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SPIRITI di Francesca D’Aloja (La nave di Teseo) – recensione

gennaio 23, 2023

Spiriti - Francesca D'Aloja - copertina“Spiriti” di Francesca D’Aloja (La nave di Teseo)

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di Massimo Maugeri

La buona letteratura lascia sempre un segno in chi legge; intanto perché si traduce in un viaggio nel tempo e nello spazio, fuori e dentro di sé, e poi perché consente al lettore di osservare e vivere la vita da prospettive diverse, tante quante sono i personaggi incontrati tra le pagine. Non solo. L’esperienza arricchente che offre la buona letteratura va ben oltre la sfera meramente intellettuale e si allarga su una dimensione di natura evocativa, sentimentale, spirituale. Ne è ulteriore dimostrazione il nuovo ottimo libro di Francesca D’Aloja – edito da La nave di Teseo – che, non a caso si intitola Spiriti.
“C’è stato un tempo in cui ho cominciato a interessarmi alle vite degli altri più che alla mia”, ci rivela l’autrice. “Negli ultimi tre anni ho vissuto circondata da presenze, spiriti illuminati e illuminanti che mi hanno accompagnato, fatto riflettere, ispirato. Insieme a loro ho riso, per alcuni ho pianto, e con ciascuno ho percorso un tratto di strada. Il termine spiriti non tragga in inganno, non c’entrano tavolini traballanti o manifestazioni paranormali. Si tratta piuttosto di evocazioni sentimentali. Le persone qui raccontate, privilegiate o meno, fortunate o sventurate, hanno tutte cercato di dare un senso alla propria esistenza. E tutte hanno rivelato un caparbio desiderio di esistere. Ecco, forse è la loro spinta vitale ad avermi conquistata, quella formidabile fiamma che trasforma la vita in un’avventura e che viene alimentata dal più potente dei combustibili: la passione.”
Immergendomi tra le pagine di questo libro, da lettore, ho rivissuto lo stesso tipo di esperienza a cui ha fatto cenno l’autrice. Anch’io ho trascorso del tempo circondato da queste presenze, da questi spiriti illuminati e illuminanti. Anch’io ho vissuto in loro compagnia, riflettendo su come la vita reale, a volte, sia capace di offrire trame narrative talmente potenti da far impallidire la più creativa delle finzioni letterarie.
Il primo di questi viaggi ci porta nella Parigi di inizi Novecento e vede per protagonista la famiglia Bugatti e, in particolare, Rembrandt Bugatti, scultore milanese trapiantato nella Ville Lumière. Un uomo che «fissava attentamente gli animali. Ne scrutava i movimenti, studiava il loro comportamento per ore fino a quando non si accendeva una scintilla. Solo allora sollevava il coperchio della valigetta, ne estraeva gli attrezzi del mestiere, fil di ferro e plastilina, e cominciava freneticamente a plasmare la materia con le grandi mani, fino a darle la forma di una scimmia, di una giraffa, di uno zebù». Appassionante la vita di Bugatti, che si incrocia inevitabilmente con quella del fratello Ettore (fondatore dell’omonima casa automobilistica), e che giunge fino ad Alain Delon: «“Se l’avessi conosciuto, sarei diventato il suo schiavo,” dichiara Alain Delon, mentre con la mano accarezza il dorso lucido di una pantera scolpita un secolo prima da quello che lui (e adesso molti altri) considerano uno dei più grandi scultori del ’900».
L’ultimo degli incontri offertici in Spiriti è con uno scrittore sconosciuto a tanti: Silvio D’Arzo. Siamo nell’Italia degli anni Quaranta e dietro il nome di «Silvio D’Arzo si nasconde un giovane uomo solitario e introverso. Si chiama Ezio Comparoni e di professione fa l’insegnante di latino e italiano in diversi licei della sua città, Reggio Emilia». Come è avvenuto questo incontro tra Francesca D’Aloja e Silvio D’Arzo? Caso? Destino? «Proprio come nella vita reale, gli incontri letterari non sono mai fortuiti. Crediamo sia stato il caso a mettere sulla nostra strada persone divenute centrali nella nostra esistenza, ma non è così. Quelle persone le abbiamo in realtà cercate, inconsapevolmente le abbiamo volute».
Tra Rembrandt Bugatti e Silvio D’Arzo, l’itinerario narrativo di Spiriti ci conduce per altri sedici viaggi dentro le esistenze di altrettanti protagonisti. Il genio tormentato e visionario di Nikola Tesla [«Se nella mente di ognuno di noi la parola elettricità viene automaticamente associata al cognome Edison lo si deve a una delle più grandi imprese commerciali di tutti i tempi (…). Ma il nome che ciascuno di noi avrebbe dovuto mandare a memoria è invece quello di Nikola Tesla. Pensateci quando accendete una lampadina (ma anche quando usate il cellulare, collegate il wi-fi, vi fate una lastra…)»]; l’energia esplosiva del vulcanologo Haroun Tazieff [«Ha scalato montagne, disputato incontri di boxe e tornei di rugby, partecipato attivamente alla Resistenza, viaggiato nei luoghi più sperduti della terra, esplorato i crateri di centinaia di vulcani, girato decine di film sulle eruzioni, scritto volumi imprescindibili, combattuto feroci attacchi. Non si è mai fermato, fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 1998. Aveva 83 anni, vissuti intensamente sin dall’infanzia»], la bellissima parabola affettiva del grandissimo scrittore Robert Louis Stevenson e della donna di cui si innamorerà [«“Bruna come una gitana, agile come una lepre, donna nel corpo, uomo nel cuore”. Fanny Osbourne, americana, trentasei anni, sposata e madre di due figli. (…) Pur venendo Fanny dall’altra parte del mondo, da territori che Stevenson può solo fantasticare, e nonostante gli undici anni che li separano, lui riconosce in lei una folle forza vitale affine alla propria. Lei è affascinata da quel ragazzo magrissimo dalle gambe lunghe e i lunghi capelli, che si veste in modo eccentrico, scrive poesie e piange senza preavviso. “È così che sono fatti gli artisti?” si chiede»]; l’incredibile e rocambolesca vicenda editoriale ed esistenziale di Émile Ajar, pseudonimo dello