“Innamorato” di Marco Drago (Bollati Boringhieri): incontro con l’autore e un brano estratto dal romanzo
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Marco Drago (Canelli, 1967) è scrittore, traduttore e conduttore radiofonico. Ha fondato e diretto per quasi vent’anni la rivista letteraria «Maltese narrazioni». È autore della raccolta di racconti L’amico del pazzo (1998) e dei romanzi Cronache da chissà dove (2000), Domenica sera (2001), Zolle (2005) e La prigione grande quanto un paese (2013). Da oltre vent’anni lavora per la radio (Rai, Radio24 e Radio della Svizzera Italiana) e fa parte della factory artistica Istituto Barlumen.
Il nuovo romanzo di Marco Drago si intitola Innamorato e lo pubblica Bollati Boringhieri.
Abbiamo chiesto all’autore di parlarcene…
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«Innamorato è uno strano romanzo largamente autobiografico, in cui non ci sono dialoghi e in cui non compare nemmeno un nome proprio (a parte quelli di musicisti, attori e scrittori)», ha detto Marco Drago a Letteratitudine. «Un lungo monologo, direi. In effetti si potrebbe dire che sia la trascrizione del monologo interiore che incessantemente risuona nel mio inconscio da tempo immemorabile. I rimuginamenti sugli anni dell’adolescenza e in particolare su una antica storia d’amore di cui ancora non mi sono liberato.
Ho creato un narratore molto simile a me, ho cercato di trasformare i ricordi in eventi narrabili ed è venuta fuori una galleria di istantanee, di Polaroid del passato. Non ci tenevo a scrivere un romanzo come si deve, con una struttura solida e i colpi di scena e mi sono dunque abbandonato al flusso della memoria. Ne è scaturito un testo breve ma piuttosto denso, credo che chi lo leggerà la percepirà, questa densità, e spero che chi lo leggerà potrà riconoscersi in alcune delle situazioni che ho descritto. L’ambientazione è la provincia degli anni ‘80, i protagonisti sono ragazzini di 15, 16, 17 anni, liceali in bilico tra la campagna e le cittadine da poche migliaia di abitanti del Piemonte profondo. La narrazione di quei momenti lontani si alterna con tuffi nel presente, la ferocia della memoria è sempre mitigata dall’ironia di un cinquantacinquenne che rivede il sé stesso di quarant’anni prima.
Innamorato è il mio ottavo libro e non è il primo in cui racconto questa storia d’amore. Nei libri precedenti era trasfigurata (in Zolle del 2005 racconto la storia di Samuele, che non accetta il divorzio da Giulietta e continua a vivere come se fossero ancora marito e moglie dato che quando ci si sposa è per sempre; in Cronache da chissà dove del 2001 c’è un io narrante trentenne ossessionato da una ragazza che l’ha appena lasciato; in La prigione grande quanto un paese del 2013 l’elemento autobiografico è più marcato e potremmo quasi dire che Innamorato è il prequel de La prigione). Stavolta mi sono deciso a non travestire più l’ossessione da qualcos’altro e a chiamarla col suo nome, ho affrontato il piccolo trauma di tanti anni fa e spero di aver così esaurito le cose da dire al proposito. I prossimi progetti letterari – giuro – saranno completamente diversi e, soprattutto, lontani da ogni autobiografismo».
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Un brano estratto dal romanzo “Innamorato” di Marco Drago (Bollati Boringhieri, 2023)

78.
