Archivio

Archive for the ‘Brani ed estratti’ Category

TUTTO QUELLO CHE NON AVEVO CAPITO di Lia Levi (HarperCollins Italia)

Tutto quello che non avevo capito. Una bambina e basta cresce - Lia Levi - copertina“Tutto quello che non avevo capito. Una bambina e basta cresce” di Lia Levi (HarperCollins Italia)

Dopo Una bambina e basta raccontata agli altri bambini e basta, Lia Levi torna con una testimonianza autentica e inedita, che riparte dalla ricostruzione dell’Italia dopo la guerra e ci narra le gioie e le fatiche di ridisegnare il proprio futuro e quello di tutti.

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un brano estratto dal romanzo

In coda al post il tour di Lia Levi organizzato da Demea eventi culturali

* * *

Doppio studio: non è un po’ troppo?

 

Papà e altri padri combattivi erano andati in gruppo al mi­nistero dell’Educazione appena riorganizzato per chiarire una questione importante.
Le loro famiglie erano dovute scappare e nascondersi perché perseguitate dai tedeschi, ma molti dei figli erano riusciti in qualche modo a studiare lo stesso. Insomma, questi ragazzi che avevano con fatica seguito un regolare corso scolastico dovevano essere considerati promossi all’anno successivo.
Quand’era stato il momento in cui toccava a papà illustrare la nostra situazione, la scena si era fatta incan­descente. Nostro padre, al ritorno, l’ha raccontata e quasi recitata parola per parola, tanto gli bruciava ancora dentro.
Eccolo lì papà a spiegare con grande calma che sua figlia (cioè io) aveva dovuto frequentare la seconda media in un istituto di suore. Era ebrea, si nascondeva dai tedeschi, e per questo motivo aveva dovuto adottare un cognome falso. Adesso, per fortuna, era finito il pericolo, sua figlia per la terza media si sarebbe iscritta alla scuola pubblica, ma era necessario che si accettasse come valida una pagella il cui nome non era quello reale. Leggi tutto…

LA VENERE DI SALÒ di Ben Pastor (Sellerio)

https://64.media.tumblr.com/3990edeec6dbc69662db79f4043a7245/bc53653a91c02e2e-ba/s1280x1920/6da544db69dbc29748a0a034129a9c9f616c21ec.jpg“La Venere di Salò” di Ben Pastor (Sellerio, 2022 – traduzione di Luigi Sanvito): un brano estratto dal romanzo

 * * *

Martin Bora, il detective della Wehrmacht, eroe tormentato con cui Ben Pastor ha conquistato gli appassionati del giallo storico, indaga sul furto di un quadro di Tiziano, conservato in una villa di Salò requisita dai tedeschi. A complicare le cose la scoperta in successione di tre cadaveri.

La Venere di Salò è il dodicesimo romanzo che la specialista del giallo storico Ben Pastor ha dedicato alla figura del nobile ufficiale Martin Heinz von Bora, dalla Guerra di Spagna alla fine della Seconda guerra mondiale. È un ritratto complesso, che include vicende intime e personali, meglio dire: è la biografia di un personaggio tragico che, sulla base di una meticolosa ricostruzione storica, mediante la chiave del thriller scava in uno dei drammi o dei misteri della storia novecentesca. La posizione di quei militari tedeschi che si trovarono divisi tra la lealtà alla divisa e l’avversione a Hitler.

Di seguito, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo le prime pagine del romanzo. Leggi tutto…

I LINGUAGGI DELLA SCRITTURA (Iacobelli) – Quaderno n. 2 Centro Alma Sabatini

Image from LETTERATITUDINE (di Massimo Maugeri)È uscito Il secondo Quaderno del Centro di documentazione internazionale Alma Sabatini. Si intitola “I linguaggi della scrittura” ed è curato da Laura Fortini. Per gentile concessione dell’editore Iacobelli, pubblichiamo di seguito l’introduzione firmata dalla stessa Laura Fortini

Il secondo Quaderno del Centro di documentazione internazionale Alma Sabatini, curato da Laura Fortini, si concentra sui linguaggi della scrittura mentre il primo Quaderno partiva dalla domanda “Dove batte la lingua oggi?“. Il Centro, fondato nel 1999, ha ripreso le sue attività dal 2020, con la presidenza di Maria Rosa Cutrufelli. Nato per proseguire l’opera di Sabatini, ha come obiettivo, oltre alla ricerca attorno al tema della lingua, la documentazione e la promozione del pensiero e della cultura femminista.

Alla stesura di questo numero hanno partecipato, Giovanna Anastasia, Elena Biagini, Maria Grazia Calandrone, Giulia Caminito, Laura Fortini e Sara De Simone che fanno parte del comitato scientifico, Maria Isabella Giovani, Viola Lo Moro, Sofia Peleggi, Alessandra Pigliaru, Bianca Pomeranzi, Elisa Ruotolo, Elvira Seminara, Emma Scaricamazza e Davide Valentino.

 * * *

Introduzione: I linguaggi della scrittura

(Laura Fortini)

Parlare e scrivere sono fecondi luoghi di interrogazione politica, lo ricordava Maria Rosa Cutrufelli nell’introduzione al Quaderno precedente e anche in una recente bella intervista di Francesca Maffioli su il manifesto (1), nel corso della quale Cutrufelli ribadisce giustamente come la lingua sia la punta dell’iceberg di un cambiamento simbolico già avvenuto nei fatti e che le recensioni del numero 1 dei Quaderni del Centro Alma Sabatini, di Letizia Paolozzi (2), Graziella Priulla (3), Viola Lo Moro (4), Gabriella Gaballo (5), registrano concordemente. Leggi tutto…

NULLA VOLERE, SAPERE, AVERE. I SERMONI DI MEISTER ECKHART

Nulla volere, sapere, avere. I sermoni di Meister Eckhart - Francesco Roat - copertina“Nulla volere, sapere, avere. I sermoni di Meister Eckhart” di Francesco Roat (Le Lettere, 2022) – un brano estratto dal volume

* * *

Francesco Roat – saggista, narratore e critico letterario trentino –, già insegnante di lettere nella scuola secondaria e consulente editoriale, scrive da decenni di temi culturali su quotidiani, settimanali e riviste. Il suo nuovo libro, pubblicato da Le Lettere, si intitola “Nulla volere, sapere, avere. I sermoni di Meister Eckhart“. Ne pubblichiamo un estratto

 * * *

Testo tratto dal saggio di
Francesco Roat
Nulla volere, sapere, avere. I sermoni di Meister Eckhart
Le Lettere, Firenze 2022, pp. 224, euro 18,00

“Il vocabolo Dio rappresenta un termine sommamente metaforico, nel senso che allude a un oltre e a un’alterità riguardo a ogni ambito discorsivo; esso è simile al dito che indica la luna, è segno d’altro rispetto a quanto è possibile dire per verba: attraverso le parole; anche per il semplice fatto che: «Dio, nessuno lo ha mai visto».
Non per nulla la teologia apofatica – o negativa – appare da sempre ai mistici più condivisibile di quella catafatica – o positiva –, nel limitarsi a dire cosa Dio non sia, rispetto alla presunzione di poter affermare che cosa Egli sia (tranne tramite l’utilizzo di metafore, in quanto esse sono appunto tali). Come ebbe a considerare Agostino, essendo Dio l’ineffabile, dobbiamo ammettere che intorno a Lui: «qualunque cosa si può dire non è l’ineffabile», che siamo tenuti a riconoscere la nostra “ignoranza” nei suoi confronti e che solo: «tacendo si penserebbe forse qualcosa degna dell’ineffabile». Leggi tutto…

ANCORA GUERRE racconti a cura di Marcello Benfante (Istituto Poligrafico Europeo)

https://www.gipesrl.net/wp-content/uploads/2022/11/Copertina-Guerre.jpg“Ancora guerre”, racconti a cura di Marcello Benfante (Istituto Poligrafico Europeo): un estratto.

Pubblichiamo l’introduzione al volume firmata dal curatore Marcello Benfante.

 * * *

Ancora guerre. E noi a fronteggiarle con le sole armi incruente delle parole. […] Gli scritti e le opere grafiche che il lettore troverà in questa raccolta sono un’antologia libera ed estemporanea, un lavoro collettivo umanamente fatto di e con buona volontà – all’incrocio tra dolore ed entusiasmo – creatività, impegno etico e civile.

Racconti di: Beatrice Agnello, Luca Alerci, Gianni Allegra, Marcello Benfante, Alessio Calaciura, Giosuè Calaciura, Michele Campisi, Salvo Cangelosi, Margherita Celestino, Maria Adele Cipolla, Gian Mauro Costa, Anna Cottone, Daniela Gambino, Santo Lombino, Luisa Mazzei, Fosca Medizza, Antonio Ortoleva, Egle Palazzolo, Gianfranco Perriera, Andrea Marçel Pidalà, Roberto Puglisi, Alberto Stabile, Enrico Stassi, Domenico Trischitta.

* * *

UNA MATTINA MI SON SVEGLIATO E HO TROVATO L’INVASORE Leggi tutto…

UN GIORNO SENZA FINE di Annalisa Camilli (Ponte alle Grazie) – un estratto

Un giorno senza fine. Storie dall'Ucraina in guerra - Annalisa Camilli - copertina“Un giorno senza fine. Storie dall’Ucraina in guerra” di Annalisa Camilli (Ponte alle Grazie, 2022): pubblichiamo un brano estratto del libro

* * *

Annalisa Camilli è nata a Roma nel 1980. Ha lavorato per l’Associated Press e per Rai News24 prima di approdare, nel 2007, alla rivista «Internazionale». I suoi articoli sono stati pubblicati da Politico, Open Democracy, The New Humanitarian, «Tageszeitung», Rsi e «Die Wochenzeitung». Nel 2017 ha vinto l’Anna Lindh Mediterranean Journalism Award, nel 2019 il premio Cristina Matano e nel 2020 il Premio Saverio Tutino per il giornalismo. Ha scritto La legge del mare (Rizzoli, 2019) sulla campagna di criminalizzazione delle ONG nel Mediterraneo; nel 2021 è stata autrice del podcast Limoni sul G8 di Genova; nel 2022 ha realizzato il podcast Da Kiev, sulla sua esperienza di inviata in Ucraina.

Per Ponte alle Grazie ha appena pubblicato il volume intitolato “Un giorno senza fine. Storie dall’Ucraina in guerra“. Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un brano estratto del libro. Leggi tutto…

SULL’ARTE. SCRITTI DAL 1955 AL 2016 di Umberto Eco (La nave di Teseo) – un estratto

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto del volume “Sull’arte. Scritti dal 1955 al 2016” di Umberto Eco (La nave di Teseo), a cura di Vincenzo Trione

* * *

Quasi a sua insaputa, nel corso degli anni, Umberto Eco ha scritto un autentico trattato sull’arte. Un opus magnum frammentario, discontinuo, divagante, stratificato e, appunto, inintenzionale. Vi confluiscono saggi, presentazioni, conferenze, articoli e Bustine di Minerva. Materiali eterogenei in larga parte dispersi e dimenticati che, ora, per la prima volta, sono stati ritrovati, riorganizzati e riletti da Vincenzo Trione. È un trattato segreto e sorprendente, caratterizzato dall’inconfondibile stile di Eco: un misto di originalità interpretativa, di curiosità intellettuale, di fantasia, di erudizione e di ironia. Vi incontriamo meditazioni estetologiche, studi semiologici, indagini sociologiche e incursioni militanti. E ancora: investigazioni sulle poetiche del Novecento, sulle avanguardie e su movimenti come l’Informale e l’arte programmata. Molte pagine sono dedicate ad artisti-compagni di strada (tra gli altri, Arman, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Eugenio Carmi, Fabio Mauri, Ugo Mulas e Tullio Pericoli). Rivelatori i passaggi su alcune figure decisive: la bellezza, la bruttezza, l’imperfezione, il kitsch, la vertigine della lista. Inattesi gli interventi sullo statuto della critica d’arte e quelli, d’impronta civile, sul futuro dei musei e sul destino del patrimonio culturale. Ne emerge un involontario e inquieto teorico criticostorico dell’arte. Che sembra abbandonarsi a ininterrotte scorribande. In realtà, Eco tende a ritornare sempre sulle medesime ossessioni: l’opera come luogo aperto, destinato a essere abitato e continuato dallo spettatore; l’esperienza del fare come avventura fondata sulla centralità del “formare”. Infine, l’arte come problema, come interrogazione. Il libro è accompagnato da un’inedita galleria di ritratti di Tullio Pericoli.

A cura di Vincenzo Trione.

* * *

Un estratto del volume “Sull’arte. Scritti dal 1955 al 2016” di Umberto Eco (La nave di Teseo), a cura di Vincenzo Trione [da pagg. 15-17] Leggi tutto…

IL RAGAZZO DI 1000 ANNI di Ross Welford (HarperCollins) – un estratto

Pubblichiamo un estratto del romanzo “Il ragazzo di 1000 anni” di Ross Welford (HarperCollins Italia)

Ross Welford sarà ospite del festival Mare di libri Domenica 19 giugno alle ore 15 presso la Sala Ressi, Teatro Galli di Rimini

 * * *

Alfie Monk sembra un normalissimo adolescente. Solo che ha mille anni e ricorda perfettamente l’ultima invasione dei vichinghi in Inghilterra. Quando un incendio distrugge tutto ciò che ama e conosce, Alfie è costretto a chiedere aiuto a due suoi coetanei. O meglio, a due VERI undicenni. Grazie a loro il ragazzo millenario scoprirà un modo di vivere diverso, un modo di vivere che non dura per sempre.

 

 * * *

Un  brano del romanzo “Il ragazzo di 1000 anni” di Ross Welford (HarperCollins) – Traduzione di Mara Pace Leggi tutto…

Categorie:Brani ed estratti

SOTTO IL VULCANO: Fuori luogo (a cura di Andrea Bajani)

Esce il terzo numero della rivista “Sotto il Vulcano”, diretta da Marino Sinibaldi, una pubblicazione a cadenza trimestrale che ha per ogni numero, come ospite, un curatore diverso per la parte monografica.

Il terzo numero “Fuori Luogo” è a cura di Andrea Bajani e illustrato da Nicolò Pellizzon (Maggio – Luglio 2022 – pagg. 144, euro 16 – in uscita il 12 maggio). Tra gli altri segnaliamo i contributi di Jhumpa Lahiri, Cees Nooteboom, Mircea Că rtă rescu, David Szalay e Angelo Ferracuti.

In coda al post, un estratto della rivista: il contributo di Adelelmo Ruggeri

* * *

Racconti, reportage, interviste, riflessioni personali e analisi sociali: i più importanti scrittori, filosofi, artisti, scienziati italiani e stranieri ci accompagnano attraverso i grandi mutamenti di questo nostro tempo inquieto.
Dopo due numeri curati da Helena Janeczek e Melania G. Mazzucco, che hanno ospitato contributi inediti, tra gli altri, di George Saunders, Etgar Keret, Javier Cercas, Colum McCann, Banana Yoshimoto e Paolo Giordano, sarà Andrea Bajani a condividere con Marino Sinibaldi la scelta del tema principale del numero. Che avrà per titolo Fuori luogo e proverà a raccontarci come e perché i flussi umani, ma anche il nostro modo di intendere il mondo attraverso mappe e confini, siano di nuovo al centro della discussione per comprendere l’attualità. Tra gli autori ospitati, Jhumpa Lahiri, Cees Nooteboom, Mircea Cărtărescu, David Szalay e Angelo Ferracuti, oltre a Walter Siti, Fabio Genovesi, Marco Balzano, Juan Gabriel Vásquez, Ilaria Gaspari e Laura Imai Messina, che proseguono la loro collaborazione attraverso le loro rubriche. Leggi tutto…

L’ARCHEOLOGIA DELL’AMORE di Cătălin Pavel (Neo Edizioni) – un estratto

L'archeologia dell'amore - Dal Neanderthal al Taj Mahal“L’archeologia dell’amore. Dal Neanderthal al Taj Mahal” Cătălin Pavel (traduzione di Bruno Mazzoni – Neo Edizioni). Di seguito, l’introduzione del libro

Cătălin Pavel, il 22 maggio sarà per la prima volta in Italia (al Salone del libro di Torino) e arriverà attraverso l’Istituto Romeno in occasione dell’uscita di questo suo ultimo libro.

* * *

Archeologo, studioso dell’antichità e divulgatore scientifico romeno, Cătălin Pavel racconta l’amore, le relazioni e gli affetti a partire dalle tracce che si sono lasciati alle spalle: dai resti archeologici della preistoria (un ipotetico incontro tra sapiens e neanderthal) fino ai reperti di inizio ‘900. Usa l’amore per portarci nell’indagine tipica dell’archeologia, alternando all’approccio scientifico riflessioni personali. La scrittura raffinata che accompagna il metodo induttivo-deduttivo proprio di ogni scienza è una boccata d’aria fresca per la mente del lettore. Un libro di grande eleganza, acume e, soprattutto, ironia.

Le parole dell’autore: “Ciò che potremmo fare è ricostruire i nostri sentimenti partendo dai resti del passato. Nella preistoria, dove mancano fonti scritte, l’archeologia è l’unico modo – buono o cattivo che sia – per capire cosa accade ad una coppia. In quale altro modo possiamo scoprire quanto ci sia vicino un anonimo abbraccio dell’Età del Ferro? I casi di studio proposti mostrano che anche gli oggetti – e le ossa – per quanto frammentari, dicono qualcosa che i testi sull’amore non potranno mai dire. Dalle tombe di Adamo ed Eva a quelle dei soldati della Prima guerra mondiale, dal papiro orfico di Mangalia alle iscrizioni in un lupanare pompeiano, il lettore è invitato a partecipare a un insolito esperimento tra le dinamiche storiografiche dell’amore”.

* * *

L’introduzione di “L’archeologia dell’amore. Dal Neanderthal al Taj Mahal” Cătălin Pavel (traduzione di Bruno Mazzoni – Neo Edizioni) Leggi tutto…

IL PARTIGIANO JOHNNY di Beppe Fenoglio (Einaudi) – un estratto

In occasione del centenario della nascita di Beppe Fenoglio (Alba, 1º marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963), pubblichiamo – per gentile concessione dell’editore – le prime pagine del suo romanzo più celebre “Il partigiano Johnny” (Einaudi)

Il nostro speciale dedicato al centenario della nascita di Beppe Fenoglio

* * *

Il partigiano Johnny è riconosciuto come il piú originale e antiretorico romanzo italiano sulla Resistenza. La storia è quella del giovane studente Johnny, cresciuto nel mito della letteratura e del mondo inglese, che dopo l’8 settembre decide di rompere con la propria vita e di andare in collina a combattere con i partigiani. Una storia simile a quella di molti altri giovani e di molti altri libri scritti sullo stesso argomento.
Ma Fenoglio riesce a dare alle avventure e alle passioni di Johnny una dimensione esistenziale ben piú profonda e generale, che racconterà per sempre che cosa sono stati i partigiani e la Resistenza in Italia.

* * *

Le prime pagine di “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio (Einaudi) Leggi tutto…

LA RAGAZZA CHE GIOCAVA A SCACCHI AD AUSCHWITZ di Gabriella Saab (Newton Compton) – un estratto

undefined“La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz” di Gabriella Saab (Newton Compton – traduzione di Paola Vitale) – pubblichiamo un brano estratto dal romanzo (in libreria dal 7 marzo)

* * *

Gabriella Saab per documentarsi sull’ambientazione di questo suo romanzo d’esordio (“La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz”), ha viaggiato a lungo a Varsavia e nei luoghi intorno al campo di concentramento nazista più tristemente noto

Maria fa parte della resistenza clandestina polacca nella Varsavia occupata dai nazisti. Per questo motivo, una volta scoperta, viene arrestata dalla Gestapo e deportata ad Auschwitz come prigioniera politica, mentre la sua famiglia viene giustiziata. Il destino di Maria sembrerebbe segnato, ma quando lo spietato vicecomandante del campo, Karl Fritzsch, viene a sapere del suo straordinario talento negli scacchi, decide di intrattenere i soldati del campo sfidandola a un estenuante e sadico torneo. E la posta in palio è la sua vita. Così, una mossa dopo l’altra, mentre gioca per salvarsi la vita, nonostante la mente sia affollata da pensieri di morte, rabbia e terrore, la ragazza comincia ad architettare un piano per vendicarsi del suo aguzzino. E proprio come in una complessa partita a scacchi, deve fare affidamento su sangue freddo e capacità di prevedere le reazioni dell’avversario, se vorrà riuscire a dare scacco matto all’uomo che ha sterminato la sua famiglia.

Di seguito, un brano estratto dal romanzo

* * *

Il primo capitolo di “La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz” di Gabriella Saab (Newton Compton – traduzione di Paola Vitale)
Leggi tutto…

IL TUFFATORE di Elena Stancanelli (La nave di Teseo) – un estratto

Pubblichiamo un brano estratto dal romanzo “Il tuffatore” di Elena Stancanelli (La nave di Teseo)

In libreria dal 17 febbraio

* * *

Nel tuffatore convivono eleganza e passione per il rischio. Raul Gardini aveva imparato da ragazzino a tuffarsi dal molo di Ravenna. Bello, seduttivo, sempre abbronzato, erede acquisito di una delle più potenti famiglie industriali italiane, aveva l’ambizione di cambiare le regole del gioco e la spregiudicatezza per farlo. Spinto dal desiderio, dall’ossessione di andare più dritto e veloce verso la risoluzione di qualsiasi problema. A qualunque costo.
Elena Stancanelli racconta la parabola di Raul Gardini come il romanzo di una generazione scomparsa, fatta di uomini sconfitti dalla storia, fieri del loro coraggio, arroganti, pronti a rischiare fino all’azzardo. Uomini a cui era difficile resistere. La vicenda di un imprenditore partito da Ravenna per conquistare il mondo entra nella vita e nei ricordi della scrittrice, intreccia le canzoni di Fabrizio De André, si muove sullo sfondo di una provincia romagnola tra fantasmi felliniani, miti eroici, ascese improvvise e cadute rovinose. Intorno, i sogni di gloria di un paese che guarda all’uomo della provvidenza con speranza prima, e con sospetto poi. Fino a quando tutto crolla. E il tuffatore resta lassù, da solo, sospeso in volo tra la vita e la morte.

