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GEORGE GISSING E VIRGINIA WOOLF

gennaio 12, 2023
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George Gissing by David Levine | The New York Review of Books

The Land of Romance: un vittoriano nel Sud d’Italia

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di Grazia Pulvirenti

Nel 1893 apparve a Londra, per i tipi di Lawrence & Bullen, un romanzo dal titolo The Odd Women di un singolare scrittore, George Gissing (1857-1903). Non fu apprezzato dai contemporanei per la crudezza e il disincanto della sua scrittura, successivamente elogiata per la sua verità e per la sua capacità di rendere a pieno, in una totalità irta di contrasti, il “sentimento della vita”.
In Odd Women, tradotto in italiano con il titolo Le donne di troppo, ed edito da La Tartaruga nel 2017, lo sguardo da entomologo di Gissing si era posato su figure femminili impegnate nella lotta per l’emancipazione, nella battaglia contro l’ossequio a modelli sclerotizzati rappresentati nella fiction romanticheggiante: giovani donne in cerca di marito, mogli fedeli, madri per vocazione.
Quello di Gissing fu un potente controcanto alla letteratura sua contemporanea, animato dalla ricerca di autenticità umana e verità.
Quella stessa verità di vita che Gissing si recò a cercare nel Sud dell’Italia postunitaria, imbarcandosi da Napoli su un piroscafo Florio, che lo condusse in Calabria, a Paola, il 17 novembre 1897. File:George Gissing.jpgNon aveva sufficienti mezzi economici – anzi era sempre vissuto fra stenti in povertà – la salute era malferma, ma implacabile fu il desiderio di immergersi in una ultima Thule, “the land of romance”, in cui poter ritrovare un tempo non lineare, un aggregato di passato e presente, o meglio di epoche diverse, da quelle arcaiche a quelle della civiltà greca, e poi romana, ciascuna persistente in quelle successive. Un baluardo contro la modernità. Quella modernità della società industriale, apparentemente foriera di meraviglie e progressi, di cui Gissing aveva rappresentato gli aspetti più atroci e crudeli, come la miseria delle classi operaie, il sacrificio dei molti a vantaggio dei benefici dei pochi, la vita condotta in sobborghi pieni di catapecchie prive di dignità. Cercava in quella terra del Sud, terra “fortunata e solare”, come la dipingeva la sua fantasia, un varco d’accesso a un mondo arcaico, a una dimensione autentica e primigenia, frutto di un desiderio romantico, che non lo avrebbe abbandonato mai. Neanche di fronte alla disillusione che quella terra gli avrebbe riservato.

Le donne di troppo - George Gissing - copertinaVerso il mar Ionio. Un vittoriano al Sud. Ediz. integrale - George Gissing - copertinaE i sussulti del suo animo deluso, ma non disincantato, affiorano nelle pagine dello struggente diario, meritoriamente tradotto in italiano da Mauro Minervino con il titolo Verso il Mar Ionio, per Exòrma edizioni (2022), un fallito nóstos verso il passato, ma ancor di più un’accusa alle tragiche e rovinose forze della modernità. E pur tuttavia quella terra attraversata e visitata palmo a palmo rimane agli occhi di Gissing “il posto più vicino al paradiso”, sebbene non venga idealizzata, ma osservata con sguardo limpido, teso a cogliere il legame esistente fra gli abitanti e i luoghi, in cui almeno i paesaggi non urbani hanno conservato il senso di quella ciclicità che è una sorta di eterno ritorno, sottratto all’incedere lineare verso il presente irto dei dissidi e delle aberrazioni del moderno.

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Virginia Woolf di Evaristo Bellotti  https://evaristobellotti.com/virginia-wolf/

Mossa originariamente dalla ricerca di un eden incontaminato, la penna di Gissing dà origine e forma a un percorso di consapevolezza di ombre e conflitti, di dissonanze e contrasti, di ambiguità e rotture, dalle quali affiora la verità di un’esistenza palpitante, ben più che quella originariamente vagheggiata del passato. E quest’ultimo appare, certo, ma come una fantasmagoria immaginifica, in cui il viaggiatore può sognare di aver vissuto duemila anni prima, preferendo vieppiù a tale dimensione onirica la realtà del presente, la rappresentazione di donne e uomini reali, del loro rapporto con i luoghi, con gli spazi di una natura descritta nei suoi particolari, con una sorta di attenzione ecologista ante litteram.
Descrizioni, quelle di Gissing, che suscitano ancora oggi “un’emozione particolare, un brivido di turbamento”, come ebbe a scrivere Virginia Woolf in un saggio a lui dedicato che, nell’edizione italiana del viaggio, appare per la prima volta in traduzione italiana. E quale migliore penna poteva fornire un ritratto veritiero ed empatico di Gissing e della sua opera? Ne celebra la scrittrice, post mortem e a risarcimento di “disprezzo e avversione” con cui fu accolta la sua opera dai suoi contemporanei, la vitalità “dell’invenzione creatrice”, “il racconto della vita di un uomo colto, di carattere gentile e di temperamento spiccatamente intellettuale”, sperimentatore di “quanto vi è di più sordido e brutale nella vita moderna”, delle “profondità abissali dello squallore e della degradazione”.
E le parole che la Woolf utilizza per rendere giustizia alla verità e all’energia della scrittura di Gissing, sono a loro volta il viatico per la visione drammatica e sconfortante dell’esistenza umana della stessa Woolf. File:George Charles Beresford - Virginia Woolf in 1902 - Restoration.jpgGissing, così Woolf, non esita a rappresentare il popolo dell’abisso, la mostruosità umana, cui le più degradate condizioni di miseria possono condurre, l’emergere della tenerezza nello squallore e nella disumanizzante prigionia negli ingranaggi della modernità. E dalle parole scritte per tracciare il ritratto dell’animo e dell’opera di Gissing, emergono in filigrana le tracce di una poetica e di una visione della scrittura che rifugge dalla mistificazione, dall’edulcorazione, e punta diritto all’autenticità.
Nelle pagine su Gissing, appare, in tutta la sua sconvolgente potenza, il malinconico e disilluso sguardo di Virginia “come in un intenso e ardente chiarore che si sprigiona dalla brace di un fuoco vivo”. Malinconia riflessa in malinconia, sofferenza in sofferenza.

(© Grazia Pulvirenti)

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Tra le pieghe delle storie”:
Tra le pieghe delle storie, tra gli anfratti di ciò che in genere scompare, ma che è pregno di significato.
Rubrica a cura di Grazia Pulvirenti.

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