“Un amore sulla neve” di Anna Premoli (Newton Compton): incontro con l’autrice e un brano estratto dal romanzo
* * *
Anna Premoli è nata nel 1980 in Croazia; vive a Milano dove si è laureata alla Bocconi. Il suo romanzo d’esordio, Ti prego lasciati odiare, è stato un libro fenomeno: per mesi ai primi posti nella classifica, ha vinto il Premio Bancarella. Con la Newton Compton ha pubblicato anche Come inciampare nel principe azzurro, Finché amore non ci separi, Tutti i difetti che amo di te, Un giorno perfetto per innamorarsi, L’amore non è mai una cosa semplice, L’importanza di chiamarti amore, È solo una storia d’amore, Un imprevisto chiamato amore, Non ho tempo per amarti, L’amore è sempre in ritardo, Questo amore sarà un disastro, Molto amore per nulla, Tutto a posto tranne l’amore, Non sono una signora e Sfida all’ultimo bacio. Tutti bestseller, tradotti in diversi Paesi.
Il nuovo romanzo di Anna Premoli si intitola Un amore sulla neve ed è pubblicato da Newton Compton, come i precedenti. Abbiamo chiesto all’autrice di parlarcene…
* * *
«Ammettiamolo: non è sempre facile entrare nel giusto mood natalizio con l’arrivo di dicembre», ha detto Anna Premoli a Letteratitudine, «anche perché da qualche anno a questa parte l’impressione è che il “clima di festa” obbligato ci plani addosso sempre prima, trovandoci del tutto impreparati. Siamo tutti troppo presi dal lavoro, dalla famiglia o banalmente troppo occupati a “sopravvivere”, per provare quello che sulla carta dovrebbe essere“la magia del Natale”. Spesso, di veramente fatato c’è ben poco nelle giornate che precedono le festività. L’idea dei pranzi e delle cene di famiglia che seguiranno di lì a poco ci deprime invece di tirarci su, perché già possiamo immaginarci la difficile coabitazione momentanea con parenti che spesso non abbiamo visto per un anno interno. E per una ragione ben precisa.
Chiara, la protagonista del racconto “Un amore sulla neve”, di evidente ambientazione natalizia, è un giovane donna che ne sa qualcosa di famiglie ingombranti e domande spinose: sua sorella Elisa si è sposata da poco, e l’improvviso venir meno di argomenti di discussione matrimoniali durante i ritrovi ha catalizzato improvvisamente l’attenzione su di lei, che invece avrebbe volentieri continuato a mangiare in santa pace. Non solo, ora la famiglia si è ufficialmente allargata, con la conseguenza che non solo suo cognato, ma anche i suoi sono stati ufficialmente ammessi ai pranzi della domenica. Incluso Giulio, il fratello di suo cognato, figura enigmatica ma con un notevole fascino, che Chiara non disdegnerebbe di conoscere meglio. L’occasione giusta per conoscersi meglio potrebbe appunto arrivare durante una vacanza di famiglia a Natale, sulle montagne innevate delle Dolomiti, l’ultimo posto dove Chiara avrebbe mai pensato di recarsi volontariamente. E invece questo e altro per la famiglia, come molti di noi potranno testimoniare.
“Un amore sulla neve” è la perfetta novella per chi vorrebbe prepararsi al meglio per le feste ma che finora non ha sentito alcuna scintilla, per chi ha bisogno di ridere (e non poco) prima di sedersi ai tavolo dei parenti, e per chi ha voglia di sperare che da situazioni imbarazzanti possa nascere qualcosa di buono».
* * *
“Un amore sulla neve” di Anna Premoli (Newton Compton): un brano estratto dal libro

Apro gli occhi ancora gonfi dal sonno e mi tra-
scino ondeggiando in cucina, dove mi attende
Sveva, regale e maestosa come solo lei sa essere,
pur indossando un pigiama di flanella di Peppa
Pig. Per la cronaca, io non riuscirei a ottenere lo
stesso effetto nemmeno se mi mettessi un elegan-
te pigiama di pizzo scuro. Non che sia davvero in-
teressata a provarci: non cerco mai di strafare, e
di certo non con le cose ricercate, verso cui sento
un’inclinazione pari a quella per l’arrampicata libe-
ra. Sono un’anima dai gusti molto semplici e felice
di rimanerlo. Sveva invece è naturalmente chic, no-
nostante certe sue scelte di abbigliamento azzarda-
te: è semplicemente il suo modo di essere, non c’è
alcuna forzatura.