* * *

Le prime pagine del romanzo “Il tuffatore” di Elena Stancanelli (La nave di Teseo) Leggi tutto…

EUFORIA di Elin Cullhed (Mondadori) – un estratto

EuforiaPubblichiamo un brano estratto dal romanzo “Euforia” di Elin Cullhed (Mondadori – Traduzione di Monica Corbetta)

Una storia di bruciante attualità su una donna e sul suo desiderio di scrivere e di lasciare un segno nel mondo. L’ultimo anno di vita di Sylvia Plath

 * * *

Euforia racconta l’ultimo anno della vita di Sylvia Plath regalandoci un vivido ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama – e con se stessa. Quando il romanzo si apre, Sylvia è incinta del suo secondo figlio ed è entusiasta all’idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell’arrivo dei bambini, Ted era il suo compagno in tutte le cose: da intellettuali vivevano intensamente la vita attingendo da essa ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere e Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sta la sua immortalità: nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted lascia Sylvia e i suoi figli per andare a letto con la sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla sua perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l’arte che creerà nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome. Il romanzo – che termina prima del suo suicidio nel febbraio 1963 – rivisita la storia di uno delle poetesse più famose del XX secolo concentrandosi sulla sua vita, piuttosto che sulla sua morte. Quella di Elin Cullhed è un’opera incandescente e irresistibile che presta una voce collettiva alle donne di tutto il mondo che si trovano a vivere con un piede nella vita domestica e l’altro nella creazione artistica.

 * * *

Le prime pagine del romanzo “Euforia” di Elin Cullhed (Mondadori – Traduzione di Monica Corbetta)

Leggi tutto…

LETTERA ALLA MADRE di Edith Bruck (La nave di Teseo) – un estratto

“Lettera alla madre” di Edith Bruck (La nave di Teseo)

In occasione del Giorno della Memoria, pubblichiamo un brano estratto dal libro più intimo e doloroso di una eccezionale testimone del nostro tempo, sopravvissuta al Male del Novecento.

In coda al post, un video con l’intervento di Edith Bruck al TG3 per il Giorno della Memoria 2022

 * * *

Scritto all’indomani della morte di Primo Levi, Lettera alla madre è un “dialogo in forma di soliloquio” in cui, accanto a temi cruciali per l’opera di Edith Bruck, quali il racconto del trauma vissuto in prima persona nei campi di concentramento dell’Europa Centrale, la propria diaspora famigliare e il dramma storico della Shoah, l’autrice affronta, attraverso una prospettiva intima, la contrapposizione tra fede religiosa e laicità e propone una profonda riflessione su cosa significhi per un superstite dell’Olocausto avere la responsabilità di esserne testimone.
Il confronto serrato e a tratti impietoso con la figura della madre, ebrea ungherese saldamente ancorata alle tradizioni, diventa il luogo per la rievocazione di un’infanzia sospesa tra ricordi e fantasmi, per un’analisi delle proprie scelte e per una interrogazione di sé e del proprio valore testimoniale.

 * * *

L’incipit di “Lettera alla madre” di Edith Bruck (La nave di Teseo) Leggi tutto…

FILOSOFI IN LIBERTÀ di Umberto Eco (La nave di Teseo) – un estratto

In occasione dei novant’anni dalla nascita di Umberto Eco, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un brano estratto della nuova edizione di Filosofi in libertà di Umberto Eco (La nave di Teseo), uscito in occasione della suddetta ricorrenza

 * * *

Filosofi in libertà è il clamoroso esordio (1958) di Umberto Eco nel campo, da lui stesso definito, della saggistica leggera. Un piccolo Bignami, si potrebbe dire, della storia della filosofia in forma di filastrocca, un genere assai familiare fin dall’infanzia di Eco, assiduo lettore del “Corriere dei Piccoli”. Ai testi si accompagnano talvolta delle argute, sapide vignette dell’autore, in armonia con il costume satirico espresso da testate come “Candido” e “Il Travaso”. Pubblicato in tiratura numerata di 500 copie, esce firmato con lo pseudonimo joyciano Dedalus, anche per il rischio di compromettere la carriera accademica del giovane Eco.
Questa nuova edizione è integrata dalla sezione Scrittori in libertà, dedicata a Proust, Joyce e Thomas Mann, tra i prediletti dell’autore.

 

 * * *

Un “assaggio” di Filosofi in libertà di Umberto Eco (La nave di Teseo) Leggi tutto…

IN BALIA di Marianna Aprile (La nave di Teseo) – un estratto

“In balia” di Marianna Aprile (La nave di Teseo): pubblichiamo un brano estratto dal romanzo

* * *

Virginia Rocchi è una giornalista freelance quarantenne, immersa in un precariato professionale e sentimentale, entrambi vissuti come sventure. Almeno finché una serie di fortuite circostanze non li svela per quel che sono: scelte inconsapevoli ma in tutto coincidenti con la vera natura di Virginia. Un po’ nomade e irrequieta, perennemente in cerca di segnali da interpretare per orientarsi meglio nel mondo. E sempre a inseguire storie delle vite degli altri che la distraggano dall’occuparsi della propria. Sarà proprio una di queste storie, ricostruita a partire da una spilla da balia avvolta in un cartiglio con l’enigmatica frase “La sua unica colpa è di aver amato un uomo”, che la condurrà in un nuovo capitolo della sua vita, interrogando lei (e la sua sgangherata famiglia di amici) su cosa e quanto si possa perdonare e a chi. Una spilla che riporta a galla una storia di guerra vecchia di oltre 70 anni, che però ha ancora molto da insegnare.

* * *

La prime pagine di “In balia” di Marianna Aprile (La nave di Teseo) Leggi tutto…

EXTRALISCIO. Una storia punk ai confini della balera (La nave di Teseo) – un estratto

“Extraliscio. Una storia punk ai confini della balera Condividi” di Moreno Conficconi, Mauro Ferrara, Mirco Mariani (La nave di Teseo +)

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo l’introduzione del volume firmata da Ermanno Cavazzoni

* * *

Premessa necessaria
Introduzione di Ermanno Cavazzoni

Leggendo queste loro memorie, dei tre qui presenti Extraliscio, non vi potete fare però un’idea del loro particolare aspetto, che è importante; perciò ve lo descrivo. Prima di tutto sono molto diversi, il che è un bene per gli occhi e per l’orecchio. Mauro Ferrara è il perfetto cantante di liscio, moro, bello, sia di fronte che di profilo, rasato di fresco e sempre abbronzato, come se l’estate non fosse mai finita, e ovunque vada se la portasse con sé; anche la voce è impeccabile: quella stessa voce che le sere di festa quando si è adolescenti si sente in distanza venire dal paese accanto, dove ballano, e tu invece sei lì a casa tua, da solo, con la luna che sorge e la sera che impiega tantissimo a scendere, passando dal rosso, al rosato, al verdolino con Venere in mezzo splendente e promettente, e intanto attacca dal paese l’orchestra e la voce di Mauro ti arriva a ondate, insieme alle note calde, quasi umane del sax di Moreno, e sembra che laggiù, su quella pista da ballo ci sia la felicità, e che chiunque laggiù durante quella sera tiepida di piena estate trovi l’amore o qualcosa del genere. E tu invece stai alla finestra in preda a una malinconia indeterminata, vorresti essere là, immerso nella musica e nel profumo di una ragazza. Ma il paradosso è questo: che se sei invece per caso nei pressi di Mauro che canta, se sei seduto a un tavolino della balera o nella platea del teatro, o lì di fianco durante le prove, come spesso mi capita, ti torna in mente e rimpiangi quella malinconia solitaria della giovinezza, così dolorosa e così bella, perché la musica ha sempre dentro di sé la promessa di un futuro impreciso e traboccante di doni. Leggi tutto…

LA PROMESSA di Damon Galgut (Edizioni E/O) – un estratto

“La promessa” di Damon Galgut (Edizioni E/O – traduzione di Tiziana Lo Porto), vincitore del Booker Prize 2021.

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un brano estratto dal romanzo

* * *

La promessa è un dramma epico che si dispiega al ritmo dell’incessante marcia della storia nazionale, che i lettori di Galgut ameranno di certo e che ne incanterà di nuovi.

Una saga familiare moderna che poteva arrivare solo dal Sudafrica, scritta in splendida prosa dall’autore due volte finalista al Booker Prize, Damon Galgut. Perseguitati da una promessa non mantenuta, dopo la morte della madre i membri della famiglia Swart si perdono di vista. Alla deriva, le vite dei tre figli della donna procedono separatamente lungo le acque inesplorate del Sudafrica: Anton, il ragazzo d’oro amareggiato dal potenziale inespresso che è la sua vita; Astrid, il cui potere sta nella bellezza; e la più giovane, Amor, la cui vita è plasmata da un nebuloso senso di colpa. Ritrovandosi per quattro funerali nel corso di tre decenni, la famiglia in declino rispecchia l’atmosfera del paese: un’atmosfera di risentimento, rinnovamento e infine di speranza.

* * *

Le prime pagine di “La promessa” di Damon Galgut (Edizioni E/O – traduzione di Tiziana Lo Porto) Leggi tutto…

LE SCRITTRICI DELLA NOTTE a cura di Loredana Lipperini: il racconto di Matilde Serao

“Le scrittrici della notte” a cura di Loredana Lipperini (Il Saggiatore)

Loredana Lipperini ha curato per Il Saggiatore il volume “le scrittrici della notte“, firmando anche una intensa e interessantissima prefazione. Pubblichiamo qui di seguito la scheda del libro e, per gentile concessione dell’editore, il racconto “Leggenda di Capodimonte” di Matilde Serao

 * * *

Instancabile esploratrice di libri, Loredana Lipperini scava nella terra del nostro passato letterario e ne riemerge con nuove possibilità per il lettore del presente e del futuro, componendo con Le scrittrici della notte l’antologia definitiva dell’orrore al femminile; il canone inverso dell’inquietudine più dolce e terribile che la nostra letteratura abbia conosciuto.

«C’è uno strano equivoco che, specie negli ultimi anni, coinvolge il romanzo: pretendere che la letteratura racconti la realtà. Tuttavia bisogna cercare, tramite il fantastico, forme di reincanto, tra cui il confronto, continuo, con il Male.»

Cimiteri infestati, bare inchiodate troppo in fretta, corpi palpitanti di terrore, simulacri in cui albergano divinità intrappolate e spettri assassini di donne innamorate. Loredana Lipperini indice una seduta spiritica e chiama a raccolta le scrittrici della notte: donne che hanno sfidato il canone letterario, che si sono cimentate con il fantastico e con il perturbante e ancora terrorizzano chi mette gli occhi sulle loro pagine. La corona di racconti composta da Loredana Lipperini mostra tutte le sfumature nella palette del buio letterario. Troviamo il gotico spettrale di Carolina Invernizio e Marchesa Colombi, la tensione al sublime e all’eroico di Paola Masino, il fantastico frammisto al folklore di Grazia Deledda e Matilde Serao, la fusione di ricordo e fantasticheria di Anna Maria Ortese, la visionarietà poetica di Gilda Musa e Chiara Palazzolo – due autrici che hanno scardinato i cancelli della letteratura di genere e che, come Paola Capriolo, hanno saputo aprire il fantastico a nuove, contemporanee vastità.

 * * *

Leggenda di Capodimonte

di Matilde Serao Leggi tutto…

ULISSE NON È LUI di Giovanni Kezich (un estratto)

ULISSE NON È LUI di Giovanni Kezich (Baldini+Castoldi): un brano estratto dal romanzo

* * *

“Ulisse non è lui. La grande sciarada di Omero alle origini della coscienza” di Giovanni Kezich (Baldini+Castoldi)

Fatta passare per millenni come una storia meravigliosa e travagliata, a tratti cruenta ma destinata a buon fine, l’Odissea spiazza da subito il lettore con il suo incedere altalenante e il suo scarso equilibrio, visto che le peripezie di Ulisse tra maghe e ciclopi, sirene e mostri marini, che tanto hanno affascinato i lettori di ogni epoca, impegnano a malapena un sesto di un poema che è dedicato piuttosto, nella sua parte preponderante, ai preparativi di un massacro tremendo e immotivato, quello dei cosiddetti «proci», i pretendenti di Penelope: una strage che, a dispetto di tante fantasmagorie di facciata, costituisce il vero obiettivo della narrazione. Eppure, alcune vistose incongruenze dovrebbero mettere subito in allarme: qual è lo scopo dell’inspiegabile viaggio di Telemaco, rischioso e apparentemente inutile, che apre il poema? E perché Ulisse, atteso da dieci anni, si ripresenta a Itaca in sincronia perfetta con il viaggio del figlio, e per giunta da solo, pur essendo partito con un gran seguito di navi e di compagni? E come è possibile che egli non venga riconosciuto subito da un servo fedele, da sua moglie e da suo padre? Leggi tutto…

LA RAGAZZA CON LA STELLA BLU di Pam Jenoff (un estratto)

undefined“La ragazza con la stella blu” di Pam Jenoff (Newton Compton – traduzione di Carlotta Mele): un brano estratto dal romanzo
Dall’autrice del bestseller “La ragazza della neve”

* * *

1942. Sadie Gault ha diciotto anni e vive insieme ai genitori nel ghetto di Cracovia. Quando i nazisti rastrellano la città, Sadie e la madre, incinta, sono costrette a cercare rifugio nelle fogne. Ha così inizio per loro un lungo periodo di terrore, trascorso al buio nel sottosuolo. Un giorno Sadie alza lo sguardo e, attraverso una grata, vede una ragazza della sua età che compra dei fiori. Ella Stepanek è un’agiata giovane polacca che ha conservato molti privilegi perché la sua matrigna ha ottenuto la benevolenza degli occupanti tedeschi, pur guadagnando per sé e per la famiglia il disprezzo degli amici di sempre. Sola e in pena per il fidanzato partito per la guerra, Ella vaga per Cracovia senza sosta. Un giorno, al mercato, intravede qualcosa che si muove sotto una grata del marciapiede. Quando si accorge che lì si nasconde una ragazza, la sua vita cambia per sempre. Ella decide di aiutare Sadie e la loro diventa presto un’amicizia profonda e intensa, ma la guerra porterà i loro destini in rotta di collisione. Eventi terribili metteranno alla prova tutto ciò in cui credono, ponendole di fronte a delle sfide impossibili.

* * *

Un brano estratto da “La ragazza con la stella blu” di Pam Jenoff (Newton Compton – traduzione di Carlotta Mele) Leggi tutto…

“Tre” di Valérie Perrin (Edizioni E/O): un estratto

Pubblichiamo un brano estratto dal romanzo “Tre” di Valérie Perrin (Edizioni E/O – traduzione di Alberto Bracci Testasecca), il nuovo romanzo dell’autrice di “Cambiare l’acqua ai fiori“, da settimane in cima alle classifiche dei più venduti

 * * *

2

5 luglio 1987

Tutto inizia con un mal di pancia dopo il panino e le patate fritte intinte nel ketchup. Nina è seduta sotto un ombrellone di fronte al chiosco delle patatine, pochi tavolini di ferro colorati che sovrastano le tre vasche delle piscine comunali. Sta ascoltando La Isla Bonita di Madonna, si lecca il sale rimasto sui polpastrelli e osserva con aria sognante un biondo abbronzato che si tuffa dalla piattaforma dei cinque metri. Immerge le dita nella vaschetta vuota per raccattare le briciole salate nelle scanalature della plastica. Étienne si dondola sulla sedia sorseggiando un diabolo alla fragola, Adrien dà un morso a una pesca troppo matura che gli sgocciola su mani, bocca, gambe, dappertutto.
Nina guarda spesso Étienne e Adrien. Non lo fa mai di sfuggita, i suoi occhi si posano su una parte del loro corpo e non la mollano più. È una cosa che mette a disagio Étienne, il quale non fa che dirle: «Piantala di guardarmi in questo modo». Adrien se ne frega, Nina è così, senza freni.
Di nuovo fitte alla pancia, poi un liquido tiepido che le cola tra le cosce. Nina capisce. Non le va per niente, non di già, è troppo piccola, compie undici anni tra un mese… Credeva che le mestruazioni venissero alle medie, tra la seconda e la terza. O magari anche finite le medie, mentre lei entra in prima fra due mesi… “Che vergogna” pensa, “se le altre sanno che le ho già penseranno che sono una ripetente”.
Si alza, si avvolge intorno alla vita un piccolo asciugamano ruvido, che tuttavia basta a coprirle i fianchi. È magrissima. Leggi tutto…

VOGLIA DI LIBRI di Mario Andreose (La nave di Teseo) – Andreose vince il premio NotoCultura per l’editoria

Mario Andreose si aggiudica il Premio Letterario Internazionale NotoCultura per l’editoria. Sarà premiato il 4 agosto a Noto, presso il Convitto delle Arti di Corso Vittorio Emanuele 91, h. 18:30

Gli altri premiati: Roberto Andò (per la narrativa e la regia) e Donatella Finocchiaro (per lo spettacolo)

Pubblichiamo, di seguito, un estratto del nuovo libro di Mario Andreose, “Voglia di libri” (La nave di Teseo), di cui anticipiamo la scheda

 * * *

Dopo Uomini e libri (2015), vincitore del premio Estense, del premio Biella della Giuria e del premio Rhegium Julii per la Saggistica, Mario Andreose ritorna, con il suo piglio narrativo, ai vagabondaggi tra editoria e letteratura di una lunga, inimitabile carriera. Il declino di imperi editoriali, visto dietro le quinte, in contrasto con il nascere di nuove coraggiose realtà, le storie di capolavori riproposti, assieme a protagonisti quali Joyce, T.S. Eliot, Warburg, Moravia, Sciascia, Eco, Lévi-Strauss, Tondelli e Woody Allen, sono tra gli ingredienti di un libro che si può aprire con gusto a ogni pagina.

“Tutti si chiedono, non solo noi editori, se il nostro modo di lavorare si sia ormai avviato a un punto di non ritorno, aggrappati a computer e telefonini, protagonisti involontari, a distanza, di una mutazione genetica in atto. Il libro per fortuna rimane, come diceva Umberto Eco, uno strumento indispensabile, al pari della ruota e del cucchiaio.” Leggi tutto…

L’AVVENTURA di Giovanni Truppi (un estratto)

Pubblichiamo un brano estratto dal volume “L’avventura” di Giovanni Truppi (La nave di Teseo +)

* * *

Decidiamo di fare il bagno. Ci spogliamo, poggiamo le nostre cose su un masso, entriamo in acqua, e per un attimo esiste solo l’istante in cui mi trovo. Mi sento leggerissimo e beato, e il mare sorregge al mio posto tutto l’ultimo anno.

Tra la fine di luglio e l’inizio di settembre del 2020, Giovanni Truppi ha caricato il suo pianoforte smontabile su un camper ed è partito per una manciata di concerti resi possibili dall’allentamento delle restrizioni dopo la prima ondata della pandemia. Cercando di evitare le strade principali e tenendo il più possibile il mare a vista, Giovanni e i suoi due compagni di viaggio hanno percorso l’intero perimetro della costa italiana, dal confine con la Francia a quello con la Slovenia, immergendosi ogni giorno dentro un paesaggio impercettibile o in chiassoso mutamento. Dalle sponde contratte e burbere della Liguria, alla macchia assordante di cicale della Maremma toscana; dai litorali piatti e densi attorno Roma, alla costa del Cilento – quella dell’infanzia di Giovanni – e poi alla Calabria selvaggia, malinconica; da Taranto ad Ancona, superando gli uliveti infiniti della Puglia, la frugalità generosa e quieta dell’Abruzzo, i lidi romagnoli, fino alla curva geografica che rende il nostro mare una faccenda più orientale.
Tappa dopo tappa, la costa italiana si delinea come un lento e ineludibile film famigliare dentro le parole semplici ed essenziali con i gestori dei campeggi, i turisti locali, gli amici e i parenti rintracciati lungo il percorso, osservando lo sciamare dei ragazzini sui lungomari e le processioni di santi, gli anziani stretti davanti ai tramonti, i braccianti nei campi e nelle baracche nascoste, le piccole folle illanguidite dal caldo, con le infradito affondate dentro spiagge di tardo approdo e i chilometri addosso verso bagni limpidi e solitari.
Giovanni Truppi racconta un’Italia solo apparentemente minore e perfettamente contemporanea, risvegliando una memoria che ci raccoglie tutti, nelle generazioni di ogni estate, e ci sospinge verso il desiderio della prossima a venire.

 * * *

Un brano estratto dal volume “L’avventura” di Giovanni Truppi (La nave di Teseo +) Leggi tutto…

LE COSE GIUSTE di Silvia Ferreri (un estratto)

Pubblichiamo un brano estratto da “Le cose giuste” di Silvia Ferreri (Rizzoli)

Dall’autrice finalista al Premio Strega, cinque storie di donne che la vita ha scelto di sfidare. E che hanno scelto di raccontarsi, e di ricominciare.

