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CHIODO DELLA TERRA di Roberto Zito (Scatole Parlanti)

marzo 13, 2023

Chiodo della terra - Roberto Zito - copertina“Chiodo della terra” di Roberto Zito (Scatole Parlanti)

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Roberto Zito è nato a Catania nel 1987. Laureato in Filologia moderna, ha vinto il primo premio nella categoria Racconto breve al concorso letterario “Premio Themis – I Edizione”. È stato finalista in due edizioni del concorso “Scrivere di cinema – Premio Alberto Farassino”, indetto dall’Associazione Cinemazero, dalla Fondazione Pordenonelegge e dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Ha collaborato con l’Università di Catania per la realizzazione del cineforum in lingua originale Learn by Movies e ha svolto il ruolo di selezionatore per la sezione cortometraggi internazionali alla rassegna “Garden in Movies”.

Chiodo della terra (Scatole Parlanti) è il suo primo romanzo. Abbiamo chiesto all’autore di parlercene…

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«Ho cominciato a scrivere i primi capitoli di Chiodo della terra il 28 giugno 2019», ha detto Roberto Zito a Letteratitudine, «che è anche la data in cui inizia tutta la vicenda. https://64.media.tumblr.com/d83db5d0aa1db72e73f8abf01c29a0e7/dd16f18cb00d113f-d8/s500x750/ff5dc2f93a2dbd843363c41448ead7ab8cc49d64.jpgMa l’idea ha cominciato a prendere forma nel gennaio del 2011. Una sera ero andato al cinema con degli amici, quando siamo usciti dalla sala ci siamo ritrovati davanti la visuale dell’Etna ricoperta di lava su gran parte della fiancata est. Restiamo lì a osservare l’eruzione, con gli sguardi rapiti da quello spettacolo inquietante, e salta fuori che più o meno tutti noi abbiamo sognato che l’Etna potesse distruggere tutto, spazzarci via in un attimo, travolgerci con una forza incontrollabile, contro cui l’essere umano non ha alcun potere. Per quanto fosse uno scenario surreale, quel sogno era l’espressione di un’ansia profonda che ci accomunava. L’Etna ci ricordava quanto siamo fragili, inermi, dispersi su una polveriera incandescente. Così come sentivamo ribollire la nostra rabbia generazionale, ingabbiata tra desiderio e repressione, tra aspettative schiaccianti e prospettive sempre più cupe, tra ciò che siamo e ciò che ci impongono di essere. Eravamo vulcani pronti a esplodere. Così ho immaginato due scenari: il primo era quello di un’eruzione dell’Etna che si trasformava in una vera e propria apocalisse. Ho cominciato a scavare nei ricordi delle eruzioni a cui ho assistito, in particolare quella dell’estate del 2001, e poi ho consultato ogni informazione possibile sull’eruzione catastrofica del 1669 e sui processi di formazione di una caldera. Il secondo scenario era quello di un gruppo di personaggi legati da un sentimento: il rimorso. Che spesso sfocia nella vergogna verso se stessi, nella commiserazione, nella rabbia, nella violenza. Ne è nato un romanzo corale in cui ogni capitolo diventa la voce di un personaggio: Luca, Agata, Giuseppe, Carmine, Matt e Lisa. Sono da sempre appassionato di storie corali, in cui gli stessi eventi vengono visti da più punti di vista, i linguaggi si alternano, le dinamiche si intersecano e i registri si mischiano, passando da momenti brutali a momenti di grande lirismo, come in Magnolia di Paul Thomas Anderson. Quello che non immaginavo era che lavorare su un romanzo corale mi avrebbe quasi fatto impazzire, come in Split di Shyamalan. Ho cercato anche di scavare a fondo nei rapporti tormentati tra genitori e figli, leggendo i romanzi di Philip Roth e Jonathan Franzen, fino a estrapolare quei sentimenti ambivalenti che ogni figlio prova verso la propria famiglia. C’è stato un momento in cui non ho più creduto in questa storia, finché non è piombata la pandemia. Ci siamo barricati in casa, distanziati, isolati, inermi di fronte a ciò che pareva impossibile. E quell’idea è ritornata in tutta la sua forza. Stavo vivendo una catastrofe dentro la catastrofe, attraverso i miei personaggi che tentavano in ogni modo di sopravvivere, salvarsi, perdonarsi, infine rinascere. E in fondo anche io, con questo romanzo, sono rinato. Ogni volta che stringo tra le mani le copie di Chiodo della terra, mi sento sempre più vivo. L’Etna può essere una forza distruttiva, ma è anche questo: un vulcano capace di ridare la vita».

