In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo uno stralcio del romanzo THE SURROGATE – Il killer che odiava i bambini, di Tania Carver
Anordest edizioni, 2013 – pag. 448 – euro 12.90 € – traduz. di Giovanni Agnoloni
Il libro
C’è un raccapricciante assassino in libertà. Un assassino come nessun altro. Prende di mira donne in avanzato stato di gravidanza, drogandole e strappando loro brutalmente i feti. Quando l’ispettore Phil Brennan viene convocato sulla scena dell’ultimo delitto, sa di essere entrato nel mondo del più depravato omicida che abbia mai incontrato. Dopo un’infanzia senza amore e piena di abusi, Phil conosce a fondo il male. Ma a questo non era preparato. Poi, quando la profiler Marina Esposito viene coinvolta per aiutare a risolvere il caso, ciò che rivela è un’autentica bomba: pensa che ci sia una donna coinvolta negli omicidi, una donna con un disperato bisogno di figli…
* * *
Uno stralcio del romanzo THE SURROGATE – Il killer che odiava i bambini, di Tania Carver
Qualcuno bussò alla porta.
Claire Fielding e Julie Simpson si guardarono, sorprese. Claire fece per alzarsi.
«Resta là» disse Julie. «Ci penso io.» Si tirò su dal divano e attraversò il salotto. «Probabilmente è Geraint che ha dimenticato qualcosa. Di nuovo.»
Claire sorrise. «Forse non mi vuole più prestare il suo DVD di Desperate Housewives.»
Julie rise e lasciò la stanza. Claire si spostò un po’ per mettersi comoda e si rilassò tutta contenta. Poi diede un’occhiata intorno, osservando i regali sul tavolino da caffè. Tutine per bambini e vestiti. Libri sul ruolo dei genitori. Peluche. E i bigliettini. Claire pensava che avrebbe portato male scartarli prima della nascita, ma gli altri avevano insistito, per cui alla fine aveva ceduto, dimenticando ben presto i suoi dubbi.
Si spostò da un lato all’altro e cercò di trovare un punto morbido sul divano, permettendo alle molle di raggiungere un compromesso con la sua enorme pancia dilatata. Toccò con affetto quella protuberanza e tornò nuovamente a sorridere. Si chinò in avanti, lamentandosi per lo sforzo, e prese il suo bicchiere con quella bibita effervescente alla frutta. Ne bevve un sorso e lo rimise a posto. Poi passò a una cipollina bhaji. Aveva sentito delle storie incredibili su donne che non potevano mangiar nulla durante la gravidanza e stavano sempre male. Non Claire. Lei era fortunata. Forse troppo fortunata. Si toccò nuovamente la pancia, sperando che fosse tutta dovuta al bambino ma, in realtà, consapevole che non era così. Avrebbe voluto essere come una di quelle celebrità tipo Victoria Beckham o Angelina Jolie, che ritrovavano la linea nel giro di quattro giorni, dopo aver partorito. Dicevano che era tutta una questione di dieta ed esercizio, ma lei sapeva che doveva trattarsi di chirurgia. La vita reale non era così per Claire, e lei sapeva che avrebbe dovuto lavorarci sopra. Ancora. Era così, il futuro. Avrebbe recuperato il suo corpo, e poi cominciato una nuova vita. Solo lei e il suo bambino.
Non era più ansiosa o depressa. Non si sentiva più triste o abbandonata. Tutto questo faceva parte del passato, e ormai non la riguardava più, come se quelle cose fossero successe a qualcun altro. Era stato doloroso, sì, ma ne era valsa la pena. Ne era valsa veramente la pena.
Claire sorrise. Forse una volta era stata più felice, ma non ricordava quando. Certamente non si sentiva così felice da tanto, tanto tempo.
Improvvisamente sentì dei rumori provenire dal corridoio.
«Julie?»
Sulle pareti e sul pavimento risuonavano dei colpi, come di una colluttazione.
Sembrava che qualcuno stesse giocando a pallone o lottando.
Claire fu attraversata da un brivido. Oh no. Dio, no. Non lui, non adesso…
«Julie…»
La voce di Claire adesso era più agitata, incapace di nascondere l’ansia per ciò che sentiva e per chi immaginava fosse responsabile di quel trambusto.
Un ultimo tonfo, poi silenzio.
«Julie?»
Leggi tutto…