Pubblichiamo uno stralcio della prefazione – firmata da Mario Grasso – della silloge in dialetto siciliano Çiuscia (Prova d’Autore), di Gabriella Rossitto. Di seguito, alcuni versi offerti per Letteratitudine dall’autrice.
GLI OTTO VENTI E UN CANZONIERE D’AMORE IN SICILIANO
di Mario Grasso
Un canzoniere d’amore in tempi di poesia come privazione può far battere le palpebre tra sorpresa e stupore. Infatti è un canzoniere d’amore questa impetuosa e accattivante silloge di liriche in lingua siciliana di Gabriella Rossitto. Un canto impresso su pagine sfogliate da tutti i venti, che intanto soffiano note e parole in codici a chiave di violino su canne d’organo, che sono di metalli fusi a temperature laviche. Le temperature proprie dell’area catastale etnea, nella quale la poetessa vive, opera e canta ora a “na vanedda scurdata” ora a una “luna cianchina”, tra “acqua a tinchité” e “tussi minera”, intrammezzando delicate tenerezze (Fammi addivintari / nicanica / accussì restu ammucciata / nt’ê to’ ochi / e nuddu mi vidi / sulu tu / ca d’amuri mi duni / muddicheddi fujuti / e ventu di risinu”) con complicità di “n occhiu i suli”.
Ci soccorre memoria per affermare l’originalità della ricerca lirica di Gabriella Rossitto, che alla novità di un canzoniere d’amore al femminile, ( Çiuscia – pagg. 96, € 10,00 – ed. Prova d’Autore, 2013) affidato ai venti, – che non sono quattro, come nella logora locuzione del modo di dire, ma ben otto e tutti autentici, – aggiunge e coniuga una esemplare padronanza linguistica impreziosita da un campionario lessicale palagonese, modulandone fascino e sonorità con accorgimenti metrici che dimostrano complementarità di importanti carature letterarie.
Çiuscia è dunque un “otre dei venti” aperto, e il soffiare (çiuscia, çiusciari, soffia, soffiare) anima di movimenti e richiami un magico castello di suoni e colori, dove ogni segno brilla al proprio posto e le parole sono, ciascuna, elemento di un mosaico, tessere del disegno che, di pagina in pagina, si fa scultura, voce, sagoma, armonia. Se un elogio va premesso a ciascuna ricerca intrapresa a salvaguardia di una lingua che va estinguendosi, per questo si dovranno moltiplicare lodi e riconoscimenti per quanto Gabriella Rossitto ricompone e ripropone. Forse si dovrebbe, dopo la premessa imprescindibile sulla complessiva caratura eccellente, dal significato che s’impone, appunto, al recupero di un serbatoio linguistico che sarebbe stato fatalmente destinato all’oblio, se la padronanza del vocabolario e l’amore per i codici cari al catasto della espressività propria del territorio, come serbatoio linguistico dei padri, non avessero dato alla genialità letteraria e creativa della poetessa palagonese, il destro e l’estro per questa sua nuova opera, che aggiunge coerenze di continuità a “Russania” del 2010, in siciliano, e a “Il bianco e il nero”, del 2002, nella lingua della comunicazione nazionale. Leggi tutto…