luca Tommasi a costruire piacevoli intermezzi, si apre nel segno della ricerca letteraria con una sezione di saggi approfondita e particolarmente curata dove si trovano interventi a proposito di Vittorio Bodini, Leopoldo María Panero, Anna Maria Farabbi, Biagio Marin e del premio Nobel Derek Walcott, che ha fatto dell’identità il cuore tematico della sua opera, e anche di Sandro Penna, che scrive in maniera elegante di tematiche a tratti oscure. Interventi sempre corredati da una serie di versi scelti dell’autore che si sta trattando. I critici che si sono occupati di questa sezione sono Germana Dragonieri, Ianus Pravo, Giovanna Menegùs, Francesco Perardi (autore di un gioiellino dal titolo Periferie: un resoconto poetico), Ivan Crico, Angelo Andreotti e Giovanni Laera. La seconda parte della rivista, a cura di Antonio Bux (poeta e direttore editoriale), è una sezione di inediti nella quale si susseguono varie tipologie di autori e, di conseguenza, differenti stili oltre all’interessante gesto di affiancare nomi affermati a perfetti esordienti. Tra questi Enrico Testa, Michele Trizio, il ritorno di Sergio Cicalò, Vittorino Curci, Alessandro Ceni, Giancarlo Pontiggia, Ilaria Palomba, Paky Ferrara e la sorprendente Elena Denisa Alexandru: voce giovanissima che ancora frequenta il liceo classico a Rieti.
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Altra scelta degna di nota è il tema: I luoghi dell’altro, che ho avuto il piacere di discutere al telefono con Sergio Bertolino. Della conversazione ricordo l’attento discorso sul rapporto con l’Altro, con tutto ciò che non è Io, in tutte le sue declinazioni possibili. L’Altro, dunque, inteso anche come tutto quello che sta ai margini, che è periferico. Ad esempio, nella poesia di Bodini, il Sud visto come periferia rispetto al potere di altre zone d’Italia; nella ricerca di Leopoldo María Panero, la follia interpretata come possibile periferia del pensiero; nella lingua sarda di Sergio Cicalò, il “dialetto” inteso come lingua periferica; e Anna Maria Farabbi, così lontana dai meccanismi della grande editoria, che vive la sua stessa poetica in maniera periferica. In sostanza, la periferia (si veda, ad esempio, l’ampio lavoro di Milo De Angelis) come ambientazione, scenario assoluto della poesia. Da tutto questo concetto viene naturale la domanda: che cosa sia il periferico e cosa il centro?
Avamposto. I luoghi dell’altro è il primo numero di una serie, senza che nelle intenzione della redazione vi sia la periodicità. L’assenza di una scadenza precisa permette indubbiamente un lavoro lontano dai ritmi frenetici che questo presente sembra imporre per ogni cosa, prendendo anche le distanze da una certa “popolarizzazione” che la poesia sta purtroppo subendo, con gravi danni anche sul piano linguistico. Sostanzialmente annullandone la specificità di quello che è il suo linguaggio. Avamposto, bisogna dirlo apertamente e onestamente, con queste premesse rappresenta uno spazio di qualità che appassionati di poesia e addetti ai lavori dovrebbero accogliere come un piacevole e raro evento.
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