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DIMENTICAMI DOPODOMANI di Andrea Di Consoli (Rubbettino)

giugno 28, 2024

Dimenticami dopodomani - Andrea Di Consoli - copertina“Dimenticami dopodomani” di Andrea Di Consoli (Rubbettino): incontro con l’autore e un brano estratto dal libro

La prosa poetica di Andrea Di Consoli è  dotata di valenza letteraria fuori del comune e di una profondità commovente.

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Andrea Di Consoli è nato a Zurigo, da genitori lucani, nel 1976. Dal 1996 vive a Roma dove oggi lavora come critico letterario, editorialista e autore radiotelevisivo per la Rai e numerosi quotidiani nazionali. Tra i suoi libri ricordiamo Lago negro, Il padre degli animali, La curva della notte e La collera.

Il nuovo libro di Andrea Di Consoli, Dimenticami dopodomani, lo pubblica Rubbettino.

In questa raccolta poetica di pensieri e riflessioni, Andrea Di Consoli parla della sua giovinezza lucana, dell’amore inquieto e della solitudine, di tante persone e personaggi incontrati nella sua vita, dei genitori contadini e dei figli ormai cresciuti, di una maturità vissuta con passione ma anche con paura, stanchezza, resa. Con Dimenticami dopodomani Di Consoli ha scritto un libro di pagine dirette, impudiche, confessionali, che parlano di una generazione di mezzo senza nascondere fallimenti e cadute, disincanti e amarezze.

Qui, un video tratto dalla presentazione al Salone del Libro di Torino: Andrea Di Consoli con Franco Arminio

A seguire, Andrea Di Consoli racconta la genesi di Dimenticami dopodomani

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“Ho scritto questo libro tra le fine del 2022 e i primi mesi del 2024”, ha raccontato Andrea Di Consoli. “Pensavo di aver chiuso con la poesia; o, comunque, con i miei racconti in forma di poesia – infatti non scrivevo versi da più di dieci anni. Poi, durante la pandemia, mi ha cercato con insistenza Mario Desiati. Era appena tornato dalla Germania. Aveva riletto La navigazione del Po e mi diceva che dovevo tornare a scrivere.
https://64.media.tumblr.com/7f5b17d8ce2fe1db184b82d8329decfd/dd3729b7fdaa1c98-11/s500x750/b08e5a7712af4baae3a041d8fdda2c881687b6c4.jpgCi siamo visti qualche volta a casa sua, a Roma, e io ogni volta gli dicevo con la voce rotta che con la poesia avevo chiuso. Una sera mi sentii umiliato. Mi disse che sentiva che avevo da dire molte cose, e che stavo sprecando il mio tempo. Me ne andai ferito – ricordo che era notte.
Le sue parole iniziarono a lavorarmi dentro, come un tarlo. Nei mesi successivi scrissi delle poesie, ma non mi convinsero. Così le buttai – evidentemente avevo trovato una venuzza, ma non la vena grossa.
Poi, di colpo, nell’ottobre del 2022, scrissi qualcosa che mi sembrò liberatorio. Avevo ritrovato la voce – uno scrittore se ne accorge subito, quando ritrova la sua voce. A volte la si perde per anni. E così sono andato avanti per un anno e mezzo.

Questo libro, dunque, lo devo solo a Mario – solo lui ha saputo vedere l’acqua in un pozzo che sembrava prosciugato. Come abbia fatto, non so. Ma so che di cuori nella sua stessa generazione uno scrittore ne incontra pochi: le dita di una mano sono più che sufficienti a contarli”.

