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IO SONO L’ORCHESSA di Sebastiano Spicuglia (Baldini + Castoldi)

febbraio 17, 2023

Io sono l'orchessa - Sebastiano Spicuglia - copertina“Io sono l’orchessa” di Sebastiano Spicuglia (Baldini & Castoldi): recensione e intervista

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di Simona Lo Iacono

Laura ha poco più di trent’anni, è bella e in attesa di qualcosa che la rubi ai ritmi ordinari del suo lavoro, fa la commessa, ma conserva uno spazio sognante e solitario in cui tesse un dialogo assorto.
Quando vede un anziano signore rubare all’interno del supermercato in cui lavora, non parla. Non lo denuncia. Non lo ferma. Decide di amarlo.
Come se il gesto – l’atto del rubare, di appropriarsi di nascosto e per necessità – fosse un richiamo ardente alla sua parte più tenera e inconfessata.
Come se il reato non fosse che il segno di un’umanità traboccante, ferita, a cui dare ristoro.
E’ così che Laura inizia una strana relazione con Rocco, una relazione non solo di corpi, sapori, carezze rubate alla vecchiaia, ma di sfoghi e silenzi, in cui a parlare è sempre lei, con un ininterrotto lago di parole e desideri, e in cui Rocco pare limitarsi ad accoglierla senza troppi perché, perso in stralunamenti e lentezze, sulla soglia di un estremo lembo, la vita ai limiti, già vissuta, già persa.
E’ un darsi e ritrarsi, un volere e rimpiangere, un correre e un frenare. Gli amici che giudicano. I parenti di lui che rifiutano.  Un vespaio di consigli, previsioni, riflessioni che s’ingarbugliano sulla fame di Laura. O sui suoi allontanamenti.
Perché alla fine è sempre lei a guidare l’incandescente gorgo di smisurata tenerezza. Lei, l’orchessa, colei che sa fagocitare, ma anche ripensarci. Lei che stana e che non trattiene. Lei che smania di gelosia e ritrosia.
Io sono l’orchessa” (Baldini + Castoldi) è il sorprendente romanzo di esordio di Sebastiano Spicuglia, giornalista siracusano colmo di talento, che con una lingua rapinosa, arguta, tutta venata di delicatezza e ironia, sa scendere nel cuore del mistero amoroso, senza decodificarlo, ma raccontandolo nelle sue impennate, nelle sue impervie discese e risalite, nei suoi guizzi più incomprensibili e struggenti.
L’autore non tace le sconnessioni, le asimmetrie, le differenze. Ma ne fa il campo di una commossa e poetica ricerca dell’altro e le trasforma in un inseguimento fatale e dolentissimo, che rivela tutta la debole forza di chi ama.

– Chiedo quindi: Sebastiano qual è la motivazione profonda che porta Laura a innamorarsi di Rocco?
Laura ha vissuto le sue storie spesso come oggetto di desiderio, come una bambola bollente da possedere e abbandonare. Ha vissuto diversi addii familiari, affettivi, amorosi, amicali: lo zio amato fulminato da un infarto sul divano mentre lei gli tira i baffi giocando, la tenera amica della sua infanzia letteralmente incenerita da un fulmine che ne lascia integre soltanto le scarpe di vernice fino a bambino desiderato ma poi abortito e che dà la stura ad una parte delle sue ossessioni di possesso. Quel vecchio infagottato in abiti che profumano di polvere e colonia, le sue incertezze, le sue tenerezze rugose, sembrano aprire per lei un varco in un aspetto dell’amore che le era sconosciuto, che prescinde dal sesso, che la porta al cuore essenziale di un rapporto dove una carezza è una carezza e non un pugno non ancora chiuso prima di colpirti a tradimento.

–  Rocco è un personaggio tenero ma silenzioso, il destinatario del flusso di pensiero di Laura. Il contrasto è forte. Fiumi di parole – un ininterrotto rivolo di coscienza lei, e un silenzio affaticato lui, che sembra comunicare più coi gesti, con le lentezze della persona anziana attratta da riti e orari allentati. In che modo questa relazione tra le parole e il silenzio influenza gli snodi del romanzo?
 E’ vero, le parole di Rocco nel corso del romanzo sono pochissime. E’ una scelta voluta, è uno scavare dialettico nel corpo del vecchio per renderlo quasi un guscio per il lettore. Se in un primo momento il flusso di pensiero di Laura è così ipnotico da farci credere che sia il nostro, illudendoci di essere empatici con questa donna alla ricerca di un amore essenziale, tenero e travolgente, pian piano ci rendiamo conto di essere finiti dentro la testa di Rocco, di essere privi di ogni capacità di reazione e di essere agitati dall’amore altrui, dal possesso altrui, dalle ossessioni e dalla furia di Laura. A guardare siamo in tre: la protagonista, noi lettori dall’esterno e noi lettori dall’interno dello scarno cranio di Rocco.

