“Il caso Alaska Sanders” di Joël Dicker (La nave di Teseo – traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)
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di Domenico Cacopardo
Il sospetto aveva animato la mia mano, quando ho iniziato a leggere «Il caso di Alaska Sanders». Infatti, il penultimo libro di Dicker, L’enigma della camera 622 (2020), non mi era piaciuto. Mi era sembrato che mancasse di ciò che costituisce la specialità dello scrittore svizzero: una permanente tensione narrativa che rende la sua opera monopolista delle ore libere del lettore. Un coinvolgimento totale, che supera le complessità delle trame, non sempre intellegibili.
Con «Il caso Alaska Sanders», torna pienamente in ballo il Dicker de «La verità sul caso Harry Quebert» o de «Il libro dei Baltimore», con la novità di una sua totale presenza – con se stesso e con le sue opere precedenti in specie queste due citate – nel tessuto narrativo. Una vera e propria ibridazione tra invenzione narrativa e realtà narrata.
La struttura è quella di una «Caccia al tesoro» articolata dalla presenza di tante sottocacce che conducono il lettore fuori dal filone principale per poi riportarcelo pienamente. Un meccanismo sapiente che amplia i confini della vicenda, trasformandola in un complesso di vicende parallele, intersecate, il cui ritorno all’unitarietà viene periodicamente trovato con qualche invenzione scenica.
Una tecnica che, di norma, è aborrita da editori, editor e pubblico, alla sistematica ricerca di storie lineari semplici e dirette, di facile, facilissima comprensione. Solo una classe superiore, non necessariamente letteraria, può determinare il successo di un’opera fondata su innumerevoli fluviali «cacce al tesoro», che non distraggono ma conducono sulle vie tortuose della mente dell’autore e dei suoi scritti.
Il «botteghino» dà ragione a Joël Dicker e questo, in fin dei conti, importa molto, in barba ai puristi della letteratura classica e non solo. Mi domando, infatti, cosa resterà di Dicker fra trent’anni.
La regola, in concreto, è proprio quella qui indicata: trasformare l’antico «carmina non dant panem» in narrazione giusta e furba che dà molto pane e moltissimo companatico.
Del resto, la sensazione che si ha percorrendo, una dopo l’altra le pagine di Alaska Sanders, è quella di seguire un film, anzi un serial di quelli di moda, nel quale non c’è alcuna necessità di approfondire e mettere in evidenza caratteri, sentimenti, ragioni delle donne e degli uomini che animano i fotogrammi digitali.
Chi è Alaska Sanders? Chi è questa donna che è diventata «Miss New England», che ha ricevuto il premio di 15.000 dollari, che ha abbandonato Salem (Massachussetts) per trasferirsi a Mount Pleasant con Walter Carrey, uno sfigatello che lei non ama né mai amerà?
Tutte domande che trovano risposte non convincenti, esteriori, giacché il foro interno dei personaggi è precluso al loro creatore. Irredimibilmente.
Così Helen, la moglie del sergente Perry Gahalowood, l’amico di Marcus Goldman (alias di Joël), così gentile, così affettuosa, così carina. È vero che lo tradiva? E di questo tradimento mai provato, mai affrontato che ne è stato?
Ecco, alla fine di un libro letto con interesse totale, spasmodico nulla rimane, nulla regge la domanda di plausibilità che, a dispetto di tutti gli espedienti, rimane il canone fondamentale (Harold Bollom) della narrazione occidentale. Anche di quella più allucinata e folle, al di là del limite che la mente riesce a concepire.
Insomma, un bel colpo di cassetta per Dicker, La nave di Teseo e per il produttore che porterà la storia sul piccolo schermo.
È estate. C’è un caldo torrido che snerva e impigrisce. La mano che ha aperto la prima pagina di «Alaska» mi ha condotto sino alla fine, senza incertezze o rese.
Quanto basta. Nevvero?
www.cacopardo.it
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Joël Dicker “Il caso Alaska Sanders”, La nave di Teseo editore Milano, euro 22.
[Questo romanzo è stato recensito per Letteratitudine anche da Erika Di Giorgio]
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Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. I suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di dieci milioni di copie. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016), La scomparsa di Stephanie Mailer (2018), L’enigma della camera 622 (2020), Il caso Alaska Sanders (2022). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois 2010, il Grand prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des Lycéens 2012.
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