Pubblichiamo le prime pagine del romanzo LOTTA DI CLASSE AL TERZO PIANO, di Errico Buonanno (Rizzoli).
Domani Errico Buonanno racconterà il suo libro.
La scheda
È il 1861 e Karl Marx è senza un soldo. Vive in un vecchio condominio londinese, a spese del compagno Engels, e ha l’eroica missione di scrivere il libro del secolo. C’è un solo problema: non gli riesce di buttare giù una riga. Mentre il movimento operaio fibrilla e tutta l’Europa è una polveriera che attende il la per la rivolta, Marx tace, aspetta, si nasconde. Soltanto un uomo può capirlo, colui che in teoria è il suo nemico giurato: Alan John Huckabee, il Padrone (di casa). Capitalista, sfruttatore, nonché in segreto scrittore fallito, comprende di avere parecchio in comune con il suo celebre inquilino. Tra bombe anarchiche, rivoluzionarie russe e seri filosofi con la pistola, il borghese deluso e l’utopista in bolletta si troveranno fianco a fianco in una lotta inaspettata per la poesia e la libertà. Si aiuteranno così a riscoprire cosa significa sognare e partoriranno una nuova idea, che cambi il mondo dall’interno. Interno sette, terzo piano: la misteriosa casa Marx.
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Le prime pagine di LOTTA DI CLASSE AL TERZO PIANO, di Errico Buonanno (Rizzoli)
I
Il giorno 3 maggio 1862, davanti al trionfo dell’economia
e della scienza, il signor Alan John Huckabee, capitalista,
sfruttatore e Padrone, capì all’improvviso che la rivoluzione
operaia era persa. Solo a pensarci, si sentì molto vecchio.
Si ritrovava giusto al centro di un grande palazzo di vetro
e metallo a South Kensington, presso i giardini della Royal
Horticultural Society. Da quarantott’ore era arrivato il futuro.
Le masse pagavano il biglietto, le macchine rendevano
superflue le smanie dei lavoratori. E, quanto all’Internazionale,
era soltanto, informalmente, l’Esposizione Internazionale
di Londra, inaugurata da due giorni come trionfo
di pace e concordia dalla regina Vittoria in persona. «Che
meraviglia il progresso! Non trova?» diceva al suo fianco
Natasha Ivanova, esule russa, intenta a sfiorare la macchina
Gray, nuovo congegno all’avanguardia per la terapia elettrica
delle nevrosi, uno sviluppo assicurato nel campo dell’elettroshock.
«Che mondo grandioso che ci aspetta!» diceva
candida, diafana, e rimirava a viso aperto il contraccettivo
femminile a siringa proposto dalla Medicinisch-Polytechnische
Union, pluripremiata compagnia prussiana. «Giustizia,
benessere, un domani più umano! Huckabee, è splendido!
Come mai non dice niente?»
L’Esposizione era pura vertigine. Il primo telegrafo parlante,
la prima carrozza automatica a carica. Ben trentasei
Paesi in gara, sei mesi di durata, trecento foto stereoscopiche
scattate tra i vari padiglioni per fare sì che l’avvenire
non fosse dimenticato, un domani. Soltanto l’uomo a cui
la ragazza tirava la giacca non condivideva l’eccitazione del
popolo, chiuso com’era tra pensieri un po’ ombrosi. Aveva
chinato in avanti la schiena e se ne stava a esaminare anch’egli
il suo pezzo di futuro. Guardava una sfera di cristallo:
pareva promettere tragedie. Leggi tutto…