È uscito Il secondo Quaderno del Centro di documentazione internazionale Alma Sabatini. Si intitola “I linguaggi della scrittura” ed è curato da Laura Fortini. Per gentile concessione dell’editore Iacobelli, pubblichiamo di seguito l’introduzione firmata dalla stessa Laura Fortini
Il secondo Quaderno del Centro di documentazione internazionale Alma Sabatini, curato da Laura Fortini, si concentra sui linguaggi della scrittura mentre il primo Quaderno partiva dalla domanda “Dove batte la lingua oggi?“. Il Centro, fondato nel 1999, ha ripreso le sue attività dal 2020, con la presidenza di Maria Rosa Cutrufelli. Nato per proseguire l’opera di Sabatini, ha come obiettivo, oltre alla ricerca attorno al tema della lingua, la documentazione e la promozione del pensiero e della cultura femminista.
Alla stesura di questo numero hanno partecipato, Giovanna Anastasia, Elena Biagini, Maria Grazia Calandrone, Giulia Caminito, Laura Fortini e Sara De Simone che fanno parte del comitato scientifico, Maria Isabella Giovani, Viola Lo Moro, Sofia Peleggi, Alessandra Pigliaru, Bianca Pomeranzi, Elisa Ruotolo, Elvira Seminara, Emma Scaricamazza e Davide Valentino.
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Introduzione: I linguaggi della scrittura
(Laura Fortini)
Parlare e scrivere sono fecondi luoghi di interrogazione politica, lo ricordava Maria Rosa Cutrufelli nell’introduzione al Quaderno precedente e anche in una recente bella intervista di Francesca Maffioli su il manifesto (1), nel corso della quale Cutrufelli ribadisce giustamente come la lingua sia la punta dell’iceberg di un cambiamento simbolico già avvenuto nei fatti e che le recensioni del numero 1 dei Quaderni del Centro Alma Sabatini, di Letizia Paolozzi (2), Graziella Priulla (3), Viola Lo Moro (4), Gabriella Gaballo (5), registrano concordemente.
Il precedente numero è stato dedicato a “Dove batte la lingua oggi” e batte sicuramente in luoghi assai controversi, se a trentacinque e più anni di distanza dalle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini il meditato progetto di innovazione profonda dell’edizione 2022 del vocabolario Treccani, diretto da Valeria Della Valle e Giuseppe Patota (6), ha subito attacchi che confermano il carattere stereotipato delle posizioni falsamente universaliste. La lingua fortunatamente è viva e rispondente a cambiamenti culturali e simbolici profondi che un vocabolario serio registra senza pregiudizi di sorta, al di là di quello che retrive posizioni patriarcali possono cercare di impedire e che ricordano l’imposizione del velo in Paesi altri. La libertà della sessuazione – e dell’acquisizione positiva e propositiva delle differenze nella lingua e in molte altre questioni – provoca reazioni talmente scomposte al punto di pensare che essa faccia paura in qualsiasi maniera si manifesti, anche quando non ha alcuna pretesa di normatività: mentre ben altra è la normatività che si evoca, quella della tradizione patriarcale e della epistemologia violenta che la caratterizza.
Vorrei qui ricordare che le Raccomandazioni di Alma Sabatini non avevano alcun carattere normativo se non l’invito a riflettere consapevolmente sull’uso delle flessioni della lingua italiana nella rappresentazione delle differenze uomo-donna. Nel 1987 Alma Sabatini scriveva a proposito di coloro che considerano qualsiasi proposta di cambiamento linguistico come «un attentato alla libertà di parola» che «non si vuole capire però la differenza enorme che c’è tra l’ “imporre” una parola dall’alto ed il “proporre”, “suggerire” alternative, “stimolando” la creatività individuale a trovare altre soluzioni, con lo scopo non di “limitare” e “prescrivere” il proprio modo di parlare e scrivere, ma al contrario di liberarsi dagli schemi che la lingua stessa e l’abitudine ci “impongono”» (7).
