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ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY in “Rubare la notte” di Romana Petri

marzo 17, 2023

Rubare la notte - Romana Petri - copertinaIl ritratto di Antoine de Saint-Exupéry nel nuovo romanzo di Romana Petri “Rubare la notte”, edito da Mondadori (romanzo presentato da Teresa Ciabatti  all’edizione 2023 del Premio Strega)

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di Grazia Pulvirenti

“Il mondo è solo realtà, il suo riflesso però è stupefacente possibilità, e questo è il bottino per l’anima che fuoriesce dalle sue caverne più profonde.”
Hugo von Hofmannsthal, Die Bühne als Traumbild (1903)

Le caverne più profonde erano per Hofmannsthal il luogo della trasmutazione del reale nel simbolico, del sensibile nel sovrasensibile, dell’io adulto, dimidiato e sofferente, in un io “magico” partecipe della totalità dell’esistenza. Questo io, cui il poeta austriaco dedica nell’intera sua opera una sismografia del malessere e del disincanto, vive pienamente e compiutamente solo nello spazio della pre-esistenza, dove si appaga l’anelito verso la riunificazione con una totalità primigenia. La pre-esistenza è una condizione “gloriosa, ma pericolosa”, come ebbe a scrivere lo stesso poeta. Condizione magica e al tempo stesso spaurante di una età pre-razionale, in cui il giovane della poesia Gerechtigkeit tutto capisce attraverso il sentimento e le emozioni, sognando quella fantasmagoria memoriale di una unità smarrita, eppure ancora viva nelle vibrazioni delle emozioni e dell’immaginazione.

Questa dimensione della pre-esistenza, intesa da Wund come categoria psicologica, mi pare, con tutte le possibili varianti del caso, la condizione esistenziale della vita di Antoine de Saint-Exupéry, come la ricrea magistralmente Romana Petri nel suo Rubare la notte (Mondadori, 2023). È un’opera di rara magia affabulatoria questa, proprio perché, pur ripercorrendo la vicenda autobiografica dell’inventore del Piccolo Principe, l’autrice tesse la trama delle impalpabili atmosfere dell’animo del suo protagonista. Con tutte le contraddizioni e assurdità proprie al carattere eternamente fanciullesco e ardimentoso dello scrittore/aviatore. E, come nel caso del giovane hofammnsthaliano, anche di fronte a lui si erge un angelo dal volto severo, che lo investe della responsabilità della vita da adulto, cui tramite il volo e la scrittura, Antoine, il Tonio del romanzo, saprà sottrarsi. Ma mai venendo meno a una visione etica e piena del senso di responsabilità collettiva che lo porterà a morire per un ideale umano, prima ancora che politico, o forse, invece, prettamente politico proprio perché ispirato dal profondo umanesimo della sua visione esistenziale.
Nelle pagine di questo romanzo la narratrice sperimenta il genere biografico spingendolo, pur nella trasparenza della chiarezza dello stile, verso risvolti di grande lirismo e visionarietà, un lirismo dell’animo che dischiude i suoi segreti in maniera ingenua, con la semplicità che solo lo sguardo dell’infanzia possiede. Una visionarietà che è dell’immaginazione più pura. Romana Petri non esita ad attraversare scritti e documenti, per ricreare la verità di una vita fatta di passioni, innamoramenti mai consumati nella banalità del quotidiano, desideri per una dimensione che non è di questa terra. E che nel volo trova non solo la metafora di un trascendimento, ma la cifra di una ricerca mai paga della fantasia. È nel volo che si compie il destino di Tonio, nel volo che dall’infanzia felice vissuta nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, lo porta a guardare in faccia la morte, e che da quell’esperienza – la prematura scomparsa del fratellino – crea una volontà di fuga dal reale, che lo renderà un eterno fanciullo sempre con il naso per aria, in cerca di una prospettiva altra, più vicina alle stelle che all’erba del prato.
https://64.media.tumblr.com/8af6ec4a6a58390d417bd805b3fd099f/6f3781f9e2de712f-9f/s400x600/34df87a71892c3da5db88721a6f4b7d3edf8b4b0.jpgCon la testa mai sulla terra, anche la sua scrittura, profondamente conosciuta da Petri, e dalla stessa ricreata, come nelle toccanti lettere alla madre, appare come una filigrana sospesa sulla dimensione liminale fra terra e cielo, dove è più vero ciò che è meno verosimile.
Come per Hofmannsthal anche per Tonio, il sentimento è ciò che rende la vita degna di essere vissuta, soprattutto se reinventata a partire da un orizzonte valoriale in cui il coraggio predomina come scelta di vita: non un falso ardimento, incurante del rischio, ma la scelta di compiere il proprio destino, inteso come dovere, nonostante ogni pericolo, fosse il pericolo di non conformarsi agli ideali e ai dettami della classe sociale di appartenenza e della società del tempo, o il pericolo di sfidare la notte in voli pericolosi.
Il romanzo è anche una meravigliosa storia d’amore di un figlio per la madre, una donna, che appare fra le pagine del romanzo, come una presenza muta, ma sempre partecipe e complice della vita di quello strano figliolo. L’accettazione della diversità è un tema che affiora dalle parole delle lettere che trapuntano la vicenda, creando una sorta di cassa di risonanza al sentire del figlio e della madre:

“Madre carissima, siete il pozzo dell’anima mia. Ogni cosa la riverso in voi con l’egoismo di un figlio che della devozione si approfitta. Sto ragionando su quanto già sapete da molto, ma che continua ad affannarmi perché mi domando se sarò mai in grado di avere una vita come gli altri, se saprò rinunciare a qualcosa per amore.” (p. 56)

No, non avrebbe mai condotto una vita come gli altri, avrebbe amato a modo suo, vissuto in nome della libertà, lasciato questa terra con la forza delle sue grandi ali.

(© Grazia Pulvirenti)

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Tra le pieghe delle storie”:
Tra le pieghe delle storie, tra gli anfratti di ciò che in genere scompare, ma che è pregno di significato.
Rubrica a cura di Grazia Pulvirenti.

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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine, ROMANA PETRI racconta il suo romanzo RUBARE LA NOTTE (Mondadori). Leggi cliccando qui

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