«Buongiorno», mi saluta sorridendomi tutta feli-
ce. Tra le mani tiene una gigantesca tazza di cera-
mica tutta colorata, dal cui bordo fa capolino l’invi-
tante schiuma di un cappuccino appena preparato.
A dare un’insperata svolta positiva alle nostre
mattinate è stata infatti una provvidenziale raccolta
punti del supermercato di fiducia, grazie alla qua-
le abbiamo scoperto quale lusso sia possedere un
montalatte elettrico. A Milano le raccolte punti dei
supermercati sono una cosa seria e vengono subi-
to dopo le polveri sottili e lo sciopero dei mezzi.
Anzi, sospetto che siano persino più importanti dei
tranvieri che incrociano le braccia; qualche anno
fa, quando gli scioperi erano davvero un evento
eccezionale, i milanesi erano molto più propensi a
considerarlo un problema serio. Ma da quando si sciopera un giorno sì
e l’altro pure, il pathos è no-
tevolmente diminuito.
In ogni caso, al momento siamo felicissime pro-
prietarie di un magico montalatte che in questa
casa produce ogni giorno circa mille litri di schiu-
ma per soddisfare le nostre esigenze. Si potrebbe
pensare che in casa nostra – o per meglio dire, in
casa di Sveva, anche se io mi sento una vera co-
lonna portante del nostro ménage – abitino venti
persone, e non due, visto l’ammontare
che siamo capaci di fare fuori.
«Buongiorno», ricambio cercando
di imitare il suo tono allegro. Da quando siamo tornate dal cam-
peggio in Croazia, la scorsa estate,
Sveva è sempre gioiosa. Persino troppo.
Per carità, eravamo partite proprio
con l’intento di tirarla su di morale, ma per quan-
to l’amicizia possa fare miracoli, non c’è niente in
grado di competere con il potere terapeutico di un
nuovo amore. In quell’occasione la nostra amica ha
infatti conosciuto Federico, un giovane ingegnere
che sembra uscito da un romanzo, tanto è perfet-
to, ed è caduta ai suoi piedi come una pera cotta.
Visto il soggetto che stava per sposare e che invece
l’aveva mollata qualche mese prima delle nozze –
episodio provvidenziale ma per me totalmente in-
comprensibile (Sveva era una spanna sopra il suo ex
fidanzato. Al suo posto avrei baciato la terra su cui
camminava, altro che mollarla) – chiunque avrebbe
letteralmente costituito un progresso. Ma la fortuna
le aveva sorriso; altroché se l’aveva fatto. Federico è
davvero un tesoro, e pure con dei pettorali d’accia-
io. E quelli non guastano mai, per quanto mi riguar-
da: un uomo con cervello e pettorali rappresenta il
pacchetto completo….
«Quando atterra il tuo uomo?», le chiedo accomo-
dandomi di fronte a lei e afferrando con decisione
una merendina al cioccolato dal cestino in mezzo al
tavolo, pieno di ogni tentazione possibile. In mano
tengo già la mia tazza con il cappuccino che ha pre-
parato Sveva. Sì, siamo profondamente salutiste, nel
caso qualcuno avesse dei dubbi. E vorremmo davve-
ro metterci a dieta, prima o poi, ma siamo in attesa
che qualche medico americano decida di far soldi
escogitando il suo personale programma alimentare.
Possibilmente a base di solo cioccolato e carboidra-
ti. Nell’attesa ci stiamo già esercitando.
«Tra due ore. Mi vesto e vado a prenderlo. Non
vedo l’ora di riabbracciarlo. Mi è mancato da paz-
zi!», mi confessa con quello sguardo perso nel
vuoto che si perdona solo alle persone innamorate,
perché affette da oggettiva incapacità di “vedere
le cose con distacco”.
«Non lo vedi da tre giorni», devo ricordarle.