Nel corso di quest’anno abbiamo continuato a riflettere in particolare sui linguaggi della scrittura, sulla quale si sono incentrati gli incontri che come Centro Alma Sabatini abbiamo promosso nel 2022: in questo Quaderno proponiamo i materiali che da essi sono scaturiti, perché, come scrive Elvira Seminara, il nostro mondo coincide col nostro linguaggio, ed esprimere nuovi sentimenti, e nuove categorie spetta a noi donne in modo da coniare termini e suoni nuovi: è quello che facciamo, interrogandoci su come dire differenze preziosamente imprescindibili, qualsiasi sia l’opinione di censori di ogni sorta.
Sono indicazioni su cui continuare a riflettere, a partire dalle quali attivare pensiero critico e non rigidi protocolli attuativi, che nulla hanno a che fare con pratiche femministe di cui scrive Bianca Pomeranzi in questo quaderno a proposito della pandemia e della guerra. La potenza trasformativa del linguaggio caratterizza il femminismo fin dalle origini e Bianca Pomeranzi riflette su quanto e come il pensiero femminista transnazionale abbia contribuito a costruire un orizzonte di senso, che però continua a rimanere separato ed esterno alle letture geopolitiche dominanti. Di fronte a quanto accaduto e continua ad accadere – il pensiero va alla guerra in Ucraina come alle molte guerre nel mondo –, le pratiche femministe e le parole che da esse sono scaturite sono necessarie e imprescindibili per continuare a pensare e a perseguire la pace e una idea di cittadinanza globale, che non sembra avere alcun corrispettivo di altrettanta forza e radicalità. Pace, lotta alla violenza maschile e ai conflitti armati sono parole di uno stesso sentire che si incontra all’incrocio dell’intersezionalità per denunciare inaccettabili diseguaglianze di ogni ordine e genere e costruire una pace non identitaria né nazionalista.
Per questo motivo si può solo che far propria l’osservazione di Viola Lo Moro che scrive dell’avere una curiosità feroce nella vita e nella scrittura per tutte le forme ibride, scontornate; forme dell’arte in cui è difficile stabilire dei confini definiti e chiusi, il che permette di indagare quindi i linguaggi della scrittura tra prosa e poesia, così fertili sotto il profilo della creatività, e della saggistica e testi argomentativi.
Interessante a questo proposito il ventaglio di posizioni presenti nei testi di studenti di Roma Tre che hanno partecipato all’incontro con Giulia Caminito, dal quale poi è scaturito il questionario sul sessismo nella lingua italiana che si propone in questo numero perché vorremmo circoli quanto più possibile tra docenti e studenti dell’università e della scuola, perché importante è come si parla e altrettanto importante è come si scrive.
Interrogarci e confrontarci a partire dall’esperienza all’università è stata infatti occasione preziosa di messa a tema della questione, e le posizioni al proposito sono varie così come gli usi linguistici adottati in ogni scritto dalle e dagli studenti, di cui qui si assume la positiva provocazione nonché riflessione. Questione che viene affrontata anche da Elisa Ruotolo, che osserva come la grammatica in aula azzeri l’evidenza e quanto però, anche, la questione del sessismo a scuola sia spesso ancora lavoro pioneristico.
Altrettanto pioneristico il lavoro di ricerca di Rina Macrelli, qui ricostruito nel ritratto di Alessandra Pigliaru e in relazione al lesbofemminismo da Elena Biagini, che a proposito di un saggio di Rina Macrelli dedicato a ricostruire una violenta persecuzione contro donne ebree veneziane ai primi dell’Ottocento usa il termine “tribadismo”, per il quale sono andata a consultare l’enciclopedia Treccani on-line (8): imbattendomi così in un’altra interessante polemica sul termine (9), la cui definizione decisamente lesbofobica – neologismo del 2008 che segnala come il termine omofobia in questo caso non basta a descrivere il livore malato che la anima (10) –, segnala la necessità non di cancellare il vocabolo, ma di evidenziarne però la valenza storica, non si sa mai che qualche baldo censore decida di usarlo perché Treccani lo attesta.
