Benjamín Labatut ha vinto il Premio Galileo a Padova, XVI edizione, con suo libro “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” (Adelphi – Traduzione di Lisa Topi)
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Il libro. C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir. C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova.

Benjamin Labatut
Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un meraviglioso intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.
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Benjamin Labatut (Rotterdam, 1980) è uno scrittore cileno. Nato a Rotterdam nei Paesi Bassi nel 1980, cresce a L’Aia, Buenos Aires e Lima prima di stabilirsi a Santiago del Cile all’età di 14 anni. In questa città studia giornalismo presso la Pontificia università cattolica del Cile. Ottiene il successo internazionale nel 2021 con il libro Quando abbiamo smesso di capire il mondo, tradotto in decine di lingue.
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Il Premio Galileo
Le precedenti edizioni, a partire dal 2007 anno di apertura del Premio, hanno visto come presidenti della giuria scientifica figure molto note e illustri della ricerca e della divulgazione a partire dall’oncologo Umberto Veronesi, recentemente scomparso.

Si sono avvicendati in ordine Carlo Rubbia, Margherita Hack, Paolo Rossi, Mario Tozzi, Piergiorgio Odifreddi, Paco Lanciano, Nicoletta Maraschio, Vittorino Andreoli, Paolo Crepet, Dario Bressanini, Sandra Savaglio ed Elena Cattaneo.
Il Galileo Festival dell’Innovazione, promosso dal Comune di Padova – manifestazione che nelle scorse edizioni ha avuto ospiti come il Premio Nobel per la Fisica Andre K. Geim, Alberto Sangiovanni Vincentelli dell’Università di Berkeley o Viktor Mayer-Schönberger dell’Università di Oxford – fino al 2017 si svolgeva in contemporanea con il Premio Galileo, ma a partire dall’edizione 2018 i due eventi hanno creato una sinergia che si è rivelata fondamentale per proporre un upgrade del Premio e dargli un pubblico più vasto. La cerimonia di premiazione si è svolta anche quest’anno nella sala al cui ingresso si trova la cattedra di Galileo, ovvero l’Aula Magna dell’Università di Padova, anche per rimarcare la simbiosi tra Città e Università.
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