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Un brano estratto da “Chiodo della terra” di Roberto Zito (Scatole Parlanti) – Pag. 81 – 82.

https://64.media.tumblr.com/135aec427d62d54265b86d2b44e87931/dd16f18cb00d113f-c8/s500x750/d402857e0b89adea608e6794ce31bb5438db7c6e.jpg

AGATA

Non poteva essere già l’alba.
Non era possibile.
Eppure, la luce che filtrava dalle persiane era così intensa da sem¬brare che il sole fosse già sorto.
E quel calore, improvviso, feroce.
Era un segno. Si alzò in tempo per aprire la finestra e lasciarsi in¬vestire da una folata incandescente. Si sentì scaraventata fuori dal proprio letto, dalla propria casa, sollevata in aria dall’onda d’urto. Scavalcò i resti della finestra frantumata, atterrò con uno schianto sul terreno scavato dalle scosse, strisciò carponi fino a ripararsi dietro il fuoristrada appostato nella piazzola esterna. Non voleva guardarsi indietro, ma fu costretta a farlo. La scossa aveva aperto una voragine nel terreno tale da provocarle le vertigini. Il frastuono ai suoi piedi era terrificante, un miscuglio di suoni che ricordavano le ossa spezzate e spolpate dai cani. La montagna stava inghiottendo la sua casa, con ciò che vi restava dentro.
Agata si tastò, sentendosi ancora viva, mentre dietro di sé il mondo che conosceva moriva. Gli animali nel cortile emettevano urla stra¬zianti. Provò a rialzarsi e avvicinarsi verso quelle creature, voleva liberarle. Ma non riusciva a muoversi. Rimase immobile, tappandosi le orecchie. Diceva spesso a suo figlio che se teneva a lungo le mani sulle orecchie, avrebbe sentito il fruscio del mare. E lui le tappava per minuti interminabili, finché non esclamava:
«Lo sento, mamma! Sento il mare!».
Forse non era vero. Forse lo diceva solo per accontentarla. Per con¬solarla. Non avevano mai visto il mare. Non sapevano nemmeno che suono avesse davvero.
Gli animali smisero di urlare. Il recinto del cortiletto era crollato. Alcuni fuggirono in cerca di riparo, altri rimasero accovacciati, terro¬rizzati all’idea del mondo esterno. Un mondo in fiamme.
L’unico suono che persisteva era quello del vulcano.
Agata rimase in allerta, cercando di percepire un minimo segno di suo marito.
Non sapeva cosa provare. Sapeva che tra le macerie della sua casa c’era ancora Giuseppe, eppure non aveva intenzione di tornare indie¬tro e salvarlo. Restò lì, osservando con estasi lo spettacolo dell’Etna che si illuminava come le aureole dei santi, i suoi raggi trapassavano qualsiasi cosa incontrassero sul loro cammino.
Solo Agata era stata risparmiata.
Quando si accorse delle sfere infuocate che si slanciavano nel cielo e poi si abbattevano verso terra, si destò dal torpore. Trovò rifugio tra le lamiere dell’auto di Giuseppe. Tentò di aprire la portiera, era chiusa. Le chiavi erano custodite gelosamente nelle tasche del mari¬to. Sigillate, per sempre, sotto i resti della casa.
Non le restava che attendere lì, rannicchiata, con la schiena contro lo sportello del fuoristrada e lo sguardo fisso sui rottami del carcere in cui aveva vissuto per troppo tempo.
Non riusciva a lasciarlo, nemmeno adesso che l’Etna le aveva con¬cesso di evadere.
Non riusciva a lasciarlo.
E nell’assordante devastazione che la circondava, un solo pensiero riecheggiò nella sua mente.
Un unico, insopprimibile pensiero.
Luca.

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La scheda del libro: “Chiodo della terra” di Roberto Zito (Scatole Parlanti)

Chiodo della terra - Roberto Zito - copertina“Chiodo della terra” è il racconto di una delle più devastanti eruzioni mai avvenute nella storia dell’Etna. Un cataclisma che si consuma nell’arco di una notte, quando un’esplosione squarcia la cima del vulcano, seguita da una tempesta di lapilli che blocca i superstiti tra i boschi ridotti in fiamme. Un’apocalisse vista attraverso l’ottica di sei personaggi, sei percorsi che si intrecciano tra loro. È la storia di Luca, un ragazzo fuggito a Milano per sottrarsi alla violenza del padre Giuseppe, un uomo brutale e fanatico, incapace di accettare un figlio omosessuale. Appresa la notizia del disastro sull’Etna, Luca cercherà di tornare a Catania per salvare sua madre Agata, intrappolata sul vulcano insieme al marito, ormai accecato dalla sua stessa follia. Il loro destino si incrocia con quello di Matt e Lisa, una coppia di turisti inglesi dispersa tra i sentieri dell’Etna durante un’escursione notturna, e con quello di Carmine, un ambizioso politico con alle spalle un’oscura tragedia personale. Ognuno di loro cercherà un modo per sopravvivere, e allo stesso tempo dovrà perdonarsi per le colpe del proprio passato. Un passato che rischia di rimanere seppellito dalla furia dell’Etna, trascinando con sé il carico di tormenti e rimpianti che ogni persona cela nell’animo.

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