Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine, FRANCO FORTE racconta il suo romanzo KAROLUS. IL ROMANZO DI CARLO MAGNO (Mondadori) – In libreria da oggi, 17 gennaio
* * *
IL TEMPO DEL PRIMO SANGUE
di Franco Forte
Da anni scrivo romanzi storici (ormai più di una ventina) e nelle mie lunghe ricerche per ricostruire i periodi di cui mi sono occupato – dall’antica Roma al Medioevo per finire, con il mio ultimo romanzo “Karolus” (Mondadori), al punto di svolta della civiltà europea, con l’avvento di Carlo Magno – mi sono imbattuto in quello che era considerato un concetto essenziale, il Primo Sangue.
Un concetto che si applicava con la stessa importanza sia agli uomini sia alle donne, soprattutto di un certo lignaggio, e che determinava l’ingresso nell’età adulta, seppure fossero molto diverse le modalità con cui questo avveniva, e le implicazioni che ne derivavano.
Per un uomo, il Primo Sangue era il momento dello scontro, e di solito era determinato dalla prima battaglia a cui si partecipava. Non era detto che si dovesse versare davvero il sangue di qualche avversario, o perderne del proprio; l’importante era far parte di uno scontro che avesse feriti e morti sul campo di battaglia. A quel punto ci si guadagnava l’appellativo di “uomo” in tutti i sensi, e si guadagnava il rispetto degli altri maschi, oltre al diritto di avere al fianco una spada.
Per le donne il Primo Sangue era quello delle mestruazioni, che stabiliva il momento in cui una ragazza, diventando fertile, poteva mettere al mondo dei figli. Indipendentemente dall’età in cui questo avveniva, era solo allora che una fanciulla poteva essere definita “donna”.

In questo caso non c’era bisogno di partecipare ad alcuna battaglia, se non a quelle che inevitabilmente si scatenavano per trovare uno sposo adeguato alla fanciulla, che potesse ingravidarla quanto prima. Perché questo, purtroppo, era il destino a cui erano costrette tutte le donne: mettere al mondo figli, per perpetuare la stirpe.
Nella storia complessa e multiforme di Carlo Magno, il Primo Sangue domina incontrastato su buona parte della sua vita: dal momento in cui ha potuto partecipare alla sua prima battaglia e diventare uomo, fino a quando, ormai sessantacinquenne, ebbe il suo ultimo figlio, da una ragazza di soli tredici anni che aveva appena perso il suo primo sangue.
O tempora, o mores, direbbero gli antichi, e tutto sommato possiamo definirci fortunati se ormai non serve più alcuna prova di Primo Sangue per crescere e definirci uomini o donne.
Ma nell’antichità questo era il vero spartiacque tra la fanciullezza e l’età adulta. Lavorando su “Karolus” mi sono imbattuto fin troppo spesso in questo argomento, che era continuamente sulla bocca di tutti, soprattutto presso la Corte del re, prima, e dell’imperatore, dopo. Soprattutto in relazione alla componente femminile.
L’usanza, che affondava in tradizioni antiche quanto la stessa civiltà umana, era che le famiglie di rango nobile cercassero in tutti i modi di ottenere legami di amicizia o di parentela con la stirpe reale; e naturalmente il modo più semplice per farlo era riuscire a convincere il sovrano, o uno dei suoi figli, a sposare qualcuno della propria schiatta. Non occorreva aspettare che le figlie femmine crescessero: venivano letteralmente offerte dai genitori al re o ai principi quando ancora erano bambine, con la promessa che al loro Primo Sangue sarebbero state in grado di generare la prole che alla Corona era indispensabile per continuare la dinastia.
D’altra parte, dobbiamo considerare che in quei tempi oscuri la morte per parto non solo era molto diffusa, ma in pratica era la prima causa di decesso per le donne di un certo lignaggio (le popolane, purtroppo, subivano continuamente soprusi e violenze, e non è certo possibile trovare notizia delle loro sorti nelle cronache degli storici antichi); e dunque più una puerpera era giovane, più aveva possibilità di sopravvivere alla gravidanza, e di mettere al mondo un numero maggiore di figli.
Ildegarda, la terza moglie di Carlo Magno, arrivò a generarne nove, prima di morire proprio nell’anno della nascita della loro ultima figlia, all’età di soli 24 anni (il primo figlio, Carlo il Giovane, lo mise al mondo quando aveva appena tredici anni).
Se gli uomini dunque dovevano temere l’acciaio delle spade, nei continui scontri che caratterizzavano le campagne di guerra estive dei Franchi, le donne guardavano con terrore al primo sangue che le consegnava al mondo adulto, perché da quel momento niente sarebbe più stato come prima. E questo anche se si trattava di fanciulle appartenenti alle casate più nobili e ricche del regno.
Forse consapevole di questo, e terrorizzato dall’idea di dover perdere le proprie figlie, Carlo Magno non acconsentì mai a farle sposare, e si limitò ad accettare che avessero tutti gli amanti che servivano a soddisfare le loro voglie… o a trovare marito solo quando era il vero amore a spingerle in quella direzione.
Ma la legge del Primo Sangue lo colpì impietoso per tutta la vita, in modi così terribili e funesti che si fatica credere che tutto ciò che il sovrano del Sacro Romano Impero fu costretto a subire sia da ritenersi vero.
Eppure le cronache degli storici sono concordi, ed ecco per quale motivo, dopo aver letto “Karolus”, vi saranno più chiare le parole di Carlo Magno, pronunciate in un momento di rabbia e di sconforto, che ho voluto riportare nella quarta di copertina del libro: “Avrebbe continuato a combattere per dio onnipotente, ma solo perché, quando gli fosse stato abbastanza vicino da poterlo guardare negli occhi, avrebbe potuto chiedergli spiegazioni per il dolore causato a lui e alla sua stirpe.”
(Riproduzione riservata)
© Franco Forte
* * *
La scheda del libro: “Karolus. Il romanzo di Carlo Magno” di Franco Forte (Mondadori, 2023)