* * *

Quando tutto è pronto, quando tutta la loro vita è stata caricata sul furgone, esce Marisa, per ultima.
In braccio porta due bambini piccoli, come una Madonna dalla doppia maternità, come una profuga sotto le bombe, a capo basso, piegata sui figli per proteggerli.
Il dettaglio che ricorda sempre, ogni volta che torniamo a parlare di quella sera, è che ha comprato due pigiami nuovi, uno blu con le macchinine per Francesco, uno rosso con i gattini per Ottavia. Della fuga in Egitto, la sua mente prostrata ricorda i colori dei pigiami dei suoi figli.
La fanno sistemare dietro, i sedili dell’auto abbassati; lei si stende con Francesco alla sua sinistra e Ottavia alla sua destra. Da allora, a ogni nuovo viaggio li disporrà così. Come in un copione ripetuto in cui ogni dettaglio deve restare uguale, pena la condanna, pena la morte, a ogni nuova fuga Marisa viaggerà per centinaia di chilometri abbracciata ai figli, con il piumone giallo steso sul retro della macchina, le copertine per avvolgerli, una borsa frigo con il cibo, delle bottiglie d’acqua, un fornellino da campeggio, delle bacinelle, perché a ogni sosta, in ogni casa, in ogni località protetta lei possa provvedere a nutrirli, a lavarli, ad accudirli. Leggi tutto…

DANTE ENIGMA di Matteo Strukul: intervista all’autore

“Dante enigma” di Matteo Strukul (Newton Compton): intervista all’autore e un brano estratto dal libro

 * * *

Nel suo nuovo romanzo storico, Matteo Strukul (foto in basso – © Marco Bergamaschi), autore della saga bestseller “I Medici”, tradotto in 24 Paesi e vincitore del Premio Bancarella, si cimenta con la figura di Dante Alighieri.

Il titolo del libro è “Dante enigma” e lo pubblica Newton Compton (come i precedenti)

 * * *

di Massimo Maugeri

Nel contesto della celebrazione del settecentesimo anno della morte di Dante, Matteo Strukul torna in libreria con un nuovo romanzo incentrato sulla figura dell’Alighieri da giovane, con l’obiettivo di fornirne un ritratto inedito.
Ho avuto il piacere di discuterne con l’autore…

– Caro Matteo, sulla figura di Dante Alighieri si è scritto di tutto. Quali sono gli elementi caratterizzanti di questo tuo romanzo?
Caro Massimo, il mio romanzo prova a raccontare il giovane Dante: quello innamorato dell’amore, maestro del Dolce Stil Novo, certo, ma anche feditore di prima linea e guerriero suo malgrado, reduce di guerra, affetto da epilessia o da shock traumatico post-bellico, fiorentino e guelfo orgoglioso che vive in una città sbranata dalle faide, marito incostante e uomo incatenato a un vincolo matrimoniale imposto. È un Dante per buona parte inedito e di cui si è scritto molto poco. Leggi tutto…

OSTAGGI D’ITALIA. TRE VIAGGI OBBLIGATI NELLA STORIA di Dario Borso (un estratto)

Pubblichiamo un brano estratto dal volume “Ostaggi d’Italia. Tre viaggi obbligati nella storia” di Dario Borso (Exòrma)

 * * *

Tre diari di soldati semplici, che cercano di tornare a casa dopo mesi e anni di guerra e prigionia, e tre disfatte di Stato: Adua, Caporetto e l’armistizio dell’Otto settembre. Testimonianze autentiche che illuminano mezzo secolo di Storia italiana, dal 1896 al 1945. L’alpino di Belluno, il granatiere e il marinaio trevisani scrivono in modo elementare, claudicante, a volte sgrammaticato ma riescono a farci rivivere in pieno la loro condizione, la trincea, la paura, la sconfitta, lo spaesamento, la volontà di sopravvivere. Dario Borso racconta come ciascuno di questi brevi testi sia venuto alla luce e ne ricostruisce con grande attenzione storico-critica le trascrizioni, le fasi di revisione e di riscrittura di Giovanni Comisso, il contesto culturale e le vicende editoriali. Sono pagine inedite (corredate da foto di repertorio, di oggetti personali e manoscritti) che attraversano le zone più intime di vite modeste, persone ostaggio di guerre certamente non volute, gettate d’autorità sul campo di battaglia, nei luoghi della disfatta.

* * *

“Ostaggi d’Italia. Tre viaggi obbligati nella storia” di Dario Borso (Exòrma)

Leggi tutto…

TURI FERRO E IL MAGISTERO DELL’ARTE

https://i0.wp.com/letteratitudine.blog.kataweb.it/files/photos/uncategorized/turi_ferro_volume.jpg“Turi Ferro, il magistero dell’arte” di Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla (La Cantinella): nel centenario della nascita del grande attore

* * *

In occasione del centenario della nascita del grande attore Turi Ferro (Catania, 10 gennaio 1921 – Sant’Agata li Battiati, 11 maggio 2001) proponiamo l’unigo grande testo disponibile a oggi dove è possibile ritrovare tutto il magistero dell’arte di questo grande attore. Il volume, zeppo di bellissime fotografie che riproducono l’attore in vari momenti significativi della sua carriera, si intitola, per l’appunto, “Turi Ferro, il magistero dell’arte” (La Cantinella) ed è firmato da Sarah Zappulla Muscarà ed Enzo Zappulla. 

Di seguito, il testo introduttivo del libro

 * * *

Maturata a ridosso delle esperienze storiche più significative del primo Novecento, la stagione aurea del teatro siciliano aveva rinverdito le scene nazionali e internazionali esibendo le straor­dinarie doti interpretative di Giovanni Grasso e Angelo Musco che avevano alimentato un intenso dibattito sull’azione educati­va del teatro, sul ruolo dell’attore, sulle ragioni del mercato, sui condizionamenti del pubblico, sull’inviolabilità del testo lettera­rio, sulla trasgressione interpretativa, sui diritti d’autore, sulla necessità di una mes­sa in scena più dinamica, inquieta, polisemica. Sul tronco del naturalismo i grandi attori-mattatori siciliani, che affondavano le radici, attingendone nutrimento vitale, in un humus teatrale antichissimo, avevano innestato il loro istintivo talento, rinsan­guato da generazioni dì pupari, da pratiche di commedia dell’arte, da retaggi di cul­tura orale, da elementi temperamentali ‘forti’. Leggi tutto…

LA FELICITÀ DEGLI ALTRI di Carmen Pellegrino (un estratto)

“La felicità degli altri” di Carmen Pellegrino (La nave di Teseo)

Pubblichiamo un brano estratto dal secondo capitolo del libro

 * * *

Vinegia

 

Venezia fu la prima buona idea della mia vita. Avevo trentasei anni quando vi presi dimora, pervasa da un inspiegabile, a tratti tenero, sentimento per me; era autunno e pensavo di restarci fino alla primavera, ma ora non saprei dire quanto ci rimasi, in termini di tempo misurabile. Posso però dire che il tempo trascorso fra le calli ha modificato per sempre qualcosa di me. Hanno ragione quelli che studiano a fondo i luoghi: possono “trasformare”, dare forma a chi vi si immerge con l’intenzione di farsi camminare accanto dai fantasmi che trattengono. Non dicono niente, questi fantasmi dei luoghi, si limitano ad accompagnarci, portando con sé una persistenza di vita sopravvissuta alle distruzioni. Cos’era Venezia, prima della distruzione della Grande Guerra? E prima ancora, prima di essere un aerolite di pietra? Le giunture tra le sue forme, richiami a un’arte che non rifuggiva il disordine dell’immaginazione – la selvatichezza del gotico che Ruskin ripropone senza biasimo, giacché contiene una verità profonda che l’istinto umano coglie quasi inconsciamente – quelle giunture, dicevo, raccontano di un luogo a cui non occorrono geometrie grevi, un luogo non atterrito dalla fragilità. Come posso dire? Leggi tutto…

LUCE DELLA NOTTE di Ilaria Tuti (un estratto)

Pubblichiamo un brano estratto dal romanzo “Luce della notte” di Ilaria Tuti (Longanesi)

La storia di una bambina speciale. Il ritorno dell’amatissima Teresa Battaglia in un romanzo di rinascita e speranza

 * * *

Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell’albero l’ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Manca poco a Natale, il giorno in cui Chiara compirà nove anni. Anzi, la notte: perché la bambina non vede la luce del sole da non sa più quanto tempo. Ci vuole un cuore grande per aiutare il suo piccolo cuore a smettere di tremare. È per questo che, a pochi giorni dalla chiusura di un faticosissimo e pericoloso caso e dalla scoperta di qualcosa che dovrà tenere per sé, Teresa Battaglia non esita a mettersi in gioco. Forse perché, no­nostante tutto, in lei batte ancora un cuore bambino. Lo stesso che palpita, suo malgrado, nel giovane ispettore Marini, dato che pur tra mille dubbi e perplessità decide di unirsi al commissario Battaglia in quella che sembra un’indagine folle e insensata. Già, perché come si può anche solo pensare di indagare su un sogno? Però Teresa sa, anzi, sente dentro di sé che quella fragile, spaurita e coraggiosissima bambina ha affondato le mani in qualcosa di vero, di autentico… E di terribile.

 * * *

Le prime pagine del romanzo “Luce della notte” di Ilaria Tuti (Longanesi)
Leggi tutto…

LEI MI PARLA ANCORA di Giuseppe Sgarbi: dal libro al film di Pupi Avati

Il volume “Lei mi parla ancora. Memorie edite e inedite di un farmacista” di Giuseppe Sgarbi (La nave di Teseo) contiene anche il romanzo da cui è tratto l’omonimo film di Pupi Avati, disponibile su Sky Cinema da lunedì 8 febbraio

[Il nostro speciale sul libro e sul film]

 * * *

Segnaliamo lo speciale di SkyTg24 (incentrato sulla conferenza stampa di presentazione del film)

Pubblichiamo, di seguito, un brano estratto dal romanzo di Giuseppe Sgarbi, il trailer del film e in chiusura i commenti video del regista Pupi Avati, quello di Vittorio Sgarbi e la scheda del volume appena pubblicato da La nave di Teseo

* * *

Brano estratto da “Lei mi parla ancora. Memorie edite e inedite di un farmacista” di Giuseppe Sgarbi (La nave di Teseo) – pagg. 347-348

E tu, dimmi: perché sei andata via? Così presto, poi. Che fretta c’era?, dimmi. Eravamo in cucina. Ricordo benissimo. La televisione accesa parlava di Parigi. O forse Washington. Non so dire. Comunque, qualcuno doveva bombardare qualcun altro. Come sempre, del resto. Certe cose non cambiano mai. Nell’aria, vapori di cucinato. Katia aveva preparato il brodo con i cappelletti. La bottiglia del vino al centro della tavola, spalla a spalla con quella del tuo succo di frutta all’albicocca. “Fa schifo”, dicevi, aggrottando la fronte ogni volta che avvicinavi il bicchiere alle labbra. Invidiavi l’effervescenza discreta del mio Pignoletto a te, ormai, proibito. Passi piccoli, fruscii di gonne e il battibeccare consueto di piatti e posate ritmavano, come sempre, il nostro mezzogiorno. Fuori, un principio d’inverno.
Dentro, un tepore d’altri tempi. Avvolgente, rassicurante, mai indiscreto. Sebbene in questa casa tutto continui a muoversi, sembra sempre tutto fermo, come l’acqua del fiume che scorre poco lontano di qui. Inarrestabile eppure apparentemente immobile.
A un tratto una folaga ha disegnato una diagonale sul vetro rugoso della finestra. Volava lentamente, in direzione del canale. Forse abita lì, ho pensato. Da ragazzo non me la sarei certo fatta scappare. L’ho seguita con lo sguardo, come avessi ancora tra le mani il fucile di mio padre e i diciott’anni della prima licenza di caccia. Ma l’ho lasciata andare, oltre il salice, la torre e la vite ormai priva di foglie. E così mi sono distratto.
È stato un attimo: quando mi sono voltato, tu non c’eri più. Ma, dico: si fa così? La poltrona, quella nuova che ti ha regalato Elisabetta, era vuota. E io molto più di lei. Ricordo la faccia che hai fatto quando l’hanno portata. “È per me tutta quella roba lì?”, sembravi chiedere, inarcando le sopracciglia. Poi hai scosso la testa, come dire “Questi qui son tutti matti”. Però sapevo che eri contenta. Hai sempre amato le attenzioni della tua piccolina. Leggi tutto…

UN ATTIMO PRIMA DI CADERE di Giancarlo Dimaggio (un estratto)

Pubblichiamo la prefazione del volume “Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia” di Giancarlo Dimaggio (Raffaello Cortina Editore)

* * *

A un certo punto decido che quei fatti andavano raccontati.
Il problema era come. Mi ritrovo in una vita che non avevo programmato, in un mondo trasformato e ho un dannato bisogno di mettere ordine. Di capire come si sono svolte le cose, di trovare risposte. Nel 1990 mi insegnano un mestiere. Lo spirito dei tempi diceva: si fa così. Ci sono diverse scuole di pensiero, scegli tu quella che ti pare, certo, la mia è meglio. Una volta che hai scelto: fa’ così. I maestri che mi hanno formato erano già scettici su queste divisioni e gliene sono grato. Il mestiere, comunque, aveva le sue pratiche. Bottega che vai, arnesi che trovi. Il mestiere si chiama: psicoterapia. Negli anni avviene che: studio teorie, ci ragiono su, me ne presentano altre che contraddicono le precedenti, ho alcune idee, cambio idee, stringo amicizie, rompo amicizie. Intorno a me è lo stesso. Immaginavo che nel mondo della cura dell’animo prevalesse una certa saggezza e benevolenza. Neanche per idea. Scrivono teorie, cambiano teorie, formano scuole, spaccano scuole, stringono alleanze e tradiscono. Mi piace.
Un giorno mi accorgo che le regole sono cambiate. Che la psicoterapia che pratico ogni giorno è diversa da quella che mi hanno insegnato. Molto. Sono convinto che sia meglio, più efficace, spesso più rapida. Che cosa è successo? Chi l’ha trasformata e come? Leggi tutto…

LA LIBRAIA DI AUSCHWITZ di Dita Kraus (un estratto)

“La libraia di Auschwitz” di Dita Kraus (Newton Compton – traduzione di Laura Miccoli)

* * *

È appena uscito il volume dedicato alla vera storia di Dita Kraus, giovanissima prigioniera di Auschwitz, diventata un simbolo della ribellione. Si intitola “La libraia di Auschwitz” (Newton Compton – traduzione di Laura Miccoli) ed è la storia raccontata dalla stessa Dita Kraus in un libro di memorie straordinario.

Parte della storia di Dita è stata raccontata in forma romanzata nel bestseller internazionale “La biblioteca più piccola del mondo”, di Antonio Iturbe, ma in questo testo possiamo conoscerla per intero, dalla sua vera voce.

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo, di seguito, il capitolo quattordici del volume.

* * *

Un brano estratto dal libro “La libraia di Auschwitz” di Dita Kraus (Newton Compton – traduzione di Laura Miccoli) Leggi tutto…

PAOLO ROSSI: Quanto dura un attimo (un brano del libro)

Pubblichiamo le prime pagine dell’autobiografia di Paolo Rossi, scritta insieme alla moglie Federica Cappelletti, intitolata: “Quanto dura un attimo” (Mondadori).

È il nostro modo per omaggiare Paolo Rossi, leggenda del calcio nazionale e internazionale (scomparso all’età di 64 anni)

* * *

Paolo Rossi (Prato, 23 settembre 1956 – Siena, 9 dicembre 2020) è stato uno dei più forti calciatori di sempre. Da professionista ha vinto diversi titoli di capocannoniere e molte competizioni nazionali e internazionali. Nel Mondiale di Spagna ’82 ha guidato la Nazionale alla vittoria del trofeo, vincendo il titolo come miglior giocatore del torneo.

* * *

INTRODUZIONE

La storia di Pablito è una favola a lieto fine, intrisa di successi eclatanti alternati a dolori laceranti, di forti impennate e rovinose cadute, di sogni realizzati e ferite profonde, di ambiti riconoscimenti e ingiustizie subite. È una metafora della vita. È il bianco e nero di ogni esistenza, il copione perfetto di un film che ha incantato generazioni e continua a essere molto amato dal pubblico. Dai suoi ammiratori, dagli italiani in Italia e all’estero, e dai tifosi che albergano in ogni angolo del pianeta.
È l’avventura di un ragazzo che ha sfidato la sorte fino a diventare leggenda, realizzando il suo sogno di bambino e scrivendo una parte intramontabile di storia del calcio: Paolo Rossi è l’unico uomo al mondo che con tre gol ha fatto piangere il Brasile stellare di Zico e Falcão, che ha incantato Pelé (che si accorse di lui durante il Mondiale d’Argentina), uno dei soli quattro Palloni d’oro italiani (insieme a Gianni Rivera, Roberto Baggio e Fabio Cannavaro), miglior giocatore e Scarpa d’oro al Mondiale di Spagna del 1982, Pallone d’argento ad Argentina ’78, Collare d’oro al merito sportivo (la massima onorificenza conferita dal CONI), tra i personaggi più popolari e conosciuti a livello internazionale. Uno dei pochi che, a distanza di anni, continua a rimanere un brand, simbolo indiscusso del made in Italy: da Paolo Rossi a Pablito a Paolorossi tutto attaccato, un marchio, che dal Congo al Circolo polare artico significa Italia.
E la sua storia deve e vuole essere d’esempio per tutti, per risvegliare gli animi, per accendere gli entusiasmi e insegnare ai giovani che da ogni difficoltà si può venire fuori e diventare anche campioni.
E Paolo lo dice, con orgoglio, dopo aver scalato le montagne più alte e impervie: da qualsiasi condizione sociale tu arrivi, anche con tre menischi rotti in tre anni consecutivi, nel periodo più delicato della propria carriera, e con una squalifica sulle spalle della quale ci si è sempre dichiarati innocenti. Leggi tutto…

JOHN LENNON E IO: “Cetti Curfino” e “Woman is the Nigger of the World”

QUARANT’ANNI DALLA SCOMPARSA DI JOHN LENNON (Liverpool, 9 ottobre 1940 – New York, 8 dicembre 1980)

UN TRIBUTO ATTRAVERSO UN APPROFONDIMENTO DI UNO DEI BRANI DI “IMPEGNO CIVILE” DELLA CARRIERA SOLISTA DELL’EX-BEATLE

 * * *

In occasione del quarantennale dell’omicidio di John Lennon, pubblichiamo uno stralcio della postfazione del romanzo “Cetti Curfino” di Massimo Maugeri (La nave di Teseo) dedicato al grande artista scomparso e al suo bellissimo brano musicale “Woman is the Nigger of the World” i cui versi compaiono come epigrafe del libro

 * * *

di Massimo Maugeri

Mi capita spesso, quando scrivo, o penso alla scrittura, di associare idee e immagini a una canzone. Nel caso di “Cetti Curfino“, proprio per via delle suddette riflessioni, il pensiero mi condusse fino alle note di una bellissima canzone di John Lennon (non tra le più conosciute, per la verità) il cui titolo scuote come uno schiaffo: Woman is the Nigger of the World (“La donna è il negro del mondo”). Vorrei approfittarne per raccontare la storia di questo brano musicale che, purtroppo, nonostante i suoi 46 anni di età [oggi 48, n.d.r.], è ancora attualissimo.
“La donna è il negro del mondo. Sì, lo è: pensaci. La donna è il negro del mondo: pensaci, fai qualcosa.”
È la traduzione dell’incipit di questa canzone che Lennon pubblicò nel 1972, prima come singolo e poi all’interno dell’al­bum Some Time in New York City. Un brano che fece così scal­pore, e che innescò una serie di polemiche così virulente, che finì con l’essere bandito dalle radio. Il titolo nasce da una frase che Yoko Ono pronunciò in un’intervista rilasciata alla rivista “Nova” nel 1969. John riprese quella frase e, dal concetto che ne stava alla base, la forgiò in forma di canzone di denuncia che scrisse insieme alla stessa Yoko.
Ciò che non piacque a molti fu l’utilizzo della parola “nig­ger” (negro), considerata offensiva e razzista (ovvero “politica­mente scorretta”, come si direbbe oggi). L’utilizzo di quella pa­rola, ovviamente, aveva chiari intenti provocatori; ma il senso della provocazione risiedeva nella descrizione e nella denuncia di una condizione di asservimento a cui la donna era (ed è) assoggettata, in maniera più o meno intensa, più o meno vio­lenta, nelle diverse culture e società del mondo (la carneficina definita con il termine femminicidio è solo la terribile e tragica punta dell’iceberg). Basta soffermarsi sul testo originale, e sulla sua traduzione in italiano, per cogliere il peso e l’attualità di quella denuncia. Leggi tutto…

PANTAGRUEL. (1) La filosofia del cibo e del vino

È appena uscito il volume 1 di Pantagruel, “rivista di Letteratura non letteraria, di mondi narrati”, edita da La nave di Teseo a cura di Elisabetta Sgarbi e Massimo Donà, con il titolo “La filosofia del cibo e del vino”.

Il numero zero era stato dedicato al pane.

 * * *

Presentiamo Pantagruel (1) La filosofia del cibo e del vino” pubblicando l’intervento introduttivo del Direttore della rivista, Elisabetta Sgarbi, e il sommario dell’intero volume

* * *

Un viaggio nel mondo del cibo e del vino come non se ne vedono spesso; un viaggio forse anche azzardato, fatto di inedite commistioni. Fatto cioè di racconti, riflessioni, ricordi, proclami e prese di posizione, fatto di liriche suggestioni e specifiche competenze. Un modo di “pensare” il cibo e il vino che questo secondo numero di Pantagruel ha voluto provocatoriamente proporre combinando il semplice e il complesso, l’ingenuo e l’ironico, l’ardita speculazione con la prudente descrizione. Combinando altresì le parole alle immagini di una fotografa che, del mondo del cibo e del vino, sa mostrarci quel che esso, forse, non sa di essere; ma più intensamente lo agita dall’interno. Un volume che attrarrà e incuriosirà tutti gli operatori del settore agroalimentare; un settore che mai come oggi mostra di voler crescere… e non solo “economicamente”, e tutti i numerosi appassionati della buona cucina e del buon vino, in altre parole, del buon vivere. Il volume è arricchito anche da contributi extra che travalicano il tema principale senza tradire lo spirito di approfondimento e indagine della rivista.

