di Gianni Bonina
Chiamiamo virgolette gli apici e i caporali (termini in uso in ambito giornalistico) che nelle case editrici sono detti invece virgolette francesi e inglesi. Indicate con i segni tipografici rispettivamente «…» e “…”, ricorrono insieme nel dialogato, dove le prime riportano citazioni contenute nelle seconde, così come in questo esempio:
«Ricordo che si avvicinò e mi
disse: “Amico mio, sto partendo”.
Era triste»
In circostanze come questa, molte case editrici anche italiane sostituiscono le virgolette con il trattino lungo sia in apertura che in chiusura, con il risultato di creare forti difficoltà di comprensione:
L’uomo volle sapere tutto e interrogò caparbiamente lo
sconosciuto.
– Ricordo che si avvicinò – fece titubante lo sconosciuto – e
mi disse: – Amico mio, sto partendo. – Era triste, ma io sono
certo che tornerà. – L’uomo disse questo sapendo di mentire.
In molti casi però il trattino di chiusura manca e la comprensione del testo viene affidata a un punto finale e a un ritorno a capo, cosicché si ha:
L’uomo volle sapere tutto e interrogò caparbiamente lo
sconosciuto.
– Ricordo che si avvicinò – fece titubante lo sconosciuto – e
mi disse: – Amico mio, sto partendo. – Era triste, ma io sono
certo che tornerà. - L’uomo disse questo sapendo di mentire.
Quest’ultima modalità, che comporta un allungamento dell’intero testo, è preferita nel caso in cui si voglia accrescere il volume per aumentare il prezzo di copertina. Ad ogni modo, il trattino è poco usato, anche perché inelegante se preceduto da un segno di punteggiatura come nel brano riportato: . – Oppure ne è seguito, con uno spazio intermedio: . – Leggi tutto…