PALERMO, 30 novembre – È Davide Orecchio con “Città distrutte. Sei biografie infedeli” (Gaffi) il vincitore del SuperMondello, il più ambito riconoscimento per l’Opera italiana del Premio Letterario Internazionale Mondello, promosso dalla Fondazione Sicilia in partnership con il Salone Internazionale del libro di Torino e in collaborazione con la Fondazione Andrea Biondo. A decretare il supervincitore della XXXVIII edizione del Mondello, sono stati i lettori di tutta Italia, direttamente indicati dai librai di un circuito di 24 librerie segnalate dalla redazione dell’inserto culturale Domenica de Il Sole 24 Ore. Nei mesi scorsi, ognuna di queste librerie ha inviato alla Segreteria del Premio un elenco di 10 lettori ‘forti’, in grado di esprimere un giudizio letterario critico e ragionato. Dei 240 lettori indicati, ben 231 di essi hanno espresso correttamente e nei tempi prestabiliti il proprio voto.
Gli altri due scrittori vincitori per l’Opera di autore italiano in lizza per il SuperMondello erano Edoardo Albinati con ‘Vita e morte di un ingegnere’ (Mondadori) e Paolo Di Paolo con ‘Dove eravate tutti’ (Feltrinelli). I tre scrittori erano stati indicati a giugno dal Comitato di Selezione, composto da Massimo Onofri, Domenico Scarpa ed Emanuele Trevi.
Questi i voti riportati da ciascun libro: 83 voti per Davide Orecchio, Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi);76 voti per Paolo Di Paolo, Dove eravate tutti (Feltrinelli); 72 voti per Edoardo Albinati, Vita e morte di un ingegnere (Mondadori).
Durante la cerimonia sono stati consegnati anche il Premio alla carriera ad Antonio Debenedetti e quello per la critica letteraria a Salvatore Silvano Nigro, per il libro “Il Principe fulvo” (Sellerio)
Sei biografie infedeli rielaborano e accrescono il genere, mescolando la finzione alle fattezze di ciascun personaggio, fino a farne sopravvivere al calco la matrice. Ma è tutto rubato. Sono echi, repliche di originali, biografie fittizie ispirate a vite effettive. Ogni ritratto muove da fonti edite o materiali d’archivio, fatti accaduti e documentati, ma va oltre la semplice ricostruzione. Sintomo di questa doppiezza sono le stesse citazioni: opere e autori menzionati a volte sono reali, più spesso di fantasia, il che legittima in un qualche modo una narrazione a metà fra verità e finzione. Le città distrutte hanno molteplici nemici: il potere, la repressione, le “interruzioni” imposte da una storia collettiva scandita da altri, il fallimento, la morte. Per questo ogni “città distrutta” si assomiglia e, fuor di metafora, ciascuna esistenza umana nel suo non compiersi, nel suo non raggiungere la felicità, è l’esito di una violenza.
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