A cura di Massimo Donà e Elisabetta Sgarbi.

 * * *

L’intervento introduttivo del Direttore di Pantagruel, Elisabetta Sgarbi Leggi tutto…

QUARANT’ANNI DAL TERREMOTO IN IRPINIA: l’intervento del Presidente Mattarella e un libro (“Paesaggio con rovine” di Generoso Picone)

Nel 40° anniversario del terremoto che devastò Irpinia, Basilicata e parte della Puglia pubblichiamo l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e segnaliamo il volume di Generoso Picone intitolato: “Paesaggio con rovine. Irpinia: un terremoto infinito” (Mondadori)

Il Presidente Mattarella

* * *

L’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

«Sono trascorsi quarant’anni dall’immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l’Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia.
Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici.
Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi.
Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione.
Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza.
Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile. Leggi tutto…

IL SUSSURRO DEL MONDO di Richard Powers (un brano del libro in occasione della Giornata nazionale degli alberi)

In occasione della Giornata nazionale degli alberi, che ricorre oggi 21 novembre, pubblichiamo un brano estratto dal romanzo Premio Pulitzer 2019 per la narrativa “Il sussurro del mondo” di Richard Powers (La nave di Teseo – traduzione di Licia Vighi).

[La recensione del romanzo, firmata da Massimo Maugeri è disponibile cliccando qui]

* * *

Brano estratto da “Il sussurro del mondo” di Richard Powers (La nave di Teseo – traduzione di Licia Vighi) [pagg. 24-26]

Duemila chilometri a est, nella città dove la madre di John Hoel cuciva vestiti e suo padre costruiva navi, la calamità colpisce prima che qualcuno se ne accorga. L’assassino s’introduce nel paese dall’Asia, nel bosco di castagni cinesi destinati a giardini stravaganti. Un albero nello zoo del Bronx assume tonalità ottobrine a luglio. Le foglie si arricciano e si seccano nelle sfumature cannella.
Aloni di macchie arancioni cospargono la corteccia gonfia. Alla minima pressione, il legno cede.
Nel giro di un anno, macchie arancioni screziano i castagni in tutto il Bronx – i carpofori di un parassita che ha già ucciso il suo ospite. Ogni infezione rilascia un’orda di spore nella pioggia e nel vento. I giardinieri della città mobilitano un contrattacco.
Potano rami infetti e li bruciano. Spruzzano sugli alberi un solfato di calcio e di rame dai carri trainati dai cavalli. Tutto quello che fanno è spargere le spore sulle accette che usano per abbattere le vittime. Un ricercatore del New York Botanical Garden identifica il killer in un fungo sconosciuto all’uomo. Pubblica i risultati e lascia la città per sfuggire al caldo estivo. Al suo ritorno, qualche settimana dopo, non c’è nemmeno un castagno in città che valga la pena salvare. Leggi tutto…

IL TRADITORE DI ROMA di Simon Scarrow (un estratto)

Pubblichiamo un brano estratto dal romanzo storico “Il traditore di Roma” di Simon Scarrow (Newton Compton – traduzione di Andrea Russo)

* * *

Torna in libreria lo scrittore britannico Simon Scarrow, uno degli autori di romanzi storici più letti. Con i suoi 5 milioni di copie vendute nel mondo, traduzioni in oltre 10 Paesi, Scarrow ha dedicato alla storia di Roma antica decine di romanzi. Il traditore di Roma è il nuovo volume della sua fortunata serie con protagonisti Catone e Macrone.
Di seguito, un brano estratto dal romanzo…

* * *

Il primo capitolo del romanzo “Il traditore di Roma” di Simon Scarrow (Newton Compton – traduzione di Andrea Russo)

Capitolo 1

Autunno, 56 d.C.

«Eccoli», mormorò il centurione Macrone guardando dall’altro lato del campo d’addestramento, verso la nuvola di polvere che annunciava l’avvicinarsi di una colonna di soldati. Smise di masticare un rametto di anice sfilacciato e lo gettò a terra, sputando poi la polpa fibrosa che gli era rimasta in bocca. Si girò verso il suo superiore, che sonnecchiava all’ombra di un cedro. Il tribuno Catone era un uomo snello ormai prossimo ai trenta. I capelli scuri erano stati tagliati il giorno precedente, e la barba ispida lo faceva sembrare una recluta. Nel sonno il suo volto sarebbe apparso sereno e giovanile, se non fosse stato per la cicatrice bianca che dalla fronte tagliava in diagonale il sopracciglio e la guancia destra. Era un veterano che aveva partecipato a numerose campagne, e ne aveva tutto l’aspetto. Accanto a lui riposava il suo cane, una bestia imponente dall’aspetto selvaggio con un pelo marrone e ispido. Un orecchio era stato dilaniato prima che Catone decidesse di prenderlo con sé l’anno precedente, durante la campagna in Armenia. Poggiava la testa sulle gambe del padrone, e di tanto in tanto scodinzolava a dimostrazione del proprio appagamento. Leggi tutto…

MALINVERNO di Domenico Dara (recensione)

“Malinverno” di Domenico Dara (Feltrinelli): recensione e brani estratti dal libro

* * *

di Maria Zappia

È una lettura lieve e fiabesca quella che si ricava dall’ultimo romanzo di Domenico Dara. L’opera si intitola Malinverno dal cognome del protagonista, un bizzarro bibliotecario esperto di letteratura che si barcamena, con spirito intriso di stoicismo e parecchie inquietudini sentimentali, tra il cimitero comunale e la biblioteca del paese del borgo di Timpamara. Eh sì perché per volontà dell’autore, Astolfo Malinverno, l’io narrante dell’intera fabula, svolge al contempo due funzioni di carattere impiegatizio: quella di custode del cimitero e quella di bibliotecario. In entrambe Astolfo eccelle per doti caratteriali e per spirito di condiscendenza che esprime nell’un caso verso i frequentatori del luogo dedicato alle sepolture, nell’altro verso i lettori. Per la serafica e filosofica predisposizione ad accettare gli eventi della vita assecondando le circostanze Astolfo si trova difronte a esperienze svariate con personaggi dai nomi evocatori di episodi letterari come Malselprù, Ortìs, Armida, Volfango, Victorùgo Achille Serrasanbruno, Abelardo Calanna e così via. Nomi evocativi di storie e di libri che gli abitanti di Timpamara, per una strana vicenda legata ad una cartiera, divorano come pane quotidiano. Leggi tutto…

NON MORIRE di Anne Boyer (Premio Pulitzer 2020 per la non-fiction)

NON MORIRE di Anne Boyer (La nave di Teseo – traduzione di Viola Di Grado): Premio Pulitzer 2020 per la non-fiction

Il commento della traduttrice e un brano estratto dal libro

 * * *

Esce domani (29 ottobre) in Italia, con la traduzione di Viola Di Grado, “Non morire” di Anne Boyer (edito da La nave di Teseo), libro che ha vinto il Premio Pulitzer 2020 per la non-fiction.

 * * *

Una testimonianza emblematica e sovversiva della lotta contro il tumore al seno, ma anche un’indagine accurata sull’industria farmaceutica, sul sistema sanitario e sulla “cultura rosa”, mettendone in luce pure gli aspetti più controversi e attuali.

Opera vincitrice anche del premio Windham-Campbell 2020 per la saggistica e finalista al PEN/Jean Stein Book Award 2020.

* * *

Anne Boyer è una poetessa e saggista. Per i suoi libri ha vinto il primo Cy Twombly Award 2018 per la poesia dalla Foundation for Contemporary Arts e il Whiting Award 2018 non fiction/poesia. Nata e cresciuta in Kansas, dal 2011 insegna presso il Kansas City Art Institute. Vive a Kansas City, Missouri.
“Non morire” ha vinto il premio Pulitzer 2020 per la non fiction, il premio Windham-Campbell 2020 per la saggistica, è stato scelto tra i libri dell’anno dalla “New York Times Book Review” ed è stato finalista al PEN/Jean Stein Book Award 2020.

Di seguito, il commento della traduttrice: Viola Di Grado Leggi tutto…

IL TEATRO DEI SOGNI di Andrea De Carlo (un brano del libro)

Pubblichiamo in esclusiva un brano tratto dal nuovo romanzo di Andrea De Carlo (in libreria da oggi 24 settembre) intitolato “Il teatro dei sogni” (La nave di Teseo)

* * *

Estratto da IL TEATRO DEI SOGNI di Andrea De Carlo – La nave di Teseo, Milano 2020

Guiscardo Guidarini sale a passo veloce dalle colonne della skené alla piattaforma del proskénion, su per i gradini del koilon: i semicerchi ripetuti di pietra grigia formano un disegno armonioso in questa mattina fredda e tersa, ora che le nebbie della pianura sono svaporate. I cani Tanganika, Timor e Gui II gli corrono di fianco e fanno a gara a chi salta più alto, con la loro elasticità sorprendente. Tanganika e Timor sono basenji di lungo pedigree, se li è ritrovati quando è tornato a vivere qui, ma Gui II è forse il risultato di un amore illegittimo, benché non si capisca come, data l’altezza del muro di recinzione intorno a tutta la proprietà. In ogni caso ha tratti quasi lupini rispetto ai genitori, e un mantello nero-grigio invece che marrone e bianco. Così non ha potuto fare a meno di dargli il suo nome, e adesso a Villa Guidarini Valgrande di Gui ce ne sono due, entrambi poco conformi alla propria linea di discendenza.
Quando è più o meno a metà salita sente un ronzio elettrico nell’aria, guarda in su e vede un trabiccolo volante con quattro eliche che frullano su altrettanti bracci, si libra sopra la conca della collina come un grosso insetto alieno. Compie giri a una trentina di metri di altezza e poi scende verso di lui, insistente.
I cani seguono i suoi movimenti con i musi puntati, le orecchie tese; Timor emette uno dei suoi lunghi ululati. Quando il drone è a forse dieci metri sopra la sua testa lui vede l’obiettivo della videocamera attaccata sotto, le lenti che riflettono la luce. Risale e sembra che se ne vada, invece fa un altro giro largo e torna a scendere, viene in qua. Lui raccoglie un sasso da terra e lo scaglia con tutta la forza che ha nel braccio: mancato di poco. Raccoglie un secondo sasso, ma intanto il drone si impenna, sfugge su nel cielo, scompare oltre la cima della collina. Leggi tutto…

CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin (le prime pagine)

Pubblichiamo le prime pagine del romanzo (in vetta nelle classifiche dei libri più venduti) “Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin (Edizioni E/O – Traduzione di Alberto Bracci Testasecca)

* * *

Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse, presieduto da Michel Bussi, con la seguente motivazione: “un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi”.

* * *

1

Un solo essere ci manca,
e tutto è spopolato

I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità.
Non leggono, non pagano tasse, non fanno diete, non hanno preferenze, non cambiano idea, non si rifanno il letto, non fumano, non stilano liste, non contano fino a dieci prima di parlare, non si fanno sostituire.
Non sono leccaculo né ambiziosi, rancorosi, carini, meschini, generosi, gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti, drogati, spilorci, sorridenti, furbi, violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti,
dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti.
I miei vicini sono morti.
L’unica differenza che c’è fra loro è il legno della bara: quercia, pino o mogano.

* * *

2

Cosa sarà di me se non sento più i tuoi passi?
È la tua vita o la mia che se ne va? Non lo so

Mi chiamo Violette Toussaint. Facevo la guardiana di passaggio a livello, ora faccio la guardiana di cimitero.
Assaporo la vita, la bevo a piccoli sorsi, come un tè al gelsomino con un po’ di miele. E la sera, quando il cancello del cimitero è chiuso e la chiave appesa alla porta del bagno, sono in paradiso.
Non il paradiso dei miei vicini, no.
Il paradiso dei vivi: un sorso del porto annata 1983 che José-Luis Fernandez mi regala ogni primo settembre, un rimasuglio di vacanze in un bicchierino di cristallo, una specie di estate indiana che stappo verso le sette di sera sia che piova, nevichi o tiri vento. Leggi tutto…

LE VERITÀ SEPOLTE di Angela Marsons (un estratto)

Pubblichiamo le prime pagine di “Le verità sepolte” di Angela Marsons (Newton Compton), romanzo vincitore dell’edizione 2020 del Premio Bancarella

 * * *

La scheda del libro

Quando, durante uno scavo archeologico, vengono rinvenute alcune ossa umane, uno sperduto campo della black country si trasforma improvvisamente nella complessa scena di un crimine per la detective Kim Stone. Non appena le ossa vengono esaminate diventa chiaro che i resti appartengono a più di una vittima. E testimoniano un orrore inimmaginabile: ci sono tracce di fori di proiettile e persino di tagliole da caccia. Costretta a lavorare fianco a fianco con il detective Travis, con il quale condivide un passato che preferirebbe dimenticare, Kim comincia a investigare sulle famiglie proprietarie e affittuarie dei terreni del ritrovamento. E così, mentre si immerge in una delle indagini più complicate mai condotte, la sua squadra deve fare i conti con un’ondata di odio e violenza improvvisa. Kim intende scoprire la verità, ma quando la vita di una sua agente viene messa a rischio, dovrà capire come chiudere al più presto il caso, prima che sia troppo tardi.

* * *

Le prime pagine del libro vincitore del Premio Bancarella 2020: “Le verità sepolte” di Angela Marsons (Newton Compton Editori – traduzione di Nello Giugliano) Leggi tutto…

ENNIO – UN MAESTRO (conversazione tra Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore)

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo uno stralcio del volume “Ennio. Un maestro. Conversazione” di Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore (HarperCollins Italia)

Un brano dove il Maestro Morricone racconta come nasce il suo rapporto con la musica…

* * *

Una grande lezione di cinema. Ma anche una grande lezione di storia. Quella che hanno raccontato nei loro capolavori.

Due amici si incontrano e discutono. Discutono del mondo e del loro lavoro, perché non sono soltanto amici, si muovono anche nello stesso universo artistico. Uno realizza cinema, l’altro realizza musiche per il cinema. È così che nascono queste pagine densissime, animate dalle domande di Giuseppe Tornatore, che riportano i suoi lunghi colloqui con Ennio Morricone. Pagine nelle quali il cinema è un tema ed è un pretesto, qualche volta in primo piano, qualche altra sullo sfondo dei loro incontri. Ne parlano, lo affrontano, lo rigirano da ogni parte per capire cosa sia stato, cosa sia oggi e che futuro abbia, lo osservano da cineasti, lo osservano da appassionati, lo osservano anche da spettatori. Intrecciano le loro opinioni, i loro racconti, le loro sensazioni. Ogni tanto sembra che i loro ruoli si invertano. Tornatore cerca una sua musica delle immagini, Morricone una misteriosa visibilità dei suoni. Due premi Oscar. Due maestri. Un’intervista indimenticabile per chi ama il cinema.

 * * *

ESTRATTO dal libro di: Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore “Ennio. Un maestro” edito da HarperCollins (euro 19,50, pagine 334) Leggi tutto…

PARIGI OCCUPATA di Jean-Paul Sartre (un estratto)

“Parigi occupata” di Jean-Paul Sartre (Il Nuovo Melangolo): un estratto del libro

* * *

Gli otto testi, tutti inediti in Italia, che vengono proposti in questo volume (e in questa forma per la prima volta a livello mondiale con l’autorizzazione di Gallimard), raccolgono gli interventi più significativi scritti da Sartre durante la guerra e subito dopo la liberazione.
Si tratta di testi pubblicati su riviste clandestine come “Combat” e “Lettres françaises” e poi confluiti in Situations di Gallimard.
L’operazione è interessante perché questa preziosa selezione di testi raccolti in un solo volume porta fuori dall’ombra e dalla nicchia brani importanti di Sartre.
Pubblichiamo, di seguito, per gentile concessione dell’editore, il brano intitolato “La Repubblica del Silenzio”.

 * * *

Brano tratto dal volume “Parigi occupata” di Jean-Paul Sartre (Il Nuovo Melangolo)

La Repubblica del Silenzio[1]

Non siamo mai stati così liberi come sotto l’occupazione tedesca. Avevamo perduto ogni diritto e prima di tutto quello di parlare; ci insultavano apertamente, ogni giorno, e dovevamo tacere; ci deportavano in massa, come lavoratori, come ebrei, come prigionieri politici; ovunque – sui muri, sui giornali, sugli schermi – ritrovavamo l’immagine immonda e insulsa che i nostri oppressori volevano darci di noi stessi: ma proprio per questo eravamo liberi. Il veleno nazista si insinuava nel profondo dei nostri pensieri e quindi ogni pensiero giusto era una conquista; una polizia onnipotente cercava di costringerci al silenzio e quindi ogni parola diventava preziosa come una dichiarazione di principio; eravamo braccati e quindi in ogni nostro gesto gravava il peso dell’impegno. Leggi tutto…

LE TRE NOTTI DELL’ABBONDANZA di Paola Cereda (un estratto)

“Le tre notti dell’abbondanza” di Paola Cereda (Giulio Perrone editore)

 * * *

Paola Cereda, psicologa, è nata in Brianza. Oggi vive a Torino e si occupa di progetti artistici e culturali nel sociale. Per due volte finalista al Premio Calvino (2001, 2009), nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Della vita di Alfredo. Ha pubblicato Se chiedi al vento di restare (Piemme 2014, finalista al Premio Rieti) e Confessioni Audaci di un ballerino di liscio (Baldini& Castoldi, 2017, finalista al Premio Rapallo Carige e al Premio Asti d’Appello). Ha ricevuto la menzione speciale della Critica al Premio Vigevano 2017. Nel 2019 è arrivata sesta al Premio Strega con Quella metà di noi (Perrone).

Dal 21 maggio è in libreria “Le tre notti dell’abbondanza” di Paola Cereda (edito da Giulio Perrone, come il precedente). Di seguito, pubblichiamo le prime pagine…

* * *

L’incipit di “Le notti dell’abbondanza” di Paola Cereda (Giulio Perrone editore) Leggi tutto…

MITI, MIRAGGI E REALTÀ DEL RITORNO di Francesco Roat (un estratto)

Pubblichiamo il “postludio” del volume Miti, miraggi e realtà del ritorno di Francesco Roat (Moretti & Vitali)

* * *

Fare ritorno -nella propria città, dal lavoro, da un viaggio- sembra cosa realizzabile in modo abbastanza facile. Ma se tutto muta di continuo, sia pure impercettibilmente, c’è davvero la possibilità di tornar da qualche parte o da qualcuno? Hanno ragione Eraclito e Brecht, quando l’uno sostiene: “Nel medesimo fiume non è possibile entrare due volte”; e l’altro, esule a lungo, afferma: “Non lasciatevi sedurre! Non esiste ritorno”?
Comunque sia, dobbiamo sempre misurarci col cambiamento e va pur ammesso che di sera, tornando a casa, talvolta non siamo le stesse persone che al mattino l’hanno lasciata. Ogni ritorno, allora, è forse solo parziale, precario, in certi casi illusorio.

Francesco Roat di tutto questo scrive mediante 13 variazioni sul tema del ritorno -mancato o meno- trattando, fra gli altri, di quello biblico del Figliol prodigo, di Ulisse da Troia, di Euridice dall’oltretomba e dei nostalgici che soffrono il non poter tornare a casa; infine analizzando temi tanto coinvolgenti quanto problematici, come quello della reincarnazione e della resurrezione, nonché quello sulle difficoltà di chi è tornato da Auschwitz.