scrittore Romain Gary [«Una vita non basta, nulla sembra soddisfarlo malgrado l’abbondanza di tributi, riconoscimenti, amori, e allora tanto vale sdoppiarsi, moltiplicarsi. Pubblica altri libri, e conquista molti cuori»] e della sua giovane moglie, l’attrice americana di origini svedesi Jean Seberg [«Lo scrittore rappresenterà per Jean un’occasione di crescita intellettuale e un riferimento insostituibile anche quando le loro vite, inevitabilmente, prenderanno strade diverse. I venticinque anni di differenza avvalorano l’immagine di coppia ideale (…). Gary e Seberg si amano, ma sono entrambi psicologicamente instabili: lei si annulla, lui si moltiplica, spinti verso il comune obiettivo di conquistare una serenità destinata a rimanere irraggiungibile»]. E poi, ancora: Gérard Lebovici [«l’uomo più potente e al tempo stesso più misterioso del cinema francese»], lo scrittore statunitense Richard Yates [«un ubriacone, pazzo, misogino, sprezzante, eternamente in guerra con il mondo, e tuttavia, in virtù dello stesso ineffabile meccanismo che ci lega ai suoi personaggi, chi ha avuto a che fare con lui lo ha molto amato»]; il cantautore e compositore britannico Mark Hollis [«frontman di una delle più celebrate band degli anni ’80, i Talk Talk, questo gesto lo ha fatto. Senza clamori, in linea con il suo stile, è uscito di scena»], la cantautrice e attivista statunitense Mimi Baez, sorella di Joan Baez [«Ora che le vedo insieme, una accanto all’altra, cerco tratti comuni che avrei dato per scontati, considerando le origini messicane paterne, così evidenti in Joan. Ma oltre ai lunghi capelli scuri nulla le apparenta: Mimi ha grandi occhi verdi e pelle diafana, lineamenti sottili, delicati. (…) un genere di bellezza assoluta, senza discussione], e suo marito, lo scrittore e musicista Richard Fariña [«Al venticinquenne Fariña piace inventare storie, ne sa qualcosa il suo compagno di studi e sodale Thomas Pynchon (destinato a diventare davvero una leggenda), con il quale Richard condivide un’amicizia speciale»] la cui coppia artistica – Mimi Baez e Richard Fariña si contrappone, in un certo senso, a quella di Joan Baez e Bob Dylan; Mark Oliver Everett, musicista e cantante degli Eels [«La schizofrenica convivenza col dolore solitario e la frenesia della ribalta produce materiale per la prolifica discografia degli Eels: in tutti i suoi album Mark analizza la vita, i suoi lati crudeli e il lungo cammino intrapreso per non farsi travolgere»]; il pilota  automobilistico e meccanico tedesco Rolf Wütherich, legato al leggendario incidente stradale che stroncò la vita di James Dean [«Rolf scatta una fotografia senza sapere che sarà l’ultima immagine di James Dean vivo. Rimontano in macchina, ma prima di partire Jimmy si toglie un anello e lo infila al mignolo sinistro di Rolf: “Sei il mio angelo custode”, gli dice»]; il trombettista e statunitense di musica jazz Chet Baker, che Francesca D’Aloja ha avuto modo di incontrare “in presenza” [«Una volta ho pubblicato su Twitter una foto di Chet Baker. Un ritratto leggermente sfocato nel quale appare di profilo, accucciato su una seggiola pieghevole e intento a fare ciò che ha sempre fatto nella vita: suonare la tromba. (…) È una bella foto ma aggiunge poco alla sterminata collezione di immagini, quasi tutte bellissime, che lo ritraggono. Non ha niente di speciale tranne il fatto che quel luogo, che per lui non esiste, è il giardino di casa mia»]; il grande regista e sceneggiatore tedesco Friedrich Wilhelm Murnau [«La ragione per la quale buona parte della Hollywood che aveva osannato e applaudito il grande cineasta disertò l’omaggio più doveroso si deve alle chiacchiere circolate attorno alle circostanze della sua morte, pettegolezzi mai dimostrati che tuttora sopravvivono nella vastità infinita di notizie vere, verosimili e false delle quali siamo succubi e talvolta responsabili»]; la scultrice francese Camille Claudel [«di lei, nata nel 1864 e morta nel 1943, forse non avremmo saputo mai nulla se un professore di storia, facendo delle ricerche sul più noto fratello poeta e diplomatico Paul Claudel, non si fosse incaponito sulla vicenda tragica di Camille, pervicacemente occultata dalla famiglia»]; Jules e Edmond de Goncourt [«i Fratelli terribili, gli “infrequentabili” letterati del diciannovesimo secolo, eppure sono figure cardine di quel tempo, così generoso di spiriti inquieti»]; la bella scrittrice e psicoanalista tedesca di origine russa Lou Salomé, che conquistò i cuori e gli spiriti di Friedrich Nietzsche, Rainer Maria Rilke e Sigmund Freud [«È stupefacente constatare quanto questa donna sia stata capace di lasciare una scia vitale dietro di sé, come sia riuscita a tessere rapporti fondati sul rispetto e la benevolenza. Leggendo le testimonianze di chi l’ha conosciuta emerge l’immagine di una persona in pace con se stessa, una pace raggiunta senza angosce né paure, come capita a chi trova il suo posto nel mondo. Forse per questo le anime tormentate si sono avvicinate a lei, cercando riparo»].
Attraverso il medium della sua mirabile penna, Francesca D’Aloja consente ai suoi Spiriti di entrare nell’immaginario dei lettori conquistandone cuori e attenzioni. E lo fa unendo al talento affabulatorio della scrittrice, il punto d’osservazione privilegiato della registra e l’intuito interpretativo dell’attrice; e soffermandosi sui particolari capaci di esaltare l’aspetto straordinario di queste vite. Diciotto storie dove si avvicendano personaggi noti e meno noti, esistenze straordinarie, situazioni sorprendenti, colpi di scena improvvisi, incroci di destini, passioni indomabili, epiloghi drammatici.
Chiusa l’ultima pagina rimane l’eco di questi Spiriti e un senso di gratitudine, che rivolgiamo all’autrice del libro, per la bellezza di questi avvincenti viaggi nel tempo, nello spazio e dentro i percorsi esistenziali di persone/personaggi difficilmente dimenticabili.

