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PREMIO MIGNOSI 2022: tra i vincitori Alberto Samonà, Massimo Maugeri, Simona Lo Iacono, Guglielmo Peralta

dicembre 18, 2022

I vincitori del Premio letterario internazionale Pietro Mignosi 2022

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

Tra i premiati: Alberto Samonà, Massimo Maugeri, Simona Lo Iacono, Guglielmo Peralta

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La cerimonia ufficiale di premiazione Premio letterario internazionale Pietro Mignosi 2022, giunto alla sua XII edizione, si è svolta venerdì 16 dicembre, alle 16,30 presso la splendida Sala Mattarella del Palazzo Reale di Palermo. Un Premio storico, quello dedicato al filosofo, poeta e scrittore Pietro Mignosi, promosso dall’Ottagono Letterario, l’associazione presieduta da Giovanni Matta, e nato diversi anni fa su iniziativa di un gruppo di intellettuali siciliani, che hanno voluto, in questo modo, onorare la figura di questo grande siciliano.

Tra i premiati:

Per la “Sezione Saggistica” lo scrittore e giornalista Alberto Samonà per il suo libro intitolato “Bonjour Casimiro” (Rubbettino).

Per la “Narrativa” il Premio Mignosi è andato a Massimo Maugeri per “Il sangue della Montagna” (La nave di Teseo). Nello stesso pomeriggio, sempre per il romanzo “Il sangue della Montagna”, Massimo Maugeri è stato premiato nella prima edizione del Premio Cespola, presso la sede di Fondazione Sicilia di Palermo.

Per la” Poesia“, a Guglielmo Peralta, con “Sul far della poesia” (Edizioni Spazio Cultura).

Targa Speciale del Premio Mignosi a Simona Lo Iacono per il volume “La tigre di Noto” (Neri Pozza).

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

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Approfondimenti sui libri premiati

“Bonjour Casimiro” di Alberto Samonà (Rubbettino)

Bonjour Casimiro. Il barone e la villa fatata - Alberto Samonà - copertina

Il libro tratteggia la vicenda di un uomo contemporaneo che si reca nei luoghi in cui visse il barone Casimiro Piccolo, acquarellista e fotografo, il quale, a partire dal 1932 scelse di abbandonare Palermo e i salotti ovattati della nobiltà cittadina, per trasferirsi nella villa di famiglia sulle appartate colline di Capo d’Orlando. Un “ritiro” dalla città voluto dalla madre, che Casimiro condivise con il fratello, il celebre poeta Lucio Piccolo, e con la sorella Agata Giovanna, esperta di botanica. La villa spesso era frequentata anche dal cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che amava soggiornarvi per ritrovare qui un’atmosfera familiare e cercare spunti per quello che sarebbe stato il grande capolavoro letterario del Novecento. Quel luogo, incastonato fra il mare e i monti Nebrodi, in realtà non rappresentò mai una chiusura, ma l’occasione per guardare il mondo che cambiava da un punto di osservazione altro, in cui anche spazio e tempo sembravano assumere un senso differente dall’ordinario. Le pagine di questo romanzo rappresentano un viaggio, un’immersione del protagonista nell’universo di Casimiro, popolato da gnomi, ninfe, maghi, folletti e da altri spiriti della natura che il barone-artista affermava di incontrare nelle lunghe passeggiate notturne per i giardini e le campagne della tenuta e immortalava nei suoi acquerelli a tema magico. Ed è un attraversamento delle regole ordinarie spazio-temporali, con incontri impossibili e il disvelarsi graduale di una verità, in cui si sovrappongono realtà e mondi onirici. Sullo sfondo, memorie di antiche famiglie aristocratiche siciliane che oltrepassano gli anni per giungere fino a noi.