Di seguito, un brano estratto dal volume…

* * *

Dal volume Miti, miraggi e realtà del ritorno di Francesco Roat (Moretti & Vitali) Leggi tutto…

LA FABBRICA di Joanne Ramos (un estratto)

Pubblichiamo le prime pagine del romanzo “La Fabbrica” di Joanne Ramos (Ponte alle Grazie – traduzione di Michele Piumini)

* * *

JANE

Il pronto soccorso è un calvario. Troppa gente, un assordante frastuono di voci. Jane è sudata: fuori fa caldo, ha camminato a lungo per arrivare dalla metropolitana. All’ingresso si ferma, paralizzata dal rumore, dalle luci e dalla ressa. D’istinto, con una mano copre Amalia, ancora addormentata sul suo petto.
Ate è qui da qualche parte. Jane si avventura nella sala d’attesa. Vede una figura che somiglia a sua cugina. È vestita di bianco – Ate avrà l’uniforme da infermiera – ma è americana, e troppo giovane. Jane studia la gente seduta e cerca Ate fila per fila, sforzandosi di controllare l’ansia. Ate le dice sempre che si preoccupa troppo, prima ancora di sapere che qualcosa non va. E sua cugina non è un tipo cagionevole. L’estate scorsa non si è nemmeno buscata il virus intestinale che ha messo in ginocchio l’intero dormitorio. Sebbene parecchie compagne avessero la metà dei suoi anni e fossero quasi tutte molto più giovani, era stata lei a rimetterle in sesto, portando il tè allo zenzero ai letti a castello e lavando i vestiti macchiati.
Jane osserva la nuca di un’altra donna: capelli neri striati d’argento. Si avvicina, fiduciosa ma non del tutto convinta, perché dall’inclinazione della testa sembra che stia dormendo, e Ate non dormirebbe mai qui, sotto queste luci abbaglianti e in mezzo a tanti sconosciuti. Leggi tutto…

MELUSINE. LA FAVORITA DEL RE di Sibyl von der Schulenburg (un estratto)

Le prime pagine del romanzo “Melusine. La favorita del re” di Sibyl von der Schulenburg (La Tartaruga)

* * *

1.
Emden, 1680-1690

Ci sono matasse che hanno più di un bandolo e, nel districarle, la fortuna gioca un ruolo decisivo. Melusine tirò un capo della lana tesa sull’arcolaio e subito seppe che prima del buio sarebbe riuscita a terminare il lavoro. «È noiosa questa faccenda, Julia», disse rivolta alla sorella minore di un anno, «e non capisco perché i maschi non la devono fare».
«Il loro compito è studiare e fare i soldati», rispose la dodicenne raddrizzandosi sulla sedia. «Come Matthias e Bodo».
«Anche noi studiamo e il precettore viene quasi tutti i giorni». Lo sguardo dolce di Melusine si soffermò per un attimo sull’altra sua sorella, la più piccola, che, appoggiata alla stufa di maiolica, giocava con i raggi di sole. «E tra poco inizierà la scuola anche lei…» sussurrò, riportando subito lo sguardo sull’arcolaio. «Noi però non potremo mai andare al ginnasio a Magdeburgo o Saumur».
«E cosa ci faresti? Roba da maschi, sai che noia», disse Julia, arrotolando lentamente un filo di lana attorno a un legnetto a forma di stella per iniziare un nuovo gomitolo. «Lo sanno tutti che le femmine non sono fatte per certe cose».
«Per cosa siamo fatte noi?» Leggi tutto…

L’ITALIA DI DANTE. VIAGGIO NEL PAESE DELLA COMMEDIA di Giulio Ferroni (l’introduzione)

“L’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia” di Giulio Ferroni (La nave di Teseo +)

* * *

In occasione di Dantedì, la giornata dedicata a Dante Alighieri – fissata per oggi 25 marzo – pubblichiamo l’introduzione del volume “L’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia” di Giulio Ferroni (La nave di Teseo)

* * *

Nel nome di Dante la cultura e la lingua italiana segnano il loro incardinarsi nei luoghi d’Italia, si pongono come un dato vitale che ha animato nel tempo l’ambiente e il paesaggio d’Italia, le sue bellezze naturali e gli infiniti splendori dell’arte, dell’architettura, dell’urbanistica, del vario e contraddittorio fare umano.

Seguendo la traccia della Divina Commedia, e quasi ripetendone il percorso, Giulio Ferroni compie un vero e proprio viaggio all’interno della letteratura e della storia italiane: una mappa del nostro paese illuminata dai luoghi che Dante racconta in poesia. L’incontro con tanta bellezza, palese o nascosta, nelle città come in provincia, e insieme con tanti segni della violenza del passato e dei guasti del presente, è un modo per rileggere la parola di Dante in dialogo con l’attualità, ma anche per ritrovare in questi luoghi una ricchezza, storica e letteraria, che spesso fatichiamo a riconoscere anche là dove ci troviamo a vivere. Da nord a sud, dalla cerchia alpina alla punta estrema della Sicilia, da Firenze al Monferrato, da Montaperti a Verona, da Siena a Roma, Ravenna, Brindisi, si seguono con Dante i diversi volti di questo paese “dove ’l sì suona”, “serva Italia”, “bel paese”, “giardin dell’impero”: un percorso attraverso la storia, l’arte, la cultura, con quanto di essa luminosamente resiste e con ciò che la consuma e la insidia; ma anche un viaggio che riesce a restituirci, pur tra le fuggevoli immagini di uno smarrito presente, la profondità sempre nuova della nostra memoria.

 * * *

L’introduzione del volume “L’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia” di Giulio Ferroni (La nave di Teseo +) Leggi tutto…

IL PARADISO DELLE DONNE di Ali Bécheur (un estratto)

“Il paradiso delle donne” di Ali Bécheur (Brioschi – traduzione di Yasmina Melaouah): un estratto del romanzo

* * *

Il 5 marzo è uscito in libreria per i tipi di Brioschi Il paradiso delle donne, tradotto da Yasmina Melaouah, il secondo romanzo del pluripremiato Ali Bécheur: scrittore tunisino vincitore del Prix Comar D’Or, che con Francesco Brioschi Editore ha già pubblicato “I domani di ieri” nel 2018.

“Il paradiso delle donne” è una delicata riflessione sul ruolo della scrittura e della parola letteraria.

Ali Bécheur, rivolgendosi all’amante Luz,  dà l’avvio a un grande racconto introspettivo. A fare da fil rouge della narrazione è la figura femminile, che accompagna Ali nella scoperta della sensualità e nella ricerca di una risposta alla domanda “Che cos’è il piacere?”

Di seguito, pubblichiamo un estratto del romanzo… Leggi tutto…

PER UN PUGNO DI LIKE di Simone Cosimi (un estratto)

“Per un pugno di like. Perché ai social network non piace il dissenso” di Simone Cosimi (Città Nuova)

 * * *

Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali fra cui «La Repubblica», «D», «Dlui», «Wired», «VanityFair.it», «Esquire Italia»,«Metro».
È autore, con Alberto Rossetti, di Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge? (Città Nuova 2017) e Cyberbullismo (Città Nuova 2018).

Sempre per Città Nuova ha pubblicato il saggio “Per un pugno di like“. Nel tempo della rivoluzione digitale – caratterizzato da uno sviluppo senza precedenti della tecnologia, che porta con sé una serie di effetti più o meno visibili – questo lavoro diventa in poche pagine un manuale di autodifesa (e consapevolezza) per chiunque vorrà leggerlo, un vero e proprio manifesto sul valore del dissenso nel mondo dei Mi piace. È un viaggio per ripercorrere dall’inizio la storia del Like (dalla nascita con il marketing anni Novanta ai primi esperimenti su FriendFeed, passando attraverso Instagram, Twitter, TikTok) e scoprirne il carattere originale e innovativo, il fascino che esercita e le conseguenze più imprevedibili.

Proponiamo, di seguito, un estratto del libro. Leggi tutto…

L’ACQUA ALTA E I DENTI DEL LUPO di Emanuele Termini (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo “L’acqua alta e i denti del lupo. Josif Dzugasvili a Venezia” di Emanuele Termini (Exòrma)

 * * *

Quando entro nella stazione dei treni a Santa Lucia mi sento già sulla terraferma; l’impressione inversa ce l’ho quando esco da Mestre e vedo San Simeon Piccolo, mi sento subito a Venezia. Tornando a casa cerco sempre di sedermi a destra, per salutare le isole di San Secondo e San Giuliano, anche se ormai sono fuori dal “pesce” di Tiziano Scarpa, mi resta per un po’ l’impressione di galleggiare.

Sulla carrozza avevo aperto il sacchetto della libreria e mi ero messo a sfogliare Misteri della laguna e racconti di streghe di Alberto Toso Fei; il libro era composto da una raccolta di storie molto brevi e fotografie in bianco e nero. La stanchezza dopo una giornata passata a camminare me lo aveva fatto apprezzare ancora di più. Leggi tutto…

L’ISTANTE PRESENTE di Guillaume Musso (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo L’ISTANTE PRESENTE di Guillaume Musso (La nave di Teseo – traduzione di Sergio Arecco)

 * * *

Romanzo dopo romanzo, Guillaume Musso ha costruito un legame unico con i suoi lettori. Nato ad Antibes nel 1974, ha iniziato a scrivere dopo gli studi e non si è più fermato, nemmeno quando è diventato professore di Economia. I suoi libri, tradotti in 40 lingue, e più volte adattati per il cinema, lo hanno consacrato come uno dei più importanti scrittori di noir, grazie al successo di romanzi come Il richiamo dell’angelo, Central Park, La ragazza di Brooklyn, Un appartamento a Parigi (questi ultimi pubblicati da La nave di Teseo).

Il nuovo romanzo di Musso, tradotto da Sergio Arecco, si intitola “L’istante presente” e come i due precedenti in Italia la pubblica La nave di Teseo. Di seguito, proponiamo un estratto del romanzo. Leggi tutto…

THE IRISHMAN di Charles Brandt (un estratto)

Pubblichiamo un brano del volume “The Irishman” di Charles Brandt (Fazi editore – traduzione di Giuliano Bottali e Simonetta Levantini). Il libro da cui è stato tratto il film “The Irishman”.
Regia di Martin Scorsese, cast d’eccezione: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel finalmente riuniti. Sceneggiatura di Steven Zaillian (Schindler’s List, Gangs of New York).

* * *

1
Non oseranno

«Chiesi al mio capo, Russell “McGee” Bufalino, di farmi telefonare a Jimmy, a casa sua sul lago. La mia era una missione di pace. Cercavo di evitare che a Jimmy capitasse quello che poi sarebbe accaduto.
Chiamai Jimmy la domenica pomeriggio del 27 luglio 1975. Mercoledì 30 luglio Jimmy sarebbe scomparso. Purtroppo era andato laggiù, “in Australia”, come si dice da noi. Il mio amico mi mancherà fino a quando non lo raggiungerò. Ero nel mio appartamento a Filadelfia e usai il telefono di casa per fare un’interurbana a Jimmy, al cottage sul lago Orion, vicino a Detroit. Se avessi saputo, quella domenica avrei usato un telefono a gettoni, non il mio privato. Non vivi quanto ho vissuto io se parli di cose importanti dal tuo telefono personale. Non sono stato fatto con un dito. Mio padre ha usato lo strumento giusto per mettere incinta mia madre.
Mentre ero in cucina, in piedi vicino al telefono a muro, prima di fare quel numero che conoscevo a memoria, pensai a come affrontare Jimmy. Gli anni di trattative sindacali mi avevano insegnato che è sempre meglio valutare bene le cose prima di aprire bocca. Quella, poi, non era certo una telefonata facile. Leggi tutto…

CERCAMI di André Aciman (un estratto)

L’incipit di CERCAMI di André Aciman (Guanda – traduzione di Valeria Bastia)

 * * *

Perche´ quell’aria cupa?
La vidi salire alla stazione di Firenze. Aprı` la porta scorrevole di vetro, entro` nella carrozza e dopo essersi guardata intorno scaravento` lo zaino sul sedile vuoto accanto al mio. Si levo` il giubbotto di pelle, poso` il libro che stava leggendo, un tascabile in inglese, poi mise una scatola bianca quadrata nella cappelliera e si accascio` sulla poltrona di traverso rispetto a me, sbuffando in un moto forse di rabbia o agitazione. Mi fece pensare che avesse avuto un’accesa discussione pochi secondi prima di salire a bordo e stesse ancora rimuginando sulle parole taglienti che lei o l’altra
persona aveva pronunciato prima di troncare la telefonata.
Il suo cane, che cercava di tenere a cuccia tra le caviglie con il guinzaglio rosso avvolto intorno al polso, non sembrava meno irrequieto di lei. Leggi tutto…

NELL’ANTRO DELL’ALCHIMISTA di Angela Carter (un estratto)

“NELL’ANTRO DELL’ALCHIMISTA. Tutti i racconti. Vol. 1” di Angela Carter (Fazi editore – Introduzione di Salman Rushdie – traduzioni di Susanna Basso, Rossella Bernascone)

* * *

Penetrando nel cuore della foresta

 

Tutta la regione era come un vaso di fiori abbandonato, pieno fino all’orlo di creature verdi; e, protette su ogni lato dalle feroci barricate delle montagne, le belle propaggini della foresta si trovavano così all’interno da convincere gli abitanti che Oceano fosse il nome di uno straniero, e se mai avessero visto un remo l’avrebbero scambiato per un vaglio. Non costruivano strade né città; simili in tutto a Candido, specialmente nelle passate sfortune, si limitavano a coltivare i loro giardini.
Erano i discendenti di schiavi fuggiti, molti anni prima, dalle piantagioni di distanti pianure, che nel dolore e nelle privazioni avevano attraversato l’arido istmo del continente, sopportando infinità di deserto e tundra prima di arrampicarsi sulle colline scabre, per scalare infine le cime stesse e giungere alla regione che offriva la piena realizzazione di tutti i loro sogni di una terra promessa. I boschetti che cingevano le foreste di conifere nella valle centrale erano tutto il mondo che desideravano conoscere e nella loro quiete autosufficiente non si preoccupavano che della soddisfazione di semplici piaceri. Nessuno spirito esploratore era stato così curioso da risalire il grande fiume che irrigava i campi fino alla sua sorgente, o da penetrare nel cuore della foresta. Erano troppo contenti di ciò che offriva loro quel luogo inespugnabile per desiderare altro che le gioie dell’ozio. Leggi tutto…

TROPPO LONTANO PER ANDARCI E TORNARE di Stefano di Lauro (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo “Troppo lontano per andarci e tornare” di Stefano di Lauro (Exòrma) 

 * * *

Il terzo giorno smise di piovere dal pomeriggio, ma il terreno dell’accampamento era ridotto a un acquitrino. Si preannunciava un altro riposo forzato. Benché lo spettacolo fosse faticoso, andare in scena era sempre una festa; e l’inattività, di cui facevano bastevole esperienza durante la brutta stagione, non era vista di buon occhio. Non potendo fare altrimenti, si dedicarono alla manutenzione degli attrezzi, nei giorni precedenti avendo già provveduto a rammendare tutto il rammendabile.
Al tramonto, come previsto, non arrivò nessuno. Mardea si spinse oltre il campo, verso il villaggio, ed ebbe conferma che non c’era anima viva diretta al circo. Avrebbero cenato di nuovo sotto lo chapiteau, questa volta non per ripararsi dall’acqua, ma per non inzaccherarsi le scarpe più del dovuto. E con la patta dell’uscio posteriore ben scostata, per respirare la buccia della terra umida.
L’ozio fu interrotto dall’arrivo di una carrozza che sostò nel piazzale antistante all’ingresso. Lou corse ad affacciarsi dalla bocca della balena. Ancora si vedeva, ma i fanali della carrozza erano accesi. Dal finestrino si sporse un uomo dai modi cordiali. Leggi tutto…

SEBASTIANO ADDAMO. IL PENSIERO, IL SILENZIO, LA PAROLA di Maria Valeria Sanfilippo

“Sebastiano Addamo. Il pensiero, il silenzio, la parola” di Maria Valeria Sanfilippo (Aracne). Pubblichiamo uno stralcio dell’introduzione di Sarah Zappulla Muscarà

Il libro sarà presentato sabato 23 novembre, alle 17.30, alla Pinacoteca N. Sciavarrello (già chiesa S. Michele Minore, piazza Manganelli). Sarà presente l’autrice. Intervengono: Rosaria Sardo e Sergio Sciacca. Coordina Sarah Zappulla Muscarà. Letture a cura di Salvo Valentino e Pietro Cucuzza della Compagnia dei Giovani.

 * * *

Stralcio dalla prefazione di Sarah Zappulla Muscarà

Sorretto da salda cultura filosofica e letteraria, lucida, cartesiana razionalità, Sebastiano Addamo, d’impervia e contratta malinconia, ripercorre, con occhi invasi di smagato, irredimibile risentimento, il viaggio della conoscenza del reale e del simbolico.
Si dipana nei meandri della geografia dell’«oscuro» l’itinerario gnoseologico tracciato dall’autore secondo cui l’uomo è «origine e nulla» e la contemporaneità «il luogo per ogni anacronismo». In un’epoca lacerata dal nicciano grido «Dio è morto», compito dello scrittore non è «tranquillizzare» bensì «inquietare», scuotere dal torpore di metafisiche certezze, ma soprattutto, «contaminandosi con la laidezza quotidiana, fraternamente coinvolta nella rissa giornaliera degli uomini», rivelare «l’oscurità che è nell’uomo, nei suoi gesti, nel suo tessuto emozionale» e restituire infine «la vigile inquietitudine per una realtà altra». Leggi tutto…

L’ULTIMO SACERDOTE di Valeria Sara Papini (l’introduzione di Marco Malvaldi)

Pubblichiamo l’introduzione del romanzo “L’Ultimo Sacerdote” di Valeria Sara Papini (Homo Scrivens) firmata da Marco Malvaldi

Un thriller storico-familiare fra indagini e misteri legata alla vera storia di David Lazzaretti, il Messia dell’Amiata, e che segna l’esordio nell’editoria per la giovane avvocatessa pisana di origini abruzzesi Valeria Sara Papini

 * * *

“L’Ultimo Sacerdote” sarà presentato in anteprima nazionale venerdì 8 novembre alle 19 (Sala Rossa) al Pisa Book Festival. Assieme all’autrice, Valeria Sara Papini, saranno presenti lo scrittore Marco Malvaldi, l’editore Aldo Putignano (Homo Scrivens), l’onorevole Patrizia Paoletti Tangheroni (Presidente Fondazione Teatro Verdi di Pisa), la poetessa Entela Kasi (presidente Pen Albania).

* * *

L’introduzione di Marco Malvaldi

Sui monti vicino a Pisa, accanto a un paese meraviglioso che si chiama Palaia, c’è un curioso tempietto. È il cosiddetto tempio della Minerva medica, fatto costruire nell’Ottocento presumibilmente da una loggia massonica che colà si riuniva. Leggi tutto…

COMPANY PARADE di Margaret Storm Jameson (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo COMPANY PARADE di Margaret Storm Jameson (traduzione di Velia Februari – Fazi editore)

* * *

Quando si svegliava al mattino, erano due i momenti in cui si sentiva infelice. Il primo era quando pensava al piccolo Richard che, nell’istante in cui la porta della sua cameretta si apriva, alzava la testa, ma di lei non chiedeva mai. L’avrebbe cercata senza dire niente, e dalla sua espressione nessuno avrebbe capito che sentiva la mancanza della madre. Il secondo era quando, aprendo la porta per recuperare il vassoio della colazione, non trovava lettere ad attenderla. Dopodiché non le restava altro che correre alla finestra per decidere quale dei due cappotti indossare quel giorno. Se trovava una lettera di Penn, suo marito, la leggeva e la rileggeva mentre faceva colazione, delusa dalla laconicità e dalla penuria di informazioni, per poi cancellarla completamente dai suoi pensieri non appena scendeva in strada. Penn era di stanza nel Kent come ufficiale di terra dell’Air Force: la guerra per lui era stata un piacevole tour di magazzini, parchi e aeroporti militari in Inghilterra. Quando Hervey pensava a lui, lo faceva con impazienza e tenerezza, come si pensa a qualcuno che non dovrebbe piacerci, ma a cui non possiamo smettere di voler bene. Leggi tutto…

LA REGINA DEI CORNETTI SALATI di Tijana M. Djerković (un estratto)

Pubblichiamo un estratto dal racconto “La bellezza” contenuto nel libro “La regina dei cornetti salati” di Tijana M. Djerković (Besa – Livio Muci editore)

L’aveva deciso nel bel mezzo della notte. Si era svegliata di soprassalto, aveva acceso la luce sul comodino, dato un’occhiata all’orologio, erano le tre e venti, e si era detta: “Non permetterò che la mia bellezza muoia insieme a me”. Tanto, a lei non era rimasto ancora molto da vivere, la scadenza si avvicinava, e non per una malattia grave e incurabile. Semplicemente, si erano sedimentati molti anni di vita, aveva superato l’età media nazionale per le donne del suo paese, aveva accumulato tanti, troppi chili in eccesso e intere cataste di ricordi. Nel suo intimo pensava che sarebbe già stato il tempo di smetterla con la vita. Le era venuta a noia. Ne aveva abbastanza. I giorni ormai erano tutti uguali, vuoti, lunghi; non veniva a trovarla nessuno, a parte la donna che le rassettava la casa e faceva la spesa secondo un elenco da lei stilato il giorno prima, e si tratteneva non più di due ore al giorno. Questo servizio che lei, con la sua misera pensione da professoressa di liceo classico statale, considerava un gran lusso, glielo pagava la figlia, mandando i soldi dal Canada, direttamente alla signora. Leggi tutto…

LE MEZZE VERITÀ di Elizabeth Jane Howard (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo LE MEZZE VERITÀ di Elizabeth Jane Howard (Fazi editore – Traduzione di Manuela Francescon)

 * * *

Sarebbe stato più facile essere un vegetale, pensò, e in un modo o nell’altro, pian piano, la sua funzione nel mondo si sarebbe realizzata: non era necessario saltare in una volta sola dal cavolo a Dio. Lei invece era messa proprio male: i neonati erano a posto; anche i bambini piccoli erano ancora sani dal punto di vista spirituale. Ma c’era un punto, lungo il percorso che portava all’adolescenza, in cui si veniva declassati dallo status di bambini a quello di vegetali, spesso vegetali della peggior specie. Il Cristianesimo dava la colpa alla conoscenza carnale. Questa a May sembrava una grossa semplificazione, perché le venivano in mente numerose persone orribili e tragicamente involute che quanto a conoscenza carnale non potevano… In ogni modo quell’uomo interessante aveva detto che il sesso era cosa buona, se uno vi si accostava nella maniera corretta, salvo poi aggiungere che quasi nessuno sapeva quale fosse. Quanto a May, lei aveva pensato al sesso solo in un periodo della sua vita, i terribili mesi dopo che Clifford era stato ucciso, quando insieme al fardello insostenibile del dolore, aveva dovuto sopportare anche il desiderio inesausto del corpo. Perché il corpo non sembrava affatto disposto ad accettare il fatto che lui non ci fosse più, proprio come quei poveretti che perdono un arto e che continuano a provare prurito o fastidio in quella parte del corpo. Leggi tutto…

NEL PROFONDO di Daisy Johnson (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo NEL PROFONDO di Daisy Johnson (Fazi editore – Traduzione di Stefano Tummolini), la più giovane scrittrice in assoluto a entrare nella shortlist del Man Booker Prize.