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L’incipit di “Dimenticami dopodomani” di Andrea Di Consoli (Rubbettino, 2024)

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Una delle tante cose che non sono riuscito a esprimere è
la mia felicità.
Spesso mi dicono che sono uno scrittore pessimista, triste,
disperato.
Poi succede qualcosa, soprattutto con le persone che mi
conoscono per la prima volta.
Succede che mi dicano: «Di persona sei diverso. Sei vivo,
vitale, forte. Dai calore. Perché non sei così anche nei tuoi
libri?».
Io sorrido, e dico sempre la stessa cosa: «Avete letto male».
Ieri ero a pranzo con Flaminia, e quasi si vergognava di
dirmi che aveva dei tormenti, delle angosce profonde.
Perché viviamo in un tempo in cui il concetto di felicità
è semplicemente ottuso.
Aveva una grande forza, il suo dolore.
Il suo sguardo era potente.
Stava nel vertice delle cose, mentre mangiavamo in via
Teulada – in un’aria di primavera.
La gente disperata è disperata perché ama la vita, e vorrebbe
che non finisse mai.
Che cos’è l’erotismo, se non questa disperazione?
Eppure, ogni volta, devo sentirmi dire che sono uno
scrittore triste.
Non sono mai riuscito a dire fino in fondo che quando
piango, quando perdo, quando mi manca qualcosa, quando
sto per cadere, quando provo dolore, io sono felice.
Perché sento emozioni feroci che rendono la mia vita un
corpo vivo pieno di sangue caldo.
Pure di morire sono felice, anche se tremo di paura.
Non sono mai riuscito a dirlo bene, purtroppo.
Gli scrittori hanno molti limiti.
Spesso muoiono senza essere riusciti a dire le cose più
importanti che avevano in gola.
A un certo punto Flaminia ha riso – un riso scomposto,
liberatorio, un po’ incongruo, per lei così composta.
Che affidabilità ha, chi non conosce il dolore?
Che godimento dà, chi non è disperato per questa vita
che deve finire?
Che senso ha entrare in un corpo che non conosce la pau-
ra, e che non ti abbraccia ancora più forte per il nulla che
ci attende?
Sono stato un uomo felice, questa è la verità.
Ho goduto della primavera, di un bacio, di un tram, di un
libro, di una confessione, di un bicchiere di vino bevuto
in un momento di abbandono.
Anche quando mi sono spezzato, ero felice.
Anche quando ho implorato.
Anche quando ho fatto la conta delle cose perdute.
Eppure la gente va a nascondersi, quando è disperata.
E invece è in quella disperazione, la vera felicità.
E come sono belle le persone quando vogliono mordere,
piangere, graffiarti, gridarti un furore cieco pieno di sangue,
come un’emottisi dell’anima.
O quando ti dicono: «Sto morendo, voglio morire».
Perché è proprio in quel momento che ti stanno dicendo:
«Amami, uccidimi, vienimi dentro, squartami, portami
con te, portami via, la vita è semplicemente meravigliosa,
anche se piango, e invece rido».
Non sono mai riuscito a dirla questa cosa.
Molti scrittori, purtroppo, sbagliano il calcio di rigore più
importante della loro vita.

(Riproduzione riservata)

© Andrea Di Consoli – © Rubbettino

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La scheda del libro: “Dimenticami dopodomani” di Andrea Di Consoli (Rubbettino)

Dalla Prefazione di Mario Desiati

Dimenticami dopodomani - Andrea Di Consoli - copertinaDimenticami dopodomani è un libro inclassificabile. Forse è una raccolta di poesie; più probabilmente, un libro di racconti in forma poetica. A fine lettura, tuttavia, si ha la sensazione di aver letto un romanzo: il romanzo sentimentale e viscerale di un uomo del Sud ormai adulto dilaniato da nostalgie, sensi di colpa, desideri, paure. In questo libro ci sono tutti i temi cari all’autore: l’identità meridionale, la solitudine, l’amore e il disamore, l’essere padre, l’ossessione della memoria, il tarlo della morte. E sempre emerge un tono da resa dei conti, un corpo a corpo con il senso di una vita, un canto urgente e necessario, febbricitante – di scrittore con la fronte calda.

Con Dimenticami dopodomani Andrea Di Consoli ha dato ennesima prova della sua vocazione di “irregolare”, assai distante dalle mode correnti e da furbizie editoriali. Ha composto un canzoniere realistico e struggente, di grande forza espressiva, rappresentativo della sua generazione. Un libro a cuore aperto, diretto, senza orfismi, reticenze e non detti. Duro e dolcissimo allo stesso tempo.

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