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Paolo Giordano a Che Tempo Che Fa. Tra i temi: nucleare, scienza, memoria, istruzione

dicembre 5, 2022

PAOLO GIORDANO A CHE TEMPO CHE FA

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‘Si parla di nucleare con una leggerezza oscena […] la memoria è fondamentale per mantenere certi tabù come quello sul nucleare’; ‘Le scienze oggi hanno una visuale privilegiata sul futuro, bisogna però mantenere un sistema di riferimento umanistico, umano, e anche politico’; ‘L’istruzione dovrebbe mettersi in crisi e ripensarsi in senso più ampio’.

Di seguito, alcuni passaggi…

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“Si è tornato a parlare [di nucleare] con una leggerezza oscena, anche parlando di armi nucleari ‘tattiche’, come se quell’aggettivo le rendesse meno pericolose, più maneggevoli. Ci dimentichiamo cosa sono stati i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Ho voluto partecipare alle commemorazioni e stando lì ho visto la commozione: questo è uno dei problemi che ci slegano dalla memoria, l’incapacità di commuoverci. Anche per eventi enormi, tutto sommato recenti o addirittura recentissimi. Quando perdiamo la possibilità di commuoverci, e sta succedendo perché ormai stanno sparendo gli ultimi testimoni diretti, cambia tutto. La memoria è fondamentale per mantenere certi tabù, come quello sul nucleare: stiamo vedendo che quello che sembrava averci garantito una pace per circa 80 anni oggi diventa una garanzia di aggressione.”  

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“Le scienze oggi hanno una visuale privilegiata sul futuro prossimo, anche con la pandemia è stato molto chiaro: sono un osservatorio privilegiato per capire e immaginare quello che succederà. Bisogna però stare attenti a sguinzagliare le scienze senza che ci sia un sistema di riferimento umanistico, umano e anche politico, perché si rischia di finire in delle derive: l’idea che i dati contengano la verità, vediamo gente che va in televisione a sventolare fogli con numeretti. C’è sempre bisogno di una cornice di senso nel quale anche la scienza deve muoversi e questo è un momento in cui [questa cornice] ci manca un po’. “

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“Vorrei molto che si aprisse una discussione sull’istruzione ad ampio raggio, in cui abbiamo il coraggio di metterci a ripensare l’istruzione anche rispetto al presente in cui siamo. I ragazzi e le ragazze sono esposti sin da bambini a delle “radiazioni” a cui non eravamo esposti noi, come quella dei like, dei rating, dei social, sono esposti a un’offerta di nozioni molto diversa da quella che avevamo noi. L’istruzione in questo senso dovrebbe mettersi un po’ in crisi e ripensarsi in senso più largo, mentre questa idea di rimettere la norma, il merito, addirittura l’umiliazione come metodo di raddrizzamento sembra molto rassicurante per le vecchie generazioni ma poco contemporaneo.” 

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«la Lettura» del Corriere della Sera ha attribuito il titolo di miglior romanzo, primo nella Classifica di Qualità a “Tasmania” (Einaudi) di Paolo Giordano

 

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