* * *

La casa è diversa, ora che ci sei tu. Le tazze dimenticate in giro e i periodici svuotamenti del frigo nel cuore della notte. I tuoi pensieri che s’insinuano nella mia mente tanto che mi ritrovo a perdere le giornate, a scordarmi l’ordine delle settimane. Le discussioni che cerco di evitare e che ti sgorgano dal petto, durano intere notti e finiscono con te che piangi in bagno. Le ossessioni che ti travolgono. Le giornate che passi a preparare intere vasche di curry, con le mani arancioni di curcuma; e quando poi finisci sei talmente stanca e distratta che nemmeno lo assaggi. Le giornate in cui andiamo in riva al fiume, così tu puoi pescare con le mani, standotene accovacciata ore e ore nell’acqua che scorre lenta e pigra, chinandoti per afferrare dei pesci che non riesco a vedere e che non credo ci siano. Leggi tutto…

MOTHER ERITREA di Daniel Wedi Korbaria (un estratto)

Pubblichiamo un estratto dell’introduzione di MOTHER ERITREA, romanzo di Daniel Wedi Korbaria (La Vela edizioni – Viareggio)

 * * *

Il libro sarà presentato presso la Pinatoca “Nunzio Sciavarrello” di Catania venerdì 4 ottobre 2019 alle h. 17.30.
Sabato 5 ottobre si svolgerà l’incontro/dibattito “L’Africa può risorgere” (le locandine in coda al post)

 * * *

Sullo sfondo di un paese in guerra, negli anni dell’infinita lotta di Liberazione del popolo eritreo, si compie il dramma di Selam, Mother Eritrea, una madre coraggio costretta a crescere da sola due figli mulatti facendo di tutto perché sopravvivano. La vicenda è ambientata nella città di Asmara, oppressa dal feroce controllo dei Torrserawit del Colonnello Menghistu Hailemariam armati di Kalashnikov. I fratellini crescono circondati da un gruppo di donne sole che usano i melodrammi indiani come panacea alla loro misera vita, combattendo quotidianamente contro uomini violenti. Per sfuggire a un destino che sembra già segnato, i due si rifugiano “nel recinto del Signore”, la Cattedrale cattolica di Asmara, diventando chierichetti. Il protagonista Yonas, un Tom Sawyer africano ma con la pancia vuota, è, assieme al suo fratellino, perennemente a caccia di cibo. Il protrarsi della situazione bellica li porterà nel cuore dell’Impero etiopico, fino al tanto atteso ritorno e un finale che svelerà la patologica immaginazione della voce narrante: la rivincita della vita sulla morte.

 * * *

“Mother Eritrea” di Daniel Wedi Korbaria (La Vela edizioni – Viareggio)

Dall’Introduzione
Leggi tutto…

ROSAMUND di Rebecca West (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo ROSAMUND di Rebecca West (Fazi editore – Traduzione di Francesca Frigerio)

 * * *

Avevamo girato l’angolo della strada nella quale abitavamo e proseguivamo tra le case scure, dando calci alle foglie di castagno che erano cadute a formare uno strato spesso durante il giorno. «Guarda come sembrano brillanti e fredde le stelle», disse Mary, «anche se è solo autunno. È strano, ma se dovessimo rientrare in casa mentre una di noi due è al pianoforte, la musica avrebbe qualcosa di triste come quella dei suonatori di strada. Qualsiasi cosa il compositore volesse dire, qualsiasi cosa noi proviamo mentre la eseguiamo, suonerebbe comunque triste. Pensi che il significato finale della musica sia la tristezza? Ma, certo, tu non conosci la risposta più di quanto la conosca io». La porta si chiuse con un rumore che risuonò forte nella casa addormentata. C’erano molte lettere sul tavolino dell’ingresso, ma a noi le lettere non piacevano. Nessuna delle persone che amavamo ci scriveva lettere se solo poteva farne a meno. Sapevamo che Kate aveva lasciato del latte in un bollitore elettrico insieme ad alcuni tramezzini e quindi decidemmo di fermarci un po’ in soggiorno, semplicemente per rendere meno cupo il momento di andare a dormire. Leggi tutto…

LO STRADONE di Francesco Pecoraro (un estratto)

Pubblichiamo le prime pagine del romanzo LO STRADONE di Francesco Pecoraro (Ponte alle Grazie), finalista all’edizione 2019 del Premio Campiello

1.

Hubble Leggi tutto…

IANCURA di Paolo Casuscelli

Pubblichiamo un racconto del volume “Iancura. Brevi racconti dall’isola di Salina” di Paolo Casuscelli (Mucchi editore)

§ 12. Violino

A Santa Marina vive un uomo che tutti chiamano Violino. Non ho mai saputo il perché del soprannome strano. So che è nero, è sporco, e raramente qualcuno lo avvicina. Vive da solo, vagando per le strade. Cammina, ogni tanto si ferma e punta il suo bastone contro il sole. «Violino, Violino», gli gridano i ragazzi, gli ridono addosso, ma restano alla larga. Bofonchia, bestemmia, ma poi torna a fregarsene. Continua a camminare, così abbandona tutti. Dorme per terra, sulla montagna, chi dice ai bordi della strada, chi dentro al riparo di una grotta, sopra un giaciglio di carboni accesi. È come i santi, dolore non ne sente: carboni per dormirci e cucinare. Coi soldi di una piccola pensione, ci compra il vino, oppure li regala. A volte li arrotola a una pietra e la lancia come un dono in mezzo al mare. Leggi tutto…

JALNA di Mazo de la Roche (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo JALNA di Mazo de la Roche (Fazi editore – Traduzione di Sabina Terziani)

Cent’anni di amori, odi e passioni sullo sfondo dei paesaggi sconfinati del Canada. Una grande saga familiare bestseller in tutto il mondo.

Jalna è il primo romanzo di una saga familiare amatissima che, a partire dagli anni Venti, conquistò generazioni di lettori, con undici milioni di copie vendute e centinaia di edizioni in tutto il mondo. All’epoca della sua prima uscita, la saga di Jalna, ambientata in Canada, era seconda solo a Via col vento fra i bestseller. Grazie a quest’opera, l’autrice, paragonabile a Thomas Hardy, ottenne fama internazionale e fu la prima donna a vincere il prestigioso Atlantic Monthly Prize.
I Whiteoak, numerosa famiglia di origini inglesi, risiedono a Jalna, grande tenuta nell’Ontario che deve il suo nome alla città indiana dove i due capostipiti, il capitano Philip Whiteoak e la moglie Adeline, si sono conosciuti. Molto tempo è trascorso da quel fatidico primo incontro. Oggi – siamo negli anni Venti – l’indomita Adeline, ormai nonna e vedova, tiene le fila di tutta la famiglia mentre aspetta con ansia di festeggiare il suo centesimo compleanno insieme a figli e nipoti: a partire dal piccolo Wakefield, scaltro come pochi, infallibile nell’escogitare trucchi per non studiare e sgraffignare fette di torta, fino al maggiore, Renny, il capofamiglia, grande seduttore che nasconde un animo sensibile. Leggi tutto…

SU MICHAEL JACKSON di Margo Jefferson (un estratto)

SU MICHAEL JACKSON di Margo Jefferson (66th and 2nd – traduzione di Sara Antonelli)

Dieci anni fa, il 25 giugno 2009, moriva Michael Jackson. Per ricordarlo pubblichiamo un estratto del volume di Margo Jefferson intitolato “Su Michael Jackson”, pubblicato da 66th and 2nd

Un artista geniale, un provocatore, un’icona, un enigma dei nostri tempi. Un talento capace fin da bambino di mescolare generi e stili, di reinventarsi sul palco e nella vita, accogliendo in sé l’essenza di altri personaggi, di miti e modelli immaginari: Diana Ross e Elvis Presley, Elizabeth Taylor e James Brown, Edgar Allan Poe e Peter Pan. Ma chi era davvero Michael Jackson? E cosa lega la sua ascesa spettacolare e la sua caduta rovinosa a coloro che lo hanno creato, amato o ferito? 66thand2nd propone per la prima volta in Italia questo studio affascinante di Margo Jefferson, che sonda fin nei suoi recessi più intimi l’anima tormentata del Re del Pop: dai Jackson Five alla Motown, da Thriller alle raccapriccianti trasformazioni fisiche, fino al processo per abusi sessuali e alle ultime, scioccanti rivelazioni.

 * * *

Estratto da “Su Michael Jackson” di Margo Jefferson (66th and 2nd – pagg. 23/28) Leggi tutto…

MARCO POLO di Gianluca Barbera (un estratto)

Pubblichiamo un estratto di MARCO POLO di Gianluca Barbera (Castelvecchi)

In libreria da oggi, 30 maggio 2019

* * *

Un paio di giorni dopo aver lasciato Trebisonda…

Un paio di giorni dopo aver lasciato Trebisonda, ripresi a raccontare tra sguardi estasiati, ci trovammo ad attraversare i monti Calamita. Volevo a tutti i costi vedere l’Arca, se mai fosse esistita, a dispetto di una profezia che prometteva morte istantanea a chiunque vi avesse posato gli occhi sopra. All’epoca ero così giovane da non temere quel genere di storielle: mi sbagliavo.
«Perché hanno questo nome?» chiesi a Ibn, il capocarovaniere, alludendo ai monti che ci sovrastavano.
«Perché hanno il potere di attrarre i metalli».
Lo guardai sbalordito.
«Molti eserciti» aggiunse lui «sono stati sbaragliati. I monti catturano le armi e spogliano i soldati delle armature».
Lo fissai perplesso, senza dire nulla. Ogni terra ha le sue leggende. Scesa la sera montammo il bivacco. Raccolti attorno al fuoco ci accingevamo a consumare il pasto, quando si sentì un rumore. Erano due uomini in groppa a smunti cammelli. Venivano avanti tranquilli, come fossero di casa. Smontarono di sella e affidarono le bestie ai cammellieri. Ibn li salutò con un cenno della mano e li invitò a sedere accanto al fuoco, che crepitava in lingue rossastre.
Ci presentammo. Quando seppero che venivo da Venezia mi chiesero dove fossi diretto. Leggi tutto…

MORIRE IL 25 APRILE di Federico Bertoni (un estratto)

In occasione del prossimo 25 aprile pubblichiamo le prime pagine del romanzo MORIRE IL 25 APRILE di Federico Bertoni (Frassinelli)

 * * *

Pace
25 aprile 2001

C’è un tonfo, un crollo,
le cose grevi
che cadono nel buio:
sassi
pietre
corpi morti,
nell’acqua delle notti,
nell’acqua nera dei sogni.
Lei grida, lo chiama,
io scendo
le scale che si avvitano
e girano
come nei quadri
dove la prospettiva è un trucco
e l’occhio un grande illuso:
si sale, si scende
dove lo spazio è solo un foglio,
l’imbroglio del pittore
e la voglia
la nostra eterna voglia
di fare un mondo che non c’è.
Io scendo, e sta lì,
per terra,
ma non c’è più: è caduto
a terra
con il tonfo e il crollo
di sassi e pietre e corpi morti
nell’acqua delle notti,
nell’acqua nera dei sogni.
Lo stringo, lo tiro,
lo metto seduto
come una bambola di piombo
mentre tutto si rilascia
e il liquido si spande sulla stoffa:
è questa − lo sapevo − l’acqua nera dei sogni,
tutto quel che resta
di un mondo
di un nulla
di chi non c’è più.

 * * *

Aprile

Leggi tutto…

NEL CUORE DELLA NOTTE di Rebecca West (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo “NEL CUORE DELLA NOTTE. La famiglia Aubrey. Vol. 2” di Rebecca West (Fazi editore – traduzione di Francesca Frigerio)

 * * *

Dopo La famiglia Aubrey, Nel cuore della notte è il secondo capitolo della trilogia di Rebecca West.

* * *

Un pomeriggio, mentre Mary si esercitava al piano, stavo camminando sulla riva lungo quel tratto di fiume che si stendeva dal giardino della locanda attraversando il cimitero, fino ai piedi delle colline coperte di boschi. A un certo punto il mio sguardo fu attratto da un ramo spezzato che giaceva a terra; le foglie, su un lato, erano bianche di polvere e le bacche brillavano di un cremisi scuro. Alzando gli occhi vidi, al limitare del bosco, l’alberello dal quale si era staccato quel ramo e provai a staccarne un altro, le bacche erano così luminose. Ma la fibra era forte, quindi mi inerpicai sul terreno che si stendeva alle sue spalle per trovare un punto d’appoggio migliore. Ma nemmeno così riuscivo a spezzarlo; mi stancai di provare, guardai verso il bosco dietro di me e feci qualche passo in direzione di quella massa di tenebre; e nonostante mi fossi lasciata l’infanzia alle spalle, fui subito assalita da quel senso di estraneità dal mondo che colpisce i bambini con grande forza, quasi che di solito vivessero altrove. Dato che il bosco si trovava su un pendio, era molto buio. Leggi tutto…

IL SIGNOR KRECK di Juan Octavio Prenz (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo IL SIGNOR KRECK di Juan Octavio Prenz (La nave di Teseo – traduzione di Betina Lilián Prenz)

Un romanzo kafkiano di un uomo che scompare tra le maglie di uno Stato che tratta i suoi cittadini come beni di proprietà. Una storia illuminante sulla libertà e sui limiti di questo discutibile concetto chiamato “sicurezza”.

 * * *

Juan Octavio Prenz ha vinto il Premio Internazionale Nonino 2019: la premiazione si svolgerà presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, sabato 26 Gennaio 2019 alle ore 11.00. Consegna il premio Claudio Magris.

La nave di Teseo ha pubblicato lo scorso anno Solo gli alberi hanno radici. Dal 24 gennaio saranno in libreria la raccolta di versi Figure di Prua e il romanzo Il signor Kreck (qui di seguito maggiori dettagli)

 * * *

La motivazione della giuria del Premio Nonino:
“Scrittore di assoluta originalità e felicemente appartato, Prenz unisce in un’opera inconfondibile la fantasia epica della grande letteratura latinoamericana e l’ombra misteriosa in cui si dissimulano i personaggi della grande letteratura mitteleuropea. Argentino di origine istro-croata, Prenz è un sommesso e appassionato cantore dell’errabonda, dolorosa, sanguigna e picaresca odissea che disperde gli uomini nel labirinto dell’esistenza umana, li fa vagabondare nel mare della vita strappandoli ad ogni irrigidita identità ma senza sradicare dal loro cuore una comune fedeltà di destini, affetti, bizzarrie, il gioco a carte nell’osteria e la resistenza alla violenza, al potere tirannico. Nelle poesie di Polene le immagini femminili che dopo aver attraversato gli oceani in prua ai velieri si smangiano nell’acqua della baia, diventano storie d’amore, di solitudine, di beffa e di lotta. Il romanzo grottesco Favola di Innocenzo Onesto, il decapitato è una parabola dell’inumanità incombente sulla sorte di ognuno. Un capolavoro come Il signor Kreck intreccia la sanguinosa dittatura militare argentina – che ha spinto pure Prenz all’esilio – e il destino di un uomo che cerca di sparire nell’ombra anonima, in una narrazione che ha molte voci, molti punti di vista. In un altro stupendo epos, Solo gli alberi hanno radici, il fluire di migranti diventa una coralità di vicende umanissime, tragiche, cialtronesche, scapestrate, sempre fedeli a se stesse, un affresco di migrazioni, di legami affettivi, di trasgressioni nel mare di quella che Saba chiamava la calda vita.”

 * * *

Le prime pagine de IL SIGNOR KRECK di Juan Octavio Prenz (La nave di Teseo – traduzione di Betina Lilián Prenz) Leggi tutto…

MADONNA COL CAPPOTTO DI PELLICCIA di Sabahattin Ali (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo MADONNA COL CAPPOTTO DI PELLICCIA di Sabahattin Ali (Fazi editore – traduzione di Barbara La Rosa Salim)

 * * *

Ma da quando avevo visto quel dipinto, tutto era cambiato. Sentivo di aver vissuto di più nelle ultime settimane che in tutti gli anni della mia vita messi insieme. Ogni giorno, ogni ora e persino i momenti in cui dormivo erano pieni. Non solo i miei arti stanchi avevano ricominciato a vivere, ma anche la mia anima e certi lati di me che, a mia insaputa, erano rimasti sepolti in un angolo recondito, tornavano a riaffiorare all’improvviso offrendomi delle prospettive preziose e attraenti. Maria Puder mi aveva insegnato che avevo un’anima. E pure io per la prima volta scoprivo che anche lei, tra le tante persone che avevo incontrato, ne aveva una. Ovviamente ogni essere umano ne è dotato, ma non tutti ne sono consapevoli. La maggior parte delle persone passano per questo mondo del tutto ignare di ciò. Un’anima si manifesta solo quando trova la sua gemella e non ha più bisogno di confrontarsi con gli altri, con l’altrui raziocinio e gli altrui calcoli… Solo allora cominciamo a vivere veramente – a vivere con la nostra anima. In quel momento tutti i dubbi e l’imbarazzo vengono accantonati, e le anime superano ogni ostacolo pur di lanciarsi l’una tra le braccia dell’altra. Tutta la mia timidezza era svanita. Desideravo solo aprire il mio cuore a questa donna nel bene e nel male, con tutte le mie debolezze e i miei punti di forza, volevo mostrarle il mio essere in tutta la sua nudità senza nasconderle nemmeno il più piccolo segreto. Avevo così tanto da dirle… Abbastanza da riempire una vita, poiché per ogni singolo giorno della mia esistenza ero rimasto in silenzio. Ogni volta che avevo tentato di esprimere un mio pensiero, avevo cambiato idea pensando: “Tanto che cambia se dico la mia?”. In passato, in modo del tutto irrazionale e basandomi esclusivamente su una sensazione irresistibile, mi dicevo: «Questa non mi capisce!», senza nemmeno avere delle prove concrete. Adesso, invece, per questa donna mi dicevo: «Ecco, questa sì che mi capisce!», sempre senza avere nessuna prova concreta, lasciandomi guidare dalla mia prima impressione… Leggi tutto…

LEGGERE SIMONE WEIL di Giancarlo Gaeta

Pubblichiamo la prefazione del volume LEGGERE SIMONE WEIL di Giancarlo Gaeta (Quodlibet)

Il volume sarà presentato a Catania il 14 dicembre 2018, h. 16:30, al Refettorio piccolo Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” del Monastero benedettino di San Nicolò l’Arena (Via Biblioteca n. 13 – Catania). Sarà presente l’autore

 * * *

Prefazione

Sono capitato sugli scritti di Simone Weil nell’età in cui l’attivazione della vita intellettuale sopravanza di molto l’esperienza vissuta e induce talvolta a scelte che hanno il tratto impulsivo dell’innamoramento. Spiego con questa circostanza l’essermi messo sulla scia di una pensatrice tanto singolare come per un’avventura dello spirito, senza badare a ciò che ne sarebbe venuto per un futuro ancora tutto da costruire. Né la sua presa è venuta meno quando la vita ha imposto le sue ragioni, mutandosi tuttavia in un approccio problematico, segnato dalla coscienza di una distanza irriducibile, di un’alterità che mi si rivelava un enigma impossibile da sciogliere per le vie ordinarie di una lettura distaccata, così forte era il potere d’interrogazione che veniva da quell’esistenza. Il viaggio è stato perciò lungo, accidentato, contraddittorio, pieno di falle, e tale rimane, anche se è cresciuta la consapevolezza che in definitiva si tratta di comprendere e che dunque i conti, forse, non sono ancora davvero fatti.
Il primo incontro è stato fuggevole, come a volte capita con le persone destinate a segnare la nostra vita. C’erano i libri pubblicati dalle Edizioni di Comunità nella libreria dello studentato romano. Non credo di averli letti davvero, ma già l’averli sfogliati deve aver stabilito una corrispondenza che sarebbe emersa come bisogno di saperne di più. Qualche anno dopo sono andato a cercare le sue opere in una biblioteca di Bologna che sarebbe diventata la mia tana per parecchi anni. C’era tutto o quasi quel che di lei era stato pubblicato a metà degli anni Sessanta in Francia e da noi, quando le edizioni delle sue opere, poco curate, procedevano ancora in ordine sparso. A sorprendermi furono i volumi della prima edizione dei Cahiers, tre tomi stampati in economia negli anni Cinquanta, ai quali, avrei scoperto, andava aggiunto come parte di una stessa opera un quarto che aveva diverso titolo e altro editore. I libri in cui ero già inciampato dicevano di condizione operaia, di oppressione e libertà, di una civiltà da rifondare; erano raccolte postume di saggi accomunati dalla questione per eccellenza del Novecento, la questione sociale. I Cahiers, per usare il titolo neutro che si sarebbe imposto, offrivano invece una massa a prima vista informe di riflessioni squisitamente filosofiche di cui non avevo avuto notizia nei miei anni di studio, e che ora mi apparivano di una straordinaria grandezza, prossima a quella che aveva fin lì rappresentato per me la Critica kantiana. D’impulso avrei voluto farne oggetto della tesi di laurea, ma ne fui distolto quando mi resi conto che in Facoltà Weil poteva passare per sociologa. Credo sia stato un bene. La tesi su Kierkegaard sotto la guida di Guido Calogero è stata una straordinaria esperienza formativa a conclusione degli studi accademici; di lei avrei potuto occuparmi in tutt’altro spirito. Leggi tutto…

PIANTO DI PIETRA. La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del volume “PIANTO DI PIETRA. La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti” a cura di Lucio Fabi e Nicola Bultrini (Iacobelli – Prefazione di Andrea Zanzotto)

