“Il tempo umano” di Giorgio Nisini (HaperCollins Italia): intervista all’autore
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di Massimo Maugeri
Giorgio Nisini, scrittore e saggista, è autore dei romanzi La demolizione del Mammut (Perrone, 2008), Premio Corrado Alvaro Opera Prima e finalista Premio Tondelli, La città di Adamo (Fazi, 2011), selezione Premio Strega 2011 e La lottatrice di sumo (Fazi, 2015). Per Longanesi ha curato l’antologia Un bacio in bocca (2016). È co-direttore artistico di Caffeina Festival e direttore artistico dell’Emporio Letterario di Pienza.
È appena uscito per HaperCollins Italia il nuovo romanzo di Giorgio Nisini. Si intitola Il tempo umano ed è una storia di amori, tradimenti, trasgressioni e ossessioni… ma è anche una storia sul tempo che scorre e sull’incrocio di destini.
Ho avuto il piacere di discuterne con l’autore…
– Caro Giorgio, partiamo dall’inizio (come spesso mi piace fare). Raccontaci qualcosa sulla genesi di questo libro. Come nasce “Il tempo umano”? Da quale idea, spunto, esigenza o fonte di ispirazione?
Ti rispondo con un aneddoto. Nelle prime puntate di una tra le sit-com americane più famose degli anni Settanta-Ottanta, Happy Days, compare un personaggio, Chuck Cunningham, fratello di Richie. La sua presenza non dura molto: per ragioni che non sto qui a spiegare, scompare improvvisamente dalla serie tv senza che venga data una spiegazione. Viene narrativamente “assassinato”. Questo fenomeno si chiama, nel linguaggio televisivo, proprio “Sindrome di Chuck Cunningham”. Ecco, io mi sono sempre chiesto che fine abbia fatto Chuck, in quale spazio-temporale sia finito; ma questa domanda me ne ha posta un’altra: che fine hanno fatto molti personaggi che hanno in qualche modo avuto a che fare con la mia vita? Persone che ho frequentato anche solo per una giornata, e che magari in quella giornata hanno avuto una parte tutt’altro che secondaria. Che fine hanno fatto? Come si è svolto il loro tempo? Perché i nostri destini si sono incrociati anche per un solo attimo e poi separati per sempre? Sullo sfondo di queste domande mi è tornata in mente la prima persona di cui mi sono innamorato, quand’ero ancora un bambino, e che per anni e anni non ho mai più rivisto. Il tempo umano parte da lì, dal ricordo di quel primo amore perduto.
– Dico sempre a chi ci legge che le citazioni inserite in apertura dei libri sono importanti perché in genere forniscono una sorta di chiave di lettura del testo. La citazione che hai scelto di inserire in esergo di “Il tempo umano” è molto suggestiva. È tratta da La morta innamorata di Théophile Gautier ed è la seguente: “Per quanto casto e sereno siate, un solo attimo può farvi perdere l’eternità”. Perché hai scelto di inserire proprio questa frase in apertura del libro? Leggi tutto…