–  Laura è l’orchessa, colei che fagocita ma anche indietreggia, che si isola ma chiede consiglio. Qual è il suo rapporto con l’amica Monica, destinataria delle sue confidenze?
Monica è la persona che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo incontrato e alla quale ci siamo affidati per avere un punto di vista diverso sulla vita e su noi stessi. E’ l’amica/o che sembra non avere remore né imbarazzi, che sembra vivere la vita come noi stessi vorremmo. Salvo poi accorgerci che tutta quella vita altro non è che avere la carne esposta 24 ore su 24, muoversi nel mondo come un gambero eviscerato dal suo carapace, una spugna che assorbe il dolore del mondo. Monica è la coscienza incosciente di Laura, il suo specchio. Ustore.

E, infine, come è nata l’idea del romanzo? Quale la scintilla che ti ha portato a seguire la strada di un amore così difficile e così delicato?
Io penso che i vecchi siano l’oggetto più fragile che esista sulla terra. Credo che siano una trasposizione con gambe, braccia e testa del concetto di narrazione. In teoria sono coloro che hanno attraversato il mondo e possono raccontarlo, nel bene e nel male. In realtà questo meccanismo mnemonico ed esperienziale è destinato a ridursi ad un carillon cui saltano via via i denti dal rullo. Di Rocco sappiamo solo ciò che gli altri raccontano di lui, Laura, i parenti, pochi altri testimoni. Cosa rimane degli amori vissuti, per esempio, quando non ne hai più memoria? O delle persone incontrate? Nulla. Rocco è una grotta preistorica e l’esperienza con Laura una mano che nel tentativo di accarezzare i disegni rupestri sulle sue pareti li deforma, li cancella, li annienta. Ho cercato di raccontare l’incontro delicato e terribile tra due persone dall’anima – ciascuno a proprio modo – in disfacimento.

– Grazie per le bellissime risposte, carissimo Sebastiano, e complimenti per questo romanzo profondo, fremente di bellezza.

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La scheda del libro: “Io sono l’orchessa” di Sebastiano Spicuglia (Baldini & Castoldi)

Io sono l'orchessaLaura – bellissima trentenne, commessa in un supermercato – un giorno sorprende un vecchio a rubare, ma, letteralmente invaghita di lui, anziché denunciarlo lo lascia andar via per poi inseguirlo e chiedergli di prendere un caffè insieme. In pochi minuti, del settantanovenne Rocco Laura si innamora perdutamente, e dopo pochissimo tempo i due decideranno di andare a convivere. Tuttavia come sempre avviene nelle storie d’amore, questa unione è destinata a essere osteggiata da ogni parte, vittima di pregiudizi indicibili: non solo dai chiassosi e arroganti parenti di lui, ma anche dai genitori di Laura e dalle sue amicizie, prima fra tutte Monica. Quest’ultima, anzi, cercherà in tutti i modi di mettere fine a questa relazione che considera folle e sconsiderata: lo fa tentando la bella Laura con giovani aitanti e interessati, tra cui il francese Pierre. Laura cede e non cede, assimila le lusinghe della giovinezza e al tempo stesso le rifugge. Quando accetta di lasciar andare Rocco, sembra quasi che un finale diverso sia possibile, ma ben presto ritorna l’ossessione, la nostalgia persino dei difetti più odiosi, e bastano un odore, un ricordo a rendere insopportabile la lontananza dal suo Rocco, come amore comanda. Eppure, anche dinanzi alla possibilità di una vita serena insieme, non smette di tormentarla l’odiosa paura di perdere la persona amata, in un vortice di follia, gelosia, paranoie. «La Laura che affabula la sua storia all’amica del cuore è soprattutto una psicopatica. Simile nell’animo a certe figure femminili, segnate da una vena misogina, che Tennessee Williams infoiava nei suoi dimenticati racconti degli anni Cinquanta», ebbe a dire Piero Gelli, valutando questo romanzo prima della pubblicazione e lodandone la «prosa accesa, lussureggiante, meridionale». Oggi, queste pagine – cariche di tragica delicatezza, di echi letterari e cinematografici graffianti e raffinati – continuano a comunicare la densa umanità che si sprigiona nelle storie d’amore apparentemente sbagliate, l’irresistibile armonia del desiderio che non si arrende neppure all’evidenza, e l’eroina di cui si legge acquista lo spessore e la forza di un personaggio attualissimo e radicale.

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Sebastiano Spicuglia (Siracusa). Giornalista, firma del quotidiano «La Sicilia» dal 2013. Per quindici anni ha condotto un Tg nella sua città. Autore di reportage per Rai 3 (Blogtv, Citizen Report). Come illustratore e fumettista ha collaborato con «Centonove», «Lettere», «Coreingrapho» e «Canemucco» (prodotte da Makkox), «Blue» e «Animals» (Coniglio Editore), «Verticalismi», «Giornalettismo» e «L’isola dei Cani». È autore di un Pinocchio illustrato cattivo e sulfureo, inedito, con prefazione di Beniamino Placido. Adora i tortellini con la panna, Dino Buzzati, Busi, Pitigrilli e Philip Roth.

 

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