L’ultima volta che ho sentito così tanto la man-
canza di una persona, erano, con tutta probabi-
lità, ancora i primi anni Novanta. Non ne vado
fiera, ma a quei tempi ero molto attaccata a mia
madre. Se uno ci vedesse oggi, non lo crederebbe
mai possibile.
«Tre giorni sono un’eternità», sospira lei con viva
sofferenza.
Decido di lasciar perdere. Mai cercare di ragionare
con gli innamorati. «Sì, indubbiamente. Che fate a
pranzo?», cambio argomento.
«Siamo stati invitati dai suoi». Federico non solo
è meraviglioso, ma ha pure dei genitori perfetti.
Una di quelle coppie da pubblicità sempre sorri-
denti e gentili, che ti accolgono a braccia aper-
te e ti fanno subito sentire parte della famiglia.
Sto seriamente considerando l’ipotesi di farmi adottare.
«Fortunella…», sospiro pensan-
do invece al pranzo da incubo che
mi attende.
«Se lo desideri, puoi unirti a
noi. Lo sai che i genitori di Fede
sono sempre felici di avere ospi-
ti», mi propone magnanima.
«Se solo potessi farlo… Ma non mi è permesso.
Oggi dai miei ci sarà schierato l’intero reggimen-
to. Mia madre mi decapiterebbe, senza nemmeno
darmi la possibilità di difendermi, se osassi man-
care».
Sveva, che a sua volta ha una famiglia con parec-
chi aspetti in comune con la mia, mi sorride com-
prensiva. Unite nella sofferenza. «Più gente c’è,
meno possono romperti le scatole», mi ricorda.
Su questo non ha tutti i torti. «Infatti è quello in
cui spero anch’io. Ma da quando mia sorella si è
sposata, hanno esaurito di punto in bianco le inno-
cue sciocchezze di cui discutere a tavola. I pranzi
erano per me molto più rilassanti finché c’era da
decidere se il bouquet dovesse essere compatto
oppure a cascata. Credo di ricordare che sia sta-
to il nodo centrale di almeno due mesi di incontri
familiari. Per la cronaca, alla fine ne hanno scelto
uno che è concepito come una sorta di via di mezzo
tra le due opzioni. Il dilemma era troppo arduo,
capisci. Ma ora, senza più argomenti “di vitale im-
portanza”, non vorrei che prima o poi qualcuno si
ricordasse della mia esistenza. Potrebbe rivelarsi
alquanto pericoloso».
«Se lo ricordano, se lo ricordano che esisti…», ride Sveva.
«Temo anch’io. L’impressione è che, sistemata una figlia,
non vogliano perdere tempo per fare altrettanto con l’altra.
Ma godersi un po’ questo grande successo sociale e
smetterla di rompermi le scatole? Voglio dire,
una su due mi sembra un risultato di tutto rispetto…».
La mia amica mi passa il bollitore del latte. «Un po’ di schiuma?»,
mi propone.
«Ma certo», le rispondo allungando la mia tazza. I cappuccini
forse non faranno miracoli, ma mi-
gliorano l’umore. E il mio oggi ha bisogno di tutto l’aiuto possibile.
(Riproduzione riservata)
© 2022 Newton Compton Editori
* * *
La scheda del libro: “Un amore sulla neve” di Anna Premoli (Newton Compton)
Chiara è disperata per essersi lasciata convincere a trascorrere le vacanze natalizie sulle Dolomiti insieme alla sua famiglia, invece di scappare verso l’agognato sole dei tropici. L’ultima volta che ha messo gli sci ai piedi, parecchi anni fa, si è ripromessa di non farlo mai più. Non può neppure invocare la complicità della sorella Elisa che, fresca di matrimonio, ha deciso di dimostrare al consorte, fanatico sciatore, quanto sia ansiosa di macinare chilometri di piste innevate. E così Chiara, una volta arrivata, si rende conto che nulla potrà salvarla: dovrà unirsi agli entusiasti sciatori e sperare di tornare tutta intera. Come se la situazione non fosse già di per sé difficile, dovrà anche avere a che fare con Giulio, l’enigmatico fratello del cognato. Ma si sa, le sfide più ardue sono anche le più emozionanti: riuscirà Chiara a non lasciare sulle piste i legamenti e… soprattutto il cuore?
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo
Seguici su Facebook – Twitter – Instagram
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati