In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo un brano tratto dal romanzo CARNE INNOCENTE, di Laura Costantini e Loredana Falcone
Historica, 2012 – euro 15
Roma, ottobre 1943. Elide Manenti, prostituta che ha appena ucciso un capitano delle SS, durante il rastrellamento del ghetto viene scambiata per un’ebrea e catturata dai tedeschi. Nel viaggio per Auschwitz decide di non svelare la sua identità e di aiutare Ester Zarfati, una giovane donna ebrea. Mentre a Elide si svela l’orrore dell’arrivo ad Auschwitz, nella Roma di oggi arriva Rachel Vaganov. Americana, ebrea e di origini italiane, Rachel ha condiviso con il giornalista Nemo Rossini una notte brava a Las Vegas e decide di invitarlo a cena. Il giornalista del “Tevere” però l’attende invano in una sera di agosto. Rachel sparisce nel nulla e solo dopo qualche giorno, grazie alle insistenze di Rossini, il maresciallo luogotenente Quirino Vergassola dà il via alle ricerche. Il suo corpo viene trovato nella pineta di Fregene: Rachel è stata strangolata. Le indagini rivelano che era a Roma per parlare con Paolo Frazzi, titolare di un negozio di tessuti in centro. Qual era il vero motivo del colloquio e perché Rachel era in possesso di una vecchia foto di Ester Zarfati insieme al marito e al figlio?
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da CARNE INNOCENTE di Laura Costantini e Loredana Falcone
(Tre stralci per due piani temporali)
Ottobre 1943. L’arrivo ad Auschwitz del vagone piombato proveniente dal rastrellamento del Ghetto di Roma:
Un travaglio di quattro eterni giorni, poi il ventre di legno e ferro li sputa fuori. E non ci sono coperte e braccia amorevoli ad accoglierli. Solo un inferno di grida, spintoni, botte e ghiacciata desolazione. Elide percepisce l’orrore attraverso il freddo che le penetra nelle ossa. È una delle poche a capire gli ordini latrati dai tedeschi e a mettersi subito in fila, aiutando le altre. Ester le sta attaccata come una bimba alla madre. I ruoli, adesso, sono invertiti. Elide la tiene forte per il braccio, le spiega che Samuele non potrà seguirle. Uomini e donne si avviano in file diverse, le donne con i bambini fanno un gruppo a parte. Elide si accorge che ci sono uomini dalle casacche a strisce e dai corpi smagriti che tentano di dividere le madri dai figli. Senza successo. La realtà le lancia segnali che stenta a decifrare. Ci sono medici in camice che osservano i deportati e selezionano i più anziani, i più deboli, i febbricitanti. Sente i soldati inquadrarli per dirigerli in infermeria. Si accorge dello scambio di sguardi, dei taciti addii. Samuele è ormai distante, ma continua a voltarsi in cerca di Ester. Elide le impedisce di slanciarsi verso di lui. Lo fa per istinto. Un istinto di sopravvivenza che manca alla donna davanti a loro. È un attimo. La sente gridare un nome, la vede correre lungo la banchina. Pochi passi che rimbombano nell’improvviso silenzio. Poi la raffica. Il sangue che schizza è una macchia di colore nel grigio uniforme che li ha avvolti. Ester le artiglia la carne del braccio, vorrebbe dire qualcosa ma dalla gola le esce soltanto un suono strozzato. La fila intanto avanza ed Elide è costretta a strattonarla.
“Sta’ dritta!” le sibila. “Cammina.”
Gli occhi di Ester divorano il volto, si dilatano. Non riesce a capire. Non vuole capire. Nell’alba infernale di questa nuova vita, Elide realizza che da ora in poi sarà lei a prendersene cura. Perché la carne innocente all’inferno può solo bruciare.
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Agosto. Roma. Oggi. Nemo Rossini:
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