 * * *

Giuseppe Ungaretti, Enrico Conti, Carlo Salsa, Giuseppe Reina: quattro giovani uomini sotto i trent’anni tra i tanti – migliaia e migliaia – scagliati nello stesso inferno. Ognuno di essi ha visto cose oggi difficilmente immaginabili, ha elaborato la propria esperienza secondo quanto gli dicevano il cuore, i sensi, la mente. Uno è diventato poeta grandissimo in trincea, l’altro è morto lontano da casa e dalla famiglia a cui voleva ritornare, gli ultimi due, scrittori di professione, hanno messo sulla carta la loro esperienza, offrendo un quadro espressionista della guerra in trincea sotto il San Michele.
Nei primi due interminabili mesi al fronte Ungaretti, pur non partecipando ad alcuna azione bellica, ma soltanto assolvendo strettamente compiti di vigilanza e rafforzamento delle trincee conquistate sotto il San Michele nell’autunno precedente, ha modo di aggirarsi nei gironi infernali del Carso di guerra.
In alto, sotto le cime del monte, le trincee avanzate, buche individuali in cui le vedette vigilavano immobili per tutta la giornata, tentando qualche movimento soltanto di notte. Qualche decina di metri più sotto, la trincea di prima linea, di solito l’ultima trincea austriaca conquistata e rivoltata, cioè rinforzata dalla parte più esposta con pietre, sacchi di terra e resti di cadaveri che era impossibile rimuovere, presidiata in forze da soldati occupati a controllare costantemente il tratto antistante alla trincea avversaria. Leggi tutto…

ELMET di Fiona Mozley (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo ELMET di Fiona Mozley (Fazi editore – Traduzione di Silvia Castoldi)

Una scrittura lirica che ci fa respirare le atmosfere di luoghi splendidi in contrapposizione alla povertà più disperata. Romanzo finalista al Man Booker Prize

 * * *

«Molti uomini ritengono di dover essere violenti», disse lei. «Crescono convinti che una vita violenta sia una meta a cui aspirare. In realtà non capiscono assolutamente cosa questo significhi, e lo odiano con tutte le proprie forze. Tuo padre non è così. C’è una tensione in lui quando sta per compiere un atto violento, e una calma quando l’atto è terminato. I momenti in cui è più teso sono quelli subito prima di colpire. Il massimo della frustrazione arriva quando l’ultimo incontro risale a un paio di mesi prima e quello successivo è fissato un paio di mesi dopo. È allora che lo si vede tremare. Tuo padre ne ha bisogno. Della violenza. Non direi neanche che gli piaccia, però ne ha bisogno. Lo calma». Si sedette e mi guardò. Trascorse forse qualche minuto, ma io non le risposi e lei non aggiunse altro. Alla fine mi chiese: «Hai mai visto una balena, Daniel?».
Le risposi che non ne avevo mai viste dal vivo, solo in televisione.
«E in televisione ne hai mai vista una saltare?», domandò lei. «Escono completamente dall’acqua e poi vanno di nuovo a sbattere contro la superficie del mare. L’hai mai visto? Lo spruzzo colossale che producono?».
Risposi di sì. Leggi tutto…

IL SILENZIO DI LAURA di Paula Fox (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo IL SILENZIO DI LAURA di Paula Fox (Fazi editore – Traduzione di Monica Pavani)

 * * *

Clara Hansen, in bilico sul bordo di una sedia, la schiena dritta e solo la biancheria intima addosso, era ferma immobile. Tra poco avrebbe dovuto accendere una luce. Finire di vestirsi. In quello stato così prossimo al sonno, si sarebbe concessa altri tre minuti nel suo appartamento ormai buio. Si voltò a guardare un tavolo su cui era posata una piccola sveglia. Tutt’a un tratto un’agitazione tormentosa la fece scattare in piedi. Avrebbe fatto tardi: gli autobus non erano affidabili. Non poteva permettersi un taxi fino all’albergo dove sua madre, Laura, e il marito di lei, Desmond Clap¬per, la stavano aspettando per un aperitivo seguito dalla cena. La mattina successiva i Clapper sarebbero partiti in nave diretti in Africa, questa volta. Sarebbero stati via diversi mesi. Clara si era organizzata in modo da uscire dall’ufficio dove lavorava con una mezz’ora di anticipo, per prendersela comoda. Ma poi se l’era presa comoda standosene lì trasognata, assente a se stessa.
Con rapidità raggiunse la sua cameretta, dove c’era l’abito steso sul letto. Il capo migliore che possedesse. Era consapevole che il suo abbigliamento, di regola, era pensato per evitare di attirare l’attenzione. Ma per quella sera aveva fatto una scelta irragionevole. Laura avrebbe notato che il vestito era costoso. Facesse pure, si disse Clara, ma si sentì tutt’altro che decisa appena la seta le aderì alla pelle. Leggi tutto…

CAMBIO DI ROTTA di Elizabeth Jane Howard (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo CAMBIO DI ROTTA di Elizabeth Jane Howard (Fazi editore – Traduzione di Manuela Francescon)

All’uscita, nel 1959, questo romanzo fu incluso insieme a “Lolita” di Nabokov fra i migliori libri dell’anno da «The Sunday Times»

 * * *

Saliti in nave, gli si presentò l’opportunità di ricavarsi un attimo di solitudine. Ne ho bisogno, pensò. Ho bisogno di un po’ di silenzio. O di pace, forse, perché dentro di lui di silenzio ce ne era ben poco. Aveva trovato un angolino vuoto e assolato sul ponte e si era seduto contro una delle scialuppe, con gli occhi chiusi. Sono troppe persone diverse, pensò, troppi ometti inquieti si agitano in me. Ne vedeva con gli occhi della mente un’intera processione, bassi, trasandati e identici, tutti con un cartello al collo che diceva: «JOYCE CE LA FARÀ».
C’è l’ometto che ha paura di essersi già lasciato alle spalle gli anni migliori della sua vita; quello che ha sempre dato per scontata la sua piccola sorgente interiore e adesso teme seriamente che si sia prosciugata; poi c’è l’ometto con una moglie che ha bisogno di lui ma non lo vuole. Per qualche assurda ragione non ho un paese né una casa da poter dire mia. Di quello che scrivono sul teatro, anche sul mio teatro, m’importa sempre meno. Non ho figli di cui preoccuparmi, a meno di considerare tale Jimmy, che di certo non mi vede come un padre. Questo rovinerebbe il suo bell’edificio romantico: lui che lavora, per pura passione artistica, col brillante, impareggiabile drammaturgo. Leggi tutto…

IL CANTO DELL’UPUPA di Roberto Mistretta (prefazione e nota dell’autore)

Pubblichiamo la nota dell’autore e la prefazione del romanzo IL CANTO DELL’UPUPA di Roberto Mistretta (Fratelli Frilli editori) firmata da Don Fortunato Di Noto

 * * *

PREFAZIONE

Le parole hanno la forza prorompente, racchiusa nel suono e nel silenzio, di cambiare la sorte, il destino, il progetto di un uomo, di una donna, di un infante. Perché le parole, in qualunque lingua si possano esprimere, sospingono la generazione di un amore, di un inizio di vita sono più che certo che anche nell’incontro tra uno spermatozoo e un ovulo vi sia la parola – e ci comunicano il mistero svelato della vita.
Ogni gesto è parola, ogni respiro, come il battito di un’ala di uccello, come il sommesso farfugliare di un bambino che, più del latte, si nutre delle parole della madre e del padre. Le parole hanno la capacità generatrice di vita, ma anche la devastante forza dell’oblio della morte, del terrore e della violenza.
Il canto dell’upupa, in questi anni, ha avuto tale ruolo cercando, attraverso chi ha il coraggio di guardare dentro le vicende dolorose dei piccoli, di decifrare l’inascoltato dall’indifferenza di una società troppo sommersa di fake per non dire la verità. Per non raccontare le atroci violenze che inumani del disumano perpetrano sui piccoli, innocenti per il fatto di essere innocenza.
Non è facile entrare in queste storie ormai inesorabilmente digitalizzate, nei corpi esposti al ludibrio e piacere di tanti; milioni di persone che cercano il proprio oggetto di godimento sessuale dove la loro perversione viene quasi giustificata come tendenza personale e quindi da rispettare
come “un diritto umano”. Poco importa che il diritto dei piccoli venga tutelato, quello che è importante è che tutto si racchiuda in un consenso. Già, proprio così! Spieghiamolo a chi ancora non lo ha capito: la pedofilia si nutre di bambini da zero anni fino all’età prepuberale (12/13 anni massimo). Ecco il consenso. Leggi tutto…

LA FAMIGLIA AUBREY di Rebecca West (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo LA FAMIGLIA AUBREY di Rebecca West (Fazi editore – Traduzione di Francesca Frigerio)

Quando eravamo molto piccoli, in un fresco pomeriggio sudafricano, papà e mamma stavano camminando con noi in un parco proprio poco prima del giorno di San Giovanni e papà ci chiese di mettere le mani sul tronco di un albero. Disse che non avremmo sentito niente, solo il legno, ma se lo avessimo fatto un’altra volta, una settimana più tardi, sotto le nostre mani non ci sarebbe stato solo il legno, ma qualcosa di più, perché quello era il periodo in cui il mondo stava passando dall’inverno all’estate, ed era sospeso tra la morte e la vita. Noi eravamo meravigliate, ma mettemmo ubbidienti le mani sul tronco e ci sembrò di sentirlo privo di vita, mentre la mamma esclamò che suo padre e sua madre le avevano fatto fare la stessa cosa, e lei aveva creduto che fosse un rito peculiare della sua famiglia, ed ecco che ora papà ripeteva quel gesto con noi. Una settimana più tardi mettemmo di nuovo le mani sul tronco e avemmo la sensazione che fosse vivo, e gridammo al miracolo, e la mamma disse che ci sarebbe stato più facile capirlo a casa, in Inghilterra, dove tutto questo succedeva nel periodo natalizio. E così fu. Guardammo alla settimana tra Natale e Capodanno come a un momento di attesa, il momento in cui il mondo decideva se passare dalla morte alla vita e quindi mantenere le promesse di Cristo, oppure resistere, continuare per la sua strada e rovinare tutto. La notte, nei nostri letti, ci chiedevamo se esistesse qualcosa che potesse impedire al mondo di decidere che non si sarebbe svegliato all’arrivo della primavera, e così tutti sarebbero diventati sempre più freddi, e i giorni sarebbero diventati sempre più corti, e alla fine sarebbero rimaste solo le tenebre. Lo chiedemmo a papà e mamma, e papà disse: «Be’, potrebbe succedere, ma non nella vostra epoca». Leggi tutto…

LETTERA A ROCCO CARBONE

In occasione del decennale della scomparsa dello scrittore Rocco Carbone (Reggio Calabria, 20 febbraio 1962 – Roma, 18 luglio 2008) pubblichiamo la lettera a lui indirizzata da Romana Petri, presente all’interno del volumeLetteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017)

* * *

LETTERA A ROCCO CARBONE

di Romana Petri

Caro Rocco,

si possono scrivere lettere a chi non c’è più? Che significato hanno? Ad avertelo chiesto avresti risposto che le scriviamo per noi, ne sono sicura. E allora la scrivo per me. Per nostalgia, per grande rimpianto, perché sei morto da più di sette anni e questa tua assenza continua ad essere un peso.  Esistono morti che durano più delle altre, che si vivono senza rassegnazione. La tua è una di queste. Mi hai dato poco scampo. Non sei stato solo il mio più caro amico, eri una persona a me affine e diversa al tempo stesso. La compatibilità nella diversità. Forse era soprattutto quest’ultima a unirci. Quei tuoi malesseri che ti circondavano di ombre, la tua ricerca affannosa del grande amore. Quante telefonate mi avrai fatto sul grande amore? Eri l’uomo delle ossessioni e le ossessioni erano il tuo fascino anche in ciò che scrivevi. Perché tu eri lo scrittore dello sguardo. Descrivevi le cose nei più minuti particolari e le cose emergevano vive: la maniglia di una porta, un bicchiere appena lavato, una sigaretta sul posacenere con il suo fumo verticale. Eri il mio Tristram Shandy. Te l’ho detto tante volte. Se scrivevi di un uomo che si svegliava al mattino, chi ti leggeva era obbligato a essere quell’uomo, ne seguiva ogni movimento come fosse il suo.
Le conoscevo bene le tue abitudini. Sapevo che al mattino ti svegliavi, andavi al bar sotto casa per prendere il caffè… Poi dipendeva dal momento, se stavi scrivendo un romanzo, dalle nove a mezzogiorno rimanevi seduto davanti al computer perché  dovevi scrivere due cartelle al giorno. Quando arrivavi a due ti fermavi. Certe volte mi telefonavi per dirmelo: “Sono le undici e per oggi ho già finito”. E dopo ti mettevi a leggere ascoltando un po’ di musica, aspettavi l’ora del pranzo che consumavi quasi sempre allo stesso bar sotto casa. Un piatto unico, un altro caffè e poi mi telefonavi. Alzavo il ricevitore e le prime parole erano sempre le stesse: “Romana, Rocco”. Ci nominavi. Leggi tutto…

SCRIVERE CON L’INCHIOSTRO BIANCO di Maria Rosa Cutrufelli (un estratto)

SCRIVERE CON L’INCHIOSTRO BIANCO di Maria Rosa Cutrufelli (Iacobelli)

Maria Rosa Cutrufelli nata a Messina, cresciuta fra la Sicilia e Firenze, ha studiato a Bologna e, dopo aver viaggiato e vissuto per qualche anno in Africa, ha scelto di fermarsi a Roma. I suoi saggi e i suoi romanzi sono tradotti in una ventina di lingue. Fra i romanzi ricordiamo: La donna che visse per un sogno (nella cinquina del Premio Strega, vincitore dei premi Penne, Alghero-Donna, Racalmare-Sciascia), La briganta, Complice il dubbio, D’amore e d’odio (vincitore del Premio Tassoni), I bambini della Ginestra (vincitore del Premio Ultima Frontiera). I suoi romanzi sono pubblicati da Frassinelli, Longanesi, La Tartaruga; mentre i suoi saggi da Editori Riuniti e Feltrinelli.

Di recente, per Iacobelli, è uscito questo suo nuovo libro intitolato: Scrivere con l’inchiostro bianco.

Il libro nasce dalle due seguenti domande. Perché si scrive? Come si scrive? A queste “classiche” domande domande sulla scrittura se ne aggiunge un’altra con riferimento a una “questione letteraria” piuttosto dibattuta: esiste una scrittura femminile? O (come è ben evidenziato nella scheda del libro) per dirla in maniera più appropriata: l’appartenenza a un genere sessuale o all’altro influisce sulla parola scritta e sull’arte del racconto? Maria Rosa Cutrufelli dà una sua risposta che è allo stesso tempo una proposta di riflessione e di confronto con scrittori e critici. E lo fa nell’unico modo possibile senza risultare astratta o ideologica: mettendo in campo l’autobiografia e l’esperienza, partendo dalla vita vissuta e tornando indietro, fino ai grandi miti fondativi della nostra cultura. Insomma, raccontando.

Di seguito, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto del libro: il capitolo intitolato “Permessi e divieti”
Leggi tutto…

SENTIMI di Tea Ranno (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo SENTIMI di Tea Ranno (Frassinelli)

“Sentimi” sarà presentato venerdì 27 aprile 2018, alle h. 17, al Castello di Aci Castello (Ct). Sarà presente l’autrice che converserà con Massimo Maugeri. L’evento è organizzato dall’Associazione “Art design eventi”.

Di seguito, le prime pagine del romanzo.

 * * *

Era febbraio, pioveva da giorni. Sui vetri il fiato si rapprendeva per il freddo e la mattina il prato era tutto una brina. Ogni tanto qualche giornata di sole prendeva il sopravvento sul grigio e allora sembrava che un’improvvisa primavera venisse a fare la sua comparsa per rallegrarci con canti d’uccelli e profumi d’erbe.
Partii da Roma ch’era domenica. La sveglia puntata alle cinque, il caffè bollente nel thermos, la borsa coi libri e i quaderni già pronta dalla sera prima, così la piccola valigia.
Mi piace molto viaggiare in treno, arrivare in Sicilia con lentezza, godere del paesaggio che scorre oltre il finestrino, vedere il mare che orla quasi tutto il percorso – ora fermo come una lastra di piombo, ora mosso e spumeggiante –, i panni che sventolano appesi ai fili, la vita che s’indovina oltre le finestre. Mi piace leggere, poi chiudere gli occhi e proseguire la storia nella mente, come se fosse un film, magari cambiando personaggi o ambientazione.
Durante quel viaggio pensai molto alle donne di cui avrei dovuto parlare l’indomani a Siracusa. Viola, Vincenzina, Stèfana, Teresa: le diverse sfaccettature del femminile, il diverso modo di porgersi alla vita, comunque il coraggio, la necessità di affermarsi come esseri dotati di una volontà che non si lascia piegare dal male. Viola venne addirittura a sedermisi di fronte nei panni di una gran bella signora salita a Sapri; parlò del tempo e del freddo, così, per gentilezza, poi si avvolse in uno scialle e cominciò a leggere. Che buon profumo aveva. Ne sbirciai il viso, le gambe accavallate, le mani eleganti, la grossa perla all’anulare destro. La mia Viola avrebbe scelto gli zaffiri in tono coi suoi occhi; la signora però aveva gli occhi castani e quelle perle – pure alle orecchie – aggiungevano al suo aspetto un tocco luminoso. Avrei voluto chiederle di Paolo: aveva smesso di farla soffrire o ancora ne pervadeva i ricordi riportandola al tempo in cui l’amore per lui era stato un fuoco che divora e rende impossibile la pace? Avrei voluto pure chiederle di Lietta: era poi riuscita a pubblicarlo uno dei suoi racconti? Aveva avuto il coraggio di spedirlo a un editore, a un concorso letterario? Leggi tutto…

IL SILENZIO DEL SABATO di Mariantonia Avati (un estratto)

IL SILENZIO DEL SABATO di Mariantonia Avati (La nave di Teseo)

Auguriamo a tutti i lettori di Letteratitudine di trascorrere serene festività pasquali offrendovi in lettura, per gentile concessione dell’editore, le prime pagine del romanzo di Mariantonia Avati dedicato alla figura di Maria a partire dai momenti legati alla crocifissione di Gesù

 * * *

Il silenzio del sabato ci conduce in un’esplorazione lirica e commovente dell’identità femminile e disegna lo straordinario ritratto laico di Maria nei momenti che la storia non ci ha raccontato, per donarci, oltre l’eccezionalità della sua esperienza, la cifra universale di cosa significa essere donna, madre.

Una madre compie un lungo viaggio per arrivare al giorno in cui suo figlio sarà ucciso. Sa da sempre – da quando il segreto della sua gravidanza le è stato svelato e ha scoperto che avrebbe dato alla luce un uomo destinato a mutare le sorti di tutti gli altri – che questo momento sarebbe giunto: seppur ineludibile, rimane il viaggio più duro, verso cui mai avrebbe voluto incamminarsi. Il figlio le chiede di stargli accanto e di dargli coraggio anche in quest’ultimo passo. Lui, che più di tutti gli altri può, chiede aiuto a lei per portare a compimento la missione del Padre. Così la donna, ai piedi della croce, accompagna il lungo addio dell’uomo; è con lui mentre viene portato nella tomba, è lì mentre viene chiusa: si ostina a ricordare tutto ciò che è avvenuto, mentre nel ricordo si mischiano le sensazioni del suo essere stata prima bambina, poi giovane e sposa, con in grembo la gioia più grande. Quaranta ore passano tra la morte e il momento in cui suo figlio risorgerà, quaranta ore in cui respiriamo accanto, dentro, le emozioni di una madre dalla forza inesauribile, che saprà credere fino in fondo e in questa fede trovare le ragioni della sua perdita e la guarigione dal suo dolore.

Di seguito, le prime pagine del libro… Leggi tutto…

LUCKY di Alice Sebold (un estratto)

LUCKY di Alice Sebold (Edizioni E/O – Traduzione: Claudia Valeria Letizia) – nuova edizione

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo le prime pagine della nuova prefazione firmata dall’autrice

Questa edizione di Lucky è dedicata a tutti coloro che hanno subìto una qualunque forma di abuso sessuale.
Quando agiamo in gruppo siamo più forti che mai. (Alice Sebold)

«Sei fortunata» si sentì dire Alice dal poliziotto che raccolse la deposizione dopo lo stupro da lei subìto quando aveva 19 anni. «Una ragazza fu stuprata e smembrata in quel luogo tempo fa». Il senso di questa controversa fortuna è il tema sul quale l’autrice torna sistematicamente nel corso del suo libro che è a un tempo drammatica testimonianza, lucida e spregiudicata indagine sulla violenza e le sue conseguenze e sconcertante ritratto autobiografico, denso di candore e acutezza psicologica, anticonformista e ironico, pieno di dolore e legittima ribellione. Alice, condannata dalla violenza alla solitudine e alla discriminazione, costretta a vivere in un mondo che ha solo due colori, ciò che è sicuro e ciò che non lo è, “rovinata” agli occhi di familiari, amici e fidanzati, riuscirà con coraggio a superare prove durissime per vivere in un mondo dove orrore e amore convivono. Lucky è anche un resoconto illuminante sulla tortuosa e insolita genesi di un talento letterario tra i più innovativi della scena letteraria internazionale.

Di Alice Sebold le Edizioni E/O hanno pubblicato Lucky, Amabili resti, da cui è stato tratto l’omonimo film di Peter Jackson, Premio Oscar nel 2004 per Il Signore degli Anelli, e La quasi luna.

