In esclusiva per Letteratitudine, pubblichiamo le prime pagine del volume “PALERMO DI CARTA. Guida letteraria della città“, di Salvatore Ferlita (Il Palindromo edizioni)
Il libro
Palermo di carta è misterica, fantasmatica, sotterranea, uno scrigno romanzesco dalle incredibili potenzialità, che spesso però rispecchia scorci e strade con impressionante accuratezza, quasi con precisione protocollare.
Un affascinante invito al viaggio, rivolto a lettori curiosi, escursionisti della pagina scritta, pronti ad avventurarsi in un continente canagliesco e ambiguo, che alterna le rovine di una città apocalittica e la sua improvvisa e sorprendente rifondazione.
Al centro di questa guida inconsueta è una città sospesa tra realtà e invenzione, tra insidie e bellezze nascoste: la Palermo compromessa con l’immaginario di oltre trenta scrittori e scrittrici, da Luigi Natoli e Enrico Onufrio, passando per Antonio Pizzuto, Giuseppe Tomasi di Lampedusa,Angelo Fiore, Michele Perriera sino ai contemporanei come, ad esempio, Fulvio Abbate, Roberto Alajmo, Marcello Benfante, Giosuè Calaciura, Domenico Conoscenti, Gian Mauro Costa, Emma Dante, Piergiorgio Di Cara, Davide Enia, Valentina Gebbia, Santo Piazzese, Giuseppe Rizzo, Evelina Santangelo, Giuseppe Schillaci e Giorgio Vasta.
Il volume contiene in allegato la mappa letteraria della città con indicati i luoghi chiave dei romanzi discussi.
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Avvertenza e modalità d’uso
di Salvatore Ferlita
Stai per intraprendere, caro lettore, un viaggio che potrebbe non contemplare il ritorno.
Preparati a varcare una soglia invisibile: perché una volta lette queste pagine, il tuo rapporto con la città muterà sensibilmente. Meglio: la Palermo che finora hai conosciuto, che pensi di dominare nell’intrico dei suoi vicoli, nelle pieghe dei suoi quartieri, nella mappa fisiognomica dei volti di chi quotidianamente l’attraversa, che hai percorso mille volte puntellandone con lo sguardo monumenti e blasoni, d’un tratto rovinosamente si accartoccerà, risucchiata dalla botola malevola della letteratura.
Ancora di più: dall’inchiostro dei romanzi o racconti di seguito evocati (che sono quelli, va detto a scanso di equivoci, che l’autore domina meglio: se inadempienze verranno colte, dunque, sono da addebitare alla conoscenza lacunosa di chi scrive, non da ricondurre a certa mala fede. Alcune esclusioni sono consapevoli: non è stato inserito in queste pagine, ad esempio, il palermitano Girolamo Ragusa Moleti, autore di Mentre russava e Il signore di Macqueda: intellettuale vivace ma narratore inconsistente, al quale s’è preferito di gran lunga Enrico Onufrio) si innalzerà, alla stregua di un’Araba Fenicie che dalle sue stesse ceneri risorge, una città sconosciuta ma altrettanto vera, misteriosa seppur larvatamente presente. Quella tirata su dall’immaginario, ricostruita per intuizioni o funeste profezie, quella intercettata per speculum in aenigmate, verrebbe da dire.
In forza di una febbrile visione, che apparentemente altera i contorni, sfoca e stravolge: con l’effetto paradossale, antifrastico, di restituire il vero sembiante, carsico, misterico, di una città che spesso si è rintanata negli anfratti inaccessibili di una fantasmatica profondità. Del resto, come ha scritto Herman Melville nel romanzo Moby Dick, a proposito dell’isola remota di Rokovoko: «Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai».
Ne consegue che la città annebbiata e confusa, caotica e ostile che stenta a riconoscersi e nella quale spesso non ci si riconosce, trova una sorta di certificazione di esistenza in vita nelle carte degli scrittori: che certamente, nella seconda metà del Novecento, si sono moltiplicati, quasi per partenogenesi, rispetto all’avvilente penuria registrata da Vitaliano Brancati nel 1938, in una sua lettera al Direttore: «Non credo che la letteratura abbia molti artisti palermitani. I pochi, che passano per tali, sono nati dall’equivoco, in cui cadono sovente i deboli filosofi, di credersi forti poeti». Leggi tutto…