La questione splendida e preziosa nonché a volte urticante del come dire e come dirsi ritorna anche nella seconda puntata dell’inchiesta sulla lingua in forma di rubrica a cura di Sara De Simone, in cui Maria Grazia Calandone osserva come attribuire a sé il genere neutro significa voler cancellare l’origine corporale delle proprie parole e al tempo stesso richiama l’essere la scrittura senza confini tra generi letterari e generi in senso ampio; e Elisa Ruotolo riflette su come le parole nascondano insidie depositate nel tempo e nel suffisso in “– essa” di poetessa si sia sovente visto quello che definisce un nervosismo umorale spesso etichettato come “femminile”.
A questo proposito mi soccorrono saggi e riflessioni della scrittrice Ursula K. Le Guin dedicate a utopia e feminismo, tra le quali è possibile leggere le varie versioni di un saggio scritto per la prima volta nel 1976 e poi rivisto nel 1988, intitolato Il genere è necessario?11 In esso Le Guin ritorna sulla sua prima versione per metterla e mettersi in discussione, in particolare a proposito dell’uso del pronome generico inglese che di fatto, osserva Le Guin, esclude le donne dal discorso, al punto da farle invidiare i giapponesi che hanno il pronome lui/lei. Lo abbiamo anche nella lingua italiana e il poterlo usare con la medesima allegra anarchia di Ursula K. Le Guin costituisce elemento di forza e non certo di debolezza della lingua, in tutte le sue possibili flessioni, invenzioni, utopie che divengono pacifiche rivoluzioni.
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Note
- Francesca Maffioli, intervista a Maria Rosa Cutrufelli La temperatura politica della lingua, in il manifesto, 27 settembre 2022: https://ilmanifesto.it/la-temperatura-politica-della-lingua.
- Letizia Paolozzi, Le differenze e il conflitto nella lingua. Ricordando Alma Sabatini, in DeA donne e altri, 5 Ottobre 2021: https://www.donnealtri.it/2021/10/le-differenze-e-il-conflitto-nella-linguaricordando-alma-sabatini/.
- Graziella Priulla, I quaderni di Alma Sabatini. Dove batte la lingua oggi, in Vitamine vaganti, 9 ottobre 2021: https://vitaminevaganti.com/2021/10/09/i-quaderni-di-alma-sabatini-dove-batte-lalingua-oggi/.
- Viola Lo Moro, Lingua, corpi, esperienza. Una strada poetica. Sui cambiamenti della lingua italiana. Il primo quaderno del centro studi Alma Sabatini, in Centro Riforma dello Stato, 25 novembre 2021: https://centroriformastato.it/un-strada-poetica/.
- Gabriella Gaballo, recensione di Centro di documentazione Internazionale Alma Sabatini, Dove batte la lingua oggi, Quaderno n. 1, settembre 2021, in Quaderno di storia contemporanea, 71, 2022, pp. 354-357, leggibile sul sito della casa editrice Iacobelli: https://www.iacobellieditore.it/wp/wpcontent/uploads/2021/09/qsc-71dove_batte_la_lingua_oggi_rec.pdf.
- Si veda la scheda di presentazione del nuovo vocabolario della lingua italiana sul sito Treccani che spiega dettagliatamente i motivi della scelta di lemmatizzare aggettivi e nomi femminili, tutti riferiti all’uso reale e non precettistico della lingua: Il vocabolario Treccani | Treccani, il portale del sapere.
- Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, Roma, Commissione Pari Opportunità-Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1993, p. 99.
- https://www.treccani.it/enciclopedia/tribadismo_%28Enciclopedia-Italiana%29/.
- https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_774.html.
- https://www.treccani.it/vocabolario/lesbofobia_%28Neologismi%29/
- Ursula K. Le Guin, Il genere è necessario? Versione aggiornata (1976/1988), in Ead., I sogni si spiegano da soli. Immaginazione, utopia, femminismo, a cura di Veronica Raimo, Roma, Edizioni SUR, 2022, pp. 41-55.
- Maria Rosa Cutrufelli, “Introduzione: dove batte la lingua oggi”, in Quaderni del

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