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La scheda del libro: “Spiriti” di Francesca D’Aloja (La nave di Teseo, 2022)

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Francesca d’Aloja racconta vite che non sono le nostre ma che ugualmente ci appartengono. Da Nikola Tesla, l’uomo nato con l’elettricità nello sguardo, agli occhi magnetici di Jean Seberg, dalla donna che fece perdere la testa a Nietzsche, Rilke e Freud a Chet Baker che suona la tromba davanti casa, fino a uno scrittore geniale nascosto nel cappotto color cammello di un professore di liceo. Sono incontri – talvolta reali, talvolta immaginati, spesso sfiorati – che non sono mai fortuiti, ma seguono le inclinazioni imprevedibili e inevitabili dell’esistenza. E portano a scoperte straordinarie, con nuovi amici e compagni di viaggio “cinici, spietati, scorretti. Ma anche affascinanti, perché profondamente liberi”.

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Francesca d’Aloja è nata e vive a Roma. Scrittrice, attrice e regista, ha lavorato tra gli altri con Vittorio Gassman, Carlo Verdone, Ferzan Özpetek, Ettore Scola, Ricky Tognazzi e Marco Risi. Ha debuttato nella narrativa nel 2007 con il romanzo Il sogno cattivo, seguito da Anima viva nel 2015 e da Cuore, sopporta nel 2018. Nel 2018 ha pubblicato, insieme a Edoardo Albinati, Otto giorni in Niger e Vite in sospeso (2022). Presso La nave di Teseo è uscito nel 2020 Corpi speciali.

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