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CASO E DESTINO di Francesco Saporito

dicembre 24, 2022

https://64.media.tumblr.com/76554385da214b857ee18fd486a22d47/bd2602ac4ba339c8-37/s500x750/4ae47252640f59199ee0b2c312df77faef7c08fb.jpgCASO E DESTINO di Francesco Saporito

Francesco Saporito ci regala la sua arte con la forza di un dirompente vaso di luce, qualcosa che si sversa sulla terra e la rende fuoco.

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di Simona Lo Iacono

Quando Teodoro Cafarelli, libraio appassionato di Patti, mi ha chiesto di andare a casa di Francesco Saporito, non ho avuto dubbi.
Mi era subito sembrato bellissimo raggiungere un lettore nella sua abitazione, entrare nei luoghi in cui legge, in cui spera, in cui la vita rotola tra le incombenze quotidiane, le fatiche, i sogni.
Inoltre Francesco era anche un poeta.
Un suo componimento – “Caso e destino” – era stato recitato a conclusione della presentazione del mio ultimo romanzo, e le parole erano risuonate alte su di me, declinando nel silenzio ciò che è caso e ciò che è destino, falciando le incertezze, perché ciò che è caso scivola senza una direzione, ma ciò che è destino si staglia profetico, lineare.
Una freccia scagliata nel cuore di Dio.
Sapevo poco di Francesco.
Mi era stato detto solo che aveva contratto anni prima la SLA. E che per questo non poteva intervenire personalmente alla mia presentazione.
Entrata nella sua casa (bella, colma di quadri d’autore, libri, un terrazzo fresco e circondato da piante), tutto il suo mondo mi è venuto incontro. Era evidente che Francesco amava l’arte, che la sua vitalità forzava i limiti della malattia, che una voce straordinaria e segreta lavorava in lui.
https://64.media.tumblr.com/f5d4cec2d6b3aac27db3f40e093475b5/bd2602ac4ba339c8-9c/s500x750/283fa434b0dc4db315662b347860720c1b30ef05.jpgNonostante l’immobilità, Francesco parlava con gli occhi, occhi che fendevano e accarezzavano, che sapevano ridere e pregare, e che scivolavano sulle cose e le persone con pace. Con forza.
Nulla lo scoraggiava. Per comunicare faceva scorrere lo sguardo su una griglia con le lettere dell’alfabeto, e da lì le sue parole emergevano nude, scarnificate dal viaggio, farfalle lucenti che tutto il suo corpo faceva fluire, come se ogni lettera danzasse e con fatica – ma anche con grazia – venisse al mondo.
Francesco ha il dono dell’ironia, ama i libri, guarda la TV, ascolta la musica, pare racchiudere dentro il suo corpo il segreto della vita.
Una vita solo apparentemente esiliata, ma in realtà capace di fargli percepire la poesia come una miracolosa porta di accesso.
I versi del suo componimento parlano di un uomo che ha imparato a discernere non solo cosa è caso e cosa è destino (si cammina per caso, ma si arriva per destino; se piove o c’è il sole è per caso, se ti bagni o se ti illumini è destino; se inciampi è caso, se cadi è destino; il caso rotola, il destino vola; guardare è un caso, vedere è destino;
un figlio concepito per caso nasce per destino) ma anche cosa sia felicità e cosa non lo sia, cosa faccia muovere l’anima verso l’altro, cosa accada nel farsi abitare dalle parole, dirsi, dire, anche se la voce resta impigliata.
Caso è per Francesco tutto ciò che non si sceglie, mentre il destino ha la forza di chi scopre la verità su se stesso, e a quella verità si affida, perché vi approda nel dolore ma anche nell’amore.
Caso è venire al mondo, ma destino è riunire i viventi di ogni fattura e specie, con le ali e con le radici, eternarli ad ogni respiro, far nascere nel cuore il pianto accorato delle stelle, e vederle brillare, quelle stelle, non fuori, ma dentro di sé.
Francesco Saporito ci regala la sua arte con la forza di un dirompente vaso di luce, qualcosa che si sversa sulla terra e la rende fuoco.
In questa santa notte che incede e si prepara a donarci il bambino, la sua voce è sulla greppia, balza dalla cometa e precipita sui pastori.
Sembra dirci che diventare fragili è forse un caso.
Ma avere il coraggio della propria fragilità può essere solo destino.

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