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LA RICREAZIONE È FINITA di Dario Ferrari (Sellerio) – recensione

marzo 6, 2023

La ricreazione è finita - Dario Ferrari - copertina“La ricreazione è finita” di Dario Ferrari (Sellerio)

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di Domenico Cacopardo

«Il nostro primo bacio sa del tannino del vinaccio di casa Percorar0 che abbiamo ancora sui denti e dell’uovo crudo che ho un po’ dovunque. È il sapore più buono che abbia mai sentito; è il sapore della rivoluzione.»
Dario Ferrari (Viareggio 1982) è l’autore di «La ricreazione è finita» (Sellerio editore Palermo, euro 16,00), uno dei migliori romanzi del nuovo millennio, autorevole candidato, spero, alla vittoria del prossimo Premio Strega a meno che … a meno che l’accademia e l’iperuranio messo insieme da critici e scrittori (con la non disinteressata partecipazione di editors, agenti, direttori editoriali ed editori) insomma tutti i «sopracciò» di questo mondo affetto «amichettismo» e «nemichettismo» patologici, non si mettano di traverso in ragione della sua convincente e implacabile ironia.
La storia è ben costruita. Il protagonista Marcello Gori è un laureato in lettere che, pur privo di chances si presenta al concorso (2 posti) per un dottorato di ricerca, gestito dall’immaginario (sul serio?) dominus dell’italianistica dell’università di Pisa, professor Sacrosanti (anche qui, nella scelta di questo nome c’è il beffardo Ferrari), inventore dell’italianistica comparata, un bell’ossimoro collocabile nel museo dell’assurdo. Dunque, Gori vince in modo imprevedibile, in ragione di uno scritto eccellente e di un terzo posto diventato secondo causa rinuncia. Dovrà, però, mettere insieme e presentare a Sacrosanti il lavoro da questi scelto per lui che concerne l’opera letteraria di Tito Sella, rivoluzionario degli anni bollenti (viareggino come il nostro autore), fondatore con altri di una cellula rivoluzionaria dal criptico nome di Ravachol, scelto in onore dell’anarchico francese François Koenigstein, conosciuto come Ravachol, autore di diversi omicidi e attentati. L’attribuzione di questo nome (Brigata Ravachol) non deriva dal «côté» anarchico, ma dalla provincialissima ricerca di un nome che possa distinguere il gruppo dalle cellule brigatiste epicentro della lotta armata.
Non entrerò nella vicenda narrata da Ferrari, giacché sottrarrei ai lettori il piacere di scoprirla pagina dopo pagina (463), e invece mi dedicherò alla citazione di passi della stessa che ritengo indicativi della qualità, alta, della sua scrittura, dell’acutezza delle sue osservazioni, della capacità di sintetizzare in una pennellata una situazione, un giudizio, un aspetto d’umanità. Aggiungerò solo che a Viareggio, Marcello vive della paghetta della mamma e del ricavato di alcune lezioni private. Ha una fidanzata, Lucrezia, che studia medicina e che non è in politica.
Insomma, un giovane privato cittadino.
«Una delle più convincenti versioni della legge di Murphy (il principio d’incompetenza ndr) è quella secondo cui “se ti piace il tuo lavoro, probabilmente lo stai facendo male” …»
«… di punto in bianco anche i miei coetanei hanno cominciato a diventare adulti. Ragazzoni imbecilli e ipertatuati che fino a un minuto prima si nutrivano solo di spinelli King-size e di merendine … i cui orizzonti si esaurivano tra calcetto e fantacalcio e che tiravano mattina a ciondolare tra i locali per evitare l’onta di rientrare a casa prima dell’alba, da un giorno all’altro hanno cominciato a presentarsi con la fede al dito e la prole al seguito e a incarnare i valori della famiglia tradizionale … la loro iscrizione al popolo della famiglia è un fuoco di paglia e i loro marmocchi si troveranno con un numero … crescente di genitori … realizzando infine l’utopia platonica di una comunità in cui ogni bambino è figlio di tutti …»
«… il nostro erotismo si esaurisce per lo più nel sesso orale, nel senso che ne parliamo spesso e lo facciamo di rado …» (battuta vecchia, ma ben recuperata).
«… gli studi letterari, alla fine, sono una lotta tra bande, e gli autori non sono altro che occasioni per fare sfoggio delle proprie sconfinate ed egolatriche doti ermeneutiche, che devono necessariamente esercitarsi contro le sconfinate ed egolatriche doti ermeneutiche di qualcun altro. Se si diventa critici, dunque, la prima cosa da fare è scegliere in che cordata stare e allinearsi …»
«… l’accademia è un mondo psicotico affetto da una grave dispercezione della realtà, popolato da individui dotati di fama estremamente limitata … che operano in un settore marginale e assolutamente indigente come quello della cultura e nondimeno si sentono delle rockstar e hanno un ego e comportamenti commisurati a questa loro convinzione …»
Ecco qual è la materia incandescente trattata da Dario Ferrari. E debbo anche dire che, al di là delle ironie, egli ha scritto un romanzo pieno, nel quale trovi tante cose del tempo presente, dall’eredità della stagione del terrore, alla condizione disperante dei giovani laureati e dei giovani laureati che intendono dedicarsi all’università e che pertanto attendono il colpo di fortuna di essere ammessi a un dottorato, all’assenza di ideali spendibili accomunanti. «La ricreazione è finita» è un’opera ben diversa dalla mercanzia in circolazione: non è un viaggio intorno all’ombelico dell’autore; non si colloca, come tanti, tra i binari rappresentati da un lato dal lialismo permanente nel panorama nazionale e dall’altro dalle insapori storie di famiglie più o meno rilevanti. Non si iscrive all’elenco dei libri gialli, diventati ormai scipite scopiazzature di scipiti autori. Non si colloca nel panorama dei letterati viaggiatori riportata in auge da Giulio Ferroni, con il suo rimarcabile «L’Italia di Dante», nel quale intermedia la realtà odierna con la poetica del Vate, e proseguita da una serie di opere del genere «Io e …», di volta in volta il Lazio, la Sicilia, ecc. ecc. nelle quali ciò che importa non è l’oggetto, cioè un luogo, una regione, una città, ma il soggetto cioè l’autore, impareggiabile dispensatore di riflessioni geniali e di episodi del passato ritrovabili in tantissimi libri o, più mestamente, su Wikipedia.
Un bel romanzo, questo di Dario Ferrari, la cui eticità è consustanziale a una visione libera, non attruppata, del mondo.

www.cacopardo.it

 

La scheda del libro: “La ricreazione è finita” di Dario Ferrari (Sellerio)

La ricreazione è finitaMarcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata.
Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l’università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell’università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine.
Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l’archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l’autobiografia perduta?
La ricreazione è finita è un’opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario – imperniato dentro l’artificioso e ossimorico mondo dell’accademia –, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l’autore cede la parola all’autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.

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Dario Ferrari è nato a Viareggio, ha studiato filosofia a Pisa dove ha conseguito un dottorato di ricerca. Ha esordito nella narrativa con La quarta versione di Giuda (2020).

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