Uno scrittore allo specchio: ELSA MORANTE
In collegamento con il forum di Letteratitudine: Omaggio a Elsa Morante (in occasione della ricorrenza del trentesimo anniversario della morte della scrittrice)
di Simona Lo Iacono
Era Alberto ad amare gli specchi, a riflettersi facendo le smorfie, mentre si rasava senza sbavature e schiaffeggiava la pelle con un dopobarba fresco, al sapore di menta.
Io li evitavo coscienziosamente, soprattutto al mattino presto, quando la notte mi lasciava addosso quella stanchezza da sogni in eccesso.
Troppo dolore vedersi lì, senza difese.
Una donna al mattino è sempre troppo vera, e quindi sempre troppo fragile – gli dicevo. Non ha un filo di rossetto a imbarazzare gli sguardi, né ombretti che smussino le lacrime. E non c’è cipria capace di colmare il pallore di una delusione, o mascara che ispessisca le ciglia, allestendo una santa protezione contro il giudizio. No, non c’è nulla di tutto questo, Alberto – gli dicevo – e, invece, avrei fatto meglio a tacere, perché in quel modo gli consegnavo la mia arrendevolezza.
E, infatti, le scenate peggiori erano al mattino presto, quando non riuscivo ad evitare di essere sincera.
Era facile per Alberto entrare nelle mie barricate già sventrate, in quella mia città senza assedio, in quel mio esercito fuggevole e malmesso.
Sei una donna senza artifici, diceva.
Ma si sbagliava, perché il mio vero artificio erano le parole.
Così, quando usciva con quel suo passo danzante – le sopracciglia sempre troppo aggrottate e ferine, amara la bocca anche quando rideva – io prendevo possesso del mio sommo artificio e, parola dopo parola, riconquistavo il campo perduto.
Scrivevo sempre per rivolta, all’inizio, e con il gusto di infrangere un limite sacro. Scagliavo frecce, non frasi, e aguzzavo le punte estraendole, una ad una, dalla faretra di un soldato esperto. Non facevo fatica a versare il cuore, a svernare sulla cima di un segreto inaccessibile, a trovare casa tra le nicchie dei libri.
Ma quasi mai trovavo la pace.
Infatti, dopo, vedermi lì, sulla pagina, era come avere eretto un monumento ai caduti, mentre io non cercavo la morte, ma la vita, e questo chiedevo alla letteratura: non che urlasse una canzone di epilogo, ma che mi rendesse ciò a cui, vivendo, abdicavo attimo dopo attimo. La realtà. Leggi tutto…