Quando mi lascia è il 6 o il 7 agosto di trenta e passa anni fa. Il giorno dopo mia sorella si offre di tagliarmi i capelli che ho troppo lunghi e io, morto dentro, accetto, mi siedo in cortile su una sedia da giardino pieghevole di legno chiaro, lei mi piazza un asciuga-mano sulle spalle e intorno al collo e, pur non sapendolo fare, mi taglia i capelli, non è la prima volta, non me li ha mai tagliati benissimo ma ormai sono senza fidanzata, che cosa m’importa ormai? La lascio fare, ormai. È tutto il giorno che condisco le mie frasi con degli ormai, è una vita-ormai, quella che mi resta da vivere, mi sono svegliato da sonni agitati e sono corso dalla sorella a darle la noti-zia, la sorella ha quasi trent’anni, una bambina di quattro, capisce la gravità della situazione ma sa anche che non è ancora il caso di farne un dramma, i miei ormai sono probabilmente destinati a perdere di senso prima ancora che me ne renda conto, così pensa la sorella quasi trentenne e da parte sua ha ragione, anch’io a trent’anni avrei la freddezza di lasciar perdere gli ormai e di far passare qualche giorno, magari pure qualche mese: ogni storia d’a-more, anche una storia d’amore così desiderata e così baciata dalla grazia, può avere degli intoppi, l’incidente con la matura ragazza slovacca sta lì a dimostrarlo, si sarà magari lasciata andare con qualche spasimante, c’è da morirne di dolore lì sul posto ma può essere, se avessi trent’anni penserei quello, lascia che passi qualche giorno, magari pure qualche mese, lasciala stare, non attaccarti subito al telefono con la voce rotta dai singhiozzi, ma non li ho, trent’anni, ne ho ventuno anagrafici e quattordici percepiti, c’è poco da fare il distante, quello con i nervi saldi, i nervi non li ho più, si sono smaterializzati, altro che esauriti, non rischio l’esaurimento ma la smaterializzazione nervosa, e allora lascio che la sorella mi tagli i capelli all’ombra mattutina del cortile, sotto l’albero di pesche selvatiche che ha misteriosamente ripreso a fare frutti dopo anni di sterili fioriture, mia madre incombe minacciosa, lei è stata parrucchiera professionista, anzi pettinatrice, come si dice dalle mie parti, cerca di distribuire consigli volanti che vengono risolutamente respinti dalla volenterosa e determinata sorella ed è dopo qualche minuto che mi viene la Grande Idea. Tagliameli tutti, dico. Segue dialogo tipo: Tutti? Sì, tutti. A zero? Eh, sì, a zero. Ma sei sicuro? Sì, ormai… La mamma annusa il pericolo e cerca di trasformarsi in scudo umano, barriera insuperabile frapposta tra la mia chioma e le lame scintillanti delle forbici, il suo corpo, la sua voce rauca, il fumo delle sue infinite sigarette, ma niente, la chioma è mia e la gestisco io, la sorella smette dunque di riflettere su ogni suo singolo gesto e prende a sfrondare come viene viene, l’operazione dura pochissimo, viene perfezionata dal rasoio e uno specchio viene subitaneamente posto di fronte a me medesimo che vedo quello che vedo, un cranio latteo, un nasone abnorme che diventa il gambo di una grande T grazie al monosopracciglio che corre da una tempia all’altra, les jeux sont faits, quella stessa sera la madre di un mio amico tornerà a casa dalla passeggiata serale intimamente sconvolta dal fatto che alla mia verde età abbia già quel brutto male.
(Riproduzione riservata)
© 2023 Bollati Boringhieri editore, Torino/ Pubblicato in accordo con l’Autore c/o Agenzia Letteraria Kalama
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La scheda del libro: “Innamorato” di Marco Drago (Bollati Boringhieri, 2023)
Si può davvero pensare per tutta la vita al primo amore nato e cresciuto sui banchi di scuola? Il narratore di questa storia a quell’amore pensa almeno una volta al giorno da così tanto tempo che quasi non se ne rende più conto. E allora prova a scriverne allenando il muscolo della memoria, ricavando dal pozzo profondo dei ricordi piccoli sorsi di un’epoca consegnata alla storia, piccoli sorsi di vita forse vissuta e forse immaginata.
Ne risulta una messa a nudo coraggiosa e rara della passione e dei sentimenti maschili, una confessione sincera che non cede mai all’autocommiserazione e che con lucidità e distacco non sfoca le ragioni e la potenza degli altri personaggi e del mondo attorno.
Innamorato è un affresco asciutto e ironico sull’essere adolescenti nella profonda provincia italiana degli anni Ottanta, accompagnato dalla musica, la moda e gli stili di vita di un decennio indimenticabile per chi l’ha vissuto.
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