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SUI PASSI DI LEI di Emma Di Rao (Ianieri) – intervista

gennaio 13, 2023

“Sui passi di lei” di Emma Di Rao (Ianieri Edizioni): intervista all’autrice

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di Massimo Maugeri

Nella bella recensione pubblicata qui su Letteratitudine, Simona Lo Iacono – tra le altre cose – ha definito il (soprendente) romanzo d’esordio di Emma Di Rao, “Sui passi di lei (Ianieri Edizioni), come «il resoconto di un implacabile e tenace scandaglio, quello sulle ragioni della filiazione, del cordone che – reciso o annodato – indissolubilmente ci lega a chi ci ha chiamato alla vita».

Ho avuto il piacere di rivolgere qualche domanda a Emma Di Rao per conoscere qualcosa in più di questo suo bel romanzo (dal suo punto di vista di autrice)…

– Cara Emma, partiamo dall’inizio. Raccontaci qualcosa sulla genesi di questo tuo romanzo d’esordio. Come nasce “Sui passi di lei”?
Posso dire senza alcuna esitazione di aver abitato per molto tempo la vicenda narrata nel mio romanzo e di averla alimentata con suggestioni ricavate prevalentemente dall’immaginazione, ma nell’immaginazione, lo sappiamo bene, confluiscono quasi sempre, oltre agli inevitabili spunti provenienti dal nostro vissuto, anche le nostre letture. E quelle che in me devono aver agito in profondità sono le letture di opere concernenti l’orfananza che rappresenta uno dei temi sottesi al mio libro. Ovviamente mi riferisco a una condizione interiore, a un vuoto dell’anima che finisce per risolversi in una malinconia perenne. Ad un certo momento, sia la vicenda che la protagonista hanno quasi preteso che le facessi uscire dalla nebulosa informe in cui si trovavano e che le affidassi alla scrittura.

– Come epigrafe del libro hai scelto questa citazione di David Foster Wallace. Dice così: “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”. Perché hai scelto proprio questa frase?
La citazione che appare in esergo, Ogni storia d’amore è storia di fantasmi, tratta dall’opera “Il re pallido” di David Foster Wallace, allude al fatto che la mente vive di immagini e che le parole intervengono successivamente, il che significa che ci relazioniamo prima di tutto con un’immagine mentale, con un ‘fantasma’ che equivale alla maniera con cui rappresentiamo nella nostra mente la persona di cui ci innamoriamo. Alcune volte, il gancio esterno regge alle prove, altre volte, invece, la rappresentazione che abbiamo creato nella nostra mente si rivela un abbaglio.

– Parlaci della protagonista della storia. Chi è Lea Calí? Come la racconteresti se dovessi tracciare una sorta di identikit di questo personaggio letterario?
Lea Calì è una figura intrappolata in un rapporto infelicissimo con la madre, anaffettiva e inspiegabilmente ostile, la cui assenza si trasforma, dopo la morte, in una presenza costantemente amara e molesta per la protagonista. A dire il vero, c’è anche una seconda ombra che alberga nell’animo di Lea, ma è un’ombra che ha corpo, voce e cuore pulsante, ed è perciò più difficile combatterla: l’ombra di un antico e tenace amore. Sono queste le ragioni che rendono perplesso e sospeso lo sguardo del personaggio principale, una sospensione che in Lea nasce dall’abbandono patito e dal timore di esporsi a ulteriori sofferenze. Ben presto, però, nuovi eventi costringeranno la protagonista a chiedersi se il coltivare la penombra e l’invisibilità rappresenti per lei l’unica condizione di vita o se non sia possibile rinvenire un risanamento delle proprie ferite.

– Raccontaci qualcosa in più sul rapporto tra Lea e sua madre…
A questo punto, si comprende facilmente come il rapporto di Lea con la madre sia controverso e misterioso. Sebbene la protagonista cerchi di interrogare l’oscurità e di scoprire “i cunicoli e i sotterranei in cui la madre s’era mossa”, quasi nulla affiora dal passato e a Lea non resta altro che entrare di frequente nella camera della donna ormai morta per accarezzarne gli abiti o per calzarne le pantofole nel tentativo di “prendere il suo passo”, dimenticando il proprio. Finché qualcosa non interviene a mutare uno scenario così desolato.

– Cosa rappresenta per Lea il luogo d’origine?
Il luogo d’origine rappresenta per Lea il cuore della sua sofferenza, il sud del proprio dolore da cui decide, ad un certo punto, di prendere le distanze. Sceglie pertanto di trasferirsi a Torino ritenendola la città più a nord, la più lontana dal vuoto e dalla tristezza. Nord e sud si configurano pertanto non come coordinate geografiche, ma come luoghi dell’anima. Tuttavia, non c’è distanza che i fantasmi della mente non possano annullare raggiungendo la protagonista e respirando all’unisono con lei.

