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DANIELE MENCARELLI racconta FAME D’ARIA (Mondadori)

gennaio 22, 2023

Fame d'aria - Daniele Mencarelli - copertinaCome nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine, DANIELE MENCARELLI racconta il suo romanzo FAME D’ARIA (Mondadori)

Il romanzo sarà presentato a Roma, al Teatro Manzoni, il 3 febbraio alle h. 18 (vedi locandina in basso)

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di Daniele Mencarelli

Penso alla letteratura come a uno sguardo che sa cogliere i tempi del sempre e del presente. Da una parte i sentimenti connaturati all’esistenza, come il tempo, l’amore e la morte, la ricerca spirituale, dall’altra i fenomeni del presente, della propria epoca, al contrario transitori, in perenne trasformazione.
Fame d’aria nasce da questo incrocio, che ovviamente ha ricadute sulla materia di cui è fatta la letteratura. La lingua.
Al centro della storia due questioni capitali, che ci accadono costantemente sotto gli occhi.
Il primo è l’abbandono. È una sensazione che sento spesso, avendo la fortuna di girare l’Italia per raccontare i miei libri. I centri storici di tanti paesi, intere zone industriali. L’Italia in certi momenti sembra un paese abbandonato, spopolato, spolpato dalla crisi e da un sistema che non ha saputo in alcun modo reagire ai travagli di questi ultimi anni. Ciò che è ancora più grave è l’abbandono umano, ovviamente degli ultimi, di chi non ha risorse economiche e che si trova ad attraversare un momento di crisi. Come può essere una malattia, o una detenzione.
Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)Persone senza nessuna risorsa economica che guardano al futuro come a un incubo.
Il secondo grande tema del libro riguarda i nostri figli, oggi bambini, e l’incredibile esplosione di patologie legate allo sviluppo. In primis l’autismo. A questa emergenza, il nostro Paese ha risposto con una progressiva distruzione del sistema sanitario nazionale, anche delle unità di neuropsichiatria infantile.
Fame d’aria comincia con un incontro fra due ragazzi, poco più che ventenni, a Marina di Ginosa nell’anno 2000.
Pietro e Bianca. Pietro è di Anagni, in provincia di Frosinone, Bianca proprio di Ginosa.
Sono tra i pochi ad aver avuto la fortuna di sperimentare quello che chiamiamo colpo di fulmine, l’amore dentro il primo sguardo. Seguono il fidanzamento, poi il matrimonio. Vite comuni, come quelle di tanti.
Dal 2000 passiamo al presente.
Ritroviamo Pietro che cammina per le strade del Molise con una Golf che ha fatto 240.000 chilometri quando a un certo punto gli salta la frizione.
Accanto a lui c’è il frutto di quell’incontro a Marina di Ginosa: Jacopo, suo figlio, diciottenne.
Bianca è a trovare il fratello a Milano e li raggiungerà direttamente in Puglia, per festeggiare il loro anniversario di matrimonio.
Pietro e suo figlio, Jacopo. Un ragazzo di diciotto anni appena fatti. Ma basta poco, starci accanto un secondo per capire la sua condizione.
Jacopo è autistico a basso funzionamento, bassissimo, come dice suo padre.
È assente, non parla, totalmente in balia del suo male.
Il guasto alla macchina li obbliga a una sosta forzata in un paesino sperduto del Molise, è un imprevisto che dà il via a tutto.
Quello che scopriremo è la solitudine di Pietro, un uomo che ha vissuto la malattia del figlio come una specie di sconfitta personale, non è mai riuscito a elaborarla, semmai, un anno dopo l’altro, ha perso la voglia di vivere e di amare. Quello che gli rimane in seno è solo la rabbia, tanta, pronta a esplodere. Anche perché c’è una cosa che aggrava drammaticamente la sua situazione: per permettere al figlio di fare tutte le terapie prescritte dal caso, tutte a pagamento, si è indebitato mortalmente, purtroppo senza ottenere i risultati promessi e sperati. L’unica cosa che sente di aver ottenuto è la crisi economica in cui è precipitato, oramai fuori controllo.
È grazie a Gaia, una ragazza che vive a Sant’Anna del Sannio, che Pietro riesce a squarciare quella corazza di odio diventato indifferenza che ormai lo abbraccia stritolandolo, un poco alla volta rivelerà l’abisso in cui è precipitato, da mettere in brividi, a chiunque.
Pietro, Bianca e Jacopo.
Quante famiglie come la loro resistono nel nostro paese? Quante non dormono la notte per far quadrare quello che è impossibile da far quadrare, soprattutto quando in ballo c’è la salute di un figlio.
La salute di un figlio.
E c’è Pietro, suo padre, alle prese con la lotta più antica del mondo, quella dell’uomo che vorrebbe negarsi al proprio destino, quando infame, senza via d’uscita.
Per fortuna arrivano in soccorso gli imprevisti, detestati al principio, poi ringraziati quando rivelano la loro natura. Salvifica.

(Riproduzione riservata)

© Daniele Mencarelli

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La scheda del libro: “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli (Mondadori, 2023)

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)

Con Fame d’aria , Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l’amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.

Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.

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Daniele Mencarelli, poeta e narratore, nasce a Roma nel 1974. Vive ad Ariccia.
La sua ultima raccolta poetica è Tempo circolare (poesie 2019-1997), peQuod, 2019. Del 2018 è il suo romanzo d’esordio, La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima). Nel 2020 esce Tutto chiede salvezza, Mondadori (finalista al premio Strega, vincitore del premio Strega Giovani, vincitore del premio Segafredo Zanetti-un libro un
film, vincitore del premio Anima per il sociale). Da questo romanzo è tratta per Netflix la serie omonima, con regia di Francesco Bruni.
Con Sempre tornare (Mondadori, 2021, premio Flaiano per la narrativa) lo scrittore chiude la
sua ideale trilogia autobiografica. Nell’aprile del 2022 è andata in scena al Centro Teatrale Bresciano, con la regia di Piero Maccarinelli, la sua prima opera teatrale: Agnello di Dio, che ora si appresta a girare i teatri d’Italia. Collabora scrivendo di cultura e società con quotidiani e riviste.

 

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