ELOGIO DEL PROFESSOR BELLAMORE (Tullio Pironti editore) di Marco Piscitello (le prime pagine del libro). Ieri abbiamo pubblicato “l’autoracconto d’autore“
Voglio essere chiaro con il lettore. Questo è un Elogio, ma non ha proprio niente di una sviolinata. A me non interessa innalzare altari, solo far emergere la verità attraverso i fatti lasciando a chi legge il compito di decidere da che parte stare. Un cronista non ha altro dovere.
Come ho premesso all’Editore all’atto di presentargli il testo, la mia formazione stilistica va fatta risalire al 1965, anno di uscita di A sangue freddo. La mia idea di letteratura risente cioè dell’influenza di autori come Truman Capote, Tom Wolfe e Norman Mailer, padri fondatori di quel New Journalism che nel 1972, con il caso Watergate, avrebbe portato la scarna notizia, nella sua accezione più alta, al potere. Chiamatelo romanzo- verità, reportage, nonfiction novel o come volete, per me conta solo che sia la secca e precisa ricostruzione degli eventi, non paroloni privi di serio riscontro, a convincere chi se le troverà davanti agli occhi che queste pagine sono dedicate a un uomo di valore. Tirare l’acqua al suo mulino altrimenti, a mio avviso, non avrebbe alcun senso.
Lo spirito di alcuni uomini oltrepassa il tempo delle loro esistenze terrene. Il senso delle loro vite anzi, a dir meglio, oltrepassa il concetto stesso di temporalità. Questo libro è dedicato alla vita di un uomo di cui il tempo pare aver smarrito la memoria, ma cui proprio il passaggio degli anni sembra destinato a rendere oggi giustizia. Questo libro è dedicato ad Arthur von Hofmannsthal, lo studioso che si era posto l’obiettivo di cambiare i destini del mondo attraverso un mutamento interiore di tutti noi. Il ricercatore visionario cui un fato iniquo ha tolto dal capo l’alloro della gloria. Il rivoluzionario dai mille pseudonimi figli della fantasia popolare (e qui cito testualmente i giornali e la vox populi, cioè quei soprannomi che gli aveva spontaneamente dato la gente della strada): Professor Inverso, Professor Unione, Professor Uguaglianza, Professor Cupido, Amorino, San Valentino, Genesi, Arcadia, Paciere, Mediamore, Conciliamore, Pacificamore, Sintesi, Casablanca, Doppiosesso, Unisex, Paceamore, Unisesso, Rivoluzionamore, Evadamo. Io, che ho avuto la ventura di conoscerlo forse meglio di tutti nel suo momento di maggior fulgore intellettuale, scelgo di aprire questo Elogio ricordandolo con il nome che, all’ascolto, più di ogni altro gli disegnava in viso un sorriso di soddisfazione: il Professor Bellamore.
Conobbi Arthur von Hofmannsthal ai primi di maggio del 1969 in un bar di Via Mezzocannone (per la precisione Lo Sciuscià) a Napoli. Anzi fu lui, se così può dirsi, a conoscere me. Curvo sul tavolino, una mano alla fronte l’altra stretta alla penna, anche quella mattina stavo cercando parole capaci di ricostruire in una lettera tutto l’amore che nei puri fatti provavo per Lisa Krauss, un’incantevole fanciulla tedesca che avevo conosciuto l’estate precedente ad Amalfi invaghendomene, devo ammetterlo perché corrisponde al vero, perdutamente. Lisa non mi rispondeva da ormai otto mesi (cioè, in effetti, non mi aveva mai risposto), ma io confidavo che lo studio indefesso della sua lingua che conducevo presso la signora Gargiulo (ex amante di un caporale della Wehrmacht ai tempi dell’occupazione) avrebbe finito per convincerla dello stato delle cose nel mio animo e a tornare nella nostra regione già nel corso dell’estate che stava per sopraggiungere (magari stavolta senza i genitori!). Arthur von Hofmannsthal, mi accorsi d’un tratto, era curvo dietro di me con quella sua caratteristica aria pensosa. Indossava un abito scuro e pareva stesse spulciando una delle sue lunghe basette (un gesto che avrei imparato a riconoscere). Al mio muto interrogativo, esclamò:
“Ah, tu scrive tedesco! Permette?”
Poi si sedette e mi parlò. Fu così che di lì a pochi giorni un misconosciuto studente di letteratura e aspirante giornalista ventiduenne, qual ero, sarebbe diventato assistente personale e amico dell’uomo che più di ogni altro si avviava ad incarnare quell’epoca di cambiamento e rivoluzione dei costumi: il Professor Bellamore.
La vicenda che mi appresto a riportare alla luce, un tempo assurta agli onori caduchi delle cronache e oggi del tutto dimenticata, si svolse, per ciò che più direttamente riguarda me e più globalmente, può dirsi, tutti noi, tra i primi di maggio e la metà di luglio del 1969. Leggi tutto…