– Un altro personaggio del romanzo è Grazia: la governante che si è fatta carico di trasformare “una tana in nido”. Parlaci di Grazia…
Grazia è sicuramente un personaggio chiave del romanzo: in un certo senso, rappresenta il nume tutelare della casa e della vita di Lea.  Del passato trascorso in Sardegna non parla mai e la sua serenità sembra assoluta e inattaccabile. Anche lei, però, come altri personaggi del libro, nasconde un terribile segreto e il colore nero che non smette mai di indossare ne è il segno esteriore. Credo che l’episodio in cui tale segreto sarà svelato rappresenti uno dei momenti più drammatici della narrazione.

– C’è una vecchia chiave che apre un cassetto dal quale uscirà una lettera. Senza svelare troppo, cosa puoi dirci su questo aspetto della storia?
Della propria infanzia e del passato della madre, Lea non conosce quasi niente finché un giorno, tra le pagine dell’Antologia di Spoon River – libro che la madre teneva sul comodino accanto al letto -, non trova una chiave che aprirà un cassetto da sempre chiuso. Una lettera dall’inchiostro sbiadito, lì conservata e tenuta nascosta, getterà finalmente un po’ di luce su un periodo lontanissimo, ma non si tratta di una luce che si accompagni alla gioia: al contrario essa solleverà una vera e propria onda devastante nell’animo di Lea.

– In chiusura, cara Emma, ti chiederei di raccontarci qualcosa sui tuoi punti di riferimento letterari. Quali sono le scrittrici e gli scrittori del passato che puoi considerare come “maestri”?
Innanzitutto, vorrei ricordare gli autori, sia poeti che prosatori, che vengono menzionati nel mio romanzo e, naturalmente, presenze imprescindibili del mio bagaglio culturale sono i classici grazie ai quali ho acquisito una formazione umanistica. Impossibile citarli tutti o stabilire la prevalenza di un preciso autore sugli altri. Preferisco invece ricordare quanto a ragione sottolinea Italo Calvino: “…chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni?  Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”.

Infine, vorrei ringraziarti, caro Massimo, per le domande interessanti che mi hai rivolto e per lo spazio che su Letteratitudine hai voluto concedere al mio libro. Te ne sono infinitamente grata.

Grazie a te, cara Emma. E ancora tanti complimenti per questo tuo bel romanzo.

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La scheda del libro: “Sui passi di lei” di Emma Di Rao (Ianieri Edizioni)

Il cuore può spezzarsi in modo de­finitivo o guarire un po’ alla volta. È questa l’alternativa per Lea Calì, giovane editor che ha scelto di vi­vere a Torino ritenendola il luogo più lontano dalla città d’origine, in Sicilia, e soprattutto dalla propria sofferenza. Una sofferenza scaturita dall’inspiegabile disamore materno che ha quasi sospeso il tempo della protagonista.
A dispetto della distanza, dalla sua terra continua però ad arrivare, for­te e vitale, il richiamo di rapporti mai spezzati. Che diverranno pesi molesti quando Lea, in occasione della morte della madre, farà ritorno a casa. Qui l’attendono inquietanti misteri che imprimeranno un corso diverso alla sua esistenza. Come una vecchia chiave che aprirà un casset­to da sempre chiuso riportando alla luce una lettera e un passato scon­volgente. O come il terribile segreto che si cela dietro il colore nero mai dismesso da Grazia, la governante che si è fatta carico di trasformare “una tana in nido”.
Un antico e tenace amore, mai so­pito, torna nel frattempo a inondare con la sua musica l’anima di Lea.
Nel suo romanzo d’esordio, l’autrice racconta la complessità delle rela­zioni umane che alcune volte si ar­rendono all’oscurità ed altre volte cercano e trovano la luce.

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Emma Di Rao è nata a Siracusa dove vive. Già docente di Italiano e Latino nel Liceo Classico “Tommaso Gar­gallo”, è relatrice nell’ambito di con­vegni, seminari e conferenze. Fra le sue pubblicazioni: “Santa Lucia e le simbologie luministiche nella Divina Commedia” nel volume Siracusa città di luce di S. Gatto e L. Trigilia, Lette­ra Ventidue 2022; “Note in margine a oggi di Elena Salibra” nella rivista di critica letteraria “Nuove soglie”; “Né Ulisse né Tiresia” nel volume Sulla punta là in alto dei Climiti, Quader­no della Fondazione Il Fiore 2016. È inoltre autrice di approfondimenti culturali e di recensioni sul quotidia­no “La Sicilia” e su Letteratitudine.

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