Premio Inge Feltrinelli 2023: vincono la scrittrice Wayétu Moore, la giornalista Agata Kubis e il liceo “Pasquale Stanislao Mancini” di Avellino

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Le opere vincitrici della prima edizione del Premio Inge Feltrinelli “Raccontare il mondo, difendere i diritti” sono:
– “I draghi, il gigante, le donne” di Wayétu Moore (Edizioni E/O)
vincitrice della categoria “Diritti in Costruzione”, dedicata alle opere di fiction e non-fiction “con un’opera il cui il crudo realismo della guerra civile in Liberia si intreccia con l’ingenua fantasia di una giovanissima protagonista”
– “La trilogia del confine: vite sospese tra Bielorussia e Polonia” di Agata Kubis
vincitrice tra le inchieste giornalistiche nella categoria “Diritti Violati”: “potente ed efficace nella sua capacità di accendere i riflettori sull’esperienza dei migranti intrappolati nelle foreste sul confine tra Polonia e Bielorussia”.
– “Puntoacapo del liceo” Pasquale Stanislao Mancini di Avellino (classe 4D):
per la categoria “Diritti in pratica” – l’opera premiata ripercorre, tra avversità e pregiudizi, il lungo e complesso itinerario di integrazione di donne rifugiate approdate in Irpinia in cerca di libertà.
Sono state assegnate dalla giuria internazionale anche due menzioni speciali: la “Menzione Speciale alle fonti e ai linguaggi innovativi” è stata assegnata a The banality of brutality. 33 giorni sotto assedio a Bucha, in Ucraina di Elena Loginova e Yana Korniychu, mentre l’operazione giornalistica della testata indipendente Mada Masr è stata riconosciuta come il “Miglior progetto editoriale indipendente”.
Per le opere di fiction e non-fiction, a salire sul palco è stata Kerri Arsenault con il suo Mill Town. La resa dei conti (Black Coffee), premiata da Piergaetano Marchetti, in rappresentanza di Bookcity, e da Ricardo Franco Levi, in rappresentanza di AIE, come l’opera capace di mettere al centro il “Tema emergente”.
Il “voto del pubblico” ha invece identificato Prostitute in rivolta. La lotta per i diritti delle sex worker di Molly Smith e Juno Mac (Tamu) “come il titolo più capace di accendere la riflessione sulle richieste di riconoscimento e sulle nuove domande di tutela emerse nella società contemporanea”, premiato sul palco da Nana Lohrengel, in rappresentanza di Scuola Librai.
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APPROFONDIMENTO SU I DRAGHI, IL GIGANTE, LE DONNE di Wayétu Moore
Queste le parole dell’autrice:
“My memoir is about my family’s immigration to the US – my goal for people who read the book is to see how interconnected all of our stories are, regardless of race, country of origin, how we all look for and long for a sense of belonging and understanding of our identity”
“Il mio memoir è la storia della migrazione della mia famiglia negli Stati Uniti. La mia intenzione era far vedere ai lettori quanto, a prescindere da questioni di razza o dal paese di origine, le nostre esperienze siano interconnesse, come tutti desideriamo e siamo alla ricerca di un senso di appartenenza e comprensione della nostra identità”
WAYÉTU MOORE – I DRAGHI, IL GIGANTE, LE DONNE
Agli occhi della piccola Tutu – cinque anni – la guerra civile in Liberia appare come una favola. Per tre settimane la bambina fugge e si nasconde dai ribelli (i draghi), assieme alla nonna, due sorelle e il padre (il “Gigante” che la protegge). I cadaveri lungo la strada sono persone “che dormono”, le fa credere il padre aiutandola così a superare l’orrore. Le donne del titolo sono la mamma e una giovane miliziana ribelle, che faranno l’impossibile per cercare di salvare Tutu e la sua famiglia. Così un’atroce storia di guerra si trasforma in una favola dove convivono mostri ed eroi, cattivi e fate buone.
Questo libro ha avuto un grande successo negli Stati Uniti, dove è stato incluso tra i migliori libri del 2020 dal New York Times, da Time Magazine e da Publishers Weekly. Il fascino della scrittura di Wayétu Moore sta nell’intreccio tra il crudo realismo con cui vengono narrate le guerre africane e la fantasia e lo sguardo ingenuo della bambina protagonista che racconta i drammatici eventi. La piccola Tutu sente uscire dalle nuvole la voce della mamma assente da anni, pensa che sia una di quelle voci delle persone morte che – le ha spiegato la nonna – vivono nelle nuvole e da lì ci parlano. In realtà la mamma non è morta. Vive e studia a New York con una borsa alla Columbia University. Ogni domenica telefona e le manda le videocassette di Tutti insieme appassionatamente e Il mago di Oz, dove la bambina vede per la prima volta delle persone bianche. «Perché sono così?» chiede al padre, «sembrano malati». Un giorno però scoppia la guerra civile e Wayétu è costretta a fuggire con la famiglia e a nascondersi nei boschi. Le strade sono coperte di cadaveri. «Cosa fanno per terra?» chiede la bambina. «Dormono» risponde il padre, che lei immagina come un Gigante buono, capace di difenderli da ogni violenza. Soprattutto dai “Draghi”, che sono in realtà i ribelli che li inseguono per ucciderli. La fuga attraverso la guerra feroce, il pericoloso tentativo di attraversare la frontiera con l’aiuto della madre e di una giovane ribelle, l’arrivo negli Stati Uniti, l’esperienza difficile dell’integrazione in Texas sono narrati come una fiaba che aiuta il lettore a superare l’orrore e a disegnare un senso, e quindi una speranza, nel mezzo dell’assurdo.
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Wayétu Moore è nata nel 1985 in Liberia e si è trasferita da bambina negli Stati Uniti insieme alla famiglia per via della guerra civile. Il suo romanzo d’esordio, She Would Be King, è stato selezionato come uno dei migliori libri del 2018 da Publishers Weekly, Booklist, Entertainment Weekly e BuzzFeed. Nel 2019 ha vinto una Lannan Literary Fellowship. I draghi, il gigante, le donne è stato selezionato nel 2020 come New York Times Notable Book, Time Magazine 10 Best Nonfiction Books e Publishers Weekly Top 5 Nonfiction Books. Alcuni suoi racconti sono apparsi sul New York Times e su riviste come Paris Review, Guernica e The Atlantic. Nel 2011 ha fondato le casa editrice e organizzazione non-profit One Moore Book che pubblica e distribuisce libri per bambini che vivono in paesi poco rappresentati nella letteratura.
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