25 dicembre 800. Sono passati tre secoli da quando Roma ha cessato di esistere: nella pur turbolenta storia della Città Eterna, nessuno ormai immaginava che ci potesse essere un altro imperatore. E invece, nel giorno di Natale di un secolo appena nato, il Papa sta per proclamare un nuovo sovrano. Un nuovo Cesare. A ricevere la corona è Karolus Magnus, Carlo Magno, primogenito della stirpe dei Carolingi.
Come è arrivato Carlo su quel trono? Per qualcuno che si è meritato, ancora in vita, l’appellativo di Magno la risposta dovrebbe essere scontata. E se invece la strada che porta a quella notte di Natale fosse lastricata non solo di coraggio, battaglie e trionfi, ma anche di complotti, intrighi e sangue? Se tra i fasti delle vittorie si nascondessero troppi segreti?
Attingendo a una sterminata storiografia, Franco Forte ricostruisce in forma di romanzo le gesta del celebre sovrano, dalla primissima infanzia agli ultimi, intensi istanti di vita, immergendoci nel racconto di un’avventura irripetibile, segnata da sfide, successi e amori, ma anche da dubbi, rimpianti, dolorosissime perdite e ancor più struggenti addii. Che cosa si agitava nel cuore di Karolus, il grande condottiero, quando si preparava a diventare reggente unico del Sacro Romano Impero? Quali sogni – e quali incubi – ne popolavano l’animo?

* * *
Franco Forte è nato a Milano nel 1962. Scrittore, sceneggiatore e giornalista, per Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, Carthago, Roma in fiamme, Caligola, Cesare l’Immortale e Romolo, il primo di una serie di libri dedicati ai sette re di Roma.
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo
Seguici su Facebook – Twitter – Instagram
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati