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Posts Tagged ‘Maria Antonietta Ferraloro’

L’OPERA-OROLOGIO di Maria Antonietta Ferraloro (una recensione)

L'opera orologio - Saggi sul Gattopardo“L’OPERA-OROLOGIO. Saggi sul Gattopardo” di Maria Antonietta Ferraloro (Pacini editore)

“Ceci n’est pas une critique”

di Marilina Giaquinta

Maria Antonietta ha gli occhi neri, profondi come il pozzo quando ci cali il secchio e la corda non ci basta mai, ci ha gli occhi di pece come la notte quando il cielo non si vuole addrumare di stelle per indurci a scaminare e sfrocoliare i pensieri e cercare la luce di dentro e non fuori di noi. Maria Antonietta sorride come l’acqua che piove dal cielo così fitta che alla fine se la guardi si infila negli occhi e sembra che ti sta piangendo. Maria Antonietta assomiglia tanto al suo Principe di Lampedusa, isola nell’isola, terra unghiuta che arratta lu cori di quelli che vengono sputati dal mare. A me piace studiare, stare tra i libri, anche a lui, meglio che tra le persone, che quelle si arricordano di te solo quando sei bellochemorto e non puoi più parlare. Scriveva sai? anche all’amore scriveva centinaia di lettere, scriveva lontano e amava e viveva nella scrittura. Leggi tutto…

TOMASI DI LAMPEDUSA E I LUOGHI DEL GATTOPARDO

Tomasi di Lampedusa e i luoghi del GattopardoTOMASI DI LAMPEDUSA E I LUOGHI DEL GATTOPARDO di Maria Antonietta Ferraloro (Pacini editore)

di Domenico Trischitta

Maria Antonietta Ferraloro, saggista siciliana, svela retroscena interessanti legati a “Il Gattopardo”, il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, soprattutto al soggiorno nel 1943 di tre mesi dello scrittore a Ficarra, in quel momento teatro di battaglia tra i tedeschi in ritirata e le truppe angloamericane che avanzavano.

La ricerca dell’autrice parte dall’analisi di un passo memorabile del romanzo: “il cadavere di un giovane soldato del 5° Battaglione Cacciatori che, ferito nella zuffa di S. Lorenzo contro le squadre dei ribelli era venuto a morire, solo, sotto un albero di limone. Lo avevano trovato bocconi nel fitto trifoglio, il viso affondato nel sangue e nel vomito, le unghia confitte nella terra, coperto dai formiconi; e di sotto le bandoliere gl’intestini violacei avevano formato pozzanghera. Era stato Russo, il soprastante, a rinvenire quella cosa spezzata, a rivoltarla, a nascondere il volto col suo fazzolettone rosso, a ricacciare con un rametto le viscere dentro lo squarcio del ventre, a coprire poi la ferita con le falde verdi del cappottone; sputando continuamente per lo schifo, non proprio addosso ma assai vicino alla salma. Tutto con preoccupante perizia.”

Da qui un’originale e attenta ricerca che apre squarci inediti per capire meglio le motivazioni letterarie che hanno spinto Tomasi a scrivere questa storia, al suo rapporto con i luoghi attraversati in vita, dalla Villa dei cugini Piccolo alle campagne di Ficarra.

-Come parte questa ricerca? Leggi tutto…