 * * *

LUCKY di Alice Sebold (Edizioni E/O – Traduzione: Claudia Valeria Letizia) – Dalla nuova prefazione del libro

di Alice Sebold Leggi tutto…

QUESTA SERA È GIÀ DOMANI di Lia Levi (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del nuovo romanzo di Lia Levi intitolato QUESTA SERA È GIÀ DOMANI di Lia Levi (Edizioni E/O) – per gentile concessione dell’editore

Lia Levi, di famiglia piemontese, vive a Roma, dove ha diretto per trent’anni il mensile ebraico Shalom. Per le Edizioni E/O ha pubblicato: Una bambina e basta (Premio Elsa Morante Opera Prima), Quasi un’estate, L’albergo della Magnolia (Premio Moravia), Tutti i giorni di tua vita, Il mondo è cominciato da un pezzo, L’amore mio non può, La sposa gentile (Premio Alghero Donna e Premio Via Po) La notte dell’oblio e Il braccialetto (Premio speciale della giuria Rapallo Carige, Premio Adei Wizo). Nel 2012 le è stato conferito il Premio Pardès per la Letteratura Ebraica.

 * * *

È appena uscito, sempre per i tipi di E/O, il nuovo libro di Lia Levi intitolato “Questa sera è già domani“. Un nuovo emozionante romanzo in cui l’autrice di Una bambina e basta torna ad affrontare con particolare tensione narrativa i temi ancora brucianti di un nostro tragico passato.

 * * *

Nel 1938 si riuniscono 32 Paesi per affrontare il problema degli ebrei in fuga da Germania e Austria. Molte belle parole ma in pratica nessuno li vuole. Una sorprendente analogia con il dramma dei rifugiati ai nostri giorni.

Nello stesso anno 1938 vengono promulgate in Italia le infami Leggi Razziali. Come e con quali spinte interiori il singolo uomo reagisce ai colpi nefasti della Storia? Ci sarà qualcuno disposto a ribellarsi di fronte ai tanti spietati sbarramenti?

Pubblichiamo di seguito le prime pagine per gentile concessione dell’editore Leggi tutto…

LO SCONOSCIUTO di Irène Némirovsky (un estratto)

https://www.dehoniane.it/books/9788810567784.jpgPubblichiamo un estratto del romanzo Lo sconosciuto (EDB) di Irène Némirovsky (traduzione di Giovanni Ibba)

Grazie a una fotografia, un soldato francese scopre che la sua vittima tedesca è in realtà il fratellastro. Il senso del racconto di guerra emerge cristallino: quando si uccide qualcuno al fronte, senza saperlo si uccide un fratello.

 * * *

[estratto da pagina 27 a pagina 32]

Questa foto, la vedi? È quella che ho preso dal corpo del tedesco.
– Aspetta, caro, io non…
– Non ti ricorda niente?
François guardava la foto. Un uomo, ancora giovane, era fotografato sulpianerottolo di una casa di campagna. Una donna era vicino a lui, in piedi, una donna un po’ robusta, l’aria placida e buona, e dai capelli chiari. François esitò un istante, poi fece un sorriso forzato.
– Direi che l’uomo ti somiglia un po’,ma…
Il fratello maggiore scosse la testa.
– Non è a me che somiglia, fratellino.
Guarda bene, guarda ancora. Guarda di nuovo la sua mano sinistra. Si vede perfettamente.
Vedi la cicatrice? Quel segno profondo che dall’anulare scende fino alpolso? Deve… – continuò chiudendo gli occhi, come se stesse inseguendo un ricordo nella sua memoria – deve formare uno spesso cuscinetto, anche se la ferita era superficiale; aveva intaccato solo la carne. Però aveva lasciato una traccia indelebile. Tu sai, non è vero?, che nel settembre del ’14, lo stesso giorno in cui nostro padre fu ferito per la prima volta alla coscia e all’inguine, una scheggia di granata gli lacerò la mano e che, due anni più tardi, fu ferito una seconda volta alla testa, sopra l’arcata sopracciliare sinistra, proprio qui – disse mostrando il ritratto.
François lo esaminò a lungo senza dire niente. Leggi tutto…

IL GIARDINO DI ELIZABETH di Elizabeth von Arnim (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo IL GIARDINO DI ELIZABETH di Elizabeth von Arnim (Fazi editore – Traduzione di Sabina Terziani)

(Dalla scheda del libro) In fuga dall’opprimente vita di città, l’aristocratica Elizabeth si stabilisce nell’ex convento di proprietà del marito, un luogo isolato e carico di storia in Pomerania. A vivacizzare le giornate della signora ci sono le tre figlie – la bimba di aprile, la bimba di maggio e la bimba di giugno –, le amiche Irais e Minora, ospiti più o meno gradite con le quali intrattiene conversazioni brillanti e conflittuali, sempre in bilico fra solidarietà e rivalità femminile, e poi c’è lui, l’Uomo della collera, «colui che detiene il diritto di manifestarsi quando e come più gli piace». Ma soprattutto c’è il giardino, una vera e propria oasi di cui Elizabeth si innamora perdutamente. Estasiata dalla pace e dalla tranquillità del luogo, trascorre le ore da sola con un libro in mano, immersa nei colori, nei profumi e nei silenzi, cibandosi soltanto di insalata e tè consumati all’ombra dei lillà. Mentre le stagioni si susseguono, Elizabeth ritrova se stessa, i suoi spazi, i suoi ricordi e la sua libertà. Una storia che ha molto di autobiografico narrata da una donna più avanti del suo tempo: una donna di mondo coraggiosa e irriverente che parla a tutte le donne di oggi. Uscito per la prima volta nel 1898 in forma anonima, “Il giardino di Elizabeth”, primo romanzo di Elizabeth von Arnim, ebbe da subito un successo clamoroso. Presentato qui in una versione integrale fino a ora inedita in Italia, è un romanzo del passato che colpisce per la sua modernità.

 

 * * *

Un estratto del romanzo IL GIARDINO DI ELIZABETH di Elizabeth von Arnim (Fazi editore – Traduzione di Sabina Terziani) Leggi tutto…

ECLISSI di Ezio Sinigaglia (un estratto)

Ezio SinigagliaPubblichiamo un estratto del romanzo ECLISSI di Ezio Sinigaglia (Nutrimenti)

(Dalla scheda del libro) Eugenio Akron, architetto triestino, arriva su una sperduta isola nordica per assistere all’eclissi totale di Sole, attesa per il giorno dell’equinozio di primavera. È quello che considera il suo ultimo viaggio, un regalo di compleanno anticipato per i suoi settant’anni, un’estrema emozione strappata alla quotidianità. Ad accoglierlo è la natura ruvida di un popolo abituato a convivere con la scura solennità delle rocce e la vastità dell’oceano: una donna austera gli affitta una camera, un arcigno pescatore gli offre la sua barca per osservare l’eclissi dal mare.
Tuttavia, tra i forestieri accorsi per l’evento, Akron s’imbatte in un’eccentrica vedova americana, Mrs Clara Wilson, che gli impone, con garbata energia, la sua presenza. L’inattesa complicità che si instaura fra i due fa riaffiorare nella memoria dell’uomo un ricordo del passato, un nodo irrisolto che troverà soluzione soltanto fra le tenebre dell’eclissi.
A trent’anni dal suo esordio – Il Pantarèi, metaromanzo sul romanzo del Novecento, uscì per una piccola casa editrice dopo aver collezionato molti rifiuti ma anche l’elogio di lettori come Vittorio Sereni, Giovanna Bemporad e Giuliano Gramigna – Ezio Sinigaglia torna alla narrativa con un racconto potente e suggestivo, caratterizzato da una scrittura magnetica, ironica, di rara perfezione formale. 

 

 * * *

Da ECLISSI di Ezio Sinigaglia (Nutrimenti) – un brano del capitolo 7: tre-quattro pagine a partire dall’inizio Leggi tutto…

IL BLUES DEL RAGAZZO BIANCO di Paul Beatty (un estratto)

Pubblichiamo un estratto del romanzo IL BLUES DEL RAGAZZO BIANCO di Paul Beatty (Fazi editore – Traduzione di Nicoletta Vallorani)

Dall’autore di Lo schiavista, vincitore del Man Booker Prize 2016: il primo americano nella storia a vincere il prestigioso premio.

(Dalla scheda del libro) – Questa è la storia di Gunnar Kaufman, «il negro demagogo»: ultimo discendente di una dinastia di «devoti leccaculo servi dei bianchi» – un padre ufficiale di polizia e una madre autoritaria che canta le lodi dei suoi discutibili antenati –, Gunnar trascorre un’infanzia serena e priva di tensioni razziali nell’agiata Santa Monica. Tanto che, quando la madre prospetta a lui e alle sue sorelle la possibilità di andare in vacanza in un campeggio per soli neri, la risposta è univoca: «Nooooo!». Il motivo? «Perché loro sono diversi da noi». Risposta sbagliata. In un attimo la madre li carica tutti in macchina e la famiglia si trasferisce a Hillside, ghetto nero di Los Angeles dove i vicini ti salutano con un insulto e il pestaggio è sempre dietro l’angolo. Qui ha inizio la scalata di Gunnar, che da outsider riuscirà non solo a inserirsi nella comunità, ma a diventare poco a poco un idolo delle folle, in una strenua battaglia contro tutti i capisaldi della società americana. Fra basket e poesia, gang di strada, mogli giapponesi comprate per corrispondenza e suicidi di massa innescati da fraintendimenti, Paul Beatty si diverte e ci fa divertire pagina dopo pagina con la sua vivida immaginazione.
Un esordio potente, audace e rivelatore, per quella che ormai è considerata una delle voci di spicco della letteratura americana contemporanea.

 * * *

Le prime pagine di IL BLUES DEL RAGAZZO BIANCO di Paul Beatty (Fazi editore – Traduzione di Nicoletta Vallorani) Leggi tutto…

VERTIGINE di Julien Green

Julien GreenVERTIGINE di Julien Green (Nutrimenti)

A cura di Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia.

Traduzione di Lorenza Di Lella, Giuseppe Girimonti Greco, Francesca Scala, Ezio Sinigaglia, Filippo Tuena

[Il 10 dicembre, a Roma, h. 16, nell’ambito di “Più libri, più liberi” Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia parteciperanno a questo evento legato al Premio Vittorio Bodini. Un premio sulla traduzione a Lecce e a Roma]

Pubblichiamo un estratto del racconto “L’apprendista psichiatra” e la versione integrale – note escluse – del commento al testo.

 * * *

Julien Green (1900-1998), nato a Parigi da famiglia di origini americane, accademico di Francia, ha condotto ai massimi vertici espressivi l’indagine introspettiva sull’uomo. Nella sua immensa produzione, oltre agli straordinari racconti e ai numerosi romanzi, tra cui Adrienne Mesurat (1927), Il visionario (1934), Moïra (1950), emergono, tra gli altri, quattro scritti autobiografici, sedici volumi di diari e un apprezzato studio sui poeti britannici Donne e Coleridge.

Di recente, per i tipi di Nutrimenti, è uscito Vertigine (a cura di Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia – Traduzione di Lorenza Di Lella, Giuseppe Girimonti Greco, Francesca Scala, Ezio Sinigaglia, Filippo Tuena).

Stiamo parlando di venti racconti di Julien Green, tutti inediti in Italia, che esplorano strade differenti e sperimentano vari modi di mettere in scena il mistero, il fantastico e il perturbante. Prose che attraversano tutto il periodo d’oro dello scrittore francese, composte tra il 1920 e il 1956 e raccolte in volume nel 1984. Tra di esse anche la prima prova letteraria di Green, il racconto L’apprendista psichiatra, scritto in inglese a vent’anni, quando frequentava l’Università della Virginia, e poi tradotto in francese.
Molte di queste storie hanno in comune, come suggerisce il titolo della raccolta, quell’istante di vertigine capace di scuotere una vita e cambiare un destino: un improvviso turbine di follia, che può manifestarsi sotto forma di audacia o ritrosia, di fuga in avanti o di fuga tout court. Serpeggia per i racconti una sessualità disorientata e febbrile che, agita o repressa, fa quasi immancabilmente il male di chi ne è portatore (o, altrimenti, dell’essere indifeso che la subisce).
In questa edizione si ripete l’esperienza di traduzione collettiva inaugurata con Viaggiatore in terra. A interpretare la scrittura di Julien Green sono cinque voci diverse, tre esperti traduttori (Giuseppe Girimonti Greco, Lorenza Di Lella e Francesca Scala) affiancati da due narratori colti e raffinati come Ezio Sinigaglia e Filippo Tuena.

Di seguito, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo un estratto del racconto L’apprendista psichiatra e la versione integrale – note escluse – del commento al testo. Leggi tutto…

FIABE DI NATALE

Segnaliamo il volumetto FIABE DI NATALE di Guido Gozzano, Francesca Sanzo (Graphe.it edizioni) proponendo la Lauda anonima del XIV secolo che apre la raccolta e l’incipit del racconto di Francesca Sanzo

Fiabe di Natale

Lauda del Natale
(Anonima, secolo XIV)

Per lo vostro gran valore, Vergine Maria,
ci hai fatto un bambino ch’è la vita mia.

Un dolce bambino voi ci avete fatto,
grand’e picciolino da tenerlo in braccio,
baciando e abbracciando n’averem sollazzo:
non voglio altra gioia, nessuna che sia.

Vergine Maria, chinal nel presepio
quel dolce bambino: goderem con esso;
chi nol sa pigliare stringasse al petto,
che non possa cessare la dolcezza sua. Leggi tutto…

IL BAMBINO PROMESSO di Massimo Bavastro

IL BAMBINO PROMESSO di Massimo Bavastro (Nutrimenti)

Un memoir pudico e spietatamente sincero, un manuale di autoaiuto per chi s’imbarca in un’adozione internazionale e, più in generale, un gesto d’incoraggiamento rivolto a tutti i genitori: perché, alla fine, la fragilità di quattro persone che si cercano diventa la forza di una famiglia.

Ne discutiamo con l’autore e pubblichiamo un estratto del libro

* * *

Massimo Bavastro è autore di testi teatrali che hanno ottenuto riconoscimenti prestigiosi (Cecchini, premiato al Festival di Riccione, Naufragi di Don Chisciotte, finalista al Premio Ubu e Premio della Critica) e di serie televisive di successo, tra cui Ultimo 3 – L’infiltrato, 48 ore, Caccia al re – La narcotici. Per il cinema ha scritto, con Benvenuti-De Bernardi, L’ultima stazione (regia di Bogdan Dreyer) e, con Marco S. Puccioni, Quello che cerchi (Premio miglior film al Los Angeles Italian Film Awards). Il bambino promesso è il suo primo. Ne discutiamo con lui…

<<Sei anni fa, io, mia moglie e il nostro bambino di tre anni, Leone, ci siamo trasferiti a Nairobi per adottare Thomas>>, racconta Massimo Bavastro a Letteratitudine.
<<Siamo restati lì nove mesi, perché la legge keniana prevede che i genitori adottivi rimangano per tutta la durata del procedimento legale.
Durante quel periodo, niente o quasi niente è andato come ci aspettavamo: a partire dal momento in cui, nell’istituto dove Thomas era nato, una donna con il camice bianco mi ha offerto quel bambino dicendo “è tuo figlio”, e io ho pensato “no”.
Sapevo che se non fossi riuscito a riconoscerlo e ad amarlo sarebbe andato tutto all’aria: tradire quel progetto avrebbe significato perdere mia moglie, sfasciare ogni cosa. Tanto più che lei e Leone avevano accolto Thomas subito e in maniera naturale.
D’altra parte, c’erano tante cose da fare laggiù, e questo mi permetteva di allontanarmi da quel rovello, o addirittura di rimuoverlo per lunghi momenti. Abbiamo comprato una macchina e ci siamo messi a viaggiare. Dopo un paio di mesi la macchina ha cominciato a rompersi, quasi sempre nei posti sbagliati: per esempio nel bel mezzo della savana, proprio di fronte a un branco di elefanti che procedevano verso di noi. E quando non si spaccava la fermavano i poliziotti ai posti di blocco, e ci si infilavano dentro con i loro Kalashnikov per farci paura e per spillarci pochi centesimi. Leggi tutto…

LA SPIA: cento anni dalla morte di Mata Hari e il romanzo di Paolo Coelho

Poco più di cent’anni fa, il 15 ottobre 1917, moriva la danzatrice e agente segreto Mata Hari, la cui figura – nel tempo – è divenuta leggendaria.

Mata Hari, pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle (Leeuwarden, 7 agosto 1876 – Vincennes, 15 ottobre 1917), è stata una danzatrice e agente segreto olandese, condannata alla pena capitale per la sua attività di spionaggio durante la prima guerra mondiale. Paolo Coelho ha dedicato a Mata Hari un romanzo: si intitola “La spia” ed è stato pubblicato in Italia l’anno scorso da La nave di Teseo (traduzione di R. Desti). Pubblichiamo, di seguito, il prologo del libro. Segnaliamo altresì l’uscita del nuovo libro di Paolo Coelho “Il cammino dell’arco” (La nave di Teseo) [traduzione di R. Desti – illustrazioni di C. Niemann]

* * *

Da “La spia” di Paolo Coelho (La nave di Teseo – traduzione di R. Desti)

Prologo

Parigi, 15 ottobre 1917 — Anton Fisherman con Henry Wales, per l’International News Service.

Poco prima delle cinque del mattino, un gruppo di diciotto uomini — in gran parte ufficiali dell’esercito francese — salì al secondo piano di Saint-Lazare, il penitenziario femminile di Parigi. Preceduti da un secondino che reggeva una torcia con cui accendeva le lampade, si fermarono davanti alla cella numero 12.
Erano le monache a occuparsi di quel posto. Suor Léonide aprì la porta e chiese a tutti di attendere fuori. Entrò, sfregò un fiammifero sulla parete e accese la lampada della stanzetta. Poi chiamò una delle sorelle ad aiutarla.
Piano e delicatamente, suor Léonide cinse con un braccio il corpo addormentato della donna: stentava a svegliarsi, quasi non fosse interessata al mondo circostante. Quando aprì gli occhi, secondo la testimonianza delle monache, sembrò emergere da un sonno tranquillo. E si mantenne serena anche quando apprese che la domanda di grazia presentata alcuni giorni prima al presidente della repubblica era stata respinta. È impossibile dire se provò tristezza o sollievo per il fatto che tutto fosse ormai prossimo alla fine.
A un cenno di suor Léonide, padre Arboux entrò nella cella insieme al capitano Bouchardon e all’avvocato Clunet. A questi, la prigioniera consegnò una lunga lettera-testamento, che aveva scritto nel corso dell’ultima settimana, e due buste marroni contenenti alcuni ritagli. Leggi tutto…

LETTERE DI ANNA MARIA ORTESE A PATRICK MÉGEVAND

Pubblichiamo uno stralcio della postfazione (firmata da Adelia Battista) del volume “Pensare l’alba al fondo di una notte d’inverno. Lettere di Anna Maria Ortese a Patrick Mégevand (1978-1997)” (Philobiblon Edizioni) – A cura di Patrick Mégevand – Postfazione di Adelia Battista

 * * *

di Adelia Battista

Le lettere di Anna Maria Ortese a Patrick Mégevand ci mostrano come sia possibile mantenere desta la vitale, delicata, e sempre minacciata autenticità di rapporti, «senza la quale – scrive Francis Otto Mattiessen – non ci può essere rinnovata scoperta dell’uomo da parte dell’uomo». Leggi tutto…

IDENTITÀ di Adriano Prosperi (un estratto)

Pubblichiamo la “premessa” del volume “IDENTITÀ. L’altra faccia della storia” di Adriano Prosperi (Laterza)

Il volume sarà presentato a Catania, venerdì 20 ottobre 2017, alle h. 16:30, presso la Biblioteca “Ursino Recupero”, via Biblioteca n. 13. Dialogheranno con l’autore: Roberto Fai e Giuseppe Testa. L’incontro è promosso dall’Osservatorio Euromediterraneo.

 * * *

Premessa

L’emergere di una parola come “identità”, non solo nel linguaggio d’uso quotidiano ma anche in quello della discussione politica e della cultura scritta, e il suo ritorno ossessivo nei più diversi contesti è un sintomo pari a quello del dolore di una parte del corpo: mostra che c’è un problema emergente e non risolto nella cultura e nella società. E se il problema c’è, bisogna prenderlo sul serio. Si deve resistere alla tentazione di esorcizzarlo con un rifiuto pregiudiziale o col rifugiarsi di volta in volta nell’indicibilità e unicità della propria identità individuale o nel rinvio ai tanti fili il cui intreccio compone il tessuto di ogni essere umano. Anche perché ci sono segnali non trascurabili che siamo davanti a qualcosa di preoccupante: coloro che il 26 luglio 2013 a Cervia (Ravenna) contestarono con un lancio di banane l’allora ministro all’Integrazione Cécile Kyenge rigettarono l’accusa di razzismo e si definirono invece orgogliosamente “identitari”‘. Cioè: non genericamente razzisti, ma seguaci di quella ideologia delle identità naturali dei popoli che fu il nucleo centrale dell’ideologia völkisch diffusa a larghe mani dai docili intellettuali del nazismo nella Germania degli anni Trenta: era l’epoca in cui Heinrich Himmler, riflettendo sull’identità originaria germanica corrotta dall’ebraismo, si commuoveva pensando all’assassinio” delle innocenti lumache calpestate sul bordo dei boschi e si adoperava per diffondere la tesi della necessità di considerare gli ebrei una minaccia mortale per la razza germanica. Seguendo l’esempio di Amin Maalouf, che fu tra i primi a sciogliere la rigidezza della nozione di identità come barriera insuperabile tra individui di paesi diversi evocando le molte tradizioni e culture che sentiva di aver ereditato dal proprio paese, si potrebbe a buona ragione aggiungere al suo il caso italiano. Leggi tutto…