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“Il sangue della Montagna” di Massimo Maugeri (La nave di Teseo)

Il sangue della montagna - Massimo Maugeri - copertina

Per gli abitanti del luogo l’Etna non è un vulcano, ma la Montagna. Marco Cersi, quarantasei anni, con la sua impresa specializzata nella realizzazione di prodotti in pietra lavica, tenta di rivalersi nei confronti di questa magmatica madre che gli ha segnato la vita. Paola Veltrami, vedova, quarantatré anni, è una docente universitaria di letteratura con il sogno di un modello economico più umano. Le loro vite si incrociano a causa della sparizione di un vecchio intagliatore di pietra lavica, amante della poesia: don Vito Terrazza. Mentre una nuova eruzione aumenta la propria intensità devastatrice, Marco e Paola rimangono schiacciati dal peso di problemi enormi: l’uno deve fare i conti con il proprio doloroso passato e i risvolti sempre più aspri della crisi; l’altra deve gestire il difficilissimo rapporto con la figlia. Sarà la Montagna, con il fluire incandescente del suo sangue, a segnare il passo in un arco temporale ampissimo che ci conduce fino all’anno 1886 per poi catapultarci nuovamente nei nostri giorni inquieti. La crisi d’identità, i drammi famigliari, il tema del doppio e della follia, il ruolo della scrittura metaletteraria costruiscono un romanzo-mondo capace di coinvolgere, emozionare e sorprendere fino alla fine. Alcuni degli elementi tipici dello stile di Maugeri confluiscono nella narrazione di ulteriori grandi tematiche: il rapporto uomo-natura-eruzioni vulcaniche; la crisi economico-finanziaria; la visione di un nuovo sistema capace di mettere l’uomo, e non il mercato, al suo centro.

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“Sul far della poesia” di Guglielmo Peralta (Edizioni Spazio Cultura)

Sul far della poesia - Guglielmo Peralta - copertina

“La raccolta poetica di Guglielmo Peralta ci si offre così, come una domanda sita tra la luce e il buio, uno spazio-cerniera dell’essere, come una conciliazione tra i due opposti, come l’inizio di un percorso che stiamo guardando dalla sua conclusione, come il tempo ormai lasciatosi alle spalle da quell’uomo che, in quell’interstizio tra chiarore e tenebre, scorge il suo corpo come depositario dei frammenti, di tutti i lasciti residuali del tempo; è una poesia che vuole, verso dopo verso, decretare la vittoria dello sguardo nella negazione di esso, la preminenza della vita nella consapevolezza della sua dissonanza.”(dalla prefazione di Giuseppe La Russa)

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“La tigre di Noto” di Simona Lo Iacono (Neri Pozza)

La tigre di Noto - Simona Lo Iacono - copertina

Nata a Noto nel 1891, partì dalla sua Sicilia e arrivò a Pisa poco prima che scoppiasse la Grande Guerra per studiare fisica: unica donna del suo corso. Insegnò alla Normale e seguì per un’intera vita le traiettorie e le intermittenze della luce, perché la spettrometria era l’oggetto dei suoi studi. Studi che ebbero una vasta risonanza persino nel campo della nascente meccanica quantistica molecolare. Oggi diremmo che si impose in un mondo maschile. Ed è certamente vero. Oggi parleremmo della sua passione, della sua forza e del suo coraggio nel riuscire a salvare, nel 1944, i testi ebraici della biblioteca dell’università di Pisa dai nazisti che volevano requisirli e poi distruggerli. La sua figura non è riconducibile, tuttavia, soltanto alle sue pionieristiche ricerche o alle sue impavide azioni. Con uno sguardo che attraversa il suo tempo, Simona Lo Iacono ritrae la vita di una donna capace di affermare in ogni ambito dell’esistenza la forza della sua fragilità. Ne esce un romanzo che non si lascia definire, che ci costringe a convivere con una nostalgia tenace, il racconto di una geniale fisica e matematica che seppe mostrarsi al mondo con la compostezza e il pudore di chi, nel buio dell’universo, cerca di guadagnare sempre, con fede ostinata, un piccolo bagliore di conoscenza. Perché, parafrasando Goethe, è proprio quando le ombre sono più nere che riusciamo a scoprire il potere della luce.

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