Dal mondo dei libri, pensieri e parole ai tempi del Covid-19

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di Elvira Seminara
Oggi, 8 aprile, sarebbe dovuto uscire un mio romanzo. Se quando è stata decisa questa data, a settembre, un indovino mi avesse detto che sarebbe esplosa una pandemia a febbraio in tutto il mondo, e che avrebbero chiuso le città, gli aeroporti, le scuole, le chiese, i negozi, gli uffici, i bar, i parchi, i teatri i cinema e le librerie, le case editrici e le stamperie, e ci saremmo barricati in casa col rischio di multe e carcere in caso di uscite non doverose; e che saremmo andati a far la spesa con mascherine e guanti, parlando a un metro di distanza, con la TV che informa solo sul virus, mentre gli anziani muoiono in ospedali assediati, senza un bacio e senza funerale, e la gente è affamata, senza lavoro e orizzonte. Se un indovino mi avesse detto questo, mentre in Einaudi sceglievamo l’immagine per la copertina – la più audace perché la vita è audace, e quella storia è tutta vita a dirotto – io ne avrei fatto, toccando ferro, un post beffardo e smagato. Leggi tutto…