GIUSEPPE SCHILLACI racconta il suo romanzo L’ETÀ DEFINITIVA (LiberAria). Un estratto del libro è disponibile qui

di Giuseppe Schillaci
In principio fu un’immagine: un’isola si avvicinava, e io l’osservavo dall’oblò dell’aereo che mi riportava a Palermo. Poi il movimento, nel mio ricordo, cambiò direzione, come in una moviola cinematografica: l’isola s’allontanava, andava alla deriva, rendendo impossibile l’atterraggio.
Quest’immagine è tornata ossessivamente durante la stesura del romanzo, definendo gli stati d’animo e le azioni del suo protagonista, Nico, fermo a un’età definitiva, ma continuamente allontanato da quel passato, da quella vita, da un’unità pretesa o presunta, ormai irraggiungibile.
Un movimento lento, dunque, inesorabile, superficiale, laterale, silenzioso: il mondo passa davanti a Nico e lui, innanzitutto, lo osserva.
Dunque all’origine un’immagine, un frammento, e non un’immagine qualsiasi, ma un’immagine al plasma, trasmessa su schermi al plasma, su una muraglia di schermi, per l’esattezza, quella davanti cui Nico sta ogni giorno, dopo esser tornato a Palermo e aver iniziato a lavorare nel reparto televisori di un nuovissimo centro commerciale.
Un’immagine al plasma è piatta, iper-reale, fredda, così viva da sembrare morta, memoria sepolta. Il trentenne Nico deve fare i conti con le immagini al plasma della memoria, dell’inconscio individuale e collettivo, del mondo iper-tecnologico, partendo da un presente evanescente e affondando in un passato labirintico, una storia di famiglia e violenza.
Nico Chimenti è un musicista che non è mai riuscito a campare della sua musica, pare mosso dagli eventi più che determinarli, oppure li determina senza rendersene conto, alla continua ricerca di verità e leggerezza. La musica è un rifugio, una bolla amniotica contro la ferocia grottesca della realtà. La musica per Nico rappresenta l’esatto opposto del plasma: è profondità, calore, sostanza; è un antidoto contro l’impostura, la mistificazione, la violenza cieca del potere.
E il potere, nella borgata di Palermo in cui è ambientato principalmente il romanzo, è esercitato principalmente, in modo ambiguo, dalla mafia, una presenza spettrale e invasiva. Nico arriva a Palermo e il suo passato, il 1992, l’anno delle stragi di Falcone e Borsellino e del suo trauma personale, è ancora presente: un’età definitiva che torna come visione, frammento, immagine senza suono, narrazione parallela, a due voci. Leggi tutto…